Dalla lettura di "Un uomo qualunque" di Miquel de Palol emergono varie considerazioni critiche nei confronti della cultura contemporanea e, in verità e più in generale, occorrerebbe dire della cultura post-barocca: esse si sintetizzano in forme di regresso all'analfabetismo, di cui l'autore catalano ha parlato anche in sue recenti interviste. Un esempio significativo è quello del rapporto corrente tra la città e un turismo superficiale e distratto: la città dell'uomo secondo de Palol è gestita da "sconsiderati trasformatori di passioni del passato in parchi dei divertimenti per analfabeti". Di quale analfabetismo parla de Palol? Quali sono le passioni svilite? Che cosa è andato perduto dell'antica scienza, quella del rapporto tra microcosmo e macrocosmo? La risposta non si può certo rinvenire nella divulgazione, ma invece in "sintomi ineffabili". E allora de Palol - con una scrittura che assume più che la forma invece lo spirito dell'esoterismo - lascia soltanto tracce. Una di queste è l'ultimo esergo, in apertura del romanzo, quello in musica, una citazione di Bach che questo saggio cerca di interpretare alla luce del concetto di armonia, così come espresso da vari trattatisti più volte citati nel corso del romanzo e che ha evidentemente un ineludibile punto di confronto filosofico nella harmonia universalis di Leibniz: il rapporto tra microcosmo e macrocosmo, tra città dell'uomo e regno degli spiriti, tra la grande macchina dell'universo e l'organismo vivente, rapporto di cui l'organo della Jacobikerk, oggetto di restauro nel romanzo di de Palol, diviene sistematica metafora.

Da microcosmo a turista distratto. La città dell’uomo e l’armonia secondo "Un uomo qualunque" di Miquel de Palol

ERLE, Giorgio
2012-01-01

Abstract

Dalla lettura di "Un uomo qualunque" di Miquel de Palol emergono varie considerazioni critiche nei confronti della cultura contemporanea e, in verità e più in generale, occorrerebbe dire della cultura post-barocca: esse si sintetizzano in forme di regresso all'analfabetismo, di cui l'autore catalano ha parlato anche in sue recenti interviste. Un esempio significativo è quello del rapporto corrente tra la città e un turismo superficiale e distratto: la città dell'uomo secondo de Palol è gestita da "sconsiderati trasformatori di passioni del passato in parchi dei divertimenti per analfabeti". Di quale analfabetismo parla de Palol? Quali sono le passioni svilite? Che cosa è andato perduto dell'antica scienza, quella del rapporto tra microcosmo e macrocosmo? La risposta non si può certo rinvenire nella divulgazione, ma invece in "sintomi ineffabili". E allora de Palol - con una scrittura che assume più che la forma invece lo spirito dell'esoterismo - lascia soltanto tracce. Una di queste è l'ultimo esergo, in apertura del romanzo, quello in musica, una citazione di Bach che questo saggio cerca di interpretare alla luce del concetto di armonia, così come espresso da vari trattatisti più volte citati nel corso del romanzo e che ha evidentemente un ineludibile punto di confronto filosofico nella harmonia universalis di Leibniz: il rapporto tra microcosmo e macrocosmo, tra città dell'uomo e regno degli spiriti, tra la grande macchina dell'universo e l'organismo vivente, rapporto di cui l'organo della Jacobikerk, oggetto di restauro nel romanzo di de Palol, diviene sistematica metafora.
2012
9788878707252
città; Leibniz; Armonia; J.S. Bach; Athanasius Kircher; etica della cultura; Miquel de Palol
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