Anche in Italia sono ormai migliaia le organizzazioni che operano nell’ambito del cosiddetto “nonprofit” svolgendo attività economiche, senza finalità di lucro, che spaziano, tra le altre, dalle cure agli anziani, all’assistenza per individui svantaggiati, ad attività sportive. Per tali organizzazioni, un fattore di assoluto rilievo è rappresentato dal lavoro prestato gratuitamente da privati cittadini, tanto che, sovente, il settore nonprofit viene, impropriamente, identificato con il termine “volontariato”. Peraltro, non è inusuale leggere o sentire sui media altri appellativi, quali “terzo settore” o “società civile”, che si riferiscono all’eterogeneo insieme delle organizzazioni nonprofit. Gli stessi studi di economia aziendale presentano definizioni differenti del termine nonprofit, tanto che la stessa grafia del termine non è sempre la medesima. Tale confusione con riferimento al settore nonprofit è legata al fatto che tradizionalmente gli studi di economia aziendale si sono concentrati sull’analisi dell’amministrazione delle aziende di produzione, tralasciando, o comunque trattando solo marginalmente, le implicazioni derivanti dall’amministrazione di un’organizzazione priva di finalità lucrative. Negli ultimi decenni tale situazione è profondamente mutata, a seguito della sempre maggior rilevanza che le organizzazioni nonprofit ricoprono in ambito economico e sociale. In particolare, la riforma del sistema di welfare ha comportato, e sta tuttora comportando, una sempre maggiore devoluzione di funzioni da parte dello Stato italiano nei confronti di enti privati. In tale contesto, le organizzazioni nonprofit, in funzione delle loro finalità non lucrative, svolgono un ruolo fondamentale nel farsi carico di attività aventi finalità sociali e precedentemente svolte da pubbliche amministrazioni. Il processo di devoluzione di funzioni da parte dello Stato nei confronti di enti privati si fonda sul principio di sussidiarietà, recentemente riconosciuto quale principio costituzionale. Lo Stato, al fine di incentivare lo sviluppo delle organizzazioni nonprofit, ha previsto significative agevolazioni fiscali, sia per quanto riguarda le modalità di determinazione delle imposte di competenza delle organizzazioni nonprofit, sia con riferimento alle donazioni effettuate nei confronti di tali organizzazioni da parte di soggetti privati. Il ruolo sempre più significativo che le organizzazioni nonprofit svolgono, sia a livello economico, sia dal punto di vista sociale, comporta una maggiore attenzione alle modalità con cui tali organizzazioni sono amministrate da parte di tutti i soggetti che intrattengono relazioni con le stesse (i cosiddetti “stakeholder”). In realtà, l'intera comunità dei cittadini ha interesse a conoscere le modalità di gestione delle organizzazioni nonprofit e i relativi risultati, in considerazione delle agevolazioni fiscali di cui tali organizzazioni fruiscono. Tali agevolazioni fiscali comportano, infatti, minori entrate fiscali per l’erario e si configurano quindi come un “investimento” effettuato dallo Stato in favore della collettività. In conseguenza del mutato atteggiamento della società nel suo complesso nei confronti delle organizzazioni nonprofit, si sono moltiplicati, negli anni più recenti, gli studi di economia aziendale finalizzati all’individuazione di metodologie in grado di misurare i risultati della gestione delle organizzazioni nonprofit. Inizialmente, si è tentato di adattare i metodi e gli strumenti per la misurazione dei risultati tradizionalmente impiegati dalle aziende di produzione. Tali metodi si basano essenzialmente sul reddito d’esercizio, e su elaborazioni dello stesso, quale misura della nuova ricchezza prodotta dalla gestione nel corso di un determinato lasso temporale. Nelle organizzazioni nonprofit, peraltro, il reddito d’esercizio non rappresenta una grandezza significativa dell’utilità prodotta dalla gestione, in quanto i beni e servizi prodotti dalle organizzazioni nonprofit sono solitamente ceduti senza il riconoscimento di un prezzo o, comunque, il prezzo di cessione non è correlato all’utilità propria dei beni ceduti. Preso atto delle difficoltà riscontrate nell’impiego dei tradizionali strumenti di misurazione dei risultati con riferimento alle organizzazioni nonprofit, l’attenzione degli studiosi di economia aziendale si è concentrata sullo sviluppo di