La presente ricerca nasce dalla riflessione che il concetto di esperto in ambito lavorativo o viene spesso fatto coincidere nel senso comune ma anche nel senso scientifico , al concetto di esperienza, inteso come anni di servizio, o , in una parola, seniority. Precedenti studi in tal senso hanno mostrato che non per tutte le professioni e ambiti di competenza questa sovrapposizione e coincidenza corrisponde ad una reale maggiore padronanza delle competenze da parte dei "senior" e migliore performance. ( Wiggins, M., Stevens, C., Howard, A., Henley, I., & O’Hare, D. 2002). In particolare, la ricerca ha messo in luce quanto, questa relazione sia errata, venendo a costituire un bias per la ricerca in psicologia del lavoro e delle organizzazioni, quando si tratta di valutare la performance di professioni incentrate su competenze diagnostiche. Klein (1989) ha elaborato il modello decisionale RPD (Recognition-Primed Decision), il quale mette in luce come gli esperti riescano a portare a termini un efficace processo di riconoscimento e quindi di diagnosi, attraverso l'astrazione non consapevole e l'utilizzo di combinazione di cues (indizi dell'ambiente) e la loro associazione in memoria. Tale modalità di pensiero , inoltre, se utilizzata nella scelta di un particolare compito (task) da eseguire, può fornire una base per discriminare informazioni più rilevanti da quelle meno rilevanti accelerando il processo diagnostico (Rasmussen, 1983). A tal proposito in letteratura vi sono numerose evidenze che dimostrano come, anche se tutti i livelli di performance diagnostica richiedono l'acquisizione di cues, la performance dei cosiddetti esperti è caratterizzata dalla capacità di attingere più velocemente ad associazioni di memoria più forti e in grado di cogliere anche le sfumature meno palesi dal contesto analizzato, producendo così diagnosi più efficienti ed accurate (Cellier, Eyrolle, & Marine, 1997; Lipshitz, Klein, Orasanu, & Salas, 2001; Müller, Abernethy, & Farrow, 2006; Schriver, Morrow, Wickens & Talleur, 2008; Wiggins, 2006). Per contro, chi utilizza un sistema di pensiero basato su associazioni deboli, durante la diagnosi della situazione, si concentra analiticamente solo sulle cues più salienti e comuni, piuttosto che su quelle più rilevanti anche se non palesi e immediatamente evidenti, avendo così conseguenti prestazioni meno efficienti in termini decisionali. (Cellier et al., 1997; Lipshitz et al., 2001; Schriver et al., 2008; Wiggins, 2006). In questo senso si potrebbe definire la competenza decisionale diagnostica come la capacità di discriminare, astrarre ed utilizzare cues (indizi) dell'ambiente e il conseguente richiamo in memoria delle conoscenze acquisite nel corso della vita (Cellier et al., 1997; Lipshitz et al., 2001; Schriver et al., 2008). L'obiettivo specifico del presente studio è stato quello di stabilire se le prestazioni su tre compiti, volte a valutare gli aspetti indipendenti del ragionamento diagnostico attraverso l'utilizzo e l'estrazione di cues presentate attraverso scenari di lavoro vero-simili, potrebbero essere utilizzati per differenziare personale esperto e personale non esperto in ambito medico. Per valutare il grado di expertise dei partecipanti alla ricerca, un gruppo di infermieri di terapia intensiva neonatale, il presente studio si è avvalso di uno specifico strumento di assessment: Expertise ( Expert Intensive Skills Evaluation). Tale strumento è stato progettato e sviluppato per misurare il livello di expertise delle persone attraverso la valutazione delle abilità diagnostiche e decisionali attraverso quattro modalità: riconoscimento della situazione e delle sue caratteristiche (feature identification task, FID), discriminazione tra molte decisioni possibili, giuste sbagliate ed ininfluenti, in una determinata situazione (feature discrimination task, FDT), ordine con cui il partecipante richiede le informazioni per prendere decisioni (Transition task , TT).

This study describe the development of a new, more objective method of distinguishin levels of expertise in neonatal intensive care field, considering the Naturalistic Decision Making approach. This study involved the application of three distinct tasks in which the use of relevant cues could be expected to increase the accuracy of diagnostic performance. These tasks included job stimulation stimuli . A total of 38 experienced neonatal intensive care nurses took part in the study. Using a cluster analysis, it was possible to extract three distinct groups of nurses on the basis of their performance in the cue-based tasks, and these groups corresponded to differences in diagnostic performance. The results indicate assessments of the capacity to extract and utilize cues were able to distinguish expert from but not expert and novice in the context of neonatal intensive care.

