La cultura e la civiltà di un Paese si misurano dal livello generale di produzione e diffusione delle arti e delle scienze nei diversi strati sociali e dalla conoscenza della terminologia di cultura. La collana di testi elettronici che si apre con il Darwin di Aldo Di Russo intende promuovere e diffondere la scienza e l’arte nelle loro più elevate espressioni nel quadro dell’universalità della cultura, avvicinando i giovani al linguaggio scientifico e favorendo lo sviluppo di una coscienza critica che miri all’oggettività della conoscenza. Dialogando con le scienze fisiche e naturali, la collana si fa interprete di una visione unitaria e non riduttiva del sapere, puntando a una rielaborazione complessiva della cultura intesa come documentalità. Tutti gli oggetti si dividono in phainómena e in éndoxa, sostiene Aristotele (Topica 100 b 18-22), e se per i primi il Peripato aveva un museo, per i secondi aveva una biblioteca. La prima università nel senso moderno ovvero il primo istituto nel quale insegnamento e ricerca scientifica erano congiunti, fu dunque il Peripato, nel quale, appunto, Aristotele e Teofrasto per primi considerarono la necessità di disporre di una biblioteca come strumento di lavoro, indispensabile quanto un museo di oggetti naturali – e infatti un’opera sistematica come la Atheniensium respublica di Aristotele, suggeriva Giorgio Pasquali settant’anni fa, non avrebbe potuto essere realizzata senza una biblioteca ben fornita. Con grande acutezza Maurizio Ferraris spiega, oggi, che per produrre un oggetto sociale non è sufficiente che un atto sia proferito; è necessario sia registrato. Gli atti sociali sono iscritti su un supporto, sia esso un pezzo di carta, un supporto magnetico, o anche solo la memoria delle persone. Il Dipartimento Scienze Umane e Sociali, Patrimonio Culturale ha il compito di coordinare l’attività dei gruppi di ricerca CNR che operano con le proprie specificità nei settori scienze umane e sociali e in quello del patrimonio culturale materiale e immateriale. Il futuro è nell’industria culturale e creativa, eppure l’Italia rischia di perdere competitività su scala internazionale. Disponiamo di una quantità di informazioni impressionante, che ha una crescita esponenziale, ma i dati non trattati non solo non hanno valore, diventano dannosi. Occorre la capacità di interpretare le informazioni, di qui l’importanza dei settori scienze umane e sociali, patrimonio culturale e delle Data Humanities come parte di un’emergente Data Science, che considera l’e-publishing, lo e-learning e l’approccio smart cities, nella direzione di un ipertesto diffuso sul territorio. Il CNR collega la ricerca con il sistema produttivo nazionale in relazione funzionale con lo Stato, che sviluppa le attività nazionali di ricerca, e con le Regioni, che finalizzano il processo di innovazione nel loro territorio. Il sistema italiano nel settore dei beni culturali è caratterizzato anche dalla presenza sul territorio nazionale di reti scientifiche importanti, alcune fanno capo al MIUR (INFN e ASI), altre ad altri Ministeri (ENEA). A queste si aggiungono gli Istituti centrali, nazionali e dotati di autonomia speciale e gli organi periferici vigilati dal MiBAC. In materia di ricerca applicata ai beni culturali, il CNR ha con entrambe le tipologie di reti rapporti di collaborazione avviati da tempo. Su questa linea, nella Roadmap Italiana 2010 delle Infrastrutture di Ricerca di Interesse Pan-Europeo del MIUR era stata inserita IRICH-Italian Research Infrastructure for Cultural Heritage, un’infrastruttura nazionale di ricerca distribuita per la conservazione e l’analisi del patrimonio culturale che aveva lo scopo di integrare e rendere disponibili per accesso agli utenti gli impianti e tecnologie esistenti. I ricercatori del Dipartimento Scienze Umane Sociali, Patrimonio Culturale propongono niente meno che la rivoluzione copernicana di pensare a ecosistemi di innovazione aperta che siano centrati sugli utenti e non più e non solo sulla tecnologia necessaria per farli funzionare. Gli utenti divengono i soggetti della creazione ed esplorazione di idee innovative, non più e non solo i soggetti da osservare per sperimentarle. Con la sua struttura e vocazione il CNR supera la parcellizzazione del sapere e propone una visione olistica dell'esperienza culturale, che abbraccia il museo nel quale l’artefatto è esposto, il laboratorio nel quale è stato resaurato, l’archivio dei dati di restauro, la biblioteca che conserva i libri sull’artefatto e la biblioteca digitale che ne permette la consultazione in traduzioni sincronizzate. Sono tutti strumenti flessibili e dinamici per lo sviluppo, assieme ai privati, di nuovi modelli dell’industria culturale. Se dunque il MIUR sta lanciando in questi mesi l’azione Cl@ssi 2.0 per modificare gli ambienti di apprendimento attraverso un uso costante e diffuso delle tecnologie a supporto della didattica, bene fa il CNR a lavorare a un progetto d’interesse nazionale su contenuti e sperimentazione di nuovi libri di testo per la scuola del III millennio. Progetto del quale la collana “Comunicare la scienza e l’arte” è un primo frutto. La posta in gioco è alta.

