Curato e parroco di campagna, poi canonico della cattedrale di Verona, don Luigi Bosio non fu uno scrittore di libri e nemmeno un predicatore travolgente dall’oratoria affascinante come è nella più quotata tradizione dei retori ecclesiastici o laici. Non era un trascinatore di folle dal pulpito. Pronunciate con un filo di voce, le sue omelie erano prevalentemente un colloquio tra lui e il mistero liturgico celebrato. Eppure le sue parole, talvolta appena percettibili, scendevano nel cuore delle anime in virtù dell’azione dello Spirito Santo che in esse opera. Volle, però, arrivare nel cuore dei suoi parrocchiani anche attraverso la carta stampata. Se non fu autore di alcun libro, fin da subito, come parroco a Belfiore d’Adige, decise di far giungere la sua voce a tutti i fedeli attraverso un bollettino mensile. Si servì inizialmente di quello diocesano - «Pace a questa famiglia» - che metteva un paio di facciate a disposizione delle singole parrocchie della diocesi. Poi dette vita a un bollettino proprio, di cui variò la denominazione nel tempo, chiamandolo successivamente «Parrocchia della Natività», «Cittadella Cristiana», «Jerusalem Nova». La fase diocesana del processo di beatificazione, aperta l’1 dicembre 2008 e chiusa il 29 gennaio 2012, ha offerto l’occasione per un recupero di quanto affidato da don Luigi Bosio ai suoi bollettini. Ne è uscita un’opera editoriale di mille pagine, voluta dal vescovo mons. Giuseppe Zenti e coordinata da mons. Tiziano Bonomi, nella quale l’autore cui la diocesi si è affidata, il prof. Francesco Vecchiato, ordinario di Storia Contemporanea nella Facoltà di Lingue dell’Università di Verona, ha trascritto tutti i testi vergati da don Bosio e da lui distribuiti in un trentennio di bollettini. La riedizione dei testi bosiani si completa con un profilo biografico, nel quale si richiamano i momenti salienti della vita di don Bosio dalla nascita nel 1909 alla morte del 1994, e con una terza parte nella quale si propone una rilettura tematica dei contenuti dei bollettini. I temi salienti sono nei titoli della terza parte del volume: 1. I bollettini della parrocchia di Belfiore; 2. Uno sguardo d’insieme; 3. L’ansia di santità; 4. L’Eucarestia; 5. L’amore per il papa; 6. L’amore per i vescovi; 7. Comunità liturgica; 8. La famiglia parrocchiale e la sacralità della domenica; 9. Il mistico; 10. Misticismo monastico; 11. “Cara Madonna”; 12. Poeta; 13. “La chiesa in canto”; 14. Bambini, giovani, donne, matrimonio; 15. La natura; 16. L’edilizia sacra; 17. Un modello di pastoralità: il cardinale Giuseppe Siri; 18. La contestazione; 19. Chiesa del silenzio e comunismo. Nella seconda parte del volume, intitolata «Una Parola lunga trent’anni», dopo la trascrizione dei testi bosiani abbiamo dodici appendici, che rappresentano specifici approfondimenti del contesto in cui ha operato don Luigi Bosio, ma che vogliono illustrare anche situazioni o personalità a lui legate. Incontriamo così pagine dedicate al suo capolavoro, la nuova chiesa parrocchiale di Belfiore, e agli artisti che vi hanno operato. Tra questi i due forse più famosi sono Nereo Costantini, autore della Giulietta che milioni di turisti ammirano ogni anno nella Casa di Giulietta di via Cappello, e Raffaele Bonente, la cui opera più popolare è la colossale Via Crucis, che da Spiazzi scende al santuario della Madonna della Corona. Nell’appendice si è data voce a persone molto vicine a don Bosio, come Vittorio Casato, ma anche a chi ha fatto sanguinare il suo cuore sacerdotale come l’irriducibile gruppo di parrocchiani, che caduto il regime nel 1945, con un voltafaccia tipicamente italiano è passato dall’entusiasmo per il fascismo a quello per il comunismo. La “piccola Russia”, come era chiamata Belfiore, è rimasta compatta sulle sue posizioni, nonostante l’impegno di don Luigi Bosio sui bollettini e nelle prediche dal pulpito per far aprire gli occhi sulla brutale realtà del comunismo italiano e sulla tragedia della “chiesa del silenzio”, che egli documenta quasi mensilmente, e cui dedica ininterrotte preghiere per la conversione di chi tanto male semina nel mondo. Nella prima parte del volume, intitolata «Un profilo biografico», troviamo anche la testimonianza di persone che hanno conosciuto personalmente don Bosio. Tra loro vi è chi lo ha conosciuto da bambina o da bambino, quando negli anni Trenta egli era curato a Legnago, come è stato per Lucia Bruschetta o don Luigi Piovan. Non manca la testimonianza di alcune delle tante anime che lo ebbero come guida spirituale. Tra costoro spiccano le monache di clausura. Alcune di loro frequentarono don Luigi Bosio e coltivarono la loro vocazione religioso-monastica durante gli anni universitari, come studentesse della facoltà di Lingue di Verona, nella quale poi si laurearono.
