Il volume “Migrazione economica e contratto di lavoro degli stranieri” traduce il concetto di confine nella regolazione del lavoro degli stranieri, a livello dell’Unione europea e a livello nazionale. Il contributo monografico sviluppa le suggestioni sono proprio di segno opposto alla virtuosa relazione tra cittadinanza-lavoro e si legano alla traduzione del concetto di confine in istituti giuridici diversi. Sono queste suggestioni, oltre all’ambito tematico prescelto (il diritto del lavoro), a consigliare di concentrarsi sull’immigrazione per cause di lavoro o migrazione economica, escludendo approfondimenti sulla mobilità extra Ue a titolo diverso, familiare o umanitario, ad esempio (anche se non sempre è possibile distinguere come hanno dimostrato i fatti recenti del Maghreb, con le rivolte di Tunisia, Egitto, Libia). A partire dalle politica dell’immigrazione come politica comune chiamata ad una prova di realtà dopo il Trattato di Lisbona (cap. 1), si è approfondito il funzionamento delle regole che presidiano il mercato del lavoro nazionale degli stranieri (cap. 2) per arrivare a concretizzare giuridicamente la figura dell’irregolare (cap. 3). Il titolo prescelto (Migrazione economica e contratto di lavoro degli stranieri) rende evidente che le questioni lavoristiche classiche (il contratto di lavoro, il funzionamento del mercato della manodopera) non possono essere disgiunte dalla valutazione di contesto europeo di riferimento, non tanto e non solo per le trasposizioni di direttive Ue più recenti da portare a sistema che interessano l’Italia. Ma soprattutto perché la fase di influenza del diritto dell’Unione sul diritto nazionale in materia di migrazione economica misurerà l’impatto delle cd. politiche di prossimità elaborate a livello sovranazionale. La risposta elaborata nel corso della trattazione pare confermare l’esistenza di un modello escludente, anche grazie al supporto di meccanismi giuridici ad hoc. In prospettiva strettamente disciplinare pare emergere un diritto parallelo del lavoro degli stranieri, governato da regole proprie, ispirato da diversi valori che, a livello nazionale, appare anche non completamente conforme a quello dell’Unione europea. Le politiche di prossimità non sembrano preservare completamente l’ordinamento nazionale da una verifica d’impatto importante come ha già anticipato la sentenza della Corte di Giustizia El Dridi.
Migrazione economica e contratto di lavoro degli stranieri
Calafà, Laura
2012-01-01
Abstract
Il volume “Migrazione economica e contratto di lavoro degli stranieri” traduce il concetto di confine nella regolazione del lavoro degli stranieri, a livello dell’Unione europea e a livello nazionale. Il contributo monografico sviluppa le suggestioni sono proprio di segno opposto alla virtuosa relazione tra cittadinanza-lavoro e si legano alla traduzione del concetto di confine in istituti giuridici diversi. Sono queste suggestioni, oltre all’ambito tematico prescelto (il diritto del lavoro), a consigliare di concentrarsi sull’immigrazione per cause di lavoro o migrazione economica, escludendo approfondimenti sulla mobilità extra Ue a titolo diverso, familiare o umanitario, ad esempio (anche se non sempre è possibile distinguere come hanno dimostrato i fatti recenti del Maghreb, con le rivolte di Tunisia, Egitto, Libia). A partire dalle politica dell’immigrazione come politica comune chiamata ad una prova di realtà dopo il Trattato di Lisbona (cap. 1), si è approfondito il funzionamento delle regole che presidiano il mercato del lavoro nazionale degli stranieri (cap. 2) per arrivare a concretizzare giuridicamente la figura dell’irregolare (cap. 3). Il titolo prescelto (Migrazione economica e contratto di lavoro degli stranieri) rende evidente che le questioni lavoristiche classiche (il contratto di lavoro, il funzionamento del mercato della manodopera) non possono essere disgiunte dalla valutazione di contesto europeo di riferimento, non tanto e non solo per le trasposizioni di direttive Ue più recenti da portare a sistema che interessano l’Italia. Ma soprattutto perché la fase di influenza del diritto dell’Unione sul diritto nazionale in materia di migrazione economica misurerà l’impatto delle cd. politiche di prossimità elaborate a livello sovranazionale. La risposta elaborata nel corso della trattazione pare confermare l’esistenza di un modello escludente, anche grazie al supporto di meccanismi giuridici ad hoc. In prospettiva strettamente disciplinare pare emergere un diritto parallelo del lavoro degli stranieri, governato da regole proprie, ispirato da diversi valori che, a livello nazionale, appare anche non completamente conforme a quello dell’Unione europea. Le politiche di prossimità non sembrano preservare completamente l’ordinamento nazionale da una verifica d’impatto importante come ha già anticipato la sentenza della Corte di Giustizia El Dridi.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.