L'opera di analisi della prassi benefica nel De beneficiis prende le mosse dall'esame delle dinamiche conflittuali che essa innesca e che hanno costituito il precipuo oggetto d’interesse della presente ricerca. Si è ritenuta, infatti, necessaria la disamina delle cornici conflittuali sia per dare rilievo a quest’aspetto tematico del trattato che, più di altri, funge da colonna portante per lo sviluppo dell'argomentazione, sia per evidenziare adeguatamente i nuclei concettuali funzionali alla proposta senecana di una globale ristrutturazione della beneficentia. La modalità prescelta da Seneca allo scopo di censurare il modello tradizionale della beneficentia consiste nella descrizione e nella sanzione delle pratiche comunicative contemporanee inerenti lo scambio di beneficia e nella codificazione e prescrizione di nuove norme. La particolare attenzione che Seneca presta alle convenzioni comunicative disfunzionali in modo da pervenire ad un risanamento delle relazioni, rende particolarmente proficuo lo studio del trattato secondo l'approccio proprio della pragmatica della comunicazione, che ha un oggetto d'indagine del tutto affine a quello senecano, e della microsociologia. Si è visto come la rilevanza assegnata nel trattato alla tematica della conflittualità implichi una puntuale riflessione sulla relazione dans/accipiens, attuata mediante un approfondito esame degli aspetti dinamici, comunicativi e sociali. Il filosofo di Cordoba, per portare a compimento il suo progetto di rinnovamento e di risanamento della societas, al contempo etico e culturale, realizza una complessa revisione del profilo etico e sociale dei due attori, di cui vengono riesaminate, mediante un'accurata rivisitazione delle dinamiche interazionali, competenze attoriali e aspettative. La questione che, a parere di Seneca, rende indispensabile la ristrutturazione della prassi benefica tradizionale è l'universale affermarsi del vitium dell'ingratitudine, che rappresenta la ragione fondamentale di stasi del flusso benefico e di sfaldamento del tessuto sociale. Esso, piuttosto che essere attribuito quale culpa al secondo attore, è interpretato come esito negativo di un processo interazionale e pertanto costituisce il fenomeno sociale che motiva la riflessione sulla disfunzionalità della beneficentia e, in particolare, sulla responsabilità che riveste al riguardo il primo attore. L'analisi pragmatica di cui si è avvalsa questa ricerca ha permesso di evidenziare come le modalità scorrette di erogazione del beneficium messe in atto dal dans, creino, dal punto di vista verbale e non verbale, un cortocircuito col messaggio di cui il gesto del dono è portatore, sicché l'ingratitudine dell'accipiens rappresenta, nella lettura interattiva del beneficium, inevitabile conseguenza del comportamento disfunzionale del dans. La neglegentia con cui il donatore opera, e che si manifesta essenzialmente in comportamenti comunicativamente scorretti, è segno della sua nescientia e dell’incapacità di assolvere adeguatamente i doveri del suo ruolo e gli obblighi relazionali che l'interazione benefica, al di là dalla transazione materiale, comporta. Se la beneficentia è il meccanismo che permette di generare relazioni sociali, la messa in atto di “strategie di evasione”, volte a eludere o a ignorare la richiesta del beneficato, ne favorisce la degenerazione e offusca le categorie benefiche, sovrapponendovi modalità proprie delle pratiche economiche non etiche, rivolte al mero scambio di beni e prestazioni. Il conflitto sociale viene dunque interpretato alla luce di una nuova “punteggiatura” che, nella riformulazione senecana, vede il dans responsabile dell'ingratitudine del beneficato e, inducendo il primo attore a concentrarsi sulla propria sfera di competenza e sui comportamenti che pone in atto, innesca una dinamica di cambiamento che investe l'intero sistema interattivo. Una delle cause principali del conflitto dans/accipiens è da individuarsi nello statuto lasco