Personaggio di rilievo nel mondo culturale degli anni Venti, di fitte relazioni internazionali, Luigi Valli è oggi ricordato solo per i suoi studi danteschi fondati su una «scuola» ermeneutica allegorista che, a partire da Boccaccio, ha il suo culmine a metà Ottocento con Gabriele Rossetti, vero fondatore dell’interpretazione esoterica di Dante. Giovanni Pascoli, di cui Valli è discepolo, è l’anello che, a suo dire, lo collega a questa catena ermeneutica: sistematizzando la produzione dantesca pascoliana, ignorata dalla critica, egli scopre le simmetrie della Croce e dell’Aquila, una teologia politica occulta nella Commedia, scoperta che avrà risvolti concreti sull’immaginario politico dell’Italia fascista e nella Germania della «rivoluzione conservatrice». Quando nel 1928, Valli amplia questa sua ermeneutica con la pubblicazione del Linguaggio segreto di Dante e dei Fedeli d’Amore, da una teologia politica occulta si passerà a un vero e proprio esoterismo di Dante, nel senso che il termine esoterismo ha acquistato come disciplina accademica. Apprezzate dal giornalismo di terza pagina e combattute dal dantismo accademico, le tesi del Linguaggio segreto saranno riprese, dopo la prematura scomparsa del loro autore, dai nuovi esponenti della «scuola», principalmente Alfonso Ricolfi e Gaetano Scarlata. Ma, ancor più, l’interpretazione valliana è all’origine di uno fecondo spazio ermeneutico, aperto agli apporti di altre scuole di pensiero. Primi tra tutti, gli esponenti di quell’«ecumene esoterico» che si andava costituendo negli anni Venti per influenzare in senso neopagano il regime fascista (Arturo Reghini e Julius Evola su tutti); ma anche altri autori con diverso approccio, «tradizionalista» come René Guénon o «religionista» come Mircea Eliade o Henry Corbin. Quest’ultimo, evidenziando le intersezioni tra «Fedeli d’Amore» d’Oriente e d’Occidente fornirà a sua volta elementi a studiosi come Giorgio Agamben per individuare la vena esoterica interna al Dolce stil nuovo come punto d’accesso ormai ineludibile per gli studi sulla poesia italiana delle origini.

Once a well-known writer, a man of manifold cultural interests and international relations, today Luigi Valli is not mentioned among the Italian prominent figures of early twentieth-century if not for his Dante studies, based on an interpretation that he connected to a hermeneutic "school". A “school” whose allegorist approach culminated in the mid nineteenth century with Gabriele Rossetti, the real founder of the esoteric interpretation of Dante. Valli considered Giovanni Pascoli’s Dantescan work as his link to this hermeneutic chain, and systematizing this work – nearly ignored by critics –, he found the “symmetries of the Cross and the Eagle”, the structure of a secret imperialistic political theology in the Comedy. A discovery with practical implications on the political imaginary of Fascist Italy and German "conservative revolution". When in 1928, Valli extends his hermeneutics with the publication of Il linguaggio segreto di Dante e dei Fedeli d’Amore, the secret political theology changes into a real esotericism of Dante, in the sense that the term esotericism has acquired as an academic discipline. Appreciated in newspapers cultural section, and fought by academic Dantism, after the untimely death of their author, the theories of the Linguaggio segreto will be pursue by new followers of the "school", mainly Alfonso Ricolfi and Gaetano Scarlata, but also by external circles. In fact, Valli’s Dantescan work offered a fruitful hermeneutic space, opened to the contributions from other schools of thought. First of all, supporters of an "esoteric ecumenism", such as Julius Evola and Arturo Reghini, who, in the Twenties, tried to insert neo-pagan influences into Fascist regime, but also authors with a totally different approach, such as the perennialism of René Guénon or the "religionism" of Mircea Eliade and Henry Corbin. The latter, highlighting the intersections between Eastern and Western "Fedeli d’Amore", will provide scholars such as Giorgio Agamben to locate the esotericist vein inside Dolce stil nuovo as an access point now unavoidable to investigate the origins of Italian poetry.