indicatori sostitutivi del reddito d’esercizio, basati su misure riferite ai fattori produttivi impiegati nella gestione aziendale o ai beni e servizi ottenuti attraverso il processo produttivo. La significatività di tali indicatori, considerati singolarmente, risulta peraltro poco soddisfacente, sicché si è proceduto alla progettazione di sistemi di misurazione delle performance delle organizzazioni nonprofit basati sulla correlazione di una pluralità di indicatori contabili ed extra-contabili, al fine di pervenire alla miglior approssimazione possibile del fenomeno “risultato”. Anche tale metodologia presenta, peraltro, notevoli limiti legati all’impossibilità di ottenere per diverse organizzazioni risultati espressi secondo modalità omogenee, oltre alle difficoltà pratiche derivanti dalla rilevazione sistematica di numerosi parametri. L’idea del presente scritto è nata quindi dalla constatazione del fatto che, ad oggi, non esistono metodi e strumenti per la misurazione dei risultati delle organizzazioni nonprofit che possano essere impiegati in modo affidabile da qualsiasi organizzazione di tal genere. La finalità della ricerca intrapresa consiste, quindi, nell’individuare se esistano, anche con riferimento ad esperienze maturate all’estero, metodi e strumenti che, con i dovuti adattamenti, possano costituire un affidabile strumento di lavoro, sia per una qualsiasi organizzazione nonprofit che voglia verificare le proprie performance, sia per gli stakeholder interessati a verificare l’efficienza e l’efficacia con cui le organizzazioni nonprofit sono amministrate. Nell’affrontare il tema della misurazione dei risultati delle organizzazioni nonprofit, si è ritenuto indispensabile, in primo luogo, procedere ad un’analisi dell’oggetto di studio. Nel primo capitolo viene, quindi, delineato il concetto di azienda, individuando, in particolare, i requisiti di aziendalità, e cioè le caratteristiche in presenza delle quali un qualsiasi istituto sociale può essere considerato azienda. I concetti di azienda e di istituto sociale non sono peraltro coincidenti: l’azienda è costituita dalle sole operazioni economiche svolte all’interno di un istituto per il soddisfacimento dei bisogni dei suoi membri. Tali operazioni economiche sono svolte in via coordinata e sistematica al fine di individuare la miglior correlazione tra risorse a disposizione e bisogni da soddisfare. Le operazioni economiche svolte da un’azienda costituiscono il cosiddetto “ciclo di gestione” e sono riconducibili a quattro raggruppamenti: finanziamenti, investimenti, disinvestimenti, rimborsi e remunerazioni. Le teorie classiche di economia aziendale classificano le aziende in funzione della configurazione assunta dal ciclo di gestione, con particolare riferimento alla fase dei disinvestimenti. Le aziende di produzione collocano infatti sul mercato i beni e servizi prodotti contro la corresponsione di un prezzo; nelle aziende di erogazione il trasferimento dei beni e servizi prodotti avviene senza il riconoscimento di alcun prezzo. Tale distinzione è peraltro considerata non più attuale da una parte della dottrina, che ritiene priva di significato qualsiasi classificazione delle aziende, in quanto le stesse sono accomunate da una medesima finalità che consiste nella produzione di utilità. Il capitolo si chiude con la proposta di un possibile inquadramento teorico delle organizzazioni nonprofit. Definita la natura delle organizzazioni nonprofit dal punto di vista teorico, si è ritenuto necessario fornire qualche breve nota storica relativa allo sviluppo di tali organizzazioni nonprofit in Italia, oltre a delineare gli attuali principali temi di discussione riguardanti la loro gestione. Il secondo capitolo si apre quindi con una descrizione dell’evoluzione storica che ha interessato le organizzazioni nonprofit in Italia, con particolare attenzione all’ultimo secolo. Di particolare importanza risulta il processo di devoluzione in atto da parte dello Stato nei confronti di enti privati, tra i quali un ruolo rilevante è svolto dalle organizzazioni nonprofit, di funzioni precedentemente svolte da pubbliche amministrazioni. Tale processo si fonda sul principio di sussidiarietà, ora riconosciuto anche dal punto di vista costituzionale. Il ruolo sempre più rilevante svolto dalle organizzazioni nonprofit, sia dal punto di vista economico, sia sotto l’aspetto