Con il presente percorso critico, mi sono proposto di analizzare un particolare aspetto dello stile compositivo di Franco Margola (1908 – 1992). La componente epica del suo personalissimo cosmo mitologico diviene oggetto di un’operazione trasformazionale in cui la realtà è parte di un intenso gioco di rifrazioni e allusioni. Il Concerto per la candida pace per grande orchestra e voce recitante (1959), su testo di Tibullo, collocato cronologicamente nella seconda fase margoliana, si pone quale sintesi di un intenso apparato di immagini letterarie. La riscrittura dell’elegia I, X di Tibullo, attraverso cui Margola risemantizza il mito della guerra, causa un cortocircuito di archetipi narrativi che, dando luogo a un rovesciamento delle linee di svolgimento dell’elegia, genera un percorso rituale in cui si alternano musica e recitazione. Il prologo iliadico del Concerto, primo blocco di costruzione narrativa, si configura come un poderoso affresco che descrive, secondo un’idea programmatica, l’urto sanguinoso e decisivo degli eserciti. La scrittura orchestrale, rievocando il celebre tópos letterario della teichoskopía omerica indica, nella sua piena visibilità, la permanenza dell’eroe all’interno della fabula. Sarà il silenzio al termine del prologo, tempo zero del dramma, a introdurre, senza vincolo metrico, la vocalità drammatica di una voce recitante che determinerà il brusco contatto dell’ulisside margoliano con la realtà. La dramatis persona è qui frutto di una complessa intersezione di piani narrativi in cui l’io margoliano, sovrapponendosi all’io elegiaco, getta uno sguardo extradiegetico su una battaglia da cui emerge la voce di un kléos dimidiato, che informa epicamente l’ipertesto. Nel quarto blocco di costruzione narrativa, in contrappunto al ritmo ditirambico dell’épos eroico del prologo, l’ulisside compie il suo nóstos in un mondo demitizzato. Sezione liminale in cui il genio della lingua poetica, esplorando la metafora greca della soglia, genera un tempo narrativo in cui non è più possibile vedere la morte eroica quale tratto distintivo dell’eroe.

Whit this critical path, I set out to analyse a particular aspect of Franco Margola’s (1908 – 1992) compositional style. The epic component of his very personal mythological cosmos becomes a transformation operation object where the reality is a refractions and allusions intense play part. The Concerto per la candida pace per grande orchestra e voce recitante (1959), on Tibullus’ text, placed chronologically in the second Margola’s period, puts itself like a literaries images intense array. Tibullus’ elegy I, X, through which Margola re-thinks the war mith, causes a narratives archet ypes short circuit that, giving a treatment lines upsetting, produces a ritual path where music and drama take turns. The concert iliadic prologue, narrative construction first block, takes form like a powerfull fresco that describes, according to a programmatic idea, the armies sanguinary and decisive collision. The orchestral writing, recalling the omeric teichoskopía famous literary tópos, indicates, in its complete visibility, the hero stay inside the fabula. Will be the silence to the prologue end, the drama zero time, to introduce, without metric wine, a reciting voice dramatic vocalit y that will determine Margola’s ulyssid sharp contact with the reality. The dramatis persona is here a narratives planes complex intersection fruit where Margola’s ego, overlapping the elegiac ego, throws an extradiegetic glance on a battle from where emerges a divided kléos voice, that informs epically the h ypertext. In the narrative construction fourth block, in counterpoint at the prologue heroic épos dythirambic rhythm, the ulyssid performs his nóstos in a demythicized world. Frontier section where poetic language genius, exploring the threshold greek methaphor, produces a narrative time where it’s no more possible to see the heroic death like a hero distinctive bearing.

Franco Margola e la seduzione dell'arché

MARCHI, Davide
2011-01-01

Abstract

Whit this critical path, I set out to analyse a particular aspect of Franco Margola’s (1908 – 1992) compositional style. The epic component of his very personal mythological cosmos becomes a transformation operation object where the reality is a refractions and allusions intense play part. The Concerto per la candida pace per grande orchestra e voce recitante (1959), on Tibullus’ text, placed chronologically in the second Margola’s period, puts itself like a literaries images intense array. Tibullus’ elegy I, X, through which Margola re-thinks the war mith, causes a narratives archet ypes short circuit that, giving a treatment lines upsetting, produces a ritual path where music and drama take turns. The concert iliadic prologue, narrative construction first block, takes form like a powerfull fresco that describes, according to a programmatic idea, the armies sanguinary and decisive collision. The orchestral writing, recalling the omeric teichoskopía famous literary tópos, indicates, in its complete visibility, the hero stay inside the fabula. Will be the silence to the prologue end, the drama zero time, to introduce, without metric wine, a reciting voice dramatic vocalit y that will determine Margola’s ulyssid sharp contact with the reality. The dramatis persona is here a narratives planes complex intersection fruit where Margola’s ego, overlapping the elegiac ego, throws an extradiegetic glance on a battle from where emerges a divided kléos voice, that informs epically the h ypertext. In the narrative construction fourth block, in counterpoint at the prologue heroic épos dythirambic rhythm, the ulyssid performs his nóstos in a demythicized world. Frontier section where poetic language genius, exploring the threshold greek methaphor, produces a narrative time where it’s no more possible to see the heroic death like a hero distinctive bearing.
2011
Musica; letteratura; storia
Con il presente percorso critico, mi sono proposto di analizzare un particolare aspetto dello stile compositivo di Franco Margola (1908 – 1992). La componente epica del suo personalissimo cosmo mitologico diviene oggetto di un’operazione trasformazionale in cui la realtà è parte di un intenso gioco di rifrazioni e allusioni. Il Concerto per la candida pace per grande orchestra e voce recitante (1959), su testo di Tibullo, collocato cronologicamente nella seconda fase margoliana, si pone quale sintesi di un intenso apparato di immagini letterarie. La riscrittura dell’elegia I, X di Tibullo, attraverso cui Margola risemantizza il mito della guerra, causa un cortocircuito di archetipi narrativi che, dando luogo a un rovesciamento delle linee di svolgimento dell’elegia, genera un percorso rituale in cui si alternano musica e recitazione. Il prologo iliadico del Concerto, primo blocco di costruzione narrativa, si configura come un poderoso affresco che descrive, secondo un’idea programmatica, l’urto sanguinoso e decisivo degli eserciti. La scrittura orchestrale, rievocando il celebre tópos letterario della teichoskopía omerica indica, nella sua piena visibilità, la permanenza dell’eroe all’interno della fabula. Sarà il silenzio al termine del prologo, tempo zero del dramma, a introdurre, senza vincolo metrico, la vocalità drammatica di una voce recitante che determinerà il brusco contatto dell’ulisside margoliano con la realtà. La dramatis persona è qui frutto di una complessa intersezione di piani narrativi in cui l’io margoliano, sovrapponendosi all’io elegiaco, getta uno sguardo extradiegetico su una battaglia da cui emerge la voce di un kléos dimidiato, che informa epicamente l’ipertesto. Nel quarto blocco di costruzione narrativa, in contrappunto al ritmo ditirambico dell’épos eroico del prologo, l’ulisside compie il suo nóstos in un mondo demitizzato. Sezione liminale in cui il genio della lingua poetica, esplorando la metafora greca della soglia, genera un tempo narrativo in cui non è più possibile vedere la morte eroica quale tratto distintivo dell’eroe.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11562/351824
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