La prima parte di questo lavoro di dottorato riguarda la caratterizzazione in Arabidopsis thaliana di due proteine Abc1 del cloroplasto, PCP1 e AtOSA1. La famiglia Abc1 (Activity of bc1 complex) è una famiglia proteica i cui membri sono presenti in tutti gli organismi viventi. Le proteine appartenenti a questa famiglia contengono un dominio conservato, chiamato dominio ABC1, caratteristico della famiglia stessa, e domini chinasici. Nel genoma di A. thaliana sono stati identificati diciassette geni appartenenti a questa famiglia proteica, ma le informazioni sulle loro possibili funzioni sono tuttora scarse. PCP1 è una putativa proteina del cloroplasto codificata da un gene omologo ad un gene di Brassica juncea modulato in seguito a trattamento con cadmio. La seconda proteina studiata, AtOSA1, è localizzata nel cloroplasto ed in un precedente studio è stato dimostrato che tale proteina è associata allo stress ossidativo. La proteina PCP1, così come AtOSA1, quando espressa nel mutante abc1 di lievito, non è in grado di complementarne il difetto respiratorio, ossia l’incapacità di crescere su un terreno non fermentabile. L’analisi dell’espressione genica in piante wild-type ha dimostrato che i trascritti dei geni PCP1 e AtOSA1 sono presenti principalmente nelle foglie e mediante un’analisi immunoblot è stato confermato che entrambe le proteine sono localizzate nel cloroplasto. Per la caratterizzazione della funzione delle due proteine, sono stati identificati due mutanti inserzionali di A. thaliana, knock-out per il gene PCP1 o per AtOSA1, e per analizzare la possibile ridondanza funzionale tra le due proteine, è stato creato un doppio mutante. In condizioni normali di crescita, i mutanti non presentano differenze morfologiche o di sviluppo rispetto alle piante wild-type, mentre il mutante atosa1 ed il doppio mutante mostrano un fenotipo verde pallido. L’analisi della composizione in pigmenti ha, infatti, dimostrato una riduzione nel contenuto in clorofille ed un aumento del rapporto clorofilla a/b in questi due genotipi mutanti. Inoltre, quando le piante vengono fatte crescere in vitro in presenza di saccarosio nel mezzo di crescita, non si osservano differenze nella lunghezza delle radici, mentre in assenza di saccarosio, le radici delle piante mutanti sono più lunghe rispetto a quelle delle piante wild-type. La mancanza della proteina PCP1 e/o della proteina AtOSA1 nei mutanti non influenza l’ultrastruttura interna dei cloroplasti. Inoltre, l’analisi dei parametri fotosintetici non ha mostrato alcuna differenza nell’efficienza massima e nell’efficienza effettiva del PSII delle piante mutanti rispetto alle piante wild-type. In tutti i genotipi, un aumento dell’intensità luminosa è in grado di indurre quenching non-fotochimico, ma tale induzione si è mostrata in particolar modo marcata nel mutante atosa1 e nel doppio mutante. Non sono state identificate differenze significative nella composizione della catena di trasporto elettronica per quanto riguarda i componenti del PSII e del PSI, ma il contenuto in proteine del complesso cytb6f è apparso particolarmente ridotto nei mutanti. Inoltre, è stato osservato che, in carenza di ferro, le piante mutanti presentano una riduzione nella crescita del germoglio ed un fenotipo maggiormente clorotico rispetto alle piante wild-type. Le piante mutanti presentano inoltre una riduzione nel contenuto in ferro nei tilacoidi, mentre non sono state osservate differenze nei cloroplasti interi e nelle foglie. Inoltre, sia i singoli mutanti sia il doppio mutante hanno un elevato contenuto in ferritine nei cloroplasti rispetto alla pianta wild-type. Infine, poiché è noto che la proteina AtOSA1 è coinvolta nella risposta della pianta allo stress ossidativo, l’effetto del perossido di idrogeno è stato testato anche sul mutante pcp1 e sul doppio mutante. In presenza di perossido di idrogeno, le piante mutanti presentano una maggiore riduzione della lunghezza delle radici rispetto