sociale, comporta la necessità di individuare adeguate fonti di finanziamento al fine di sostenere l’espansione delle attività svolte da tali organizzazioni, oltre alla necessità di rendere conto sull’impiego delle risorse a disposizione. Dal punto di vista giuridico le organizzazioni nonprofit possono assumere differenti configurazioni. Nel terzo capitolo si illustrano le principali forme giuridiche che possono essere assunte dalle organizzazioni nonprofit, delineandone le peculiarità e proponendone un’analisi dal punto di vista economico. Definito il quadro generale del settore nonprofit e delle organizzazioni che vi operano, è stato affrontato il tema specifico del presente lavoro: la misurazione dei risultati. Nel quarto capitolo si illustrano l’oggetto e le finalità di tale attività, definendo in particolare i concetti di: economicità, efficacia, efficienza ed equilibrio economico. La misurazione dei risultati presuppone peraltro la rilevazione in forma numerica degli accadimenti aziendali. La funzione aziendale a cui è demandato tale compito è costituita dall’attività di rilevazione dei risultati. I dati raccolti, con riferimento ad un determinato lasso temporale, nell’ambito dell’attività di rilevazione sono sintetizzati nel bilancio d’esercizio, il quale evidenzia il reddito prodotto dall’azienda nel corso dell’esercizio. Nell’ambito delle aziende di produzione, il reddito di esercizio rappresenta una stima ragionevole dell’utilità prodotta dall’azienda. Lo stesso non può dirsi con riferimento alle organizzazioni nonprofit, le quali cedono i propri beni e servizi senza applicare un prezzo o, comunque, per un prezzo non significativo dell’utilità dei beni e servizi ceduti. Ciò non significa che le organizzazioni nonprofit non producano utilità; semplicemente l’utilità da esse prodotta non risulta espressa in termini monetari come avviene per le aziende di produzione. Al fine di superare tale limite, sono stati ideati indicatori sostitutivi del reddito d’esercizio, basati su misure di input o sulle quantità di beni e servizi prodotti. In particolare, al fine di incrementare la significatività di tali indicatori, sono stati ideati sistemi di misurazione dei risultati basati su un insieme di indicatori di natura sia contabile, sia extra-contabile. Tali soluzioni non si sono peraltro dimostrate soddisfacenti, sia perché risultano applicabili solamente con riferimento a singole organizzazioni, non consentendo una comparazione dei risultati relativi a diverse organizzazioni, sia in quanto risultano di difficile applicazione in ambito pratico. Si è quindi ritenuto opportuno operare un’analisi delle esperienza maturate all’estero, in particolare in paesi, quali gli Stati Uniti, in cui il settore nonprofit ha raggiunto un notevole grado di sviluppo. Nello specifico, a seguito di un periodo di ricerca effettuato presso la Columbia Business School di New York City, è stato possibile intervistare lo staff di alcune organizzazioni nonprofit operanti nell’ambito dell’assistenza sociale nella città di New York. Dalle interviste effettuate è emerso come lo sviluppo di sistemi di misurazione delle perfomance sia correlato alle risorse economiche a disposizione. Le organizzazioni di più piccole dimensioni non dispongono infatti di risorse sufficienti per sviluppare, e mantenere, adeguati sistemi di misurazione delle performance. Nel caso invece di organizzazioni di maggiori dimensioni, quale la Robin Hood Foundation, si è avuto modo di esaminare un metodo di misurazione delle performance piuttosto sofisticato ed in continuo sviluppo. Il presente lavoro si chiude quindi con l’illustrazione delle principali problematiche relative alla misurazione dei risultati delle organizzazioni nonprofit individuate nel corso delle ricerche svolte. Tra le possibili soluzioni si ritiene di particolare rilievo la definizione in modo chiaro e preciso delle strategie che le organizzazioni intendono perseguire. In assenza di obiettivi da perseguire chiaramente definiti, la misurazione del loro raggiungimento risulta notevolmente compromessa. Infine si ritiene che il metodo di misurazione dei risultati sviluppato dalla Robin Hood Foundation possa rappresentare una valida base di partenza, anche dal punto di vista teorico, per lo sviluppo di una metodologia di misurazione dei risultati che possa essere impiegata da qualsiasi organizzazione nonprofit.

