La pancreatite autoimmune rappresenta a tuttoggi una patologia di difficile inquadramento diagnostico ed approccio terapeutico. Infatti, il trattamento steroideo si è dimostrato efficace nella terapia a breve termine, ma non è in grado di prevenire le recidive di malattia. Esiste quindi una sottopopolazione di pazienti che necessita di un trattamento con immunosoppressori. Le caratteristiche cliniche, bioumorali e strumentali di questa sottopopolazione di pazienti a rischio di recidiva sembrano essere rappresentate dall’età avanzata, dall’ittero all’esordio, dall’aumento delle IgG4 sieriche e dalla presenza di una malattia sistemica coinvolgente altri organi, che sembrano quindi rappresentare dei fattori prognostici di recidiva. In questi pazienti, un trattamento con immunosoppressori è indicato. L’azatioprina sembra essere il trattamento di scelta, sia dai risultati del nostro studio, sia da quelli riportati in letteratura. L’uso dell’azatioprina sembra non esporre a maggior rischio di pancreatite, almeno nella casistica da noi riportata e da quelle presenti in letteratura. La revisione metanalitica degli studi sul rischio di pancreatite nei pazienti con IBD trattati con azatioprina, ci permette di non affermare in maniera definitiva che la pancreatite acuta sia un evento avverso in questa popolazione di pazienti. E’ al contrario, più verosimile che possa trattarsi di iperenzimemie pancreatiche o, forse, espressione di un coinvolgimento autoimmunitario del pancreas. Infine il profilo clinico della pancreatite autoimmune associata a colite ulcerosa è differente da quello dei pazienti senza tale patologia. Le recidive di malattia sembrano essere non differenti in maniera significativa in questi due gruppi di 58 pazienti. Pertanto, la presenza di colite ulcerosa non è un criterio per non trattare questi pazienti. Dal momento che la pancreatite autoimmune associata a colite ulcerosa è nella maggior parte dei pazienti di tipo 2, anche questa forma di malattia può giovarsi di un trattamento con immunosoppressori. Studi prospettici multicentrici sono tuttavia necessari al fine di rendere le conclusioni della nostra ricerca definitive.

Autoimmune pancreatitis (AIP) is a disease with difficult diagnostical and therapeuthical approach. Indeed, steroid theraphy is effective in the short term treatment, but ii do not prevent the disease relapse. A part of AIP patients need therefore a long term immunosuppressive therapy. Clinical, biochemical and instrumental characteristic of patients at risk for relapse seems to be the presence of jaundice at clinical onset, increase of serum levels of IgG4, and the extrapancreatic involvement, that seems therefore to be prognostic factor for relapse. In these patients, immunosuppressant is indicated. Azathioprin has been suggested the treatment of choice on the basis of the results of our study. Furthermore, our systematic review and our results on AIP patients treated whit this drug seems not to increase the risk of pancreatitis during the treatment of azathioprin. The clinical profile of AIP patients suffering from ulcerative colitis is not different from the other AIP patients. Since ulcerative colitis may be treated with immunosuppressant, its presence do not exclude a possible treatment with azathioprin. Prospective multicenter studies are suggested to confirm our conclusions.

TRATTAMENTO DELLA PANCREATITE AUTOIMMUNE CON AZATIOPRINA: RISULTATI SU UNA CASISTICA PERSONALE CON VALUTAZIONE DEI POSSIBILI EFFETTI COLLATERALI E DELL’ASSOCIAZIONE CON MALATTIE INFIAMMATORIE CRONICHE INTESTINALI.

KATSOTOURCHI, Anna Maria
2012-01-01

Abstract

Autoimmune pancreatitis (AIP) is a disease with difficult diagnostical and therapeuthical approach. Indeed, steroid theraphy is effective in the short term treatment, but ii do not prevent the disease relapse. A part of AIP patients need therefore a long term immunosuppressive therapy. Clinical, biochemical and instrumental characteristic of patients at risk for relapse seems to be the presence of jaundice at clinical onset, increase of serum levels of IgG4, and the extrapancreatic involvement, that seems therefore to be prognostic factor for relapse. In these patients, immunosuppressant is indicated. Azathioprin has been suggested the treatment of choice on the basis of the results of our study. Furthermore, our systematic review and our results on AIP patients treated whit this drug seems not to increase the risk of pancreatitis during the treatment of azathioprin. The clinical profile of AIP patients suffering from ulcerative colitis is not different from the other AIP patients. Since ulcerative colitis may be treated with immunosuppressant, its presence do not exclude a possible treatment with azathioprin. Prospective multicenter studies are suggested to confirm our conclusions.
2012
Autoimmune pancreatitis; azathioprin; therapy; diagnosis; autoimmunity; ulcerative colitis
La pancreatite autoimmune rappresenta a tuttoggi una patologia di difficile inquadramento diagnostico ed approccio terapeutico. Infatti, il trattamento steroideo si è dimostrato efficace nella terapia a breve termine, ma non è in grado di prevenire le recidive di malattia. Esiste quindi una sottopopolazione di pazienti che necessita di un trattamento con immunosoppressori. Le caratteristiche cliniche, bioumorali e strumentali di questa sottopopolazione di pazienti a rischio di recidiva sembrano essere rappresentate dall’età avanzata, dall’ittero all’esordio, dall’aumento delle IgG4 sieriche e dalla presenza di una malattia sistemica coinvolgente altri organi, che sembrano quindi rappresentare dei fattori prognostici di recidiva. In questi pazienti, un trattamento con immunosoppressori è indicato. L’azatioprina sembra essere il trattamento di scelta, sia dai risultati del nostro studio, sia da quelli riportati in letteratura. L’uso dell’azatioprina sembra non esporre a maggior rischio di pancreatite, almeno nella casistica da noi riportata e da quelle presenti in letteratura. La revisione metanalitica degli studi sul rischio di pancreatite nei pazienti con IBD trattati con azatioprina, ci permette di non affermare in maniera definitiva che la pancreatite acuta sia un evento avverso in questa popolazione di pazienti. E’ al contrario, più verosimile che possa trattarsi di iperenzimemie pancreatiche o, forse, espressione di un coinvolgimento autoimmunitario del pancreas. Infine il profilo clinico della pancreatite autoimmune associata a colite ulcerosa è differente da quello dei pazienti senza tale patologia. Le recidive di malattia sembrano essere non differenti in maniera significativa in questi due gruppi di 58 pazienti. Pertanto, la presenza di colite ulcerosa non è un criterio per non trattare questi pazienti. Dal momento che la pancreatite autoimmune associata a colite ulcerosa è nella maggior parte dei pazienti di tipo 2, anche questa forma di malattia può giovarsi di un trattamento con immunosoppressori. Studi prospettici multicentrici sono tuttavia necessari al fine di rendere le conclusioni della nostra ricerca definitive.
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