«Et Flourimont| D’Albanie, il n’ot en tout le mont| Nul plus vaillant, mais dont li vint tel mont| De vaillances fors d’Amours qui semont| Ses serviteurs| A estre bons, tant anoblist les cuers» questi versi del Débat des deux amants di Christine de Pizan, oltre ad essere un esempio di come il personaggio di Florimont sia divenuto parte integrante del repertorio cortese dedicato agli amanti prodi e perfetti, è anche una delle testimonianze che ribadiscono la fortuna della quale godette il Roman de Florimont dal secolo xii, momento della sua composizione, fino al Quattrocento e per tutto il Cinquecento, come testimoniano le mises en prose e le edizioni a stampa che si susseguirono fino alla metà inoltrata del secolo xvi. La tesi esplora uno degli aspetti della fortuna di questo romanzo fornendo l’edizione della seconda delle quattro differenti redazioni in prosa che ci sono pervenute, tràdita da due testimoni del secolo xv (BnF fr. 1490 e BnF Ars. 3476), e che, insieme alle edizioni a stampa del 1500, risulta essere un dérimage piuttosto fedele del testo originario in octosyllabes e si differenzia assai nettamente dalle altre due redazioni che ci sono pervenute, una versione libera contenente numerose aggiunte non riscontrabili altrove (BnF fr. 12566) ed una versione che si distacca notevolmente dal romanzo originario (BnF fr. 1488). Inserendosi nel rinnovato interesse degli studi degli ultimi decenni per le versioni in prosa considerate non più come meccaniche banalizzazioni del romanzo originario in versi, l’edizione è accompagnata da un’indagine introduttiva nella quale si cerca di delineare un raffronto in parallelo con il testo in octosyllabes individuando ed isolando meccanismi utilizzati dal rimaneggiatore nel processo di dérimage. In maniera più generale si è tentato di fornire una analisi della fortuna del Florimont, che narra le vicende che fungono da prologo al Roman d’Alexandre, testo che consolida e fornisce uno degli episodi mancanti a quella che è stata definita una vera e propria «agiografia laica» dell’eroe macedone. Essendo ormai superate le affermazioni di Anthime Fourrier, come hanno giustamente osservato Douglas Kelly e Laurence Harf-Lancner, per cui si sarebbe dovuto considerare il Roman de Florimont come un prodotto di scarsa qualità letteraria, fortemente debitore al Parthenopeus de Blois, la tesi propone, seguendo il filo delle fascinazioni ora bizantine e ora bretoni che attraversano il romanzo, una puntuale analisi dei temi principali che si trovano nell’opera di Aimon de Varennes, cercando di individuarne, se possibile, da un lato le fonti e, dall’altra, gli echi che si sono propagati nella tradizione successiva. Sempre nella sezione introduttiva, si è dato conto delle caratteristiche dei codici che tramandano la seconda redazione del Florimont e di come questa versione sia da considerare all’interno della tradizione manoscritta dell’opera; tentando di individuare i tratti linguistici principali che caratterizzano la scripta dei copisti. Seguono i criteri di edizione, l’edizione del testo della seconda redazione del Florimont, corredato dall’apparato critico e la bibliografia.

«Et Flourimont | D’Albanie, il n’ot en tout le mont | Nul plus vaillant, mais dont li vint tel mont| De vaillances fors d’Amours qui semont | Ses serviteurs | A estre bons, tant anoblist les cuers», this quote from Christine de Pizan’s Débat des deux amants witnesses both the fact that Florimont’s character became a symbol of the perfect lover and the fortune of Aimon de Varenne’s Old French romance written in the 12th-century, converted in prose in the 15th-century and then published in print in the 16th century. The dissertation has in aim to study the fortune of Aimon’s romance by giving the edition of the second of the four known prose versions. The second version is transmitted in two manuscripts of the 15th-century (BnF fr. 1490 et BnF Ars. 3476) and, as the printed editions - from which it though differs -, is a faithful prose version of the original text in octosyllabes. The extant two known prose versions are quite different from the original text: one being a free adaptation with many additions (BnF ms fr 12566), and the other being a version that has very little in common with Aimon de Varenne’s romance (BnF ms fr. 1488). The introduction contains a literary study, a description of the manuscripts of the second prose version of the Florimont, an analysis of the language of the scribe of the basic manuscript and some considerations about the establishment of the text and the editing method. This section is followed by the critical edition of the second prose version of the Florimont with the critical apparatus at the bottom of each page. The dissertation is completed by bibliography.

