L’articolo analizza un piccolo corpus di commedie scritte da Lope de Vega tra il 1603 e il 1618, dove il grande drammaturgo ripropone, in diversi schemi diegetici e articolazioni sceniche, il tema dell’amicizia tra un moro e un cristiano, dialogando con la tradizione tramandata in primis dall’Abencerraje e poi dalle Guerras civiles de Granada di Ginés Pérez de Hita. Pur testimoniando l’innegabile fascinazione esercitata dalla civiltà musulmana sul coevo pubblico dei corrales, si riscontra nel teatro storico-leggendario lopesco un’inevitabile slittamento del significato racchiuso nel rinascimentale Abencerraje, opera simbolo della “maurofilia” letteraria: se in quest’opera è ancora possibile sperimentare un sodalizio profondo tra etnie e religioni distinte conservando la propria unicità, in nome di valori e comportamenti virtuosi che appartengono alla più pura essenza del genere umano, nel teatro barocco la comunione di intenti e reciprocità di sentimenti si dà solo se il musulmano rinuncia alla propria identità culturale, dichiarando prima di sentire la sua anima profondamente “cristiana” e abbracciando poi, alla fine della commedia, in toto la religione cristiana con il battesimo.
Echi del Abencerraje nel teatro di Lope de Vega
GALLO, Antonella
2012-01-01
Abstract
L’articolo analizza un piccolo corpus di commedie scritte da Lope de Vega tra il 1603 e il 1618, dove il grande drammaturgo ripropone, in diversi schemi diegetici e articolazioni sceniche, il tema dell’amicizia tra un moro e un cristiano, dialogando con la tradizione tramandata in primis dall’Abencerraje e poi dalle Guerras civiles de Granada di Ginés Pérez de Hita. Pur testimoniando l’innegabile fascinazione esercitata dalla civiltà musulmana sul coevo pubblico dei corrales, si riscontra nel teatro storico-leggendario lopesco un’inevitabile slittamento del significato racchiuso nel rinascimentale Abencerraje, opera simbolo della “maurofilia” letteraria: se in quest’opera è ancora possibile sperimentare un sodalizio profondo tra etnie e religioni distinte conservando la propria unicità, in nome di valori e comportamenti virtuosi che appartengono alla più pura essenza del genere umano, nel teatro barocco la comunione di intenti e reciprocità di sentimenti si dà solo se il musulmano rinuncia alla propria identità culturale, dichiarando prima di sentire la sua anima profondamente “cristiana” e abbracciando poi, alla fine della commedia, in toto la religione cristiana con il battesimo.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.