alle piante wild-type e l’alta sensibilità delle piante mutanti allo stress ossidativo è stata anche dimostrata da una maggiore attivazione di enzimi antiossidanti. Questi genotipi mutanti presentano, infatti, un’aumentata attività delle SOD ed un aumento nell’espressione di geni codificanti per Cu/ZnSOD e APX1. Inoltre, nei mutanti sono stati osservati un aumento dell’accumulo di O2˙¯ ed una diminuzione di molecole antiossidanti, quali l’α-tocoferolo ed il fillochinone. In conclusione, questi risultati dimostrano che le proteine PCP1 e AtOSA1 sono coinvolte nella risposta della pianta allo stress ossidativo e che potrebbero avere anche un’influenza sulla distribuzione del ferro all’interno del cloroplasto. Queste proteine plastidiali probabilmente non agiscono direttamente nei meccanismi di risposta della pianta allo stress ossidativo, ma potrebbero invece essere coinvolte, con la loro attività chinasica, in pathways di trasduzione del segnale correlati allo stress. La seconda parte di questo lavoro riguarda l’analisi proteomica comparativa di un ceppo di Pseudomonas putida in presenza ed in assenza di cadmio, al fine di identificare geni di risposta al cadmio potenzialmente coinvolti nell’omeostasi e/o nella tolleranza al metallo. P. putida è un batterio saprofita con alta capacità di adattamento all’ambiente ed alta capacità di tollerare metalli pesanti. Il ceppo di P. putida usato in questo lavoro è stato isolato dalla rizosfera autoctona di un ecotipo di A. halleri cresciuto su un suolo contaminato con cadmio, zinco e piombo ed è stato denominato P. putida-Cd001. Innanzitutto, è stato analizzato l’effetto del cadmio sulla crescita del batterio; sono state misurate le curve di crescita in presenza di diverse concentrazioni di cadmio e sono stati determinati i valori di MIC, MLC and LD50. Queste analisi hanno dimostrato che il ceppo P. putida-Cd001 utilizzato in questo lavoro è in grado di resistere ad alte concentrazioni di cadmio e mostra vitalità in campioni trattati con concentrazioni di CdSO4 fino a 2 mM. Il proteoma delle membrane e del citosol è stato poi analizzato allo scopo di identificare le proteine la cui espressione è modulata in maniera significativa in risposta alla presenza di cadmio. Dall’analisi proteomica sono state identificate quarantaquattro proteine nella frazione di membrana e ventuno proteine nella frazione citosolica differenzialmente espresse in campioni trattati con cadmio rispetto ai campioni controllo. Tra le proteine di membrana, le porine della membrana esterna appartenenti alle famiglie OprD e OprI sono risultate essere indotte in presenza di cadmio, mentre le porine delle famiglie OprF, OprL, OprH e OprB vengono represse; questi dati riflettono la necessità del ceppo P. putida-Cd001 di mantenere integre le membrane cellulari e l’aumentato bisogno di acquisire fonti di energia. Inoltre, componenti dei sistemi di efflusso, come la subunità CzcB del sistema CBA, sono risultate essere indotte in presenza di cadmio. L’analisi del proteoma del citosol ha invece messo in luce un aumento di enzimi atti a contrastare lo stress ossidativo e di proteine coinvolte nella sintesi proteica, nella degradazione e nel folding. Questi dati dimostrano quindi che l’intero proteoma di P. putida-Cd001 è modulato in seguito all’esposizione a questo metallo pesante. L’analisi proteomica condotta ha quindi permesso di aumentare le conoscenze riguardanti i meccanismi usati da P. putida-Cd001 per sopravvivere in un ambiente contaminato da cadmio. In futuro, i geni codificanti per le proteine modulate da P. putida-Cd001 in risposta al cadmio potranno essere utilizzati per la trasformazione genetica di piante da utilizzare per una più efficiente fitobonifica di terreni contaminati, o per ridurre o annullare l’accumulo di cadmio in piante di interesse per l’uomo (tabacco e piante coltivate a scopo alimentare) in modo tale da prevenire gli effetti tossici di questo metallo sulla salute umana.

