Fra il VI ed il IV secolo a. C. i Plateesi, pur abitando una località piccola ed in apparenza ininfluente, furono più volte al centro di vicende destinate ad avere ripercussioni decisive per il futuro e per la coesistenza di poleis ed ethne nella penisola ellenica. E i casi di Platea hanno più di una volta consentito, agli autori che ce li conservano, di porre in evidenza proprio le forze che maggiormente possono ostacolare la creazione di assetti e di equilibri stabili. L’alleanza con Atene nel 519, il modo in cui parteciparono sia alla I sia alla II guerra Persiana, l’assedio e la distruzione della città all’inizio della guerra Archidamica, lo schieramento con Sparta durante la sua egemonia, l’evacuazione degli abitanti nel 373 ad opera di Tebe, lo schieramento con la Macedonia di Filippo II e poi di Alessandro Magno sono infatti momenti e situazioni che si prestano bene ad essere rivisitati con attenzione particolare alla tematica del Convegno. Il comportamento dei Plateesi può essere utilmente esaminato su due livelli complementari: da un lato per constatare fino a che punto la naturale tendenza di una comunità poleica a difendere la propria identità risultasse destabilizzante sul piano della convivenza fra stati; dall’altro per verificare in quale misura gli abitanti di una polis fossero realmente disponibili a scendere a compromessi sul proprio “spazio di manovra” in favore della creazione di un assetto sovracittadino stabile. Le loro scelte sembrano avere come obiettivo primario quello di garantire la sopravvivenza della comunità plateese e come denominatore comune il desiderio di restare al di fuori dell’orbita di Tebe: la scelta degli alleati – Atene, Sparta, la Macedonia – che è specchio di situazioni storico-politiche di volta in volta mutate, è abbastanza chiara in proposito. Le testimonianze di Erodoto, Tucidide ed Isocrate, proprio perché non sono meramente agiografiche nei confronti di Platea, ci permettono di cogliere l’esistenza di codici di valutazione delle scelte politiche assolutamente antitetici (la Grecia era un pianeta di antinomie, e non esisteva soltanto quella Atene/Sparta) e di valutare il loro ruolo, non sempre del tutto strumentale, all’interno Dai casi di Platea mi sembra emerga l’ipotesi di lavoro che il punto conflittuale, l’aspetto non accettabile per tutti, dei progetti e delle aspirazioni politologiche alla concordia generale nel sistema delle poleis fosse proprio l’alto rischio che talvolta questi assetti di pace venissero garantiti (e fossero quindi alla mercé) pur sempre dall’egemonia di una singola realtà statale sulle altre.

Autonomia e identità nei rapporti di Platea con Atene, Tebe e Sparta

PRANDI, LUISA
2012-01-01

Abstract

Fra il VI ed il IV secolo a. C. i Plateesi, pur abitando una località piccola ed in apparenza ininfluente, furono più volte al centro di vicende destinate ad avere ripercussioni decisive per il futuro e per la coesistenza di poleis ed ethne nella penisola ellenica. E i casi di Platea hanno più di una volta consentito, agli autori che ce li conservano, di porre in evidenza proprio le forze che maggiormente possono ostacolare la creazione di assetti e di equilibri stabili. L’alleanza con Atene nel 519, il modo in cui parteciparono sia alla I sia alla II guerra Persiana, l’assedio e la distruzione della città all’inizio della guerra Archidamica, lo schieramento con Sparta durante la sua egemonia, l’evacuazione degli abitanti nel 373 ad opera di Tebe, lo schieramento con la Macedonia di Filippo II e poi di Alessandro Magno sono infatti momenti e situazioni che si prestano bene ad essere rivisitati con attenzione particolare alla tematica del Convegno. Il comportamento dei Plateesi può essere utilmente esaminato su due livelli complementari: da un lato per constatare fino a che punto la naturale tendenza di una comunità poleica a difendere la propria identità risultasse destabilizzante sul piano della convivenza fra stati; dall’altro per verificare in quale misura gli abitanti di una polis fossero realmente disponibili a scendere a compromessi sul proprio “spazio di manovra” in favore della creazione di un assetto sovracittadino stabile. Le loro scelte sembrano avere come obiettivo primario quello di garantire la sopravvivenza della comunità plateese e come denominatore comune il desiderio di restare al di fuori dell’orbita di Tebe: la scelta degli alleati – Atene, Sparta, la Macedonia – che è specchio di situazioni storico-politiche di volta in volta mutate, è abbastanza chiara in proposito. Le testimonianze di Erodoto, Tucidide ed Isocrate, proprio perché non sono meramente agiografiche nei confronti di Platea, ci permettono di cogliere l’esistenza di codici di valutazione delle scelte politiche assolutamente antitetici (la Grecia era un pianeta di antinomie, e non esisteva soltanto quella Atene/Sparta) e di valutare il loro ruolo, non sempre del tutto strumentale, all’interno Dai casi di Platea mi sembra emerga l’ipotesi di lavoro che il punto conflittuale, l’aspetto non accettabile per tutti, dei progetti e delle aspirazioni politologiche alla concordia generale nel sistema delle poleis fosse proprio l’alto rischio che talvolta questi assetti di pace venissero garantiti (e fossero quindi alla mercé) pur sempre dall’egemonia di una singola realtà statale sulle altre.
2012
9788862741996
poleis; egemonia; Platea
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