Giordano Bruno intese sempre dare di sé l’immagine dell’innovatore radicale, distruttore della fisica aristotelica e del cosmo chiuso da essa descritto. Le radici della sua critica, però, sorgono dalla radicalizzazione delle premesse epistemologiche dello Stagirita e dal confronto con la tradizione averroista e tomista, oltre che dai ben noti apporti della tradizione neoplatonica ed ermetica. Questo testo indaga le origini aristoteliche della nozione bruniana di materia nella sua fondazione ontologica come sostrato universale a partire dall’originale punto di vista della privazione, concetto di origine aristotelica assunto dal Nolano nella forma radicalizzata elaborata da Averroè. Segue l’analisi della teoria degli elementi, che evidenzia le caratteristiche dei quattro elementi bruniani (spiritus, luce, acqua e atomi) mutuate dalla tradizione aristotelica nonostante il rifiuto degli aspetti legati alla dottrina del cosmo finito. Si dimostra anche che l’atipicità dell’atomismo bruniano non si limita solo all’integrazione col vitalismo universale, ma è anche caratterizzata dall’affiancare alla materia atomica altri tipi di materia non riconducibili a essa. Con l’esame delle atomae naturae si mette in luce come Bruno si avvalga di uno sfondo concettuale peripatetico per elaborare una riflessione generale sull’indivisibilità che supera il materialismo tradizionale degli atomisti e integra nel concetto di atomo anche l’anima mundi in tutte le sue articolazioni. Si propone poi un paragone fra il rapporto tra atomi e anima e l’azione di un ‘campo di forze’, ipotesi interpretativa alternativa a quella monadologica tradizionale. Emerge infine che l’influenza aristotelica s’indebolisce con l’avvicinarsi al centro nevralgico della filosofia di Bruno, il vitalismo: solo l’anima universale può assumere il ruolo di unico principio formale-efficiente, ma Aristotele non riuscì a intuirlo perché tradì le sue stesse premesse. La strategia di Bruno è quella di svilupparle fino alle loro estreme conseguenze e far implodere la fisica peripatetica, dimostrando che Aristotele bene dixit, non tamen tam bene intellexit.

Bruno, Aristotele e la materia

Girelli, Lucia
2013-01-01

Abstract

Giordano Bruno intese sempre dare di sé l’immagine dell’innovatore radicale, distruttore della fisica aristotelica e del cosmo chiuso da essa descritto. Le radici della sua critica, però, sorgono dalla radicalizzazione delle premesse epistemologiche dello Stagirita e dal confronto con la tradizione averroista e tomista, oltre che dai ben noti apporti della tradizione neoplatonica ed ermetica. Questo testo indaga le origini aristoteliche della nozione bruniana di materia nella sua fondazione ontologica come sostrato universale a partire dall’originale punto di vista della privazione, concetto di origine aristotelica assunto dal Nolano nella forma radicalizzata elaborata da Averroè. Segue l’analisi della teoria degli elementi, che evidenzia le caratteristiche dei quattro elementi bruniani (spiritus, luce, acqua e atomi) mutuate dalla tradizione aristotelica nonostante il rifiuto degli aspetti legati alla dottrina del cosmo finito. Si dimostra anche che l’atipicità dell’atomismo bruniano non si limita solo all’integrazione col vitalismo universale, ma è anche caratterizzata dall’affiancare alla materia atomica altri tipi di materia non riconducibili a essa. Con l’esame delle atomae naturae si mette in luce come Bruno si avvalga di uno sfondo concettuale peripatetico per elaborare una riflessione generale sull’indivisibilità che supera il materialismo tradizionale degli atomisti e integra nel concetto di atomo anche l’anima mundi in tutte le sue articolazioni. Si propone poi un paragone fra il rapporto tra atomi e anima e l’azione di un ‘campo di forze’, ipotesi interpretativa alternativa a quella monadologica tradizionale. Emerge infine che l’influenza aristotelica s’indebolisce con l’avvicinarsi al centro nevralgico della filosofia di Bruno, il vitalismo: solo l’anima universale può assumere il ruolo di unico principio formale-efficiente, ma Aristotele non riuscì a intuirlo perché tradì le sue stesse premesse. La strategia di Bruno è quella di svilupparle fino alle loro estreme conseguenze e far implodere la fisica peripatetica, dimostrando che Aristotele bene dixit, non tamen tam bene intellexit.
2013
9788866331278
aristotelismo; materia; elementi; atomismo; anima mundi
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