The first part of this PhD work has been focused on the characterization of two chloroplast proteins of Arabidopsis thaliana belonging to the Abc1 family, PCP1 and AtOSA1. The Abc1 (Activity of bc1 complex) is a large family of proteins whose members are found in prokaryotic and eukaryotic organisms. These proteins contain a conserved ABC1 motif characteristic of the family and kinase domains. In A. thaliana, 17 genes cluster as Abc1 proteins, even though, knowledge about their putative functions is still limited. PCP1 is a putative chloroplast protein encoded by a homologue of a gene of Brassica juncea modulated upon cadmium treatment. The second protein, AtOSA1, is an oxidative stress-related protein localized in chloroplasts. Similarly to AtOSA1, PCP1 is unable to complement the respiratory defect, the inability to grown on a non-fermentable media, when expressed in the yeast abc1 mutant. The analysis of gene transcription demonstrated that PCP1 and AtOSA1 are expressed principally in leaves; therefore, they are associated with green tissues. Regarding protein subcellular localization, immunoblot analyses confirmed that both AtOSA1 and PCP1 are localized in chloroplast, but an N-terminal chloroplast transit peptide was predicted in silico only in AtOSA1 amino acid sequence. To characterize the function of these two proteins, A. thaliana knock-out mutant lines for PCP1 or AtOSA1 were considered. To analyze the potential functional redundancy between the two proteins, a double mutant was created. Under standard growth conditions, single mutants and the crossed-double mutant showed no morphological or developmental abnormalities, with the exception of the pale-green phenotype shown by atosa1 and the double mutant. This was supported by pigment analysis that revealed reduced total chlorophyll content and an increased Chla/b ratio in these two mutants. When grown in vitro in the presence of sucrose, mutant plants showed no differences in root development, while in the absence of sucrose in the growth medium, mutant plant roots were longer than those of wild-type plants. The lack of PCP1 and/or AtOSA1 in mutant plants has no influence on chloroplast ultrastructure. Moreover, analysis of photosynthetic parameters showed that mutant and wild-type plants have similar maximum quantum yield and effective quantum yield of PSII. An increase in light intensity caused an induction of non-photochemical quenching in all genotypes, particularly marked in the atosa1 mutant. No particular differences in protein composition in PSI and PSII were observed, but the amount of cytb6f complex proteins is severely reduced in mutants. Interestingly, in iron deficiency conditions, mutant plants showed a reduction in growth and a much more chlorotic phenotype in comparison to wild-type. Moreover, analysis of the iron content demonstrated that both single and double mutant plants have decreased iron content in thylakoids, while no differences were observed in intact chloroplasts and in leaves. Single and double mutants also showed a higher ferritin content in chloroplasts, in comparison to wild-type, when grown both under standard conditions and in the absence of iron. Since is known that AtOSA1 is involved in plant response to oxidative stress, the hydrogen peroxide effect on the other mutants was tested. In this condition, mutant plants showed a reduced root length, suggesting that root growth in mutants is more sensitive to hydrogen peroxide than in wild-type plants. The high sensitivity of mutant plants to oxidative stress was also supported by the upregulation of antioxidant networks. Mutant plants showed, indeed, an increase in SOD activity and in the expression of Cu/ZnSODs and APX1. Moreover, in mutant plants a higher accumulation of O2˙¯ and a decreased content in the lipid-soluble antioxidants, α-tocopherol and phylloquinone, were observed. These results demonstrated that PCP1 and AtOSA1 are involved in plant response to oxidative stress and they also have an influence in iron distribution inside chloroplasts. These chloroplast proteins probably have no direct action in response pathways, but they may be involved as protein kinases in signal transduction pathways related to stresses. In the second part of this thesis, a proteomic analysis in a Pseudomonas putida strains was performed in order to identify cadmium-responsive genes potentially involved in metal homeostasis and/or tolerance. Microorganisms have to face a wide range of unfavourable conditions in dynamic environments, for this reason they need continuous and rapid adaptation. To survive in heavy metal polluted soils, bacteria have developed several metal homeostasis mechanisms allowing the development of tolerance or resistance. P. putida is a saprophytic bacterium with