Dopo un’introduzione che inquadra le fonti utilizzate, ricostruendo le vicende archivistiche che ne hanno determinato l’ordinamento attuale, la tesi è volta ad approfondire un aspetto specifico della storia economica di Ferrara, ossia quando nei decenni centrali del Cinquecento si assiste ad una fioritura degli scambi e delle attività produttive. Si delinea preliminarmente la cornice della realtà politica, economica e sociale di Ferrara nel Cinquecento attraverso le relazioni di ambasciatori di altri stati italiani contermini, per poi cercare di interpretare le scelte dei duchi alla luce di quelli che all’epoca erano, per così dire, i germi del pensiero economico-politico. Se nel duca Alfonso I (1505-1535) prevale un atteggiamento che inquadra il principe nello schema comportamentale del “padre di famiglia”, nel caso di Ercole II (1535-1559) sono riscontrabili con più nettezza obiettivi di arricchimento e profitto (tanto privato quanto pubblico) che rimandano piuttosto a tratti mercantilistici. Vengono poste a confronto le pratiche di Alfonso I, che sosteneva il gruppo mercantile con le tradizionali concessioni “ad personam”, con le scelte di Ercole II, che attivò l’economia di scambio con un uso consapevole dello strumento della compagnia commerciale, alla quale egli stesso partecipava in prima persona, sia nel campo del commercio che in quello della produzione tessile. Si è quindi cercato di ricostruire il network mercantile al quale Ercole II aveva fatto riferimento per inserirsi nel circuito mediterraneo (in particolare nell’asse nordeuropeo-levantino), che includeva mercanti di origine toscane e il gruppo dei “nuovi cristiani”, ebrei soggetti a conversione forzata, che dal Portogallo si erano stabiliti ad Anversa e di qui a Ferrara. Oltre all’economia di scambio in senso stretto, Ercole II aveva attivato una produzione laniera sottoposta al controllo diretto della Camera ducale, con espliciti fini di esportazione e commercializzazione in Levante del prodotto finito. In questo caso il fenomeno è di interesse anche perché si riscontra una tendenza alla concentrazione dei fatti produttivi in edifici e strutture di grandi dimensioni messe a disposizione dallo stesso duca; la conservazione della contabilità aziendale permette di approfondire il fenomeno della produzione tessile. Lo produzione serica, che conosce un deciso sviluppo nel corso del secolo, segue tuttavia un tracciato differente: pur avendo conosciuto al pari della lana un preciso interessamento da parte della Camera ducale all’inizio del secolo (ma con finalità di autoconsumo curtense), non viene assunta come interesse specifico della Camera ducale durante il governo di Ercole II. Anche le altre città del ducato, Modena e Reggio, conobbero un deciso incremento della sericoltura: uscendo dai confini della sola città di Ferrara, si è tentato uno sguardo comparativo, ipotizzando che si possa riscontrare qualche elemento di un’economia integrata fra i centri urbani del Ducato estense.

The thesis shows the economic life in Ferrara in the first half of the XVI century. The duke Ercole II was particularly interested in increasing trade and textile production, and for this purpose he entered in partnership with some Tuscan and Portuguese merchants. The thesis analyses the commercial growth and the wool industry sponsored by Ercole II.

Alfonso I ed Ercole II duchi di Ferrara e mercanti-imprenditori nella prima metà del Cinquecento

TRANIELLO, ELISABETTA
2011-01-01

Abstract

The thesis shows the economic life in Ferrara in the first half of the XVI century. The duke Ercole II was particularly interested in increasing trade and textile production, and for this purpose he entered in partnership with some Tuscan and Portuguese merchants. The thesis analyses the commercial growth and the wool industry sponsored by Ercole II.
2011
Ferrara; XVI secolo; lana; seta; manifattura ducale; compagnie mercantili
Dopo un’introduzione che inquadra le fonti utilizzate, ricostruendo le vicende archivistiche che ne hanno determinato l’ordinamento attuale, la tesi è volta ad approfondire un aspetto specifico della storia economica di Ferrara, ossia quando nei decenni centrali del Cinquecento si assiste ad una fioritura degli scambi e delle attività produttive. Si delinea preliminarmente la cornice della realtà politica, economica e sociale di Ferrara nel Cinquecento attraverso le relazioni di ambasciatori di altri stati italiani contermini, per poi cercare di interpretare le scelte dei duchi alla luce di quelli che all’epoca erano, per così dire, i germi del pensiero economico-politico. Se nel duca Alfonso I (1505-1535) prevale un atteggiamento che inquadra il principe nello schema comportamentale del “padre di famiglia”, nel caso di Ercole II (1535-1559) sono riscontrabili con più nettezza obiettivi di arricchimento e profitto (tanto privato quanto pubblico) che rimandano piuttosto a tratti mercantilistici. Vengono poste a confronto le pratiche di Alfonso I, che sosteneva il gruppo mercantile con le tradizionali concessioni “ad personam”, con le scelte di Ercole II, che attivò l’economia di scambio con un uso consapevole dello strumento della compagnia commerciale, alla quale egli stesso partecipava in prima persona, sia nel campo del commercio che in quello della produzione tessile. Si è quindi cercato di ricostruire il network mercantile al quale Ercole II aveva fatto riferimento per inserirsi nel circuito mediterraneo (in particolare nell’asse nordeuropeo-levantino), che includeva mercanti di origine toscane e il gruppo dei “nuovi cristiani”, ebrei soggetti a conversione forzata, che dal Portogallo si erano stabiliti ad Anversa e di qui a Ferrara. Oltre all’economia di scambio in senso stretto, Ercole II aveva attivato una produzione laniera sottoposta al controllo diretto della Camera ducale, con espliciti fini di esportazione e commercializzazione in Levante del prodotto finito. In questo caso il fenomeno è di interesse anche perché si riscontra una tendenza alla concentrazione dei fatti produttivi in edifici e strutture di grandi dimensioni messe a disposizione dallo stesso duca; la conservazione della contabilità aziendale permette di approfondire il fenomeno della produzione tessile. Lo produzione serica, che conosce un deciso sviluppo nel corso del secolo, segue tuttavia un tracciato differente: pur avendo conosciuto al pari della lana un preciso interessamento da parte della Camera ducale all’inizio del secolo (ma con finalità di autoconsumo curtense), non viene assunta come interesse specifico della Camera ducale durante il governo di Ercole II. Anche le altre città del ducato, Modena e Reggio, conobbero un deciso incremento della sericoltura: uscendo dai confini della sola città di Ferrara, si è tentato uno sguardo comparativo, ipotizzando che si possa riscontrare qualche elemento di un’economia integrata fra i centri urbani del Ducato estense.
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