Background: Numerosi studi dimostrano l'impatto positivo di un approccio centrato sul paziente (PC) su diversi outcomes, tra cui l'adesione al trattamento. Di conseguenza, definire le principali abilità necessarie per implementare l’approccio PC nella pratica clinica, è diventato per i ricercatori un obiettivo fondamentale. Nonostante questi sforzi per dare ai pazienti una posizione centrale nella propria salute, la prospettiva del paziente è a tutt’oggi raramente presa in considerazione, ponendo in luce la necessità di approcci più diretti per dare voce alle opinioni dei pazienti sulla qualità della performance comunicativa dei medici. Obiettivo: GULiVER è un progetto internazionale multicentrico volto a esplorare come un campione di individui selezionati dalla popolazione generale in Olanda (Utrecht), Inghilterra (Liverpool) e Italia (Verona) valuta la performance comunicativa del medico. Metodo: In ciascun centro, due set di 4 videoregistrazioni di colloqui OSCE riferiti a due diversi scenari, è stata mostrata a 8 gruppi di 6-9 partecipanti ciascuno. I 4 studenti-medici di ciascun set differivano per le loro abilità comunicative valutate sulla base del punteggio OSCE e della valutazione dei pazienti simulati (punteggi entrambi alti, bassi o discordanti). La selezione dei partecipanti si è basata su due criteri di stratificazione: il sesso (gruppi separati per uomini e donne) e l’età (ciascun gruppo doveva includere almeno 2 partecipanti per ciascuno dei gruppi di età 18-30; 31-50; >50). Per ciascun partecipante sono state raccolte informazioni socio-demografiche, sullo stato di salute fisica (COOP-WONCA) e mentale (GHQ), sulle preferenze comunicative (QUOTE-com), e sulla fiducia nel medico (TMP). I partecipanti erano chiamati a dare la loro valutazione, individualmente o in gruppo, su diversi aspetti della performance comunicativa degli studenti-medico tramite valutazioni quantitative (questionari) e qualitative (focus groups) con una metodologia di indagine di tipo misto. Un’analisi di contenuto di tipo induttivo è stata applicata ai dati qualitativi (facus groups) al fine di generare un sistema di codifica e produrre diverse categorie. La statistica descrittiva è stata quindi applicata per le distribuzioni di frequenza. Risultati: Il campione complessivo comprende 211 partecipanti, equamente distribuiti tra i centri (64 dal NL, 72 IT, 75 UK) e bilanciati in termini di età, sesso e scenario, confermando la qualità dei dati raccolti. Le curve di distribuzione dei punteggi attribuiti dai partecipanti ai 4 medici (valutazione 1-10) risultano più simili di quanto atteso sulla base del loro punteggio OSCE e del paziente simulato, soprattutto per le interviste con punteggio alto o basso per entrambi (Skewness index –0.3 per l’intervista HH and -0.06 per LL). Tra le variabili oggetto di studio, solo il livello di educazione è risultato significativamente correlato in senso negativo con la valutazione 1-10 data dai partecipanti (scuola superiore, università versus nessuna educazione, scuola elementare rispettivamente: =-0.53, p=-0.03; =-0.64, p=0.01). Il conteggio di frequenza delle categorie evidenzia che i partecipanti ritengono molto importante che un medico sia: competente, sicuro di sé, in grado di ottenere un quadro completo del problema, rassicurante, gentile, interessato alle problematiche del paziente e flessibile nell’adattare la struttura dell’intervista ai suoi bisogni. Inoltre al 20% dei partecipanti non piace che il medico coinvolga il paziente nelle scelte terapeutiche. Discussione e conclusioni: Il protocollo e i risultati preliminari presentati ad oggi hanno portato alle seguenti constatazioni: La valutazione dei partecipanti sulla performance comunicativa degli studenti-medico non risulta sempre in accordo con la classificazione OSCE dei 4 video suggerendo che i partecipanti basano la loro valutazione su criteri diversi rispetto ai ricercatori. Le attitudini interpersonali e non verbali del medico sembrano giocare un ruolo preminente nella valutazione dei pazienti. I corsi di formazione non dovrebbero quindi sottovalutare il ruolo di questi aspetti relazionali di base, che sono a rischio di essere dati per scontati. In particolare, un'alta percentuale di persone ha valutato come negativi gli atteggiamenti volti a coinvolgerli nelle decisioni terapeutiche e sembrano preferire un approccio paternalistico, basato sul costrutto "è il medico che sa cosa è meglio”. Ulteriori analisi andranno ad esplorare le caratteristiche cliniche e socio-demografiche in relazione ai focus consentendo di approfondire tali aspetti in maggior dettagli. Infine, le valutazioni dei partecipanti risultano notevolmente differenziate e, di conseguenza, la capacità di adottare uno stile di intervista flessibile che risponde alle esigenze individuali acquista un ruolo fondamentale nell'attuazione di un approccio realmente centrato sul paziente.