Don Luigi Bosio a Belfiore d'Adige
VECCHIATO, Francesco
2011-01-01
Abstract
Curato e parroco di campagna, poi canonico della cattedrale di Verona, don Luigi Bosio non fu uno scrittore di libri e nemmeno un predicatore travolgente dall’oratoria affascinante come è nella più quotata tradizione dei retori ecclesiastici o laici. Non era un trascinatore di folle dal pulpito. Pronunciate con un filo di voce, le sue omelie erano prevalentemente un colloquio tra lui e il mistero liturgico celebrato. Eppure le sue parole, talvolta appena percettibili, scendevano nel cuore delle anime in virtù dell’azione dello Spirito Santo che in esse opera. Volle, però, arrivare nel cuore dei suoi parrocchiani anche attraverso la carta stampata. Se non fu autore di alcun libro, fin da subito, come parroco a Belfiore d’Adige, decise di far giungere la sua voce a tutti i fedeli attraverso un bollettino mensile. Si servì inizialmente di quello diocesano - «Pace a questa famiglia» - che metteva un paio di facciate a disposizione delle singole parrocchie della diocesi. Poi dette vita a un bollettino proprio, di cui variò la denominazione nel tempo, chiamandolo successivamente «Parrocchia della Natività», «Cittadella Cristiana», «Jerusalem Nova». La fase diocesana del processo di beatificazione, aperta l’1 dicembre 2008 e chiusa il 29 gennaio 2012, ha offerto l’occasione per un recupero di quanto affidato da don Luigi Bosio ai suoi bollettini. Ne è uscita un’opera editoriale di mille pagine, voluta dal vescovo mons. Giuseppe Zenti e coordinata da mons. Tiziano Bonomi, nella quale l’autore cui la diocesi si è affidata, il prof. Francesco Vecchiato, ordinario di Storia Contemporanea nella Facoltà di Lingue dell’Università di Verona, ha trascritto tutti i testi vergati da don Bosio e da lui distribuiti in un trentennio di bollettini. La riedizione dei testi bosiani si completa con un profilo biografico, nel quale si richiamano i momenti salienti della vita di don Bosio dalla nascita nel 1909 alla morte del 1994, e con una terza parte nella quale si propone una rilettura tematica dei contenuti dei bollettini. I temi salienti sono nei titoli della terza parte del volume: 1. I bollettini della parrocchia di Belfiore; 2. Uno sguardo d’insieme; 3. L’ansia di santità; 4. L’Eucarestia; 5. L’amore per il papa; 6. L’amore per i vescovi; 7. Comunità liturgica; 8. La famiglia parrocchiale e la sacralità della domenica; 9. Il mistico; 10. Misticismo monastico; 11. “Cara Madonna”; 12. Poeta; 13. “La chiesa in canto”; 14. Bambini, giovani, donne, matrimonio; 15. La natura; 16. L’edilizia sacra; 17. Un modello di pastoralità: il cardinale Giuseppe Siri; 18. La contestazione; 19. Chiesa del silenzio e comunismo. Nella seconda parte del volume, intitolata «Una Parola lunga trent’anni», dopo la trascrizione dei testi bosiani abbiamo dodici appendici, che rappresentano specifici approfondimenti del contesto in cui ha operato don Luigi Bosio, ma che vogliono illustrare anche situazioni o personalità a lui legate. Incontriamo così pagine dedicate al suo capolavoro, la nuova chiesa parrocchiale di Belfiore, e agli artisti che vi hanno operato. Tra questi i due forse più famosi sono Nereo Costantini, autore della Giulietta che milioni di turisti ammirano ogni anno nella Casa di Giulietta di via Cappello, e Raffaele Bonente, la cui opera più popolare è la colossale Via Crucis, che da Spiazzi scende al santuario della Madonna della Corona. Nell’appendice si è data voce a persone molto vicine a don Bosio, come Vittorio Casato, ma anche a chi ha fatto sanguinare il suo cuore sacerdotale come l’irriducibile gruppo di parrocchiani, che caduto il regime nel 1945, con un voltafaccia tipicamente italiano è passato dall’entusiasmo per il fascismo a quello per il comunismo. La “piccola Russia”, come era chiamata Belfiore, è rimasta compatta sulle sue posizioni, nonostante l’impegno di don Luigi Bosio sui bollettini e nelle prediche dal pulpito per far aprire gli occhi sulla brutale realtà del comunismo italiano e sulla tragedia della “chiesa del silenzio”, che egli documenta quasi mensilmente, e cui dedica ininterrotte preghiere per la conversione di chi tanto male semina nel mondo. Nella prima parte del volume, intitolata «Un profilo biografico», troviamo anche la testimonianza di persone che hanno conosciuto personalmente don Bosio. Tra loro vi è chi lo ha conosciuto da bambina o da bambino, quando negli anni Trenta egli era curato a Legnago, come è stato per Lucia Bruschetta o don Luigi Piovan. Non manca la testimonianza di alcune delle tante anime che lo ebbero come guida spirituale. Tra costoro spiccano le monache di clausura. Alcune di loro frequentarono don Luigi Bosio e coltivarono la loro vocazione religioso-monastica durante gli anni universitari, come studentesse della facoltà di Lingue di Verona, nella quale poi si laurearono.File | Dimensione | Formato | |
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