e metamorfico delle categorie del creditum e del beneficium, che determina una pericolosa ambiguità tra le due prassi. In effetti, entrambi i modelli sono funzionali alla circolazione dei beni nella società e determinano nel secondo attore la consapevolezza del debitum e l'obbligo, più o meno manifesto, alla restituzione. La questione è risolta sia abbandonando la logica della computatio che, originata dall'idea del bene ponere, comporta l'assunzione del binomio oppositivo damnum/lucrum, sia interpretando il beneficium in un'ottica non utilitaristica, tesa alla realizzazione degli obiettivi di entrambi gli attori. In questa prospettiva il dans, seppur in presenza di manifestazioni di palese ingratitudine, è eticamente obbligato ad assolvere alla sua funzione mediante la reiterazione del dono (la pertinacia in dandum è, infatti, espressione della bona voluntas) e, proprio in virtù della ripetizione del gesto benevolo, può aspirare a rendere infine grato l'accipiens, innescando il meccanismo della reciprocità. Si è dimostrato come il comportamento del dans riesca ad agire pragmaticamente sull'accipiens tanto in modo negativo, determinandone l'ingratitudine, quanto in modo positivo, inducendolo per contro alla gratitudine. La relazione dans/accipiens viene inquadrata all'interno dello schema romano della contentio honestissima il cui scopo non è aequare, ma vincere il beneficio ricevuto, sì da tenere sempre viva l'interazione tra i due soggetti, significativamente collocata entro un orizzonte etico. Infatti, superare l'altro attore attraverso la restituzione di un plus è funzionale a interrompere la complementarità della relazione e a ribaltare i ruoli degli attori. Questo meccanismo correttivo ha l'effetto di non consentire più la punteggiatura nel continuum temporale della relazione e, parallelamente, di evitare la cristallizzazione dei ruoli degli attori, posti su un piano di rinnovata simmetria. In questo modo Seneca non solo pone la relazione tra i due attori al di sopra del mero scambio di res, ma concepisce la beneficientia come un percorso virtuoso che trova la realizzazione della reciprocità nella simmetria etica e finalizzata al conseguimento della sapientia. Alla luce della centralità rivestita dalla comunicazione quale motore della ristrutturazione senecana del sistema benefico, ho ritenuto opportuno esaminare analiticamente tutti i comportamenti comunicativi che, portatori di insidiose configurazioni conflittuali, si qualificano nel trattato come particolarmente destabilizzanti per il corretto funzionamento del meccanismo benefico, configurandosi come vere e proprie “trappole relazionali”, capaci di relegare l'accipiens in una posizione di dipendenza e subordinazione. Tali modalità comunicative sono state messe a confronto con la loro raffigurazione in altri testi letterari latini, allo scopo di enucleare lo scarto tra la rappresentazione senecana e quella diffusa e di sondare il grado di novità di cui il De beneficiis è portatore. I sintagmi selezionati designano comportamenti sanzionati come scorretti in diversi luoghi del trattato senecano: beneficia exprobrare, beneficia exigere, beneficia repetere e de beneficio queri. Il confronto con gli altri testi ha permesso di rilevare come questi atteggiamenti siano generalmente considerati dal codice etico romano illeciti ed esecrabili, se messi in atto all'interno di cornici amicali. L'operazione senecana sembra, dunque, finalizzata a rendere la cornice benefica analoga a quella amicale, con esiti assai significativi sul versante sociale: la relazione dans/accipiens si connota, infatti, come necessariamente fondata su un principio di simmetria tra i partners e viene conseguentemente sottoposta alla regolamentazione di un codice etico che ne consente la disambiguazione da pratiche di scambio, come il creditum e la feneratio, caratterizzate da finalità economiche o utilitariste, e permette di recuperare il senso più sano e profondo della parola communitas.