remarkable environmental adaptability and capacity to tolerate high concentrations of heavy metals. The P. putida strain used in this work was isolated from the autochthonous rhizosphere of Arabidopsis halleri grown in soil contaminated with Cd, Zn and Pb and was named P. putida-Cd001. Firstly, to characterize the high cadmium tolerance of the P. putida-Cd001 strain, the effect of cadmium on bacterial cell growth was analyzed. Growth curves of the bacterium at different cadmium concentrations were measured; moreover, MIC, MLC and LD50 were determined. These analyses demonstrated that the P. putida-Cd001 strain is able to resist and survive in high cadmium-polluted environment, showing still viability in samples treated with 2 mM CdSO4. Membrane-associated and cytosolic proteomes were analyzed to identify proteins whose expression was modulated in response to 250 µM CdSO4. Forty-four protein spots in the membrane and 21 in the cytosolic fractions were identified as differentially expressed in cadmium-treated samples compared to untreated controls. Among membrane proteins, outer membrane porins from the OprD and OprI families decreased in bacteria exposed to cadmium, whereas those from the OprF, OprL, OprH and OprB families were more abundant, reflecting the need to maintain membrane integrity and to acquire energy sources. Components of the efflux system, such as the CzcB subunit of the CBA system, were also induced by cadmium. Analysis of the cytosolic proteome revealed that proteins involved in protein synthesis, degradation and folding were induced along with enzymes that combat oxidative stress; demonstrating that the entire bacterial proteome is modulated by heavy metal exposure. This analysis improves the understanding of the adaptative mechanisms employed by P. putida-Cd001 to survive in cadmium-polluted environments. The final goal of this work was the identification of proteins modulated in the P. putida-Cd001 strain in response to cadmium treatment, with the prospect of using the genes coding these proteins for genetic manipulation of useful plants for a more efficient phytoremediation of cadmium-contaminated sites, or to reduce or avoid cadmium accumulation in crops, in order to prevent toxic effects of this element on health.

"PCP1 and AtOSA1: Arabidopsis thaliana Abc1-like proteins involved in responses to oxidative stress and iron distribution in chloroplasts"and"Pseudomonas putida response to cadmium: changes in membrane and cytosolic proteomes"

MANARA, Anna
2012-01-01

Abstract

The first part of this PhD work has been focused on the characterization of two chloroplast proteins of Arabidopsis thaliana belonging to the Abc1 family, PCP1 and AtOSA1. The Abc1 (Activity of bc1 complex) is a large family of proteins whose members are found in prokaryotic and eukaryotic organisms. These proteins contain a conserved ABC1 motif characteristic of the family and kinase domains. In A. thaliana, 17 genes cluster as Abc1 proteins, even though, knowledge about their putative functions is still limited. PCP1 is a putative chloroplast protein encoded by a homologue of a gene of Brassica juncea modulated upon cadmium treatment. The second protein, AtOSA1, is an oxidative stress-related protein localized in chloroplasts. Similarly to AtOSA1, PCP1 is unable to complement the respiratory defect, the inability to grown on a non-fermentable media, when expressed in the yeast abc1 mutant. The analysis of gene transcription demonstrated that PCP1 and AtOSA1 are expressed principally in leaves; therefore, they are associated with green tissues. Regarding protein subcellular localization, immunoblot analyses confirmed that both AtOSA1 and PCP1 are localized in chloroplast, but an N-terminal chloroplast transit peptide was predicted in silico only in AtOSA1 amino acid sequence. To characterize the function of these two proteins, A. thaliana knock-out mutant lines for PCP1 or AtOSA1 were considered. To analyze the potential functional redundancy between the two proteins, a double mutant was created. Under standard growth conditions, single mutants and the crossed-double mutant showed no morphological or developmental abnormalities, with the exception of the pale-green phenotype shown by atosa1 and the double mutant. This was supported by pigment analysis that revealed reduced total chlorophyll content and an increased Chla/b ratio in these two mutants. When grown in vitro in the presence of sucrose, mutant plants showed no differences in root development, while in the absence of sucrose in the growth medium, mutant plant roots were longer than those of wild-type plants. The lack of PCP1 and/or AtOSA1 in mutant plants has no influence on chloroplast ultrastructure. Moreover, analysis of photosynthetic parameters showed that mutant and