Verso la fine dell’Ottocento, la città di Verona rivela attraverso il giornalismo letterario e politico un dinamismo culturale inedito, che per certi aspetti la allontana dalla situazione di marginalità in cui si trovava nella prima metà del secolo, sia rispetto alle altre città venete sia ai maggiori centri nazionali. I periodici pubblicati in epoca postunitaria dipingono il quadro di una Verona attenta ad altre realtà giornalistiche, in particolare a quella milanese, e desiderosa di inserirsi in un dibattito culturale di più ampio respiro. Negli anni Settanta, grazie all’emigrazione nel capoluogo lombardo, alcuni scrittori e giornalisti veronesi (o veronesi d’adozione) si fanno tramite della poetica scapigliata, della quale favoriscono la conoscenza tra i colleghi rimasti a Verona. È il caso di Gaetano Patuzzi, Vittorio Betteloni, Dario Papa, Francesco Giarelli, Ruggero Giannelli, Pier Emilio Francesconi: sono scrittori attivi anche nella pubblicistica milanese, nella quale si distinguono per la collaborazione con i maggiori fogli letterari e politici. Alla luce della ricerca svolta è possibile affermare che la situazione dei periodici veronesi mostra sia elementi di analogia che di differenziazione rispetto alla realtà giornalistica milanese e a quella nazionale. Come la maggior parte dei giornali italiani, infatti, i periodici scaligeri (quasi esclusivamente i quotidiani) aprono le loro pagine ai feuilletons d’oltralpe. L’“Arena” e l’“Adige” concedono uno spazio ingente ai romanzi francesi firmati dagli autori più popolari in Francia: Pierre Zaccone, Paul Féval, Jules Mary, Xavier de Montépin, Ponson du Terrail. I romanzi d’appendice di autori italiani, invece, appartengono perlopiù al genere storico. Gli scrittori sono in genere conosciuti in ambito strettamente locale, salvo poche eccezioni. Le appendici veronesi non accolgono i romanzi scapigliati né testi di ascendenza scapigliata – né tantomeno verista. Solo la “Nuova Arena” limita lo spazio destinato al genere storico per proporre ai suoi abbonati il romanzo d’avventura. In linea con i maggiori fogli nazionali di fine Ottocento in cui appare evidente il grande successo della forma narrativa breve, i settimanali veronesi accordano una plebiscitaria predilezione alla produzione novellistica italiana. Anche in questo caso, gli autori sono soprattutto giornalisti e letterati conosciuti in ambito scaligero, ma compaiono alcuni nomi già affermati nei maggiori periodici nazionali. Se nella maggioranza dei periodici veronesi costituisce una massiccia presenza il filone patetico-sentimentale, non mancano i racconti di area scapigliata in cui diventano protagonisti giovani artisti, figure tisiche prossime alla morte, ombre e spettri, femmes fatales, donne brutte e malate, cadaveri verminanti nei cimiteri o a disposizione della scienza nelle sale di anatomia. In genere, però, questi racconti tendono a un finale rassicurante: le novelle veronesi accolgono gli elementi più superficiali della poetica scapigliata, escludendo a priori la riflessione storica, il dibattito antimilitarista, la dimensione di alienazione esistenziale e sociale vissuta dai protagonisti di alcuni romanzi bohémiens. Riveste un ruolo secondario anche la meditazione sulla scienza, mentre l’anticlericalismo generalmente viene celato sotto una veste umoristica. Allo stesso modo si registra l’assenza di una riflessione metaletteraria sia sul ruolo dei classici della tradizione sia delle contemporanee sperimentazioni dei colleghi d’oltralpe. A livello formale, questi testi appaiono ancorati al linguaggio ‘garbato’ che caratterizza gli intellettuali veronesi durante tutto l’Ottocento, e assai distante dai tentativi di sperimentalismo espressivo avanzati dalla Bohème milanese. Discreto è invece l’interesse nei confronti delle letterature straniere, testimoniato dalle molteplici traduzioni da Goethe, Heine, Byron, Tennyson, Shelley, Shakespeare, Hamerling e Tolstoj, compilate da Carlo Faccioli, Andrea Maffei, Vittorio Betteloni e Gaetano Patuzzi. Più attardato appare l’atteggiamento nei confronti del genere poetico: il linguaggio tendenzialmente classico si affianca a un repertorio tematico che rimane quello della tradizione. Tuttavia, i periodici veronesi impongono un netto ridimensionamento allo spazio concesso alla poesia, in particolare nei quotidiani politici. Le liriche pubblicate dalla maggior parte dei fogli veronesi