L’antropologia personalistica e teocratica di Antonio Rosmini Serbati continua a proporre al dibattito sui diritti umani una posizione del tutto rispettabile, poiché la filosofia personalista del beato roveretano mette a disposizione un’efficace posizione dalla quale difendere la santità della vita in tutte le sue forme. L’etica rosminiana si divide in tre parti: «Nomologia pura, della legge suprema o principio della Morale. [...] Antropologia morale, dell’uomo morale nell’ordine della natura. [...] Logica morale, della maniera di applicare senza pericolo d’errore il principio morale al soggetto morale, e di dedurne le leggi o formole inferiori» (PSM prefazione) . L’«etica pura» si distingue dall’«etica applicata», che considera le «leggi o formole morali derivate considerate in se stesse [...] e nel soggetto che le eseguisce» (PSM prefazione). Rosmini tuttavia non scrisse un trattato di etica applicata. Data l’oggettività del bene morale (PSM p. 83) e visto che le azioni morali sono nostre e riempiono la nostra personalità umana (PSM p. 90), ne segue che la volontà umana è «una potenza attiva che opera secondo ragioni che l’uomo ha nella mente, e che propone a se stesso» (PSM p. 119). Pertanto, «la verità è il principio della morale e [...] il riconoscimento della verità (cognizione diretta) è il sommo genere dei doveri, e l’atto proprio ed essenziale della moralità» (PSM p. 138). L’antropologia di Rosmini si basa su due postulati. Il primo: «L’essere è noto per se stesso [...]. Se l’essere è per se stesso lume, idea [...] esso costituisce l’essenza, la forma del conoscere; e perciò egli è anco la sede dell’evidenza, a cui si debbono condurre come ad ultimo termine tutte le dimostrazioni delle scienze, acciocché sieno perfette» (ASM §§ 11-13) . Il secondo: «Si domanda come data l’esperienza del sentimento di cui si ragiona. [...] Come l’essere è noto per se stesso, così il sentimento, acciocché si renda noto ad una mente, conviene che lo spirito lo riporti all’essere, forma di tutte le cognizioni. Ma il sentimento non si può riportare all’essere da colui che non l’avesse, ed avere o sperimentare il sentimento è il medesimo. Dunque non si può conoscere un sentimento da chi non ne ha esperienza. [...] Si dee adunque mettere il sentimento fra i postulati, e non fra le cose capaci di definizione» (ASM §14). È importante sottolineare il ruolo attribuito da Rosmini al «sentimento fondamentale» per l’azione umana. Ma non si tratta di un sentimento soggettivo. Si tratta invece dell’immediato sentimento oggettivo dell’essere. La definizione che Rosmini daà del corpo deriva dai due postulati sopra citati: «“Il corpo è una sostanza, estesa, tattile, saporita, colorita, ecc.”. In questa prima definizione, oltre il vocabolo è, che è noto per sé, e non dee essere definito, entrano ancora i vocaboli seguenti, 1° sostanza, 2° estesa, 3° tattile, 4° saporita, colorita, ecc., i quali si debbono considerare come altrettante incognite, di cui si dee trovare ed esprimere il valore mediante altrettante definizioni» (ASM § 18).

Personalismo, teocrazia e diritti umani: L’antropologia di Antonio Rosmini Serbati

POZZO, Riccardo
2012-01-01

Abstract

L’antropologia personalistica e teocratica di Antonio Rosmini Serbati continua a proporre al dibattito sui diritti umani una posizione del tutto rispettabile, poiché la filosofia personalista del beato roveretano mette a disposizione un’efficace posizione dalla quale difendere la santità della vita in tutte le sue forme. L’etica rosminiana si divide in tre parti: «Nomologia pura, della legge suprema o principio della Morale. [...] Antropologia morale, dell’uomo morale nell’ordine della natura. [...] Logica morale, della maniera di applicare senza pericolo d’errore il principio morale al soggetto morale, e di dedurne le leggi o formole inferiori» (PSM prefazione) . L’«etica pura» si distingue dall’«etica applicata», che considera le «leggi o formole morali derivate considerate in se stesse [...] e nel soggetto che le eseguisce» (PSM prefazione). Rosmini tuttavia non scrisse un trattato di etica applicata. Data l’oggettività del bene morale (PSM p. 83) e visto che le azioni morali sono nostre e riempiono la nostra personalità umana (PSM p. 90), ne segue che la volontà umana è «una potenza attiva che opera secondo ragioni che l’uomo ha nella mente, e che propone a se stesso» (PSM p. 119). Pertanto, «la verità è il principio della morale e [...] il riconoscimento della verità (cognizione diretta) è il sommo genere dei doveri, e l’atto proprio ed essenziale della moralità» (PSM p. 138). L’antropologia di Rosmini si basa su due postulati. Il primo: «L’essere è noto per se stesso [...]. Se l’essere è per se stesso lume, idea [...] esso costituisce l’essenza, la forma del conoscere; e perciò egli è anco la sede dell’evidenza, a cui si debbono condurre come ad ultimo termine tutte le dimostrazioni delle scienze, acciocché sieno perfette» (ASM §§ 11-13) . Il secondo: «Si domanda come data l’esperienza del sentimento di cui si ragiona. [...] Come l’essere è noto per se stesso, così il sentimento, acciocché si renda noto ad una mente, conviene che lo spirito lo riporti all’essere, forma di tutte le cognizioni. Ma il sentimento non si può riportare all’essere da colui che non l’avesse, ed avere o sperimentare il sentimento è il medesimo. Dunque non si può conoscere un sentimento da chi non ne ha esperienza. [...] Si dee adunque mettere il sentimento fra i postulati, e non fra le cose capaci di definizione» (ASM §14). È importante sottolineare il ruolo attribuito da Rosmini al «sentimento fondamentale» per l’azione umana. Ma non si tratta di un sentimento soggettivo. Si tratta invece dell’immediato sentimento oggettivo dell’essere. La definizione che Rosmini daà del corpo deriva dai due postulati sopra citati: «“Il corpo è una sostanza, estesa, tattile, saporita, colorita, ecc.”. In questa prima definizione, oltre il vocabolo è, che è noto per sé, e non dee essere definito, entrano ancora i vocaboli seguenti, 1° sostanza, 2° estesa, 3° tattile, 4° saporita, colorita, ecc., i quali si debbono considerare come altrettante incognite, di cui si dee trovare ed esprimere il valore mediante altrettante definizioni» (ASM § 18).
2012
9788871157665
Rosmini; Antropologia; Diritti Umani
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11562/421143
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