La demenza è una sindrome clinica caratterizzata da declino cognitivo le cui principali manifestazioni comprendono la perdita di memoria, deficit del linguaggio, deterioramento delle capacità di pianificazione e di giudizio, cambiamenti di comportamento e, non di rado, compromissione delle funzioni motorie ed infine dell'autonomia. Oggigiorno, si stima che circa 36 milioni di persone in tutto il mondo siano affette da demenza, stime che, secondo le ultime predizioni, è destinata a crescere fino a 115 milioni nel 2050. Considerando non solo la prevalenza bensì anche l'impatto sociale ed economico che questa malattia comporta, negli ultimi anni la ricerca scientifica sta investendo molte risorse in studi finalizzati all'identificazione delle cause e dei meccanismi patologici che sottendono a questa malattia. Lo scopo ultimo è quello di riuscire ad identificare dei trattamenti terapeutici efficaci che vadano a sostituire le cure palliative, le uniche disponibili oggi per questa malattia. Esistono diverse forme di demenza e, tra esse, la Malattia di Alzheimer (MA) è la più frequente, seguita dalla Demenza Vascolare (DV) e dalla Degenerazione Frontotemporale Lobare (FTLD), la quale, rappresenta il sottotipo più comune dopo la MA negli individui al di sotto dei 65 anni. Tutti e tre questi disordini possono presentare una componente genetica e, malgrado i notevoli investimenti e progressi degli ultimi anni per chiarirne le basi molecolari, la conoscenza dei meccanismi patologici che li determinano è ancora limitata. Tre forme di demenza, che possono avere una componente genetica, sono state incluse in questo studio: la Malattia di Alzheimer, la Degenerazione Frontotemporale Lobare e l'Arteriopatia Cerebrale Autosomica Dominante con Infarti Sottocorticali e Leucoencefalopatia (CADASIL), quest'ultima rappresentante un sottotipo di DV. I principali obiettivi di questo studio hanno compreso l'analisi mutazionale dei geni associati a queste malattie con il duplice intento di definirne le frequenze mutazionali in una casistica italiana e di valutare l'esistenza di eventuali correlazioni genotipo-fenotipo. Lo scopo finale era quello di definire degli algoritmi diagnostici utili ai medici specialisti nella selezione dei pazienti da sottoporre ad indagine genetica. Sono state allestite due coorti: una comprendente pazienti con diagnosi di MA, FTLD o disordini correlati, e l'altra, pazienti con CADASIL. L'analisi mutazionale è stata eseguita mediante due principali approcci: la Cromatografia Liquida Denaturante (DHPLC) ed il sequenziamento diretto. Sono stati analizzati i seguenti geni: proteina Precursore dell'Amiloide (APP), Presenilina1 (PSEN1) e Presenilina2 (PSEN2) per la Malattia di Alzheimer; Progranulina (PGRN), Proteina Tau Associata ai Microtubuli (MAPT), Proteina Contenente Valosina (VCP), Proteina di Modificazione della Cromatina 2B (CHMP2B), Proteina Legante TAR DNA (TARDBP) per la Degenerazione Frontotemporale Lobare ed il gene NOTCH3 per il CADASIL. L'analisi mutazionale dei geni associati a MA e FTLD ha portato all'identificazione di 8 mutazioni: 3 nuove variazioni, PSEN1 p.Ile437Asn, PSEN2 p.Thr18Met e PGRN p.His400ThrfsX12 e, cinque sostituzioni già descritte, PSEN2 p.Arg71Trp e p.Met174Val, PGRN p.Phe86SerfsX170 e p.Thr272SerfsX10 e MAPT c.IVS10+16C>T. I risultati delle analisi molecolari e delle simulazioni al computer depongono a favore di una natura patogenetica per le variazioni dei geni Presenilina, malgrado il ruolo di alcune di esse sia dibattuto in letteratura. Le sostituzioni identificate nei geni PGRN e MAPT sono mutazioni il cui meccanismo patologico è già stato descritto. Il fenotipo clinico riscontrato nei pazienti con le mutazioni identificate non era univoco e, specialmente le mutazioni nella PGRN erano associate ad una notevole variabilità delle manifestazioni cliniche, anche all'interno di una stessa famiglia. Inoltre, l'identificazione di una famiglia con diagnosi di FTD-MND in linkage al cromosoma 9 sottolinea ulteriormente l'eterogeneità genetica delle FTLD. L'analisi mutazionale del gene NOTCH3 ha portato all'identificazione di 21 diverse mutazioni, incluse 7 nuove variazioni, distribuite non uniformemente lungo il gene. Si è osservata una clusterizzazione delle mutazioni in aree geografiche diverse: la maggior parte identificate in pazienti provenienti dal nord-est Italia, alcune nel nord-ovest ed altre nell'Italia centrale. Nell'ipotesi che questa regionalizzazione rispecchiasse un effetto fondatore, si sono studiati gli aplotipi associati a queste mutazioni: i risultati, sebbene compatibili, non hanno permesso di confermare l'effetto fondatore in quanto la maggior parte di queste variazioni cadeva nell'aplotipo più frequente. I risultati di questo studio, complessivamente sono stati utili per definire degli algoritmi diagnostici che potrebbero aiutare i clinici ad identificare i pazienti, suggestivi di una base molecolare, da sottoporre ad analisi genetica.