wild-type plants have similar maximum quantum yield and effective quantum yield of PSII. An increase in light intensity caused an induction of non-photochemical quenching in all genotypes, particularly marked in the atosa1 mutant. No particular differences in protein composition in PSI and PSII were observed, but the amount of cytb6f complex proteins is severely reduced in mutants. Interestingly, in iron deficiency conditions, mutant plants showed a reduction in growth and a much more chlorotic phenotype in comparison to wild-type. Moreover, analysis of the iron content demonstrated that both single and double mutant plants have decreased iron content in thylakoids, while no differences were observed in intact chloroplasts and in leaves. Single and double mutants also showed a higher ferritin content in chloroplasts, in comparison to wild-type, when grown both under standard conditions and in the absence of iron. Since is known that AtOSA1 is involved in plant response to oxidative stress, the hydrogen peroxide effect on the other mutants was tested. In this condition, mutant plants showed a reduced root length, suggesting that root growth in mutants is more sensitive to hydrogen peroxide than in wild-type plants. The high sensitivity of mutant plants to oxidative stress was also supported by the upregulation of antioxidant networks. Mutant plants showed, indeed, an increase in SOD activity and in the expression of Cu/ZnSODs and APX1. Moreover, in mutant plants a higher accumulation of O2˙¯ and a decreased content in the lipid-soluble antioxidants, α-tocopherol and phylloquinone, were observed. These results demonstrated that PCP1 and AtOSA1 are involved in plant response to oxidative stress and they also have an influence in iron distribution inside chloroplasts. These chloroplast proteins probably have no direct action in response pathways, but they may be involved as protein kinases in signal transduction pathways related to stresses. In the second part of this thesis, a proteomic analysis in a Pseudomonas putida strains was performed in order to identify cadmium-responsive genes potentially involved in metal homeostasis and/or tolerance. Microorganisms have to face a wide range of unfavourable conditions in dynamic environments, for this reason they need continuous and rapid adaptation. To survive in heavy metal polluted soils, bacteria have developed several metal homeostasis mechanisms allowing the development of tolerance or resistance. P. putida is a saprophytic bacterium with remarkable environmental adaptability and capacity to tolerate high concentrations of heavy metals. The P. putida strain used in this work was isolated from the autochthonous rhizosphere of Arabidopsis halleri grown in soil contaminated with Cd, Zn and Pb and was named P. putida-Cd001. Firstly, to characterize the high cadmium tolerance of the P. putida-Cd001 strain, the effect of cadmium on bacterial cell growth was analyzed. Growth curves of the bacterium at different cadmium concentrations were measured; moreover, MIC, MLC and LD50 were determined. These analyses demonstrated that the P. putida-Cd001 strain is able to resist and survive in high cadmium-polluted environment, showing still viability in samples treated with 2 mM CdSO4. Membrane-associated and cytosolic proteomes were analyzed to identify proteins whose expression was modulated in response to 250 µM CdSO4. Forty-four protein spots in the membrane and 21 in the cytosolic fractions were identified as differentially expressed in cadmium-treated samples compared to untreated controls. Among membrane proteins, outer membrane porins from the OprD and OprI families decreased in bacteria exposed to cadmium, whereas those from the OprF, OprL, OprH and OprB families were more abundant, reflecting the need to maintain membrane integrity and to acquire energy sources. Components of the efflux system, such as the CzcB subunit of the CBA system, were also induced by cadmium. Analysis of the cytosolic proteome revealed that proteins involved in protein synthesis, degradation and folding were induced along with enzymes that combat oxidative stress; demonstrating that the entire bacterial proteome is modulated by heavy metal exposure. This analysis improves the understanding of the adaptative mechanisms employed by P. putida-Cd001 to survive in cadmium-polluted environments. The final goal of this work was the identification of proteins modulated in the P. putida-Cd001 strain in response to cadmium treatment, with the prospect of using the genes coding these proteins for genetic manipulation of useful plants for a more efficient phytoremediation of cadmium-contaminated sites, or to reduce or avoid cadmium accumulation in crops, in order to prevent toxic effects of this element on health.