The analysis on the practice of beneficia in De beneficiis takes, as a starting point, the conflictual dynamics that the beneficentia starts and which is the main focus of this research. The examination of conflictual frames has been considered necessary to give relevance to one aspect that, more than others, is very important for the development of the reasoning in the book, and to point out the basic concepts of Seneca's reorganization on beneficentia. Description and critics of contemporary communication about beneficia other than the provisions and codification of new rules are the ways in which Seneca chooses to censure the traditional model of beneficentia. Since Seneca focuses on dysfunctional communication with the intent of restoring social relationships it was useful to consider both the pragmatic of communication and microsociology methodologies, in order to more effectively study Seneca’s book. The importance given to the conflict theme means reflecting on dans/accipiens relationship in its dynamical, communicative and social aspects. The philosopher from Cordoba makes a complex review of ethical and social profile of both actors in order to accomplish his cultural and ethical plan to renovate and heal the societas, which means changing their competences and expectations by revisiting their relational dynamics. The reason why Seneca wants to change the traditional practice is due to the universal vitium of ingratitude which represents the origin of stasis in the process of bene facere and of decay in society. Ingratitude is not interpreted as culpa of the second actor, but it is viewed as a negative result of the interactive process, so it is the phenomenon which explains the need to reflect on beneficentia's dysfuncionality, in particular about the first actor's responsibility. The pragmatic analysis has allowed us to notice wrong giving modality creates, in both verbal and non-verbal aspects, a short circuit with the message that the gesture of the gift carries, so ingratitude represents, in the interactive lecture of beneficium, the natural consequence of dans's dysfunctional behavior. The neglegentia through which the giver acts, which appears in inappropriate communicative behaviors, is a sign of his nescientia and of his inability to fulfill his role's duties and the relational commitments that beneficial interaction, beyond material transaction, requires. On one hand beneficentia is the mechanism which allows the building of social relationships, on the other hand the “escaping strategies”, with the intent to elude or ignore accipiens's requests, facilitate their disruption and obfuscate the benefit's categories with economic and non-ethical practices. So the social conflict is seen with a new “punctuation” which assigns the responsibility of ingratitude to the dans and encourages him to concentrate on his competence and behavior, producing as well a change in the whole interactive system. One of the principal reasons of dans/accipiens conflict is the metamorphic and slack statute of the creditum and beneficium categories which create a dangerous proximity between the two practices. In fact, since the purpose of both of these models is the circulation of goods, they cause, in the second actor, a consciousness of debitum and a sense of obligation of restitution. The problem is solved by giving up on the logic of computatio, that comes from the bene ponere idea and implies the contrastive binomial damnum/lucrum, and by the adoption of a non-utilitarian concept of beneficium, being useful for the realization of both actors. In this perspective the dans, in spite of accipiens's ingratitude, is ethically obliged to fulfill his role by giving other gifts (pertinacia in dandum which is sign of bona voluntas) and thank to the reiteration of the gift he can aim to make the accipiens grateful and to begin the reciprocity mechanism. In this work it's proven that the dans's behavior can pragmatically affect the accipiens negatively, being the cause of his ingratitude, or positively, inducing him to a grateful feedback. Dans/accipiens relationship is set in the roman scheme of contentio honestissima whose purpose is not aequare but vincere the beneficium given by the dans, so the interaction between the actors can continue and can be placed in a ethical perspective. In fact, surpassing the benefactor, by giving him a plus, means putting an end to the complementary of relationship and overturning the roles. This corrective mechanism doesn't allow the punctuation of the temporal continuum in the relationship and, simultaneously, it prevents role's crystallization and brings symmetry to the system. In this way, Seneca not only puts the relationship over res exchange, but conceives beneficentia as a virtuous path that finds its realization in the ethical symmetry in order to achieve sapientia. Because of the centrality of communication as a motor of the reorganization plan on the beneficial system, I considered useful to examine analytically all the communicative behaviors that function like “relational traps” which put the accipiens in a subordinate and dependent position and cause conflictual frames and destabilize the system. I compared the representation of these behaviors to those in other Latin texts in order to observe the differences between Seneca's and the more common representation and to gain the innovation in De beneficiis. The communicative behaviors criticized on Seneca's work are: beneficia exprobrare, beneficia exigere, beneficia repetere e de beneficio queri. The comparison with other texts showed that these behaviors are commonly considered illicit by roman ethical standard if they are acted out in friendship frames. So the main purpose of Seneca's book is to make the beneficentia frame similar to the friendship frame, with substantial consequences on the social level: dans/accipiens relationship is necessarily based on symmetry and it is exposed to an ethical code that distinguishes it from other exchange practices, like creditum and feneratio, with economic and utilitarian finality, and to recover the deepest and healthy sense of the word communitas.