ASSESSING DIAGNOSTIC EXPERTISE IN NURSING DOMAIN: THE CUE-BASED APPROACH

Giacominelli, Barbara
2014-01-01

Abstract

This study describe the development of a new, more objective method of distinguishin levels of expertise in neonatal intensive care field, considering the Naturalistic Decision Making approach. This study involved the application of three distinct tasks in which the use of relevant cues could be expected to increase the accuracy of diagnostic performance. These tasks included job stimulation stimuli . A total of 38 experienced neonatal intensive care nurses took part in the study. Using a cluster analysis, it was possible to extract three distinct groups of nurses on the basis of their performance in the cue-based tasks, and these groups corresponded to differences in diagnostic performance. The results indicate assessments of the capacity to extract and utilize cues were able to distinguish expert from but not expert and novice in the context of neonatal intensive care.
2014
Decision Making; expertise; cue
La presente ricerca nasce dalla riflessione che il concetto di esperto in ambito lavorativo o viene spesso fatto coincidere nel senso comune ma anche nel senso scientifico , al concetto di esperienza, inteso come anni di servizio, o , in una parola, seniority. Precedenti studi in tal senso hanno mostrato che non per tutte le professioni e ambiti di competenza questa sovrapposizione e coincidenza corrisponde ad una reale maggiore padronanza delle competenze da parte dei "senior" e migliore performance. ( Wiggins, M., Stevens, C., Howard, A., Henley, I., & O’Hare, D. 2002). In particolare, la ricerca ha messo in luce quanto, questa relazione sia errata, venendo a costituire un bias per la ricerca in psicologia del lavoro e delle organizzazioni, quando si tratta di valutare la performance di professioni incentrate su competenze diagnostiche. Klein (1989) ha elaborato il modello decisionale RPD (Recognition-Primed Decision), il quale mette in luce come gli esperti riescano a portare a termini un efficace processo di riconoscimento e quindi di diagnosi, attraverso l'astrazione non consapevole e l'utilizzo di combinazione di cues (indizi dell'ambiente) e la loro associazione in memoria. Tale modalità di pensiero , inoltre, se utilizzata nella scelta di un particolare compito (task) da eseguire, può fornire una base per discriminare informazioni più rilevanti da quelle meno rilevanti accelerando il processo diagnostico (Rasmussen, 1983). A tal proposito in letteratura vi sono numerose evidenze che dimostrano come, anche se tutti i livelli di performance diagnostica richiedono l'acquisizione di cues, la performance dei cosiddetti esperti è caratterizzata dalla capacità di attingere più velocemente ad associazioni di memoria più forti e in grado di cogliere anche le sfumature meno palesi dal contesto analizzato, producendo così diagnosi più efficienti ed accurate (Cellier, Eyrolle, & Marine, 1997; Lipshitz, Klein, Orasanu, & Salas, 2001; Müller, Abernethy, & Farrow, 2006; Schriver, Morrow, Wickens & Talleur, 2008; Wiggins, 2006). Per contro, chi utilizza un sistema di pensiero basato su associazioni deboli, durante la diagnosi della situazione, si concentra analiticamente solo sulle cues più salienti e comuni, piuttosto che su quelle più rilevanti anche se non palesi e immediatamente evidenti, avendo così conseguenti prestazioni meno efficienti in termini decisionali. (Cellier et al., 1997; Lipshitz et al., 2001; Schriver et al., 2008; Wiggins, 2006). In questo senso si potrebbe definire la competenza decisionale diagnostica come la capacità di discriminare, astrarre ed utilizzare cues (indizi) dell'ambiente e il conseguente richiamo in memoria delle conoscenze acquisite nel corso della vita (Cellier et al., 1997; Lipshitz et al., 2001; Schriver et al., 2008). L'obiettivo specifico del presente studio è stato quello di stabilire se le prestazioni su tre compiti, volte a valutare gli aspetti indipendenti del ragionamento diagnostico attraverso l'utilizzo e l'estrazione di cues presentate attraverso scenari di lavoro vero-simili, potrebbero essere utilizzati per differenziare personale esperto e personale non esperto in ambito medico. Per valutare il grado di expertise dei partecipanti alla ricerca, un gruppo di infermieri di terapia intensiva neonatale, il presente studio si è avvalso di uno specifico strumento di assessment: Expertise ( Expert Intensive Skills Evaluation). Tale strumento è stato progettato e sviluppato per misurare il livello di expertise delle persone attraverso la valutazione delle abilità diagnostiche e decisionali attraverso quattro modalità: riconoscimento della situazione e delle sue caratteristiche (feature identification task, FID), discriminazione tra molte decisioni possibili, giuste sbagliate ed ininfluenti, in una determinata situazione (feature discrimination task, FDT), ordine con cui il partecipante richiede le informazioni per prendere decisioni (Transition task , TT).
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