Dementia is a clinical syndrome associated with progressive deterioration of intellectual functions including loss of memory, difficulties with language, simple calculations, planning and judgment, and motor skills with eventually loss of autonomy. Currently there are an estimated 36 million people worldwide with dementia and this figure is set to increase to more than 115 million people by 2050. Given the prevalence of dementia and the associated significant financial and human costs, in recent years there has been a huge burst of studies aimed to identify the causes of this disorder and its underlain pathological mechanisms, in order to define therapeutic treatments to replace the nowadays available palliative cares. Among different subtypes of dementia, Alzheimer's Disease (AD) is the most frequent form, followed by Vascular Dementia and Frontotemporal Lobar Degeneration (FTLD) which represents the second most common form in people younger than 65 years. All three of these diseases may have a genetic component and, despite considerable progress and efforts made in recent years to clarify their molecular basis, little is known about the pathological mechanisms determining these diseases. Three forms of dementia, which may have a genetic component, were included in this study: Alzheimer's Disease, Frontotemporal Lobar Degeneration and Cerebral Autosomal Dominant Arteriopathy with Subcortical Infarcts and Leuokoencephalopathy (CADASIL) which is a subtype of vascular dementia. The main objectives of this study included mutational analysis of the genes associated with these diseases with the dual purpose of defining their mutational frequencies in an Italian series and to evaluate the presence of possible genotype-phenotype correlations. The secondary purpose is to be able to draw diagnostic algorithms useful to clinicians in selecting which patients submit to genetic testing. Two clinical cohorts were set up; one consisting in patients with diagnosis of AD, FTLD or related disorders, and the other made up of patients with CADASIL. The mutational analysis was performed by two main techniques: Denaturing High Performance Liquid Chromatography and direct sequencing. The analyzed genes encompassed: Amyloid Precursor Protein (APP), Presenilin1 (PSEN1) and Presenilin2 (PSEN2) for Alzheimer's Disease; Progranulin (PGRN), Microtubule Associated Protein Tau (MAPT), Valosin Containing Protein (VCP), Charged Multivesicular Body Protein 2B (CHMP2B), TAR DNA Binding Protein (TARDBP) for Frontotemporal Lobar Degeneration and NOTCH3 for CADASIL. The mutational analysis of AD- and FTLD-associated genes led to the identification of 8 mutations: three novel variations, PSEN1 p.Ile437Asn, PSEN2 p.Thr18Met and PGRN p.His400ThrfsX12 and five already described substitutions, PSEN2 p.Arg71Trp and p.Met174Val, PGRN p.Phe86SerfsX170 and p.Thr272SerfsX10 and MAPT c.IVS10+16C>T. The molecular data and in silico analyses performed in this study argue in favour of pathogenetic nature for Presenilins variations even though the role of some of them is debated in literature. The substitution identified in PGRN and MAPT are mutations whose pathogenic mechanism has already been described. The clinical phenotype associated to identified mutations was not unique and, especially mutations in the PGRN gene showed a marked variability in clinical presentations, even within the same family. Furthermore, the identification of a FTD-MND family linked to a locus on chromosome 9 further emphasizes the genetic heterogeneity of FTLD. The mutational screening of NOTCH3 gene led to the identification of 21 different mutations, including 7 novel variations, distributed unevenly along the gene. A geographical clustering was observed with mutations identified only in patients living in North-East Italy, a few in North-West and other in Central Italy. Haplotype analysis was performed to assess a possible founder effected underlying this regionalization but, although consistent, it was not confirmed as the majority of mutations was associated with the most common haplotype. The results of this study together were useful to define diagnostic algorithms that could help clinicians to identify patients suggestive of a molecular basis of disease to address to genetic testing.