Indagine pragmatica dei conflitti nel De beneficiis di Seneca

RAMPULLA, Simona Laura
2014-01-01

Abstract

The analysis on the practice of beneficia in De beneficiis takes, as a starting point, the conflictual dynamics that the beneficentia starts and which is the main focus of this research. The examination of conflictual frames has been considered necessary to give relevance to one aspect that, more than others, is very important for the development of the reasoning in the book, and to point out the basic concepts of Seneca's reorganization on beneficentia. Description and critics of contemporary communication about beneficia other than the provisions and codification of new rules are the ways in which Seneca chooses to censure the traditional model of beneficentia. Since Seneca focuses on dysfunctional communication with the intent of restoring social relationships it was useful to consider both the pragmatic of communication and microsociology methodologies, in order to more effectively study Seneca’s book. The importance given to the conflict theme means reflecting on dans/accipiens relationship in its dynamical, communicative and social aspects. The philosopher from Cordoba makes a complex review of ethical and social profile of both actors in order to accomplish his cultural and ethical plan to renovate and heal the societas, which means changing their competences and expectations by revisiting their relational dynamics. The reason why Seneca wants to change the traditional practice is due to the universal vitium of ingratitude which represents the origin of stasis in the process of bene facere and of decay in society. Ingratitude is not interpreted as culpa of the second actor, but it is viewed as a negative result of the interactive process, so it is the phenomenon which explains the need to reflect on beneficentia's dysfuncionality, in particular about the first actor's responsibility. The pragmatic analysis has allowed us to notice wrong giving modality creates, in both verbal and non-verbal aspects, a short circuit with the message that the gesture of the gift carries, so ingratitude represents, in the interactive lecture of beneficium, the natural consequence of dans's dysfunctional behavior. The neglegentia through which the giver acts, which appears in inappropriate communicative behaviors, is a sign of his nescientia and of his inability to fulfill his role's duties and the relational commitments that beneficial interaction, beyond material transaction, requires. On one hand beneficentia is the mechanism which allows the building of social relationships, on the other hand the “escaping strategies”, with the intent to elude or ignore accipiens's requests, facilitate their disruption and obfuscate the benefit's categories with economic and non-ethical practices. So the social conflict is seen with a new “punctuation” which assigns the responsibility of ingratitude to the dans and encourages him to concentrate on his competence and behavior, producing as well a change in the whole interactive system. One of the principal reasons of dans/accipiens conflict is the metamorphic and slack statute of the creditum and beneficium categories which create a dangerous proximity between the two practices. In fact, since the purpose of both of these models is the circulation of goods, they cause, in the second actor, a consciousness of debitum and a sense of obligation of restitution. The problem is solved by giving up on the logic of computatio, that comes from the bene ponere idea and implies the contrastive binomial damnum/lucrum, and by the adoption of a non-utilitarian concept of beneficium, being useful for the realization of both actors. In this perspective the dans, in spite of accipiens's ingratitude, is ethically obliged to fulfill his role by giving other gifts (pertinacia in dandum which is sign of bona voluntas) and thank to the reiteration of the gift he can aim to make the accipiens grateful and to begin the reciprocity mechanism. In this work it's proven that the dans's behavior can pragmatically affect the accipiens negatively, being the cause of his ingratitude, or positively, inducing him to a grateful feedback. Dans/accipiens relationship is set in the roman scheme of contentio honestissima whose purpose is not aequare but vincere the beneficium given by the dans, so the interaction between the actors can continue and can be placed in a ethical perspective. In fact, surpassing the benefactor, by giving him a plus, means putting an end to the complementary of relationship and overturning the roles. This corrective mechanism doesn't allow the punctuation of the temporal continuum in the relationship and, simultaneously, it prevents role's crystallization and brings symmetry to the system. In this way, Seneca not only puts the relationship over res exchange, but conceives beneficentia as a virtuous path that finds its realization in the ethical symmetry in order to achieve sapientia. Because of the centrality of communication as a motor of the reorganization plan on the beneficial system, I considered useful to examine analytically all the communicative behaviors that function like “relational traps” which put the accipiens in a subordinate and dependent position and cause conflictual frames and destabilize the system. I compared the representation of these behaviors to those in other Latin texts in order to observe the differences between Seneca's and the more common representation and to gain the innovation in De beneficiis. The communicative behaviors criticized on Seneca's work are: beneficia exprobrare, beneficia exigere, beneficia repetere e de beneficio queri. The comparison with other texts showed that these behaviors are commonly considered illicit by roman ethical standard if they are acted out in friendship frames. So the main purpose of Seneca's book is to make the beneficentia frame similar to the friendship frame, with substantial consequences on the social level: dans/accipiens relationship is necessarily based on symmetry and it is exposed to an ethical code that distinguishes it from other exchange practices, like creditum and feneratio, with economic and utilitarian finality, and to recover the deepest and healthy sense of the word communitas.
