Abstrasct Dedicata allo studio dei rapporti tra principio e dettaglio, la tesi si articola in cinque capitoli. Il primo si occupa delineazione del significato dei termini della relazione e delle modalità in cui, nel diritto positivo, essi si strutturano. Il secondo riguarda il dibattito svoltosi in Costituente a proposito degli artt. 76 e 77 Cost., il terzo il rapporto tra legge di delega e decreto legislativo, il quarto la relazione tra principio e dettaglio tra Stato e Regioni, il quinto l’attuazione delle direttive europee (ed in generale della normativa di scopo dell’UE) nell’ordinamento interno. Il lavoro cerca di mettere a fuoco i complessi meccanismi di produzione normativa duale, in cui si realizza un rapporto tra norma condizionata e norma condizionante. Si tratta di una relazione dinamica, in cui il significato dei termini del rapporto non è dato astrattamente, ma si realizza in una dialettica relazione, che talvolta vede prevalere la norma condizionante. In altre circostanze, invece, il principio pare cedevole rispetto al dettaglio. Capitolo I Il primo capitolo si intitola Il tempo come relazione tra principio e dettaglio: la diacronia del principio e si occupa di delineare il significato dei due termini sia in relazione alle principali dottrine sia in rapporto ad alcuni dati di diritto positivo. Rilevati i pericoli insiti in ogni definizione del principio (e, correlativamente, del dettaglio), viene in primo piano il rango dei princìpi, che discende dalle fonti da cui sono posti. Allo stesso tempo, per potersi inverare, il principio necessita del dettaglio: benché esso sia efficace indipendentemente dal dettaglio, la sua applicabilità ne è condizionata. Di qui la diacronia del principio. Capitolo II Il secondo capitolo (dal titolo Il dibattito in costituente, Sovranità, rappresentanza e pluralismo: il “tempo limitato” della delegazione e la diacronica del principio) ricostruisce il dibattito in Costituente in tema di delegazione legislativa. La questione viene affrontata sia con riferimento al rilievo della teoria della divisione dei poteri sia in relazione alle posizioni, espresse prevalentemente dall’on. Mortati e dall’on. Tosato, che si concentrano anche sui limiti della capacità di tenuta del principio della rappresentanza politica. Di qui, da un lato, l’importanza dello strumento della delegazione legislativa (e del relativo rapporto tra principio e dettaglio), dall’altro la crucialità del “tempo limitato”, particolarmente sottolineata negli interventi dell’on. Tosato. In questo quadro, la diacronica dimensione del principio consente anche di comprendere il dibattito sul tema della Costituzione-programma e della Costituzione-integrazione. Capitolo III La delegazione legislativa tra eccezione e politipicità. Il diacronico tempo del principio: dal programma alla semplificazione legislativa è il titolo del Terzo capitolo. Questa parte del lavoro affronta il tema della delegazione legislativa sia con riferimento al dettato costituzionale sia in relazione all’ordinamento pre-repubblicano. Anche in questa circostanza, dopo aver indagato sul problema della distinzione tra princìpi, criteri direttivi e fini, la dimensione temporale della efficacia e della applicabilità dei princìpi viene in rilievo, in particolare con riferimento alle decretazioni legislative correttive e integrative e alla c.d. ratio della delega. Del pari vengono in considerazione alcuni criteri di decisione della Corte costituzionale: si va, infatti, dal c.d. “canone inverso” alla concezione minimale della delega. In tal senso, dunque, emerge una notevole latitudine dell’accezione del termine principio. Capitolo IV Il quarto capitolo si intitola Il tempo della Regione e il tempo dei princìpi: tra abrogazione e provvisorio dettaglio. Si occupa del rapporto tra princìpi fondamentali e dettaglio regionale cercando, per un verso, di ricostruire brevemente l’evoluzione storica della questione sino alle pronunce degli ultimi anni della Corte costituzionale, e, per l’altro, di evincere le principali questioni dottrinali che emergono sia in seguito agli interventi legislativi (in particolare si pone attenzione alle vicende che segnano la vita della c.d. “legge Scelba”) sia in seguito alle decisioni del Giudice delle leggi. Dopo la revisione del Titolo V della II Parte della Costituzione, infatti, la giurisprudenza costituzionale ha condotto il dibattito ad occuparsi del principio di sussidiarietà e del c.d. “criterio della prevalenza”. In questo quadro non sono mancate decisioni della Corte che hanno interpretato il termine principio in un’accezione debole, come quando esso è stato qualificato come uno standard. Di nuovo, quindi si verifica una grande estensione del significato del concetto di principio, cui corrisponde un’altrettanto ampia gamma di significati del concetto di dettaglio. Capitolo V L’ultimo capitolo si intitola UE e ordinamento interno. Tra linearità e complessità: il risultato come principio. Il tema da cui parte riguarda la paradossale circostanza per cui, con riferimento ai rapporti tra ordinamento europeo e ordinamento interno, la norma di scopo europea si pone come risultato. Se lo scopo voluto dal’UE definisce il principio, il principio – che per definizione dovrebbe costituire l’elemento logicamente e cronologicamente prioritario – si pone anche come risultato, con una sorta di inversione della relazione tra principio e dettaglio. La prima parte del capitolo si occupa di questo tema, cercando di rinvenire il fondamento costituzionale di tale inversione. Si seguono poi le vicende relative agli strumenti di adattamento progressivamente adottati dall’ordinamento italiano, sino all’analisi del criterio di cedevolezza. Come nel IV Capitolo, anche in questo caso la giurisprudenza della Corte costituzionale appare decisiva: per questa ragione la seconda parte del capitolo è, per lo più dedicata, alla comprensione del rapporto tra principio e dettaglio così come essa appare nelle sentenze della Corte costituzionale. A questo proposito, il lavoro si sofferma sul tema della “non-applicazione”/disapplicazione, della contrarietà/contraddizione tra norme di scopo europee e norme interne. L’ultimo paragrafo, infine, si interroga sulle conseguenze che derivano dalla mancata trasposizione della disciplina di scopo europea nell’ordinamento interno: di nuovo vengono i rilievo i concetti di “non applicazione” e di disapplicazione, cui si aggiunge il dovere di interpretazione conforme del giudice interno al diritto europeo. Anche in questo caso, il tema della diacronica del principio emerge nella differenza tra efficacia e applicazione dei princìpi. Il lavoro presenta anche alcuni spunti comparatistici: qualche p. nel capitolo terzo e una decina di pp. del capitolo V.
The doctoral thesis reguards the relationships between princplies and details in the law production process. In particular, the thesis studies the relations between law and delegated law, Statoi and Regioni, UE and the national law system.
La relazione tra principio e dettaglio nella produzione normativa primaria
FRANCO, LUIGI
2011-01-01
Abstract
The doctoral thesis reguards the relationships between princplies and details in the law production process. In particular, the thesis studies the relations between law and delegated law, Statoi and Regioni, UE and the national law system.File | Dimensione | Formato | |
---|---|---|---|
La relazione tra principio e dettaglio.pdf
accesso aperto
Tipologia:
Tesi di dottorato
Licenza:
Dominio pubblico
Dimensione
1.44 MB
Formato
Adobe PDF
|
1.44 MB | Adobe PDF | Visualizza/Apri |
I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.