Dissecting the genetic heterogeneity of familial dementias

TESTI, Silvia
2011-01-01

Abstract

Dementia is a clinical syndrome associated with progressive deterioration of intellectual functions including loss of memory, difficulties with language, simple calculations, planning and judgment, and motor skills with eventually loss of autonomy. Currently there are an estimated 36 million people worldwide with dementia and this figure is set to increase to more than 115 million people by 2050. Given the prevalence of dementia and the associated significant financial and human costs, in recent years there has been a huge burst of studies aimed to identify the causes of this disorder and its underlain pathological mechanisms, in order to define therapeutic treatments to replace the nowadays available palliative cares. Among different subtypes of dementia, Alzheimer's Disease (AD) is the most frequent form, followed by Vascular Dementia and Frontotemporal Lobar Degeneration (FTLD) which represents the second most common form in people younger than 65 years. All three of these diseases may have a genetic component and, despite considerable progress and efforts made in recent years to clarify their molecular basis, little is known about the pathological mechanisms determining these diseases. Three forms of dementia, which may have a genetic component, were included in this study: Alzheimer's Disease, Frontotemporal Lobar Degeneration and Cerebral Autosomal Dominant Arteriopathy with Subcortical Infarcts and Leuokoencephalopathy (CADASIL) which is a subtype of vascular dementia. The main objectives of this study included mutational analysis of the genes associated with these diseases with the dual purpose of defining their mutational frequencies in an Italian series and to evaluate the presence of possible genotype-phenotype correlations. The secondary purpose is to be able to draw diagnostic algorithms useful to clinicians in selecting which patients submit to genetic testing. Two clinical cohorts were set up; one consisting in patients with diagnosis of AD, FTLD or related disorders, and the other made up of patients with CADASIL. The mutational analysis was performed by two main techniques: Denaturing High Performance Liquid Chromatography and direct sequencing. The analyzed genes encompassed: Amyloid Precursor Protein (APP), Presenilin1 (PSEN1) and Presenilin2 (PSEN2) for Alzheimer's Disease; Progranulin (PGRN), Microtubule Associated Protein Tau (MAPT), Valosin Containing Protein (VCP), Charged Multivesicular Body Protein 2B (CHMP2B), TAR DNA Binding Protein (TARDBP) for Frontotemporal Lobar Degeneration and NOTCH3 for CADASIL. The mutational analysis of AD- and FTLD-associated genes led to the identification of 8 mutations: three novel variations, PSEN1 p.Ile437Asn, PSEN2 p.Thr18Met and PGRN p.His400ThrfsX12 and five already described substitutions, PSEN2 p.Arg71Trp and p.Met174Val, PGRN p.Phe86SerfsX170 and p.Thr272SerfsX10 and MAPT c.IVS10+16C>T. The molecular data and in silico analyses performed in this study argue in favour of pathogenetic nature for Presenilins variations even though the role of some of them is debated in literature. The substitution identified in PGRN and MAPT are mutations whose pathogenic mechanism has already been described. The clinical phenotype associated to identified mutations was not unique and, especially mutations in the PGRN gene showed a marked variability in clinical presentations, even within the same family. Furthermore, the identification of a FTD-MND family linked to a locus on chromosome 9 further emphasizes the genetic heterogeneity of FTLD. The mutational screening of NOTCH3 gene led to the identification of 21 different mutations, including 7 novel variations, distributed unevenly along the gene. A geographical clustering was observed with mutations identified only in patients living in North-East Italy, a few in North-West and other in Central Italy. Haplotype analysis was performed to assess a possible founder effected underlying this regionalization but, although consistent, it was not confirmed as the majority of mutations was associated with the most common haplotype. The results of this study together were useful to define diagnostic algorithms that could help clinicians to identify patients suggestive of a molecular basis of disease to address to genetic testing.
2011
Dementia; Alzheimer's Disease; Frontotemporal Dementia; CADASIL; DHPLC; direct sequencing; haplotype analysis; microsatellites analysis; neuropathology