2014
PRAGMATICA DELLA COMUNICAZIONE; de beneficiis; Seneca; microsociologia; conflitto
L'opera di analisi della prassi benefica nel De beneficiis prende le mosse dall'esame delle dinamiche conflittuali che essa innesca e che hanno costituito il precipuo oggetto d’interesse della presente ricerca. Si è ritenuta, infatti, necessaria la disamina delle cornici conflittuali sia per dare rilievo a quest’aspetto tematico del trattato che, più di altri, funge da colonna portante per lo sviluppo dell'argomentazione, sia per evidenziare adeguatamente i nuclei concettuali funzionali alla proposta senecana di una globale ristrutturazione della beneficentia. La modalità prescelta da Seneca allo scopo di censurare il modello tradizionale della beneficentia consiste nella descrizione e nella sanzione delle pratiche comunicative contemporanee inerenti lo scambio di beneficia e nella codificazione e prescrizione di nuove norme. La particolare attenzione che Seneca presta alle convenzioni comunicative disfunzionali in modo da pervenire ad un risanamento delle relazioni, rende particolarmente proficuo lo studio del trattato secondo l'approccio proprio della pragmatica della comunicazione, che ha un oggetto d'indagine del tutto affine a quello senecano, e della microsociologia. Si è visto come la rilevanza assegnata nel trattato alla tematica della conflittualità implichi una puntuale riflessione sulla relazione dans/accipiens, attuata mediante un approfondito esame degli aspetti dinamici, comunicativi e sociali. Il filosofo di Cordoba, per portare a compimento il suo progetto di rinnovamento e di risanamento della societas, al contempo etico e culturale, realizza una complessa revisione del profilo etico e sociale dei due attori, di cui vengono riesaminate, mediante un'accurata rivisitazione delle dinamiche interazionali, competenze attoriali e aspettative. La questione che, a parere di Seneca, rende indispensabile la ristrutturazione della prassi benefica tradizionale è l'universale affermarsi del vitium dell'ingratitudine, che rappresenta la ragione fondamentale di stasi del flusso benefico e di sfaldamento del tessuto sociale. Esso, piuttosto che essere attribuito quale culpa al secondo attore, è interpretato come esito negativo di un processo interazionale e pertanto costituisce il fenomeno sociale che motiva la riflessione sulla disfunzionalità della beneficentia e, in particolare, sulla responsabilità che riveste al riguardo il primo attore. L'analisi pragmatica di cui si è avvalsa questa ricerca ha permesso di evidenziare come le modalità scorrette di erogazione del beneficium messe in atto dal dans, creino, dal punto di vista verbale e non verbale, un cortocircuito col messaggio di cui il gesto del dono è portatore, sicché l'ingratitudine dell'accipiens rappresenta, nella lettura interattiva del beneficium, inevitabile conseguenza del comportamento disfunzionale del dans. La neglegentia con cui il donatore opera, e che si manifesta essenzialmente in comportamenti comunicativamente scorretti, è segno della sua nescientia e dell’incapacità di assolvere adeguatamente i doveri del suo ruolo e gli obblighi relazionali che l'interazione benefica, al di là dalla transazione materiale, comporta. Se la beneficentia è il meccanismo che permette di generare relazioni sociali, la messa in atto di “strategie di evasione”, volte a eludere o a ignorare la richiesta del beneficato, ne favorisce la degenerazione e offusca le categorie benefiche, sovrapponendovi modalità proprie delle pratiche economiche non etiche, rivolte al mero scambio di beni e prestazioni. Il conflitto sociale viene dunque interpretato alla luce di una nuova “punteggiatura” che, nella riformulazione senecana, vede il dans responsabile dell'ingratitudine del beneficato e, inducendo il primo attore a concentrarsi sulla propria sfera di competenza e sui comportamenti che pone in atto, innesca una dinamica di cambiamento che investe l'intero sistema interattivo. Una delle cause principali del conflitto dans/accipiens è da individuarsi nello