Le Roman de Florimont d'Aimon de Varennes. Etude et édition critique de la seconde rédaction anonyme en prose

CONCINA, Chiara Maria
2011-01-01

Abstract

«Et Flourimont | D’Albanie, il n’ot en tout le mont | Nul plus vaillant, mais dont li vint tel mont| De vaillances fors d’Amours qui semont | Ses serviteurs | A estre bons, tant anoblist les cuers», this quote from Christine de Pizan’s Débat des deux amants witnesses both the fact that Florimont’s character became a symbol of the perfect lover and the fortune of Aimon de Varenne’s Old French romance written in the 12th-century, converted in prose in the 15th-century and then published in print in the 16th century. The dissertation has in aim to study the fortune of Aimon’s romance by giving the edition of the second of the four known prose versions. The second version is transmitted in two manuscripts of the 15th-century (BnF fr. 1490 et BnF Ars. 3476) and, as the printed editions - from which it though differs -, is a faithful prose version of the original text in octosyllabes. The extant two known prose versions are quite different from the original text: one being a free adaptation with many additions (BnF ms fr 12566), and the other being a version that has very little in common with Aimon de Varenne’s romance (BnF ms fr. 1488). The introduction contains a literary study, a description of the manuscripts of the second prose version of the Florimont, an analysis of the language of the scribe of the basic manuscript and some considerations about the establishment of the text and the editing method. This section is followed by the critical edition of the second prose version of the Florimont with the critical apparatus at the bottom of each page. The dissertation is completed by bibliography.
2011
Filologia Romanza
«Et Flourimont| D’Albanie, il n’ot en tout le mont| Nul plus vaillant, mais dont li vint tel mont| De vaillances fors d’Amours qui semont| Ses serviteurs| A estre bons, tant anoblist les cuers» questi versi del Débat des deux amants di Christine de Pizan, oltre ad essere un esempio di come il personaggio di Florimont sia divenuto parte integrante del repertorio cortese dedicato agli amanti prodi e perfetti, è anche una delle testimonianze che ribadiscono la fortuna della quale godette il Roman de Florimont dal secolo xii, momento della sua composizione, fino al Quattrocento e per tutto il Cinquecento, come testimoniano le mises en prose e le edizioni a stampa che si susseguirono fino alla metà inoltrata del secolo xvi. La tesi esplora uno degli aspetti della fortuna di questo romanzo fornendo l’edizione della seconda delle quattro differenti redazioni in prosa che ci sono pervenute, tràdita da due testimoni del secolo xv (BnF fr. 1490 e BnF Ars. 3476), e che, insieme alle edizioni a stampa del 1500, risulta essere un dérimage piuttosto fedele del testo originario in octosyllabes e si differenzia assai nettamente dalle altre due redazioni che ci sono pervenute, una versione libera contenente numerose aggiunte non riscontrabili altrove (BnF fr. 12566) ed una versione che si distacca notevolmente dal romanzo originario (BnF fr. 1488). Inserendosi nel rinnovato interesse degli studi degli ultimi decenni per le versioni in prosa considerate non più come meccaniche banalizzazioni del romanzo originario in versi, l’edizione è accompagnata da un’indagine introduttiva nella quale si cerca di delineare un raffronto in parallelo con il testo in octosyllabes individuando ed isolando meccanismi utilizzati dal rimaneggiatore nel processo di dérimage. In maniera più generale si è tentato di fornire una analisi della fortuna del Florimont, che narra le vicende che fungono da prologo al Roman d’Alexandre, testo che consolida e fornisce uno degli episodi mancanti a quella che è stata definita una vera e propria «agiografia laica» dell’eroe macedone. Essendo ormai superate le affermazioni di Anthime Fourrier, come hanno giustamente osservato Douglas Kelly e Laurence Harf-Lancner, per cui si sarebbe dovuto considerare il Roman de Florimont come un prodotto di scarsa qualità letteraria, fortemente debitore al Parthenopeus de Blois, la tesi propone, seguendo il filo delle fascinazioni ora bizantine e ora bretoni che attraversano il romanzo, una puntuale analisi dei temi principali che si trovano nell’opera di Aimon de Varennes, cercando di individuarne, se possibile, da un lato le fonti e, dall’altra, gli echi che si sono propagati nella tradizione successiva. Sempre nella sezione introduttiva, si è dato conto delle caratteristiche dei codici che tramandano la seconda redazione del Florimont e di come questa versione sia da considerare all’interno della tradizione manoscritta dell’opera; tentando di individuare i tratti linguistici principali che caratterizzano la scripta dei copisti. Seguono i criteri di edizione, l’edizione del testo della seconda redazione del Florimont, corredato dall’apparato critico e la bibliografia.
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