si dividono tra il genere sentimentale e i riferimenti scapigliati di cui, come per la prosa, vengono accolti solo gli elementi più superficiali. La maggior parte dei poeti appartiene al micromondo giornalistico e letterario locale, ma i nomi più ricorrenti sono di personalità veronesi ben conosciute anche oltre i confini veneti: Vittorio Betteloni, Aleardo Aleardi e Gaetano Patuzzi. Ai poeti più illustri invece viene riservata un’attenzione relativamente esigua. Nelle pagine nei periodici veronesi è relativamente minoritaria anche la presenza di liriche firmate dagli scapigliati milanesi (Praga, Cagna, Stecchetti, Fontana), mentre le traduzioni dai poeti stranieri si conquistano un discreto spazio. Le numerosissime recensioni bibliografiche e i saggi di critica letteraria si avvalgono del medesimo repertorio di nomi annoverati dalla letteratura creativa. Se è relativamente esiguo l’interesse nei confronti di Carducci, Fogazzaro, D’Annunzio e Baudelaire, abbondano invece i componimenti poetici scritti “per nozze” o “in rimembranza” di personaggi più o meno conosciuti. Allo stesso modo, sono i romanzi di narratori “minori” – Salvatore Farina, Marchesa Colombi, Ettore Barili, Arturo Olivieri Sangiacomo, Gaetano Patuzzi – a suscitare il dibattito culturale più ampio, mentre limitate appaiono le discussioni in merito ai lavori di Verga, Capuana o Fogazzaro. In conclusione, l’orientamento dei periodici scaligeri potrebbe essere definito “cautamente eclettico” dal momento che, a qualsiasi genere letterario appartengano, i testi schedati mostrano ascendenze per la maggior parte scapigliate, ma anche (sebbene in misura decisamente minore) realistiche e decadenti. Benché non manchino i giornali e gli intellettuali che sanno guardare oltre e osare di più, in direzione di una letteratura rinnovata e in linea con le istanze sociali dell’Italia unita, nel complesso gli scrittori esaminati non osano scuotere le solide fondamenta della cultura scaligera, né paiono capaci di comprendere la necessità di un rinnovamento letterario a livello contenutistico e formale in una società che si accinge, seppure in ritardo, e con lentezza e fatica, ad entrare nell’era del capitalismo e dell’industrializzazione.

Towards the end of the XIX century, Verona shows an unexpected cultural dynamism in literary and political press: in this period, the Italian town is no longer culturally isolated as it was during the first half of the century. The periodicals that are published after 1866 reveal that Verona looks especially at the Milanese journalism, and that it aims to take part in the national cultural debate. During the Seventies, some Veronese journalists (Gaetano Patuzzi, Vittorio Betteloni, Dario Papa, Francesco Giarelli, Ruggero Giannelli, Pier Emilio Francesconi) who have emigrated to Milan make Scapigliatura’s literature known to intellectuals who stay in Verona. These journalists also work in Milanese press. Through this thesis, I demonstrate that Veronese press shows both analogies and differences from Milanese and national press. As most of the Italian magazines, Veronese periodicals (political dailies above all) publish French feuilletons. “L’Arena” and “L’Adige” pay a wide attention to French novels edited by the most popular French writers: Pierre Zaccone, Paul Féval, Jules Mary, Xavier de Montépin, Ponson du Terrail. Serial stories by Italian writers are generally historical novels; their authors are particularly known in the Veronese area. The Veronese periodicals do not publish Scapigliatura’s neither Naturalistic novels. Only “La Nuova Arena” reduces the space of historical novel and makes adventure novels known to its subscribers. As the most important Italian periodicals in the end of the XIX century, Veronese magazines reveal a plebiscitary predilection for the Italian short novel. The authors are mostly known in Veronese area, even though some of their names have already become famous in some national periodicals. Most of Veronese short novels belong to pathetic-sentimental genre, but many of them show elements which are typical of Scapigliatura’s literature: young artists, phthisical characters, ghosts, femmes fatales, sick and ugly women, verminous corpses lying in cemeteries or above anatomical tables. These tales have usually a happy end: Veronese short stories show the most superficial elements of the Scapigliatura’s literature. They exclude