La demenza è una sindrome clinica caratterizzata da declino cognitivo le cui principali manifestazioni comprendono la perdita di memoria, deficit del linguaggio, deterioramento delle capacità di pianificazione e di giudizio, cambiamenti di comportamento e, non di rado, compromissione delle funzioni motorie ed infine dell'autonomia. Oggigiorno, si stima che circa 36 milioni di persone in tutto il mondo siano affette da demenza, stime che, secondo le ultime predizioni, è destinata a crescere fino a 115 milioni nel 2050. Considerando non solo la prevalenza bensì anche l'impatto sociale ed economico che questa malattia comporta, negli ultimi anni la ricerca scientifica sta investendo molte risorse in studi finalizzati all'identificazione delle cause e dei meccanismi patologici che sottendono a questa malattia. Lo scopo ultimo è quello di riuscire ad identificare dei trattamenti terapeutici efficaci che vadano a sostituire le cure palliative, le uniche disponibili oggi per questa malattia. Esistono diverse forme di demenza e, tra esse, la Malattia di Alzheimer (MA) è la più frequente, seguita dalla Demenza Vascolare (DV) e dalla Degenerazione Frontotemporale Lobare (FTLD), la quale, rappresenta il sottotipo più comune dopo la MA negli individui al di sotto dei 65 anni. Tutti e tre questi disordini possono presentare una componente genetica e, malgrado i notevoli investimenti e progressi degli ultimi anni per chiarirne le basi molecolari, la conoscenza dei meccanismi patologici che li determinano è ancora limitata. Tre forme di demenza, che possono avere una componente genetica, sono state incluse in questo studio: la Malattia di Alzheimer, la Degenerazione Frontotemporale Lobare e l'Arteriopatia Cerebrale Autosomica Dominante con Infarti Sottocorticali e Leucoencefalopatia (CADASIL), quest'ultima rappresentante un sottotipo di DV. I principali obiettivi di questo studio hanno compreso l'analisi mutazionale dei geni associati a queste malattie con il duplice intento di definirne le frequenze mutazionali in una casistica italiana e di valutare l'esistenza di eventuali correlazioni genotipo-fenotipo. Lo scopo finale era quello di definire degli algoritmi diagnostici utili ai medici specialisti nella selezione dei pazienti da sottoporre ad indagine genetica. Sono state allestite due coorti: una comprendente pazienti con diagnosi di MA, FTLD o disordini correlati, e l'altra, pazienti con CADASIL. L'analisi mutazionale è stata eseguita mediante due principali approcci: la Cromatografia Liquida Denaturante (DHPLC) ed il sequenziamento diretto. Sono stati analizzati i seguenti geni: proteina Precursore dell'Amiloide (APP), Presenilina1 (PSEN1) e Presenilina2 (PSEN2) per la Malattia di Alzheimer; Progranulina (PGRN), Proteina Tau Associata ai Microtubuli (MAPT), Proteina Contenente Valosina (VCP), Proteina di Modificazione della Cromatina 2B (CHMP2B), Proteina Legante TAR DNA (TARDBP) per la Degenerazione Frontotemporale Lobare ed il gene NOTCH3 per il CADASIL. L'analisi mutazionale dei geni associati a MA e FTLD ha portato all'identificazione di 8 mutazioni: 3 nuove variazioni, PSEN1 p.Ile437Asn, PSEN2 p.Thr18Met e PGRN p.His400ThrfsX12 e, cinque sostituzioni già descritte, PSEN2 p.Arg71Trp e p.Met174Val, PGRN p.Phe86SerfsX170 e p.Thr272SerfsX10 e MAPT c.IVS10+16C>T. I risultati delle analisi molecolari e delle simulazioni al computer depongono a favore di una natura patogenetica per le variazioni dei geni Presenilina, malgrado il ruolo di alcune di esse sia dibattuto in letteratura. Le sostituzioni identificate nei geni PGRN e MAPT sono mutazioni il cui meccanismo patologico è già stato descritto. Il fenotipo clinico riscontrato nei pazienti con le mutazioni identificate non era univoco e, specialmente le mutazioni nella PGRN erano associate ad una notevole variabilità delle manifestazioni cliniche, anche all'interno di una stessa famiglia. Inoltre, l'identificazione di una famiglia con diagnosi di FTD-MND in linkage al cromosoma 9 sottolinea ulteriormente l'eterogeneità genetica delle FTLD. L'analisi mutazionale del gene NOTCH3 ha portato all'identificazione di 21 diverse mutazioni, incluse 7 nuove variazioni, distribuite non uniformemente lungo il gene. Si è osservata una clusterizzazione delle mutazioni in aree geografiche diverse: la maggior parte identificate in pazienti provenienti dal nord-est Italia, alcune nel nord-ovest ed altre nell'Italia centrale. Nell'ipotesi che questa regionalizzazione rispecchiasse un effetto fondatore, si sono studiati gli aplotipi associati a queste mutazioni: i risultati, sebbene compatibili, non hanno permesso di confermare l'effetto fondatore in quanto la maggior parte di queste variazioni cadeva nell'aplotipo più frequente. I risultati di questo studio, complessivamente sono stati utili per definire degli algoritmi diagnostici che potrebbero aiutare i clinici ad identificare i pazienti, suggestivi di una base molecolare, da sottoporre ad analisi genetica.
File in questo prodotto:
File Dimensione Formato  
Silvia Testi.pdf

accesso aperto

Tipologia: Tesi di dottorato
Licenza: Dominio pubblico
Dimensione 29.76 MB
Formato Adobe PDF
29.76 MB Adobe PDF Visualizza/Apri

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11562/349107
Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact