Il saggio descrive e discute il ruolo che la ricerca sui disturbi del linguaggio ha avuto nello sviluppo degli studi linguistici nella prima metà del Novecento: i materiali provenienti dall’esperienza clinica (soprattutto nel caso delle afasie traumatiche dei soldati feriti al fronte nei due conflitti mondiali) hanno rappresentato infatti il ‘luogo’ per l'applicazione e la verifica delle ipotesi sul funzionamento dei meccanismi linguistici che, proprio in quegli anni, gli studiosi stavano elaborando, soprattutto nel quadro dello strutturalismo. Partendo dai fondamentali lavori di Jakobson, ricostruendo le sue collaborazioni e analizzando la tipologia e la provenienza dei dati sui disturbi afasici alla base della sua riflessione, il testo analizza le modalità attraverso le quali le osservazioni provenienti dalla neurologia, dall’anatomia e dalla psicologia, sono state integrate negli studi linguistici. Il saggio sottolinea anche come, d’altra parte, l’intervento dei linguisti abbia determinato una migliore comprensione dei disturbi della parola non solo perché ha fornito la ‘strumentazione’ per la loro descrizione (soprattutto a livello fonologico), ma soprattutto perché ha messo in luce la complessità delle strutture linguistiche e della loro organizzazione sistematica su livelli diversi, rendendo evidente l’inadeguatezza dell’induzione patologico-funzionale, ossia la corrispondenza diretta tra deficit del comportamento linguistico, area cerebrale danneggiata e funzione di cui tale area sarebbe responsabile. Il lavoro lascia ampio spazio alla descrizione di alcuni casi clinici, non solo perché rappresentano le tappe essenziali della riflessione sui disturbi della parola, ma soprattutto perché esemplificano il tipo di materiale sul quale hanno lavorato i linguisti interessati alle patologie linguistiche.
Patologie del linguaggio e ricerca linguistica
DAL MASO, Serena
2012-01-01
Abstract
Il saggio descrive e discute il ruolo che la ricerca sui disturbi del linguaggio ha avuto nello sviluppo degli studi linguistici nella prima metà del Novecento: i materiali provenienti dall’esperienza clinica (soprattutto nel caso delle afasie traumatiche dei soldati feriti al fronte nei due conflitti mondiali) hanno rappresentato infatti il ‘luogo’ per l'applicazione e la verifica delle ipotesi sul funzionamento dei meccanismi linguistici che, proprio in quegli anni, gli studiosi stavano elaborando, soprattutto nel quadro dello strutturalismo. Partendo dai fondamentali lavori di Jakobson, ricostruendo le sue collaborazioni e analizzando la tipologia e la provenienza dei dati sui disturbi afasici alla base della sua riflessione, il testo analizza le modalità attraverso le quali le osservazioni provenienti dalla neurologia, dall’anatomia e dalla psicologia, sono state integrate negli studi linguistici. Il saggio sottolinea anche come, d’altra parte, l’intervento dei linguisti abbia determinato una migliore comprensione dei disturbi della parola non solo perché ha fornito la ‘strumentazione’ per la loro descrizione (soprattutto a livello fonologico), ma soprattutto perché ha messo in luce la complessità delle strutture linguistiche e della loro organizzazione sistematica su livelli diversi, rendendo evidente l’inadeguatezza dell’induzione patologico-funzionale, ossia la corrispondenza diretta tra deficit del comportamento linguistico, area cerebrale danneggiata e funzione di cui tale area sarebbe responsabile. Il lavoro lascia ampio spazio alla descrizione di alcuni casi clinici, non solo perché rappresentano le tappe essenziali della riflessione sui disturbi della parola, ma soprattutto perché esemplificano il tipo di materiale sul quale hanno lavorato i linguisti interessati alle patologie linguistiche.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.