L’università di Verona affonda le sue radici nella Libera Scuola Superiore di Scienze Storiche ‘‘Ludovico Antonio Muratori’’, avviata da Lanfranco Vecchiato nel 1951 e mantenuta in vita tra mille difficoltà, dovendo dipendere dal finanziamento di enti pubblici locali che non ne capivano natura e funzione. Alla Libera Scuola Superiore di Scienze Storiche fu subito data una struttura universitaria ed ebbe fin dall’inizio, come docenti, professori che erano di ruolo negli Atenei italiani. Tuttavia la stessa non rilasciava titoli legali, essendo priva di riconoscimento statale. La Scuola ‘‘Muratori’’, seppur destinata a morire a causa delle rigidità romane e del disimpegno veronese, ebbe l’enorme merito di abituare Verona all’idea di una propria università. E alla fine, i veronesi, invece di muoversi come avrebbero fatto i trentini che pretenderanno e otterranno da Roma una legge che dava vita a una facoltà fino a quel momento inesistente, Sociologia, decisero di fare da soli. Rinunciavano alla laurea in storia, convinti che con Verona il parlamento di Roma non sarebbe stato prodigo di attenzioni. Se non esisteva la laurea in storia, c’era però quella in economia nell’ordinamento universitario italiano. La funzione storica svolta dalla Libera Scuola Superiore di Scienze Storiche ‘‘Ludovico Antonio Muratori’’ fu ufficialmente riconosciuta dall’università di Verona solo nel 2000 quando il rettore Elio Mosele consegnava ad alcuni uomini della ‘‘Muratori’’ la targa di promotori degli studi universitari in Verona. In questo anno giubilare abbiamo voluto andare a vedere da vicino chi sono gli «intellettuali guidati da Lanfranco Vecchiato», di cui parlava Elio Mosele. Nella prima parte del presente volume abbiamo voluto far risuonare la voce di chi ebbe a commentare i primi venticinque anni di vita delle facoltà universitarie a Verona. Riproponiamo perciò articoli di Gino Barbieri, che non fu un ‘‘intellettuale’’ della ‘‘Muratori’’, ma che arrivato a Verona, divenne anima e motore del successivo sviluppo universitario scaligero, e di Giuseppe Brugnoli, direttore del giornale «L’Arena», foglio che giorno dopo giorno ne ha tenuto la cronaca, scrivendo la prima storia della nostra università. E dopo quella di Gino Barbieri, abbiamo recuperato la voce di uno dei suoi più prestigiosi allievi, di quel Giorgio Borelli, che non solo subentrò al Maestro sulla cattedra di Storia economica, ma anche gli succedette nella guida della facoltà di economia e commercio, essendone stato preside per ben dodici anni. A Giorgio Borelli toccò di tornare a riflettere sulle origini della facoltà e sul percorso dalla stessa compiuto nei primi quarant’anni di esistenza. Nella seconda parte del presente volume ancora un recupero. L’Accademia di Agricoltura che, secondo una consolidata tradizione, è solita onorare con un’apposita commemorazione accademica propri membri venuti a mancare, nel 2001 decideva di rievocare la figura di Lanfranco Vecchiato, spentosi nel 1999, affidandone il compito a Pierluigi Laita, Elio Mosele, Luca Sebastiano, Francesco Vecchiato, Piero Scapini, Pino Ruffo. Quegli interventi rimasero inediti. Oggi si recuperano per rendere omaggio a Lanfranco Vecchiato, ma anche a chi lo ha commemorato senza riuscire a mascherare l’affetto che da sempre nutriva per lui. Particolarmente toccanti furono gli interventi di Pierluigi Laita, Piero Scapini e Pino Ruffo, che per ragioni anagrafiche più a lungo hanno goduto dell’amicizia di Lanfranco Vecchiato. La bibliografia di Lanfranco Vecchiato è stata collocata non in coda all’intervento di Francesco Vecchiato, come avrebbe dovuto essere, ma in un’appendice a se stante e ciò al fine di non alterare l’armonia tra i vari interventi della commemorazione accademica. Gli scritti di Lanfranco Vecchiato sono preceduti da un profilo biografico ugualmente curato da Francesco Vecchiato. La terza parte del volume, che ospita il profilo degli ‘‘intellettuali’’ della ‘‘Muratori ’’, è stata creata con l’intento di conservare di loro la memoria. Nella quarta parte del presente volume è stata collocata una memoria autobiografica inedita di Lanfranco Vecchiato. Il libro contiene una quinta parte, costruita per saldare le origini dell’università di Verona all’oggi e per rendere omaggio, attraverso le figure dei suoi due più illustri allievi – Giovanni Zalin e Giorgio Borelli –, a una persona – Gino Barbieri – che se non ha legato il suo nome al delicatissimo periodo di incubazione dell’Ateneo veronese (1949-1959), lo ha poi preso in mano e guidato per un ventennio, determinandone quello sviluppo che avrebbe giustificato nel 1982 agli occhi del legislatore romano il distacco da Padova e l’erezione in Università autonoma. Accanto a Gino Barbieri e ai suoi allievi, rendiamo omaggio a un collega, Vincenzo Cacici, catanese, che nello stesso anno di Giovanni Zalin e Giorgio Borelli conclude il proprio servizio a favore dell’università scaligera. Li lega l’appartenenza alla stessa facoltà di Economia e allo stesso dipartimento di Economie Società Istituzioni.