Prefazione a Aldo Di Russo, Charles Darwin: Un uomo che ha cambiato idea

POZZO, Riccardo
2013-01-01

Abstract

La cultura e la civiltà di un Paese si misurano dal livello generale di produzione e diffusione delle arti e delle scienze nei diversi strati sociali e dalla conoscenza della terminologia di cultura. La collana di testi elettronici che si apre con il Darwin di Aldo Di Russo intende promuovere e diffondere la scienza e l’arte nelle loro più elevate espressioni nel quadro dell’universalità della cultura, avvicinando i giovani al linguaggio scientifico e favorendo lo sviluppo di una coscienza critica che miri all’oggettività della conoscenza. Dialogando con le scienze fisiche e naturali, la collana si fa interprete di una visione unitaria e non riduttiva del sapere, puntando a una rielaborazione complessiva della cultura intesa come documentalità. Tutti gli oggetti si dividono in phainómena e in éndoxa, sostiene Aristotele (Topica 100 b 18-22), e se per i primi il Peripato aveva un museo, per i secondi aveva una biblioteca. La prima università nel senso moderno ovvero il primo istituto nel quale insegnamento e ricerca scientifica erano congiunti, fu dunque il Peripato, nel quale, appunto, Aristotele e Teofrasto per primi considerarono la necessità di disporre di una biblioteca come strumento di lavoro, indispensabile quanto un museo di oggetti naturali – e infatti un’opera sistematica come la Atheniensium respublica di Aristotele, suggeriva Giorgio Pasquali settant’anni fa, non avrebbe potuto essere realizzata senza una biblioteca ben fornita. Con grande acutezza Maurizio Ferraris spiega, oggi, che per produrre un oggetto sociale non è sufficiente che un atto sia proferito; è necessario sia registrato. Gli atti sociali sono iscritti su un supporto, sia esso un pezzo di carta, un supporto magnetico, o anche solo la memoria delle persone. Il Dipartimento Scienze Umane e Sociali, Patrimonio Culturale ha il compito di coordinare l’attività dei gruppi di ricerca CNR che operano con le proprie specificità nei settori scienze umane e sociali e in quello del patrimonio culturale materiale e immateriale. Il futuro è nell’industria culturale e creativa, eppure l’Italia rischia di perdere competitività su scala internazionale. Disponiamo di una quantità di informazioni impressionante, che ha una crescita esponenziale, ma i dati non trattati non solo non hanno valore, diventano dannosi. Occorre la capacità di interpretare le informazioni, di qui l’importanza dei settori scienze umane e sociali, patrimonio culturale e delle Data Humanities come parte di un’emergente Data Science, che considera l’e-publishing, lo e-learning e l’approccio smart cities, nella direzione di un ipertesto diffuso sul territorio. Il CNR collega la ricerca con il sistema produttivo nazionale in relazione funzionale con lo Stato, che sviluppa le attività nazionali di ricerca, e con le Regioni, che finalizzano il processo di innovazione nel loro territorio. Il sistema italiano nel settore dei beni culturali è caratterizzato anche dalla presenza sul territorio nazionale di reti scientifiche importanti, alcune fanno capo al MIUR (INFN e ASI), altre ad altri Ministeri (ENEA). A queste si aggiungono gli Istituti centrali, nazionali e dotati di autonomia speciale e gli organi periferici vigilati dal MiBAC. In materia di ricerca applicata ai beni culturali, il CNR ha con entrambe le tipologie di reti rapporti di collaborazione avviati da tempo. Su questa linea, nella Roadmap Italiana 2010 delle Infrastrutture di Ricerca di Interesse Pan-Europeo del MIUR era stata inserita IRICH-Italian Research Infrastructure for Cultural Heritage, un’infrastruttura nazionale di ricerca distribuita per la conservazione e l’analisi del patrimonio culturale che aveva lo scopo di integrare e rendere disponibili per accesso agli utenti gli impianti e tecnologie esistenti. I ricercatori del Dipartimento Scienze Umane Sociali, Patrimonio Culturale propongono niente meno che la rivoluzione copernicana di pensare a ecosistemi di innovazione aperta che siano centrati sugli utenti e non più e non solo sulla tecnologia necessaria per farli funzionare. Gli utenti divengono i soggetti della creazione ed esplorazione di idee innovative, non più e non solo i soggetti da osservare per sperimentarle. Con la sua struttura e vocazione il CNR supera la parcellizzazione del sapere e propone una visione olistica dell'esperienza culturale, che abbraccia il museo nel quale l’artefatto è esposto, il laboratorio nel quale è stato resaurato, l’archivio dei dati di restauro, la biblioteca che conserva i libri sull’artefatto e la biblioteca digitale che ne permette la consultazione in traduzioni sincronizzate. Sono tutti strumenti flessibili e dinamici per lo sviluppo, assieme ai privati, di nuovi modelli dell’industria culturale. Se dunque il MIUR sta lanciando in questi mesi l’azione Cl@ssi 2.0 per modificare gli ambienti di apprendimento attraverso un uso costante e diffuso delle tecnologie a supporto della didattica, bene fa il CNR a lavorare a un progetto d’interesse nazionale su contenuti e sperimentazione di nuovi libri di testo per la scuola del III millennio. Progetto del quale la collana “Comunicare la scienza e l’arte” è un primo frutto. La posta in gioco è alta.
2013
scienza; arte; comunicazione scientifica
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11562/667566
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