2012
Abc1-like proteins; oxidative stress; iron; Pseudomonas putida; cadmium
La prima parte di questo lavoro di dottorato riguarda la caratterizzazione in Arabidopsis thaliana di due proteine Abc1 del cloroplasto, PCP1 e AtOSA1. La famiglia Abc1 (Activity of bc1 complex) è una famiglia proteica i cui membri sono presenti in tutti gli organismi viventi. Le proteine appartenenti a questa famiglia contengono un dominio conservato, chiamato dominio ABC1, caratteristico della famiglia stessa, e domini chinasici. Nel genoma di A. thaliana sono stati identificati diciassette geni appartenenti a questa famiglia proteica, ma le informazioni sulle loro possibili funzioni sono tuttora scarse. PCP1 è una putativa proteina del cloroplasto codificata da un gene omologo ad un gene di Brassica juncea modulato in seguito a trattamento con cadmio. La seconda proteina studiata, AtOSA1, è localizzata nel cloroplasto ed in un precedente studio è stato dimostrato che tale proteina è associata allo stress ossidativo. La proteina PCP1, così come AtOSA1, quando espressa nel mutante abc1 di lievito, non è in grado di complementarne il difetto respiratorio, ossia l’incapacità di crescere su un terreno non fermentabile. L’analisi dell’espressione genica in piante wild-type ha dimostrato che i trascritti dei geni PCP1 e AtOSA1 sono presenti principalmente nelle foglie e mediante un’analisi immunoblot è stato confermato che entrambe le proteine sono localizzate nel cloroplasto. Per la caratterizzazione della funzione delle due proteine, sono stati identificati due mutanti inserzionali di A. thaliana, knock-out per il gene PCP1 o per AtOSA1, e per analizzare la possibile ridondanza funzionale tra le due proteine, è stato creato un doppio mutante. In condizioni normali di crescita, i mutanti non presentano differenze morfologiche o di sviluppo rispetto alle piante wild-type, mentre il mutante atosa1 ed il doppio mutante mostrano un fenotipo verde pallido. L’analisi della composizione in pigmenti ha, infatti, dimostrato una riduzione nel contenuto in clorofille ed un aumento del rapporto clorofilla a/b in questi due genotipi mutanti. Inoltre, quando le piante vengono fatte crescere in vitro in presenza di saccarosio nel mezzo di crescita, non si osservano differenze nella lunghezza delle radici, mentre in assenza di saccarosio, le radici delle piante mutanti sono più lunghe rispetto a quelle delle piante wild-type. La mancanza della proteina PCP1 e/o della proteina AtOSA1 nei mutanti non influenza l’ultrastruttura interna dei cloroplasti. Inoltre, l’analisi dei parametri fotosintetici non ha mostrato alcuna differenza nell’efficienza massima e nell’efficienza effettiva del PSII delle piante mutanti rispetto alle piante wild-type. In tutti i genotipi, un aumento dell’intensità luminosa è in grado di indurre quenching non-fotochimico, ma tale induzione si è mostrata in particolar modo marcata nel mutante atosa1 e nel doppio mutante. Non sono state identificate differenze significative nella composizione della catena di trasporto elettronica per quanto riguarda i componenti del PSII e del PSI, ma il contenuto in proteine del complesso cytb6f è apparso particolarmente ridotto nei mutanti. Inoltre, è stato osservato che, in carenza di ferro, le piante mutanti presentano una riduzione nella crescita del germoglio ed un fenotipo maggiormente clorotico rispetto alle piante wild-type. Le piante mutanti presentano inoltre una riduzione nel contenuto in ferro nei tilacoidi, mentre non sono state osservate differenze nei cloroplasti interi e nelle foglie. Inoltre, sia i singoli mutanti sia il doppio mutante hanno un elevato contenuto in ferritine nei cloroplasti rispetto alla pianta wild-type. Infine, poiché è noto che la proteina AtOSA1 è coinvolta nella risposta della pianta allo stress ossidativo, l’effetto del perossido di idrogeno è stato testato anche sul mutante pcp1 e sul doppio mutante. In presenza di perossido di idrogeno, le piante mutanti presentano una maggiore riduzione della lunghezza delle