the historical reflection and the debate about antimilitarism, while their characters are far away from the feeling of existential alienation which is typical of some Bohémiens novels. Even the reflection about the role of science, of religion and of traditional Italian literature is marginal. Veronese novels and short novels reveal a typically traditional and “polite” language, and they avoid any attempt at linguistic renewal. Veronese press pays attention to foreign literature, as it is shown by many translations from Goethe, Heine, Byron, Tennyson, Shelley, Shakespeare, Hamerling e Tolstoj, written by Carlo Faccioli, Andrea Maffei, Vittorio Betteloni e Gaetano Patuzzi. Even poetry shows traditional elements: a classical language and a classical thematic repertory. Veronese magazines, especially political dailies, reduce the space reserved to poetry. The poetries belong both to sentimental and to Scapigliatura genre. Most of the poets are well known in the local literary world, but some of them are famous even out of Verona: Gaetano Patuzzi, Vittorio Betteloni and Aleardo Aleardi. National poets and Scapigliatura’s poets instead have a marginal role in the Veronese press. Bibliographical reviews are very numerous. Few reviews talk about the most important names of Italian literature: Carducci, Fogazzaro, D’Annunzio, Baudelaire, because most of articles are about Veronese poets, novelists and journalists. In conclusion, the trend of Veronese periodicals can be defined as “cautiously ecletic” because, apart from the literary genre to which they belong, the texts I examined show particularly Scapigliatura’s literary elements, but also Realistic and Decadent elements. Some Veronese journals and intellectuals are able to experiment a literary renewal according to the social instances of the new Italy; but the most of writers does not dare to shake the solid foundations of Veronese culture, neither they realize the necessity of literary renewal both in form and content in a society which is getting ready, even if late, to capitalism and industrialism.

Letteratura e cultura nei periodici veronesi di fine Ottocento

BRINGHENTI, Marianna
2011-01-01

Abstract

Towards the end of the XIX century, Verona shows an unexpected cultural dynamism in literary and political press: in this period, the Italian town is no longer culturally isolated as it was during the first half of the century. The periodicals that are published after 1866 reveal that Verona looks especially at the Milanese journalism, and that it aims to take part in the national cultural debate. During the Seventies, some Veronese journalists (Gaetano Patuzzi, Vittorio Betteloni, Dario Papa, Francesco Giarelli, Ruggero Giannelli, Pier Emilio Francesconi) who have emigrated to Milan make Scapigliatura’s literature known to intellectuals who stay in Verona. These journalists also work in Milanese press. Through this thesis, I demonstrate that Veronese press shows both analogies and differences from Milanese and national press. As most of the Italian magazines, Veronese periodicals (political dailies above all) publish French feuilletons. “L’Arena” and “L’Adige” pay a wide attention to French novels edited by the most popular French writers: Pierre Zaccone, Paul Féval, Jules Mary, Xavier de Montépin, Ponson du Terrail. Serial stories by Italian writers are generally historical novels; their authors are particularly known in the Veronese area. The Veronese periodicals do not publish Scapigliatura’s neither Naturalistic novels. Only “La Nuova Arena” reduces the space of historical novel and makes adventure novels known to its subscribers. As the most important Italian periodicals in the end of the XIX century, Veronese magazines reveal a plebiscitary predilection for the Italian short novel. The authors are mostly known in Veronese area, even though some of their names have already become famous in some national periodicals. Most of Veronese short novels belong to pathetic-sentimental genre, but many of them show elements which are typical of Scapigliatura’s literature: young artists, phthisical characters, ghosts, femmes fatales, sick and ugly women, verminous corpses lying in cemeteries or above anatomical tables. These tales have usually a happy end: Veronese short stories show the most superficial elements of the Scapigliatura’s literature. They exclude the historical reflection and the