Background: A growing body of evidence is demonstrating the importance of a patient centered approach (PCC) in improving health outcomes, including adherence to treatment. Accordingly, concerted efforts have been made by researchers to define the crucial skills that are required to implement PCC in clinical practice. Despite these efforts to bestow the patients a central position in their own health care, the patient's perspective is rarely taken into account underlying the need of more direct approaches to voice patients’ opinions on the quality of doctor-patient communication. Aim: GULiVER is an international, multicentre project developed to explore how lay people in the Netherlands (Utrecht), the United Kingdom (Liverpool) and Italy (Verona) evaluate physicians’ communicative performance. Method: In each centre two set of 4 videotaped OSCE consultations presenting two clinical scenarios was shown to 8 lay panels of 6 to 9 participants each. Among each set, the four medical students differed in their communication skills as assessed by the OSCE examiners and the standardized patient (High-High; High-Low; Low-High; Low-Low). The selection of lay participants was based on two stratification criteria: gender (separate male and female panels) and age (each panel including at least 2 persons across the age bands 18-30; 31-50; >50). Background characteristics included socio-demographics, participants’ own health (COOP-WONCA) and mental health (GHQ), communication preferences (QUOTE-com), and trust in doctors (TMP). Participants were asked to give their assessment, individually or in groups, on different aspects of student-doctor communicative performance through both quantitative (questionnaires) and qualitative (focus groups) assessments in a mixed-methods design. Inductive content analysis was applied to qualitative data (focus groups) to generate a coding system and produce several categories. Descriptive statistic was then applied for the frequency count distribution. Results: The overall sample comprised 211 participants, equally distributed among the centres (64 from NL, 72 IT, 75 UK) and balanced in terms of age, gender and scenario, confirming the quality of collected data. The distribution curves of participants 1-10 evaluations of the 4 videos were less skewed than expected, based on the Expert and SP ratings, particularly for the student-doctors HH (good performance) and LL (low performance) (Skewness index –0.3 for HH and -0.06 for LL). Among the variables under study, only the level of education resulted significantly negatively related with participants’ 1-10 evaluation (secondary and higher school versus none/primary school respectively: =-0.53, p=-0.03; =-0.64, p=0.01). Categories count of frequencies showed that participants placed high importance on a doctor who was: competent, self-confident, able to get a complete picture of the patients’ problems, reassuring, nice, interested in the patients’ problems, and flexible in adapting the structure of the interview to the patients’ needs. Moreover 20% of participants disliked a doctor who shared plans and ideas with the patients Discussion and conclusion: To date, the protocol and some preliminary results have been presented, which have led to the following observations: Overall, the lay participants’ ratings of the student-doctors’ performance were not always consistent with the OSCE-based classification of the 4 videos suggesting that lay people have different criteria when they evaluate the communicative quality of a medical consultation. The interpersonal and nonverbal attitudes of a doctor play a fundamental role in patients’ evaluations. Training courses should therefore avoid underestimating the role of these basic relational aspects, which are at risk to be taken for granted. Notably, a high proportion of people rated attitudes that focused on involving them in decisions as negative and seem to prefer a paternalistic approach, based on the construct “the doctor knows the best.” Further analyses will deeply explore users’ socio-demographic and clinical variables according to focus group to dissect these differences in greater detail. Finally, the participants’ assessments varied widely and, therefore, the ability to adopt a flexible interview style that responds to individual needs is fundamental in implementing a truly patient-centered approach.