radici rispetto alle piante wild-type e l’alta sensibilità delle piante mutanti allo stress ossidativo è stata anche dimostrata da una maggiore attivazione di enzimi antiossidanti. Questi genotipi mutanti presentano, infatti, un’aumentata attività delle SOD ed un aumento nell’espressione di geni codificanti per Cu/ZnSOD e APX1. Inoltre, nei mutanti sono stati osservati un aumento dell’accumulo di O2˙¯ ed una diminuzione di molecole antiossidanti, quali l’α-tocoferolo ed il fillochinone. In conclusione, questi risultati dimostrano che le proteine PCP1 e AtOSA1 sono coinvolte nella risposta della pianta allo stress ossidativo e che potrebbero avere anche un’influenza sulla distribuzione del ferro all’interno del cloroplasto. Queste proteine plastidiali probabilmente non agiscono direttamente nei meccanismi di risposta della pianta allo stress ossidativo, ma potrebbero invece essere coinvolte, con la loro attività chinasica, in pathways di trasduzione del segnale correlati allo stress. La seconda parte di questo lavoro riguarda l’analisi proteomica comparativa di un ceppo di Pseudomonas putida in presenza ed in assenza di cadmio, al fine di identificare geni di risposta al cadmio potenzialmente coinvolti nell’omeostasi e/o nella tolleranza al metallo. P. putida è un batterio saprofita con alta capacità di adattamento all’ambiente ed alta capacità di tollerare metalli pesanti. Il ceppo di P. putida usato in questo lavoro è stato isolato dalla rizosfera autoctona di un ecotipo di A. halleri cresciuto su un suolo contaminato con cadmio, zinco e piombo ed è stato denominato P. putida-Cd001. Innanzitutto, è stato analizzato l’effetto del cadmio sulla crescita del batterio; sono state misurate le curve di crescita in presenza di diverse concentrazioni di cadmio e sono stati determinati i valori di MIC, MLC and LD50. Queste analisi hanno dimostrato che il ceppo P. putida-Cd001 utilizzato in questo lavoro è in grado di resistere ad alte concentrazioni di cadmio e mostra vitalità in campioni trattati con concentrazioni di CdSO4 fino a 2 mM. Il proteoma delle membrane e del citosol è stato poi analizzato allo scopo di identificare le proteine la cui espressione è modulata in maniera significativa in risposta alla presenza di cadmio. Dall’analisi proteomica sono state identificate quarantaquattro proteine nella frazione di membrana e ventuno proteine nella frazione citosolica differenzialmente espresse in campioni trattati con cadmio rispetto ai campioni controllo. Tra le proteine di membrana, le porine della membrana esterna appartenenti alle famiglie OprD e OprI sono risultate essere indotte in presenza di cadmio, mentre le porine delle famiglie OprF, OprL, OprH e OprB vengono represse; questi dati riflettono la necessità del ceppo P. putida-Cd001 di mantenere integre le membrane cellulari e l’aumentato bisogno di acquisire fonti di energia. Inoltre, componenti dei sistemi di efflusso, come la subunità CzcB del sistema CBA, sono risultate essere indotte in presenza di cadmio. L’analisi del proteoma del citosol ha invece messo in luce un aumento di enzimi atti a contrastare lo stress ossidativo e di proteine coinvolte nella sintesi proteica, nella degradazione e nel folding. Questi dati dimostrano quindi che l’intero proteoma di P. putida-Cd001 è modulato in seguito all’esposizione a questo metallo pesante. L’analisi proteomica condotta ha quindi permesso di aumentare le conoscenze riguardanti i meccanismi usati da P. putida-Cd001 per sopravvivere in un ambiente contaminato da cadmio. In futuro, i geni codificanti per le proteine modulate da P. putida-Cd001 in risposta al cadmio potranno essere utilizzati per la trasformazione genetica di piante da utilizzare per una più efficiente fitobonifica di terreni contaminati, o per ridurre o annullare l’accumulo di cadmio in piante di interesse per l’uomo (tabacco e piante coltivate a scopo alimentare) in modo tale da prevenire gli effetti tossici di questo metallo sulla salute umana.
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