debate about antimilitarism, while their characters are far away from the feeling of existential alienation which is typical of some Bohémiens novels. Even the reflection about the role of science, of religion and of traditional Italian literature is marginal. Veronese novels and short novels reveal a typically traditional and “polite” language, and they avoid any attempt at linguistic renewal. Veronese press pays attention to foreign literature, as it is shown by many translations from Goethe, Heine, Byron, Tennyson, Shelley, Shakespeare, Hamerling e Tolstoj, written by Carlo Faccioli, Andrea Maffei, Vittorio Betteloni e Gaetano Patuzzi. Even poetry shows traditional elements: a classical language and a classical thematic repertory. Veronese magazines, especially political dailies, reduce the space reserved to poetry. The poetries belong both to sentimental and to Scapigliatura genre. Most of the poets are well known in the local literary world, but some of them are famous even out of Verona: Gaetano Patuzzi, Vittorio Betteloni and Aleardo Aleardi. National poets and Scapigliatura’s poets instead have a marginal role in the Veronese press. Bibliographical reviews are very numerous. Few reviews talk about the most important names of Italian literature: Carducci, Fogazzaro, D’Annunzio, Baudelaire, because most of articles are about Veronese poets, novelists and journalists. In conclusion, the trend of Veronese periodicals can be defined as “cautiously ecletic” because, apart from the literary genre to which they belong, the texts I examined show particularly Scapigliatura’s literary elements, but also Realistic and Decadent elements. Some Veronese journals and intellectuals are able to experiment a literary renewal according to the social instances of the new Italy; but the most of writers does not dare to shake the solid foundations of Veronese culture, neither they realize the necessity of literary renewal both in form and content in a society which is getting ready, even if late, to capitalism and industrialism.
2011
giornalismo veronese; letteratura di fine Ottocento; periodici veronesi di fine Ottocento
Verso la fine dell’Ottocento, la città di Verona rivela attraverso il giornalismo letterario e politico un dinamismo culturale inedito, che per certi aspetti la allontana dalla situazione di marginalità in cui si trovava nella prima metà del secolo, sia rispetto alle altre città venete sia ai maggiori centri nazionali. I periodici pubblicati in epoca postunitaria dipingono il quadro di una Verona attenta ad altre realtà giornalistiche, in particolare a quella milanese, e desiderosa di inserirsi in un dibattito culturale di più ampio respiro. Negli anni Settanta, grazie all’emigrazione nel capoluogo lombardo, alcuni scrittori e giornalisti veronesi (o veronesi d’adozione) si fanno tramite della poetica scapigliata, della quale favoriscono la conoscenza tra i colleghi rimasti a Verona. È il caso di Gaetano Patuzzi, Vittorio Betteloni, Dario Papa, Francesco Giarelli, Ruggero Giannelli, Pier Emilio Francesconi: sono scrittori attivi anche nella pubblicistica milanese, nella quale si distinguono per la collaborazione con i maggiori fogli letterari e politici. Alla luce della ricerca svolta è possibile affermare che la situazione dei periodici veronesi mostra sia elementi di analogia che di differenziazione rispetto alla realtà giornalistica milanese e a quella nazionale. Come la maggior parte dei giornali italiani, infatti, i periodici scaligeri (quasi esclusivamente i quotidiani) aprono le loro pagine ai feuilletons d’oltralpe. L’“Arena” e l’“Adige” concedono uno spazio ingente ai romanzi francesi firmati dagli autori più popolari in Francia: Pierre Zaccone, Paul Féval, Jules Mary, Xavier de Montépin, Ponson du Terrail. I romanzi d’appendice di autori italiani, invece, appartengono perlopiù al genere storico. Gli scrittori sono in genere conosciuti in ambito strettamente locale, salvo poche eccezioni. Le appendici veronesi non accolgono i romanzi scapigliati né testi di ascendenza scapigliata – né tantomeno verista. Solo la “Nuova Arena” limita lo spazio destinato al genere storico per proporre ai suoi abbonati il romanzo d’avventura. In linea con i maggiori fogli nazionali di fine Ottocento in cui appare evidente il grande successo della forma narrativa breve, i settimanali veronesi accordano una plebiscitaria predilezione alla produzione