The role of nonprofit organizations in the global economy is increasingly bigger. Also in Italy the number of organizations, carrying on business activities without any purpose of profit, is raising. During the last twenty years, the crisis of the Italian welfare state forced the Italian government to devolve to private organizations a lot of service regarding, especially, social services, education, healthcare. In this devolution’s process, nonprofit organizations are playing a central role because of their nonprofit purposes. The Italian State, in order to promote the development of nonprofit organizations, has provided several fiscal incentives either for nonprofit organizations or for people donating to these organizations. But, these incentives represents an “investment” for the society, so that the demand for some measures of results is increasingly higher. Researchers and academics from all over the world have traditionally focused their attention on issues related to the management of for profit organizations. But, during the last thirty years, some researchers have turned their attention to the nonprofit sector, developing a specific field of study. At the beginning, the efforts of researchers were directed to transfer to nonprofit organizations management rules and processes conceived for for profit organizations. But this efforts proved not be useful for nonprofit organizations due to the different nature of these organizations. In particular, the measurement of results of nonprofit organizations is definitely more complicated due to the lack of results expressed in monetary terms. So the management control processes and tools conceived for for profit organizations are quite useless for nonprofit organizations. Researchers have tried to overcome this problem creating several indicators of results based on some measures of outcome. But these indicators permit significant comparison only among organizations operating in the same sector and they are usually problematic to manage. In order to review the “state of the art” in the management control processes applied to nonprofit organizations, I spent four months, during 2007 and 2009, in NYC as visiting scholar at Columbia Business School. There, I had the chance to interview some professional working for nonprofit organizations operating in the field of social services in the city of New York. From those meeting I learnt that the smaller organizations haven’t enough resources to implement and to maintain any management control process. In the bigger organizations, like Robin Hood Foundation, I could see a very sophisticated process for the measurement of results based on the translation of results in monetary terms. This systems appears like an interesting point of departure in order to develop an evaluating system for Italian nonprofit organizations.

La misurazione dei risultati delle organizzazioni nonprofit

TODESCO, Claudio
2011-01-01

Abstract

The role of nonprofit organizations in the global economy is increasingly bigger. Also in Italy the number of organizations, carrying on business activities without any purpose of profit, is raising. During the last twenty years, the crisis of the Italian welfare state forced the Italian government to devolve to private organizations a lot of service regarding, especially, social services, education, healthcare. In this devolution’s process, nonprofit organizations are playing a central role because of their nonprofit purposes. The Italian State, in order to promote the development of nonprofit organizations, has provided several fiscal incentives either for nonprofit organizations or for people donating to these organizations. But, these incentives represents an “investment” for the society, so that the demand for some measures of results is increasingly higher. Researchers and academics from all over the world have traditionally focused their attention on issues related to the management of for profit organizations. But, during the last thirty years, some researchers have turned their attention to the nonprofit sector, developing a specific field of study. At the beginning, the efforts of researchers were directed to transfer to nonprofit organizations management rules and processes conceived for for profit organizations. But this efforts proved not be useful for nonprofit organizations due to the different nature of these organizations. In particular, the measurement of results of nonprofit organizations is definitely more complicated due to the lack of results expressed in monetary terms. So the management control processes and tools conceived for for profit organizations are quite useless for nonprofit organizations. Researchers have tried to overcome this problem creating several indicators of results based on some measures of outcome. But these indicators permit significant comparison only among organizations operating in the same sector and they are usually problematic to manage. In order to review the “state of the art” in the management control processes applied to nonprofit organizations, I spent four months, during 2007 and 2009, in NYC as visiting scholar at Columbia Business School. There, I had the chance to interview some professional working for nonprofit organizations operating in the field of social services in the city of New York. From those meeting I learnt that the smaller organizations haven’t enough resources to implement and to maintain any management control process. In the bigger organizations, like Robin Hood Foundation, I could see a very sophisticated process for the measurement of results based on the translation of results in monetary terms. This systems appears like an interesting point of departure in order to develop an evaluating system for Italian nonprofit organizations.
