Il mercato del lavoro italiano si conferma un luogo poco accogliente per i giovani: se la crisi ha indubbiamente contribuito ad aggravare la situazione, la discriminazione della forza lavoro giovanile costituisce da tempo una caratteristica strutturale del mercato del lavoro italiano che si somma ad ulteriori squilibri tra i generi e tra le aree del paese. L'analisi delle "forze di lavoro potenziali", inoltre, mette in luce l'esistenza di un'area della disoccupazione giovanile che sembra sottrarsi più di quella adulta all’identificazione ufficiale. Una quota rilevante di giovani e giovani-adulti che risultano fuori dal mercato del lavoro in realtà mostra caratteristiche più simili a quelle dei disoccupati che a quelle degli inattivi in senso stretto. Tale analisi, tuttavia, non rivela l’esistenza di “nuove” aree di vulnerabilità, ma conferma come le figure tradizionalmente considerate più deboli sul mercato - i giovanissimi, le donne e i residenti nelle regioni meridionali - continuino ad esserlo, a prescindere dall’indicatore utilizzato. La combinazione di età, sesso e territorio incide così sulla probabilità non solo di essere occupati, ma anche di essere disoccupati piuttosto che formalmente inattivi, ovvero di essere considerati o meno parte della popolazione attiva.
La disoccupazione giovanile in tempo di crisi: nuovi squilibri e vecchie segmentazioni
SANTANGELO, Nicoletta
2012-01-01
Abstract
Il mercato del lavoro italiano si conferma un luogo poco accogliente per i giovani: se la crisi ha indubbiamente contribuito ad aggravare la situazione, la discriminazione della forza lavoro giovanile costituisce da tempo una caratteristica strutturale del mercato del lavoro italiano che si somma ad ulteriori squilibri tra i generi e tra le aree del paese. L'analisi delle "forze di lavoro potenziali", inoltre, mette in luce l'esistenza di un'area della disoccupazione giovanile che sembra sottrarsi più di quella adulta all’identificazione ufficiale. Una quota rilevante di giovani e giovani-adulti che risultano fuori dal mercato del lavoro in realtà mostra caratteristiche più simili a quelle dei disoccupati che a quelle degli inattivi in senso stretto. Tale analisi, tuttavia, non rivela l’esistenza di “nuove” aree di vulnerabilità, ma conferma come le figure tradizionalmente considerate più deboli sul mercato - i giovanissimi, le donne e i residenti nelle regioni meridionali - continuino ad esserlo, a prescindere dall’indicatore utilizzato. La combinazione di età, sesso e territorio incide così sulla probabilità non solo di essere occupati, ma anche di essere disoccupati piuttosto che formalmente inattivi, ovvero di essere considerati o meno parte della popolazione attiva.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.