novellistica italiana. Anche in questo caso, gli autori sono soprattutto giornalisti e letterati conosciuti in ambito scaligero, ma compaiono alcuni nomi già affermati nei maggiori periodici nazionali. Se nella maggioranza dei periodici veronesi costituisce una massiccia presenza il filone patetico-sentimentale, non mancano i racconti di area scapigliata in cui diventano protagonisti giovani artisti, figure tisiche prossime alla morte, ombre e spettri, femmes fatales, donne brutte e malate, cadaveri verminanti nei cimiteri o a disposizione della scienza nelle sale di anatomia. In genere, però, questi racconti tendono a un finale rassicurante: le novelle veronesi accolgono gli elementi più superficiali della poetica scapigliata, escludendo a priori la riflessione storica, il dibattito antimilitarista, la dimensione di alienazione esistenziale e sociale vissuta dai protagonisti di alcuni romanzi bohémiens. Riveste un ruolo secondario anche la meditazione sulla scienza, mentre l’anticlericalismo generalmente viene celato sotto una veste umoristica. Allo stesso modo si registra l’assenza di una riflessione metaletteraria sia sul ruolo dei classici della tradizione sia delle contemporanee sperimentazioni dei colleghi d’oltralpe. A livello formale, questi testi appaiono ancorati al linguaggio ‘garbato’ che caratterizza gli intellettuali veronesi durante tutto l’Ottocento, e assai distante dai tentativi di sperimentalismo espressivo avanzati dalla Bohème milanese. Discreto è invece l’interesse nei confronti delle letterature straniere, testimoniato dalle molteplici traduzioni da Goethe, Heine, Byron, Tennyson, Shelley, Shakespeare, Hamerling e Tolstoj, compilate da Carlo Faccioli, Andrea Maffei, Vittorio Betteloni e Gaetano Patuzzi. Più attardato appare l’atteggiamento nei confronti del genere poetico: il linguaggio tendenzialmente classico si affianca a un repertorio tematico che rimane quello della tradizione. Tuttavia, i periodici veronesi impongono un netto ridimensionamento allo spazio concesso alla poesia, in particolare nei quotidiani politici. Le liriche pubblicate dalla maggior parte dei fogli veronesi si dividono tra il genere sentimentale e i riferimenti scapigliati di cui, come per la prosa, vengono accolti solo gli elementi più superficiali. La maggior parte dei poeti appartiene al micromondo giornalistico e letterario locale, ma i nomi più ricorrenti sono di personalità veronesi ben conosciute anche oltre i confini veneti: Vittorio Betteloni, Aleardo Aleardi e Gaetano Patuzzi. Ai poeti più illustri invece viene riservata un’attenzione relativamente esigua. Nelle pagine nei periodici veronesi è relativamente minoritaria anche la presenza di liriche firmate dagli scapigliati milanesi (Praga, Cagna, Stecchetti, Fontana), mentre le traduzioni dai poeti stranieri si conquistano un discreto spazio. Le numerosissime recensioni bibliografiche e i saggi di critica letteraria si avvalgono del medesimo repertorio di nomi annoverati dalla letteratura creativa. Se è relativamente esiguo l’interesse nei confronti di Carducci, Fogazzaro, D’Annunzio e Baudelaire, abbondano invece i componimenti poetici scritti “per nozze” o “in rimembranza” di personaggi più o meno conosciuti. Allo stesso modo, sono i romanzi di narratori “minori” – Salvatore Farina, Marchesa Colombi, Ettore Barili, Arturo Olivieri Sangiacomo, Gaetano Patuzzi – a suscitare il dibattito culturale più ampio, mentre limitate appaiono le discussioni in merito ai lavori di Verga, Capuana o Fogazzaro. In conclusione, l’orientamento dei periodici scaligeri potrebbe essere definito “cautamente eclettico” dal momento che, a qualsiasi genere letterario appartengano, i testi schedati mostrano ascendenze per la maggior parte scapigliate, ma anche (sebbene in misura decisamente minore) realistiche e decadenti. Benché non manchino i giornali e gli intellettuali che sanno guardare oltre e osare di più, in direzione di una letteratura rinnovata e in linea con le istanze sociali dell’Italia unita, nel complesso gli scrittori esaminati non osano scuotere le solide fondamenta della cultura scaligera, né paiono capaci di comprendere la necessità di un rinnovamento letterario a livello contenutistico e formale in una società che si accinge, seppure in ritardo, e con lentezza e fatica, ad entrare nell’era del capitalismo e dell’industrializzazione.
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