2011
misurazione dei risultati; nonprofit
Anche in Italia sono ormai migliaia le organizzazioni che operano nell’ambito del cosiddetto “nonprofit” svolgendo attività economiche, senza finalità di lucro, che spaziano, tra le altre, dalle cure agli anziani, all’assistenza per individui svantaggiati, ad attività sportive. Per tali organizzazioni, un fattore di assoluto rilievo è rappresentato dal lavoro prestato gratuitamente da privati cittadini, tanto che, sovente, il settore nonprofit viene, impropriamente, identificato con il termine “volontariato”. Peraltro, non è inusuale leggere o sentire sui media altri appellativi, quali “terzo settore” o “società civile”, che si riferiscono all’eterogeneo insieme delle organizzazioni nonprofit. Gli stessi studi di economia aziendale presentano definizioni differenti del termine nonprofit, tanto che la stessa grafia del termine non è sempre la medesima. Tale confusione con riferimento al settore nonprofit è legata al fatto che tradizionalmente gli studi di economia aziendale si sono concentrati sull’analisi dell’amministrazione delle aziende di produzione, tralasciando, o comunque trattando solo marginalmente, le implicazioni derivanti dall’amministrazione di un’organizzazione priva di finalità lucrative. Negli ultimi decenni tale situazione è profondamente mutata, a seguito della sempre maggior rilevanza che le organizzazioni nonprofit ricoprono in ambito economico e sociale. In particolare, la riforma del sistema di welfare ha comportato, e sta tuttora comportando, una sempre maggiore devoluzione di funzioni da parte dello Stato italiano nei confronti di enti privati. In tale contesto, le organizzazioni nonprofit, in funzione delle loro finalità non lucrative, svolgono un ruolo fondamentale nel farsi carico di attività aventi finalità sociali e precedentemente svolte da pubbliche amministrazioni. Il processo di devoluzione di funzioni da parte dello Stato nei confronti di enti privati si fonda sul principio di sussidiarietà, recentemente riconosciuto quale principio costituzionale. Lo Stato, al fine di incentivare lo sviluppo delle organizzazioni nonprofit, ha previsto significative agevolazioni fiscali, sia per quanto riguarda le modalità di determinazione delle imposte di competenza delle organizzazioni nonprofit, sia con riferimento alle donazioni effettuate nei confronti di tali organizzazioni da parte di soggetti privati. Il ruolo sempre più significativo che le organizzazioni nonprofit svolgono, sia a livello economico, sia dal punto di vista sociale, comporta una maggiore attenzione alle modalità con cui tali organizzazioni sono amministrate da parte di tutti i soggetti che intrattengono relazioni con le stesse (i cosiddetti “stakeholder”). In realtà, l'intera comunità dei cittadini ha interesse a conoscere le modalità di gestione delle organizzazioni nonprofit e i relativi risultati, in considerazione delle agevolazioni fiscali di cui tali organizzazioni fruiscono. Tali agevolazioni fiscali comportano, infatti, minori entrate fiscali per l’erario e si configurano quindi come un “investimento” effettuato dallo Stato in favore della collettività. In conseguenza del mutato atteggiamento della società nel suo complesso nei confronti delle organizzazioni nonprofit, si sono moltiplicati, negli anni più recenti, gli studi di economia aziendale finalizzati all’individuazione di metodologie in grado di misurare i risultati della gestione delle organizzazioni nonprofit. Inizialmente, si è tentato di adattare i metodi e gli strumenti per la misurazione dei risultati tradizionalmente impiegati dalle aziende di produzione. Tali metodi si basano essenzialmente sul reddito d’esercizio, e su elaborazioni dello stesso, quale misura della nuova ricchezza prodotta dalla gestione nel corso di un determinato lasso temporale. Nelle organizzazioni nonprofit, peraltro, il reddito d’esercizio non rappresenta una grandezza significativa dell’utilità prodotta dalla gestione, in quanto i beni e servizi prodotti dalle organizzazioni nonprofit sono solitamente ceduti senza il riconoscimento di un prezzo o, comunque, il prezzo di cessione non è correlato all’utilità propria dei beni ceduti. Preso atto delle difficoltà riscontrate nell’impiego dei tradizionali strumenti di misurazione dei risultati con riferimento alle organizzazioni nonprofit, l’attenzione degli studiosi di economia aziendale si è concentrata sullo sviluppo