Nel panorama di una serie di mostre dedicate all'arte del Novecento italiano e del periodo compreso tra le due guerre, la mostra organizzata a Lucca nel convento di San Micheletto, sede della Fondazione Carlo Ludovico Ragghianti, punta i riflettori, con tagli interpretativi originali, sulle connessioni, i confronti, le analogie tematiche, espressive, stilistiche, tra le arti decorative italiane prodotte tra il 1920 e il 1950 ed esempi emblematici di contemporanee espressioni dell'arte figurativa, con l'obiettivo di evidenziarne l'elevatissima qualità inventiva e formale e, allo stesso tempo, la sostanziale identità di gusto che delinea, in un comune sentire con le arti figurative, la specificità del gusto italiano di quei decenni riconosciuto a livello internazionale, e che ha rappresentato il terreno di coltura per la nascita dell'Italian Design. Il tema è appunto la forza della modernità, intesa come spinta inarrestabile di ricerca e di innovazione, ma talvolta infarcita di nostalgie e ripensamenti del patrimonio classico, ma in un'ottica di trasformazione moderna dell'arte italiana, talaltra pronta ad abbracciare scelte più radicali, dalle ironiche e potenti sperimentazioni futuriste, alle scelte geometrico/monumentali di matrice novecentista fino all'esaltazione della materia e di una sorta di proto informale.La mostra mira a rendere evidente il ruolo fondamentale delle quattro mostre internazionali di arti decorative tenutesi nella villa Reale di Monza nel 1923, 1925, 1927 e 1930, i rapporti con le esposizioni internazionali (in particolare Parigi 1925 e 1937), i preparativi per l'E42 a Roma e la presenza di sezioni di arti decorative nelle esposizioni d'arte (Biennali veneziane ecc.), ma anche delle riviste specializzate contemporanee, come ad esempio “Domus”, “Poligono”, “Casabella”, “Le arti decorative” ecc. Sul versante delle arti figurative, le mostre ufficiali - le Biennali veneziane, le Quadriennali romane e le Sindacali - saranno un particolare punto di riferimento per “contrappuntare” lo stretto dialogo tra arti figurative e arti decorative. Tra gli artisti sono documentati: Andloviz, Balsamo Stella, Bellotto, Biagini, Biancini, Buzzi, Cagli, Campi, Depero, De Poli, Djulgherof, Fillia, Finzi, Fontana, Gariboldi, Gatti, Genazzi, Grande, Leoncillo, Martini, Martinuzzi, Melandri, Melotti, Nonni, Rizzarda, Ponti, Ravasco, Saponaro, Scarpa, Sturani, Tofanari, Tosalli, Tullio d'Albissola, Ulrich, ZecchinAndreotti, Bonazza, Benedetta, Brunelleschi, Bucci, Cagli, Campigli, Carena, Casorati, De Pisis, Donghi, Fillia, Maine, Marini, Martini, Messina, Morandi, Prini, Selva, Severini, Sironi, Tofanari, Wildt, Vedova, Viani

La via italiana al gusto moderno tra nostalgia del passato e accellerazioni creative: 1920-1950

Terraroli, Valerio
2013-01-01

Abstract

Nel panorama di una serie di mostre dedicate all'arte del Novecento italiano e del periodo compreso tra le due guerre, la mostra organizzata a Lucca nel convento di San Micheletto, sede della Fondazione Carlo Ludovico Ragghianti, punta i riflettori, con tagli interpretativi originali, sulle connessioni, i confronti, le analogie tematiche, espressive, stilistiche, tra le arti decorative italiane prodotte tra il 1920 e il 1950 ed esempi emblematici di contemporanee espressioni dell'arte figurativa, con l'obiettivo di evidenziarne l'elevatissima qualità inventiva e formale e, allo stesso tempo, la sostanziale identità di gusto che delinea, in un comune sentire con le arti figurative, la specificità del gusto italiano di quei decenni riconosciuto a livello internazionale, e che ha rappresentato il terreno di coltura per la nascita dell'Italian Design. Il tema è appunto la forza della modernità, intesa come spinta inarrestabile di ricerca e di innovazione, ma talvolta infarcita di nostalgie e ripensamenti del patrimonio classico, ma in un'ottica di trasformazione moderna dell'arte italiana, talaltra pronta ad abbracciare scelte più radicali, dalle ironiche e potenti sperimentazioni futuriste, alle scelte geometrico/monumentali di matrice novecentista fino all'esaltazione della materia e di una sorta di proto informale.La mostra mira a rendere evidente il ruolo fondamentale delle quattro mostre internazionali di arti decorative tenutesi nella villa Reale di Monza nel 1923, 1925, 1927 e 1930, i rapporti con le esposizioni internazionali (in particolare Parigi 1925 e 1937), i preparativi per l'E42 a Roma e la presenza di sezioni di arti decorative nelle esposizioni d'arte (Biennali veneziane ecc.), ma anche delle riviste specializzate contemporanee, come ad esempio “Domus”, “Poligono”, “Casabella”, “Le arti decorative” ecc. Sul versante delle arti figurative, le mostre ufficiali - le Biennali veneziane, le Quadriennali romane e le Sindacali - saranno un particolare punto di riferimento per “contrappuntare” lo stretto dialogo tra arti figurative e arti decorative. Tra gli artisti sono documentati: Andloviz, Balsamo Stella, Bellotto, Biagini, Biancini, Buzzi, Cagli, Campi, Depero, De Poli, Djulgherof, Fillia, Finzi, Fontana, Gariboldi, Gatti, Genazzi, Grande, Leoncillo, Martini, Martinuzzi, Melandri, Melotti, Nonni, Rizzarda, Ponti, Ravasco, Saponaro, Scarpa, Sturani, Tofanari, Tosalli, Tullio d'Albissola, Ulrich, ZecchinAndreotti, Bonazza, Benedetta, Brunelleschi, Bucci, Cagli, Campigli, Carena, Casorati, De Pisis, Donghi, Fillia, Maine, Marini, Martini, Messina, Morandi, Prini, Selva, Severini, Sironi, Tofanari, Wildt, Vedova, Viani
2013
9788889324332
Gio Ponti,
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11562/649797
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