La monografia affronta lo studio della detenzione – quale fattispecie possessoria che si trova, nel nostro ordinamento, contrapposta al possesso – mediante un approccio che, in un’ottica tesa a fondare soluzioni e prospettive nuove per il diritto italiano, ricorre anche alla comparazione, in particolare con l’esperienza tedesca e con quella francese. Nel corso del primo capitolo, vengono individuate due fondamentali nozioni di «detenzione», entrambe riflesse nel sistema del codice civile, e cioè la detenzione “in senso generico”, di cui all’art. 1140, 2° co., c.c., la quale non costituisce un fenomeno giuridico a sé stante, bensì indica la semplice relazione materiale immediata del soggetto con il bene, e la detenzione “in senso specifico”, di cui agli artt. 1141 e 1168, 2° co., c.c., la quale costituisce, invece, una fattispecie possessoria autonoma e differente rispetto al possesso. Da tale distinzione vengono, quindi, tratti alcuni primi corollari. Il secondo capitolo è dedicato, nella sua prima parte, alla individuazione del criterio sulla base del quale deve intendersi fondata la differenza fra possesso e detenzione (in senso specifico) nel nostro ordinamento, ed esamina, nella seconda parte, alcune fattispecie di incerta qualificazione, che risultano di particolare interesse anche pratico, quali la immissione nel possesso dei beni dell’assente, il potere di fatto esercitato dai genitori sui beni dei figli soggetti a potestà, il possesso dell’esecutore testamentario, il potere di fatto esercitato dal promissario acquirente anticipatamente immesso nel godimento del bene, il potere di fatto esercitato dal compratore nella vendita con riserva di proprietà e, infine, la situazione possessoria delle parti di un contratto traslativo con consegna differita. Nel terzo capitolo, si analizzano, quindi, gli elementi costitutivi e le vicende della detenzione. Vengono, così, innanzi tutto posti al centro dell’indagine i due elementi rappresentati dal potere di fatto e dal titolo, di cui vengono ricostruiti i profili e i rapporti reciproci: si trovano esaminati, in questo contesto, problematiche quali, per un verso, quella attinente alla configurabilità di una detenzione speciale e di una detenzione mediata e, per altro verso, quella riguardante l’individuazione delle caratteristiche proprie del titolo, oltre alla questione relativa all’incidenza delle vicende di quest’ultimo sulla correlata situazione di detenzione. Per quanto concerne le vicende della detenzione, invece, nel silenzio del legislatore sul punto, viene elaborata, sulla base dei princìpi generali, quella che può essere considerata la disciplina dell’acquisto, conservazione e perdita della detenzione, e si affronta pure il problema se, anche con riferimento alla detenzione, possano darsi quei fenomeni di successione e di accessione che l’art. 1146 c.c. contempla con riferimento al (solo) possesso. Nel quarto e ultimo capitolo, infine, vengono passate in rassegna le varie figure di detenzione, cominciando dalle fattispecie tipizzate, quali la detenzione per ragioni di servizio e la detenzione per ragioni di ospitalità. Successivamente, viene affrontata la questione relativa alla qualifica possessoria del convivente, nonché quella relativa alla configurabilità di una detenzione per altrui tolleranza. Viene, quindi, sottoposta a critica la distinzione, operata dalla giurisprudenza e da una parte della dottrina, fra detenzione “qualificata” e detenzione “non qualificata”. E, in conclusione, si affronta la delicata problematica se sia possibile individuare diverse figure di detenzione, avendosi riguardo alla differente ingerenza esercitata dal soggetto nella cosa, correlativamente al differente titolo su cui si basa, di volta in volta, il potere di fatto.

La detenzione e le detenzioni. Unità e pluralismo nelle situazioni di fatto contrapposte al possesso

OMODEI SALE', Riccardo
2012-01-01

Abstract

La monografia affronta lo studio della detenzione – quale fattispecie possessoria che si trova, nel nostro ordinamento, contrapposta al possesso – mediante un approccio che, in un’ottica tesa a fondare soluzioni e prospettive nuove per il diritto italiano, ricorre anche alla comparazione, in particolare con l’esperienza tedesca e con quella francese. Nel corso del primo capitolo, vengono individuate due fondamentali nozioni di «detenzione», entrambe riflesse nel sistema del codice civile, e cioè la detenzione “in senso generico”, di cui all’art. 1140, 2° co., c.c., la quale non costituisce un fenomeno giuridico a sé stante, bensì indica la semplice relazione materiale immediata del soggetto con il bene, e la detenzione “in senso specifico”, di cui agli artt. 1141 e 1168, 2° co., c.c., la quale costituisce, invece, una fattispecie possessoria autonoma e differente rispetto al possesso. Da tale distinzione vengono, quindi, tratti alcuni primi corollari. Il secondo capitolo è dedicato, nella sua prima parte, alla individuazione del criterio sulla base del quale deve intendersi fondata la differenza fra possesso e detenzione (in senso specifico) nel nostro ordinamento, ed esamina, nella seconda parte, alcune fattispecie di incerta qualificazione, che risultano di particolare interesse anche pratico, quali la immissione nel possesso dei beni dell’assente, il potere di fatto esercitato dai genitori sui beni dei figli soggetti a potestà, il possesso dell’esecutore testamentario, il potere di fatto esercitato dal promissario acquirente anticipatamente immesso nel godimento del bene, il potere di fatto esercitato dal compratore nella vendita con riserva di proprietà e, infine, la situazione possessoria delle parti di un contratto traslativo con consegna differita. Nel terzo capitolo, si analizzano, quindi, gli elementi costitutivi e le vicende della detenzione. Vengono, così, innanzi tutto posti al centro dell’indagine i due elementi rappresentati dal potere di fatto e dal titolo, di cui vengono ricostruiti i profili e i rapporti reciproci: si trovano esaminati, in questo contesto, problematiche quali, per un verso, quella attinente alla configurabilità di una detenzione speciale e di una detenzione mediata e, per altro verso, quella riguardante l’individuazione delle caratteristiche proprie del titolo, oltre alla questione relativa all’incidenza delle vicende di quest’ultimo sulla correlata situazione di detenzione. Per quanto concerne le vicende della detenzione, invece, nel silenzio del legislatore sul punto, viene elaborata, sulla base dei princìpi generali, quella che può essere considerata la disciplina dell’acquisto, conservazione e perdita della detenzione, e si affronta pure il problema se, anche con riferimento alla detenzione, possano darsi quei fenomeni di successione e di accessione che l’art. 1146 c.c. contempla con riferimento al (solo) possesso. Nel quarto e ultimo capitolo, infine, vengono passate in rassegna le varie figure di detenzione, cominciando dalle fattispecie tipizzate, quali la detenzione per ragioni di servizio e la detenzione per ragioni di ospitalità. Successivamente, viene affrontata la questione relativa alla qualifica possessoria del convivente, nonché quella relativa alla configurabilità di una detenzione per altrui tolleranza. Viene, quindi, sottoposta a critica la distinzione, operata dalla giurisprudenza e da una parte della dottrina, fra detenzione “qualificata” e detenzione “non qualificata”. E, in conclusione, si affronta la delicata problematica se sia possibile individuare diverse figure di detenzione, avendosi riguardo alla differente ingerenza esercitata dal soggetto nella cosa, correlativamente al differente titolo su cui si basa, di volta in volta, il potere di fatto.
2012
9788813302269
situazioni di fatto; possesso; detenzione
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11562/432739
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