Alle origini dell'Università di Verona (1949-1959)
VECCHIATO, Francesco
2010-01-01
Abstract
L’università di Verona affonda le sue radici nella Libera Scuola Superiore di Scienze Storiche ‘‘Ludovico Antonio Muratori’’, avviata da Lanfranco Vecchiato nel 1951 e mantenuta in vita tra mille difficoltà, dovendo dipendere dal finanziamento di enti pubblici locali che non ne capivano natura e funzione. Alla Libera Scuola Superiore di Scienze Storiche fu subito data una struttura universitaria ed ebbe fin dall’inizio, come docenti, professori che erano di ruolo negli Atenei italiani. Tuttavia la stessa non rilasciava titoli legali, essendo priva di riconoscimento statale. La Scuola ‘‘Muratori’’, seppur destinata a morire a causa delle rigidità romane e del disimpegno veronese, ebbe l’enorme merito di abituare Verona all’idea di una propria università. E alla fine, i veronesi, invece di muoversi come avrebbero fatto i trentini che pretenderanno e otterranno da Roma una legge che dava vita a una facoltà fino a quel momento inesistente, Sociologia, decisero di fare da soli. Rinunciavano alla laurea in storia, convinti che con Verona il parlamento di Roma non sarebbe stato prodigo di attenzioni. Se non esisteva la laurea in storia, c’era però quella in economia nell’ordinamento universitario italiano. La funzione storica svolta dalla Libera Scuola Superiore di Scienze Storiche ‘‘Ludovico Antonio Muratori’’ fu ufficialmente riconosciuta dall’università di Verona solo nel 2000 quando il rettore Elio Mosele consegnava ad alcuni uomini della ‘‘Muratori’’ la targa di promotori degli studi universitari in Verona. In questo anno giubilare abbiamo voluto andare a vedere da vicino chi sono gli «intellettuali guidati da Lanfranco Vecchiato», di cui parlava Elio Mosele. Nella prima parte del presente volume abbiamo voluto far risuonare la voce di chi ebbe a commentare i primi venticinque anni di vita delle facoltà universitarie a Verona. Riproponiamo perciò articoli di Gino Barbieri, che non fu un ‘‘intellettuale’’ della ‘‘Muratori’’, ma che arrivato a Verona, divenne anima e motore del successivo sviluppo universitario scaligero, e di Giuseppe Brugnoli, direttore del giornale «L’Arena», foglio che giorno dopo giorno ne ha tenuto la cronaca, scrivendo la prima storia della nostra università. E dopo quella di Gino Barbieri, abbiamo recuperato la voce di uno dei suoi più prestigiosi allievi, di quel Giorgio Borelli, che non solo subentrò al Maestro sulla cattedra di Storia economica, ma anche gli succedette nella guida della facoltà di economia e commercio, essendone stato preside per ben dodici anni. A Giorgio Borelli toccò di tornare a riflettere sulle origini della facoltà e sul percorso dalla stessa compiuto nei primi quarant’anni di esistenza. Nella seconda parte del presente volume ancora un recupero. L’Accademia di Agricoltura che, secondo una consolidata tradizione, è solita onorare con un’apposita commemorazione accademica propri membri venuti a mancare, nel 2001 decideva di rievocare la figura di Lanfranco Vecchiato, spentosi nel 1999, affidandone il compito a Pierluigi Laita, Elio Mosele, Luca Sebastiano, Francesco Vecchiato, Piero Scapini, Pino Ruffo. Quegli interventi rimasero inediti. Oggi si recuperano per rendere omaggio a Lanfranco Vecchiato, ma anche a chi lo ha commemorato senza riuscire a mascherare l’affetto che da sempre nutriva per lui. Particolarmente toccanti furono gli interventi di Pierluigi Laita, Piero Scapini e Pino Ruffo, che per ragioni anagrafiche più a lungo hanno goduto dell’amicizia di Lanfranco Vecchiato. La bibliografia di Lanfranco Vecchiato è stata collocata non in coda all’intervento di Francesco Vecchiato, come avrebbe dovuto essere, ma in un’appendice a se stante e ciò al fine di non alterare l’armonia tra i vari interventi della commemorazione accademica. Gli scritti di Lanfranco Vecchiato sono preceduti da un profilo biografico ugualmente curato da Francesco Vecchiato. La terza parte del volume, che ospita il profilo degli ‘‘intellettuali’’ della ‘‘Muratori ’’, è stata creata con l’intento di conservare di loro la memoria. Nella quarta parte del presente volume è stata collocata una memoria autobiografica inedita di Lanfranco Vecchiato. Il libro contiene una quinta parte, costruita per saldare le origini dell’università di Verona all’oggi e per rendere omaggio, attraverso le figure dei suoi due più illustri allievi – Giovanni Zalin e Giorgio Borelli –, a una persona – Gino Barbieri – che se non ha legato il suo nome al delicatissimo periodo di incubazione dell’Ateneo veronese (1949-1959), lo ha poi preso in mano e guidato per un ventennio, determinandone quello sviluppo che avrebbe giustificato nel 1982 agli occhi del legislatore romano il distacco da Padova e l’erezione in Università autonoma. Accanto a Gino Barbieri e ai suoi allievi, rendiamo omaggio a un collega, Vincenzo Cacici, catanese, che nello stesso anno di Giovanni Zalin e Giorgio Borelli conclude il proprio servizio a favore dell’università scaligera. Li lega l’appartenenza alla stessa facoltà di Economia e allo stesso dipartimento di Economie Società Istituzioni.File | Dimensione | Formato | |
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