di indicatori sostitutivi del reddito d’esercizio, basati su misure riferite ai fattori produttivi impiegati nella gestione aziendale o ai beni e servizi ottenuti attraverso il processo produttivo. La significatività di tali indicatori, considerati singolarmente, risulta peraltro poco soddisfacente, sicché si è proceduto alla progettazione di sistemi di misurazione delle performance delle organizzazioni nonprofit basati sulla correlazione di una pluralità di indicatori contabili ed extra-contabili, al fine di pervenire alla miglior approssimazione possibile del fenomeno “risultato”. Anche tale metodologia presenta, peraltro, notevoli limiti legati all’impossibilità di ottenere per diverse organizzazioni risultati espressi secondo modalità omogenee, oltre alle difficoltà pratiche derivanti dalla rilevazione sistematica di numerosi parametri. L’idea del presente scritto è nata quindi dalla constatazione del fatto che, ad oggi, non esistono metodi e strumenti per la misurazione dei risultati delle organizzazioni nonprofit che possano essere impiegati in modo affidabile da qualsiasi organizzazione di tal genere. La finalità della ricerca intrapresa consiste, quindi, nell’individuare se esistano, anche con riferimento ad esperienze maturate all’estero, metodi e strumenti che, con i dovuti adattamenti, possano costituire un affidabile strumento di lavoro, sia per una qualsiasi organizzazione nonprofit che voglia verificare le proprie performance, sia per gli stakeholder interessati a verificare l’efficienza e l’efficacia con cui le organizzazioni nonprofit sono amministrate. Nell’affrontare il tema della misurazione dei risultati delle organizzazioni nonprofit, si è ritenuto indispensabile, in primo luogo, procedere ad un’analisi dell’oggetto di studio. Nel primo capitolo viene, quindi, delineato il concetto di azienda, individuando, in particolare, i requisiti di aziendalità, e cioè le caratteristiche in presenza delle quali un qualsiasi istituto sociale può essere considerato azienda. I concetti di azienda e di istituto sociale non sono peraltro coincidenti: l’azienda è costituita dalle sole operazioni economiche svolte all’interno di un istituto per il soddisfacimento dei bisogni dei suoi membri. Tali operazioni economiche sono svolte in via coordinata e sistematica al fine di individuare la miglior correlazione tra risorse a disposizione e bisogni da soddisfare. Le operazioni economiche svolte da un’azienda costituiscono il cosiddetto “ciclo di gestione” e sono riconducibili a quattro raggruppamenti: finanziamenti, investimenti, disinvestimenti, rimborsi e remunerazioni. Le teorie classiche di economia aziendale classificano le aziende in funzione della configurazione assunta dal ciclo di gestione, con particolare riferimento alla fase dei disinvestimenti. Le aziende di produzione collocano infatti sul mercato i beni e servizi prodotti contro la corresponsione di un prezzo; nelle aziende di erogazione il trasferimento dei beni e servizi prodotti avviene senza il riconoscimento di alcun prezzo. Tale distinzione è peraltro considerata non più attuale da una parte della dottrina, che ritiene priva di significato qualsiasi classificazione delle aziende, in quanto le stesse sono accomunate da una medesima finalità che consiste nella produzione di utilità. Il capitolo si chiude con la proposta di un possibile inquadramento teorico delle organizzazioni nonprofit. Definita la natura delle organizzazioni nonprofit dal punto di vista teorico, si è ritenuto necessario fornire qualche breve nota storica relativa allo sviluppo di tali organizzazioni nonprofit in Italia, oltre a delineare gli attuali principali temi di discussione riguardanti la loro gestione. Il secondo capitolo si apre quindi con una descrizione dell’evoluzione storica che ha interessato le organizzazioni nonprofit in Italia, con particolare attenzione all’ultimo secolo. Di particolare importanza risulta il processo di devoluzione in atto da parte dello Stato nei confronti di enti privati, tra i quali un ruolo rilevante è svolto dalle organizzazioni nonprofit, di funzioni precedentemente svolte da pubbliche amministrazioni. Tale processo si fonda sul principio di sussidiarietà, ora riconosciuto anche dal punto di vista costituzionale. Il ruolo sempre più rilevante svolto dalle organizzazioni nonprofit, sia dal punto di vista economico, sia sotto l’aspetto sociale, comporta la necessità