GULiVer. Travelling into the heart of good doctor-patient communication from a patient perspective. An international multicentre study

MORETTI, Francesca
2010-01-01

Abstract

Background: A growing body of evidence is demonstrating the importance of a patient centered approach (PCC) in improving health outcomes, including adherence to treatment. Accordingly, concerted efforts have been made by researchers to define the crucial skills that are required to implement PCC in clinical practice. Despite these efforts to bestow the patients a central position in their own health care, the patient's perspective is rarely taken into account underlying the need of more direct approaches to voice patients’ opinions on the quality of doctor-patient communication. Aim: GULiVER is an international, multicentre project developed to explore how lay people in the Netherlands (Utrecht), the United Kingdom (Liverpool) and Italy (Verona) evaluate physicians’ communicative performance. Method: In each centre two set of 4 videotaped OSCE consultations presenting two clinical scenarios was shown to 8 lay panels of 6 to 9 participants each. Among each set, the four medical students differed in their communication skills as assessed by the OSCE examiners and the standardized patient (High-High; High-Low; Low-High; Low-Low). The selection of lay participants was based on two stratification criteria: gender (separate male and female panels) and age (each panel including at least 2 persons across the age bands 18-30; 31-50; >50). Background characteristics included socio-demographics, participants’ own health (COOP-WONCA) and mental health (GHQ), communication preferences (QUOTE-com), and trust in doctors (TMP). Participants were asked to give their assessment, individually or in groups, on different aspects of student-doctor communicative performance through both quantitative (questionnaires) and qualitative (focus groups) assessments in a mixed-methods design. Inductive content analysis was applied to qualitative data (focus groups) to generate a coding system and produce several categories. Descriptive statistic was then applied for the frequency count distribution. Results: The overall sample comprised 211 participants, equally distributed among the centres (64 from NL, 72 IT, 75 UK) and balanced in terms of age, gender and scenario, confirming the quality of collected data. The distribution curves of participants 1-10 evaluations of the 4 videos were less skewed than expected, based on the Expert and SP ratings, particularly for the student-doctors HH (good performance) and LL (low performance) (Skewness index –0.3 for HH and -0.06 for LL). Among the variables under study, only the level of education resulted significantly negatively related with participants’ 1-10 evaluation (secondary and higher school versus none/primary school respectively: =-0.53, p=-0.03; =-0.64, p=0.01). Categories count of frequencies showed that participants placed high importance on a doctor who was: competent, self-confident, able to get a complete picture of the patients’ problems, reassuring, nice, interested in the patients’ problems, and flexible in adapting the structure of the interview to the patients’ needs. Moreover 20% of participants disliked a doctor who shared plans and ideas with the patients Discussion and conclusion: To date, the protocol and some preliminary results have been presented, which have led to the following observations: Overall, the lay participants’ ratings of the student-doctors’ performance were not always consistent with the OSCE-based classification of the 4 videos suggesting that lay people have different criteria when they evaluate the communicative quality of a medical consultation. The interpersonal and nonverbal attitudes of a doctor play a fundamental role in patients’ evaluations. Training courses should therefore avoid underestimating the role of these basic relational aspects, which are at risk to be taken for granted. Notably, a high proportion of people rated attitudes that focused on involving them in decisions as negative and seem to prefer a paternalistic approach, based on the construct “the doctor knows the best.” Further analyses will deeply explore users’ socio-demographic and clinical variables according to focus group to dissect these differences in greater detail. Finally, the participants’ assessments varied widely and, therefore, the ability to adopt a flexible interview style that responds to individual needs is fundamental in implementing a truly patient-centered approach.
2010
Doctor-patient communication; physicians' communicative performance; quality assessment; patients' perspective; focus group.