statuto lasco e metamorfico delle categorie del creditum e del beneficium, che determina una pericolosa ambiguità tra le due prassi. In effetti, entrambi i modelli sono funzionali alla circolazione dei beni nella società e determinano nel secondo attore la consapevolezza del debitum e l'obbligo, più o meno manifesto, alla restituzione. La questione è risolta sia abbandonando la logica della computatio che, originata dall'idea del bene ponere, comporta l'assunzione del binomio oppositivo damnum/lucrum, sia interpretando il beneficium in un'ottica non utilitaristica, tesa alla realizzazione degli obiettivi di entrambi gli attori. In questa prospettiva il dans, seppur in presenza di manifestazioni di palese ingratitudine, è eticamente obbligato ad assolvere alla sua funzione mediante la reiterazione del dono (la pertinacia in dandum è, infatti, espressione della bona voluntas) e, proprio in virtù della ripetizione del gesto benevolo, può aspirare a rendere infine grato l'accipiens, innescando il meccanismo della reciprocità. Si è dimostrato come il comportamento del dans riesca ad agire pragmaticamente sull'accipiens tanto in modo negativo, determinandone l'ingratitudine, quanto in modo positivo, inducendolo per contro alla gratitudine. La relazione dans/accipiens viene inquadrata all'interno dello schema romano della contentio honestissima il cui scopo non è aequare, ma vincere il beneficio ricevuto, sì da tenere sempre viva l'interazione tra i due soggetti, significativamente collocata entro un orizzonte etico. Infatti, superare l'altro attore attraverso la restituzione di un plus è funzionale a interrompere la complementarità della relazione e a ribaltare i ruoli degli attori. Questo meccanismo correttivo ha l'effetto di non consentire più la punteggiatura nel continuum temporale della relazione e, parallelamente, di evitare la cristallizzazione dei ruoli degli attori, posti su un piano di rinnovata simmetria. In questo modo Seneca non solo pone la relazione tra i due attori al di sopra del mero scambio di res, ma concepisce la beneficientia come un percorso virtuoso che trova la realizzazione della reciprocità nella simmetria etica e finalizzata al conseguimento della sapientia. Alla luce della centralità rivestita dalla comunicazione quale motore della ristrutturazione senecana del sistema benefico, ho ritenuto opportuno esaminare analiticamente tutti i comportamenti comunicativi che, portatori di insidiose configurazioni conflittuali, si qualificano nel trattato come particolarmente destabilizzanti per il corretto funzionamento del meccanismo benefico, configurandosi come vere e proprie “trappole relazionali”, capaci di relegare l'accipiens in una posizione di dipendenza e subordinazione. Tali modalità comunicative sono state messe a confronto con la loro raffigurazione in altri testi letterari latini, allo scopo di enucleare lo scarto tra la rappresentazione senecana e quella diffusa e di sondare il grado di novità di cui il De beneficiis è portatore. I sintagmi selezionati designano comportamenti sanzionati come scorretti in diversi luoghi del trattato senecano: beneficia exprobrare, beneficia exigere, beneficia repetere e de beneficio queri. Il confronto con gli altri testi ha permesso di rilevare come questi atteggiamenti siano generalmente considerati dal codice etico romano illeciti ed esecrabili, se messi in atto all'interno di cornici amicali. L'operazione senecana sembra, dunque, finalizzata a rendere la cornice benefica analoga a quella amicale, con esiti assai significativi sul versante sociale: la relazione dans/accipiens si connota, infatti, come necessariamente fondata su un principio di simmetria tra i partners e viene conseguentemente sottoposta alla regolamentazione di un codice etico che ne consente la disambiguazione da pratiche di scambio, come il creditum e la feneratio, caratterizzate da finalità economiche o utilitariste, e permette di recuperare il senso più sano e profondo della parola communitas.
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