di individuare adeguate fonti di finanziamento al fine di sostenere l’espansione delle attività svolte da tali organizzazioni, oltre alla necessità di rendere conto sull’impiego delle risorse a disposizione. Dal punto di vista giuridico le organizzazioni nonprofit possono assumere differenti configurazioni. Nel terzo capitolo si illustrano le principali forme giuridiche che possono essere assunte dalle organizzazioni nonprofit, delineandone le peculiarità e proponendone un’analisi dal punto di vista economico. Definito il quadro generale del settore nonprofit e delle organizzazioni che vi operano, è stato affrontato il tema specifico del presente lavoro: la misurazione dei risultati. Nel quarto capitolo si illustrano l’oggetto e le finalità di tale attività, definendo in particolare i concetti di: economicità, efficacia, efficienza ed equilibrio economico. La misurazione dei risultati presuppone peraltro la rilevazione in forma numerica degli accadimenti aziendali. La funzione aziendale a cui è demandato tale compito è costituita dall’attività di rilevazione dei risultati. I dati raccolti, con riferimento ad un determinato lasso temporale, nell’ambito dell’attività di rilevazione sono sintetizzati nel bilancio d’esercizio, il quale evidenzia il reddito prodotto dall’azienda nel corso dell’esercizio. Nell’ambito delle aziende di produzione, il reddito di esercizio rappresenta una stima ragionevole dell’utilità prodotta dall’azienda. Lo stesso non può dirsi con riferimento alle organizzazioni nonprofit, le quali cedono i propri beni e servizi senza applicare un prezzo o, comunque, per un prezzo non significativo dell’utilità dei beni e servizi ceduti. Ciò non significa che le organizzazioni nonprofit non producano utilità; semplicemente l’utilità da esse prodotta non risulta espressa in termini monetari come avviene per le aziende di produzione. Al fine di superare tale limite, sono stati ideati indicatori sostitutivi del reddito d’esercizio, basati su misure di input o sulle quantità di beni e servizi prodotti. In particolare, al fine di incrementare la significatività di tali indicatori, sono stati ideati sistemi di misurazione dei risultati basati su un insieme di indicatori di natura sia contabile, sia extra-contabile. Tali soluzioni non si sono peraltro dimostrate soddisfacenti, sia perché risultano applicabili solamente con riferimento a singole organizzazioni, non consentendo una comparazione dei risultati relativi a diverse organizzazioni, sia in quanto risultano di difficile applicazione in ambito pratico. Si è quindi ritenuto opportuno operare un’analisi delle esperienza maturate all’estero, in particolare in paesi, quali gli Stati Uniti, in cui il settore nonprofit ha raggiunto un notevole grado di sviluppo. Nello specifico, a seguito di un periodo di ricerca effettuato presso la Columbia Business School di New York City, è stato possibile intervistare lo staff di alcune organizzazioni nonprofit operanti nell’ambito dell’assistenza sociale nella città di New York. Dalle interviste effettuate è emerso come lo sviluppo di sistemi di misurazione delle perfomance sia correlato alle risorse economiche a disposizione. Le organizzazioni di più piccole dimensioni non dispongono infatti di risorse sufficienti per sviluppare, e mantenere, adeguati sistemi di misurazione delle performance. Nel caso invece di organizzazioni di maggiori dimensioni, quale la Robin Hood Foundation, si è avuto modo di esaminare un metodo di misurazione delle performance piuttosto sofisticato ed in continuo sviluppo. Il presente lavoro si chiude quindi con l’illustrazione delle principali problematiche relative alla misurazione dei risultati delle organizzazioni nonprofit individuate nel corso delle ricerche svolte. Tra le possibili soluzioni si ritiene di particolare rilievo la definizione in modo chiaro e preciso delle strategie che le organizzazioni intendono perseguire. In assenza di obiettivi da perseguire chiaramente definiti, la misurazione del loro raggiungimento risulta notevolmente compromessa. Infine si ritiene che il metodo di misurazione dei risultati sviluppato dalla Robin Hood Foundation possa rappresentare una valida base di partenza, anche dal punto di vista teorico, per lo sviluppo di una metodologia di misurazione dei risultati che possa essere impiegata da qualsiasi organizzazione nonprofit.
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