Luigi Valli (1878-1931). Contributo alla storia delle interpretazioni esoteriche dell’opera di Dante

SALZANI, Stefano
2012-01-01

Abstract

Once a well-known writer, a man of manifold cultural interests and international relations, today Luigi Valli is not mentioned among the Italian prominent figures of early twentieth-century if not for his Dante studies, based on an interpretation that he connected to a hermeneutic "school". A “school” whose allegorist approach culminated in the mid nineteenth century with Gabriele Rossetti, the real founder of the esoteric interpretation of Dante. Valli considered Giovanni Pascoli’s Dantescan work as his link to this hermeneutic chain, and systematizing this work – nearly ignored by critics –, he found the “symmetries of the Cross and the Eagle”, the structure of a secret imperialistic political theology in the Comedy. A discovery with practical implications on the political imaginary of Fascist Italy and German "conservative revolution". When in 1928, Valli extends his hermeneutics with the publication of Il linguaggio segreto di Dante e dei Fedeli d’Amore, the secret political theology changes into a real esotericism of Dante, in the sense that the term esotericism has acquired as an academic discipline. Appreciated in newspapers cultural section, and fought by academic Dantism, after the untimely death of their author, the theories of the Linguaggio segreto will be pursue by new followers of the "school", mainly Alfonso Ricolfi and Gaetano Scarlata, but also by external circles. In fact, Valli’s Dantescan work offered a fruitful hermeneutic space, opened to the contributions from other schools of thought. First of all, supporters of an "esoteric ecumenism", such as Julius Evola and Arturo Reghini, who, in the Twenties, tried to insert neo-pagan influences into Fascist regime, but also authors with a totally different approach, such as the perennialism of René Guénon or the "religionism" of Mircea Eliade and Henry Corbin. The latter, highlighting the intersections between Eastern and Western "Fedeli d’Amore", will provide scholars such as Giorgio Agamben to locate the esotericist vein inside Dolce stil nuovo as an access point now unavoidable to investigate the origins of Italian poetry.
2012
esoterismo; Dante Alighieri; Luigi Valli
Personaggio di rilievo nel mondo culturale degli anni Venti, di fitte relazioni internazionali, Luigi Valli è oggi ricordato solo per i suoi studi danteschi fondati su una «scuola» ermeneutica allegorista che, a partire da Boccaccio, ha il suo culmine a metà Ottocento con Gabriele Rossetti, vero fondatore dell’interpretazione esoterica di Dante. Giovanni Pascoli, di cui Valli è discepolo, è l’anello che, a suo dire, lo collega a questa catena ermeneutica: sistematizzando la produzione dantesca pascoliana, ignorata dalla critica, egli scopre le simmetrie della Croce e dell’Aquila, una teologia politica occulta nella Commedia, scoperta che avrà risvolti concreti sull’immaginario politico dell’Italia fascista e nella Germania della «rivoluzione conservatrice». Quando nel 1928, Valli amplia questa sua ermeneutica con la pubblicazione del Linguaggio segreto di Dante e dei Fedeli d’Amore, da una teologia politica occulta si passerà a un vero e proprio esoterismo di Dante, nel senso che il termine esoterismo ha acquistato come disciplina accademica. Apprezzate dal giornalismo di terza pagina e combattute dal dantismo accademico, le tesi del Linguaggio segreto saranno riprese, dopo la prematura scomparsa del loro autore, dai nuovi esponenti della «scuola», principalmente Alfonso Ricolfi e Gaetano Scarlata. Ma, ancor più, l’interpretazione valliana è all’origine di uno fecondo spazio ermeneutico, aperto agli apporti di altre scuole di pensiero. Primi tra tutti, gli esponenti di quell’«ecumene esoterico» che si andava costituendo negli anni Venti per influenzare in senso neopagano il regime fascista (Arturo Reghini e Julius Evola su tutti); ma anche altri autori con diverso approccio, «tradizionalista» come René Guénon o «religionista» come Mircea Eliade o Henry Corbin. Quest’ultimo, evidenziando le intersezioni tra «Fedeli d’Amore» d’Oriente e d’Occidente fornirà a sua volta elementi a studiosi come Giorgio Agamben per individuare la vena esoterica interna al Dolce stil nuovo come punto d’accesso ormai ineludibile per gli studi sulla poesia italiana delle origini.
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