Background: Numerosi studi dimostrano l'impatto positivo di un approccio centrato sul paziente (PC) su diversi outcomes, tra cui l'adesione al trattamento. Di conseguenza, definire le principali abilità necessarie per implementare l’approccio PC nella pratica clinica, è diventato per i ricercatori un obiettivo fondamentale. Nonostante questi sforzi per dare ai pazienti una posizione centrale nella propria salute, la prospettiva del paziente è a tutt’oggi raramente presa in considerazione, ponendo in luce la necessità di approcci più diretti per dare voce alle opinioni dei pazienti sulla qualità della performance comunicativa dei medici. Obiettivo: GULiVER è un progetto internazionale multicentrico volto a esplorare come un campione di individui selezionati dalla popolazione generale in Olanda (Utrecht), Inghilterra (Liverpool) e Italia (Verona) valuta la performance comunicativa del medico. Metodo: In ciascun centro, due set di 4 videoregistrazioni di colloqui OSCE riferiti a due diversi scenari, è stata mostrata a 8 gruppi di 6-9 partecipanti ciascuno. I 4 studenti-medici di ciascun set differivano per le loro abilità comunicative valutate sulla base del punteggio OSCE e della valutazione dei pazienti simulati (punteggi entrambi alti, bassi o discordanti). La selezione dei partecipanti si è basata su due criteri di stratificazione: il sesso (gruppi separati per uomini e donne) e l’età (ciascun gruppo doveva includere almeno 2 partecipanti per ciascuno dei gruppi di età 18-30; 31-50; >50). Per ciascun partecipante sono state raccolte informazioni socio-demografiche, sullo stato di salute fisica (COOP-WONCA) e mentale (GHQ), sulle preferenze comunicative (QUOTE-com), e sulla fiducia nel medico (TMP). I partecipanti erano chiamati a dare la loro valutazione, individualmente o in gruppo, su diversi aspetti della performance comunicativa degli studenti-medico tramite valutazioni quantitative (questionari) e qualitative (focus groups) con una metodologia di indagine di tipo misto. Un’analisi di contenuto di tipo induttivo è stata applicata ai dati qualitativi (facus groups) al fine di generare un sistema di codifica e produrre diverse categorie. La statistica descrittiva è stata quindi applicata per le distribuzioni di frequenza. Risultati: Il campione complessivo comprende 211 partecipanti, equamente distribuiti tra i centri (64 dal NL, 72 IT, 75 UK) e bilanciati in termini di età, sesso e scenario, confermando la qualità dei dati raccolti. Le curve di distribuzione dei punteggi attribuiti dai partecipanti ai 4 medici (valutazione 1-10) risultano più simili di quanto atteso sulla base del loro punteggio OSCE e del paziente simulato, soprattutto per le interviste con punteggio alto o basso per entrambi (Skewness index –0.3 per l’intervista HH and -0.06 per LL). Tra le variabili oggetto di studio, solo il livello di educazione è risultato significativamente correlato in senso negativo con la valutazione 1-10 data dai partecipanti (scuola superiore, università versus nessuna educazione, scuola elementare rispettivamente: =-0.53, p=-0.03; =-0.64, p=0.01). Il conteggio di frequenza delle categorie evidenzia che i partecipanti ritengono molto importante che un medico sia: competente, sicuro di sé, in grado di ottenere un quadro completo del problema, rassicurante, gentile, interessato alle problematiche del paziente e flessibile nell’adattare la struttura dell’intervista ai suoi bisogni. Inoltre al 20% dei partecipanti non piace che il medico coinvolga il paziente nelle scelte terapeutiche. Discussione e conclusioni: Il protocollo e i risultati preliminari presentati ad oggi hanno portato alle seguenti constatazioni: La valutazione dei partecipanti sulla performance comunicativa degli studenti-medico non risulta sempre in accordo con la classificazione OSCE dei 4 video suggerendo che i partecipanti basano la loro valutazione su criteri diversi rispetto ai ricercatori. Le attitudini interpersonali e non verbali del medico sembrano giocare un ruolo preminente nella valutazione dei pazienti. I corsi di formazione non dovrebbero quindi sottovalutare il ruolo di questi aspetti relazionali di base, che sono a rischio di essere dati per scontati. In particolare, un'alta percentuale di persone ha valutato come negativi gli atteggiamenti volti a coinvolgerli nelle decisioni terapeutiche e sembrano preferire un approccio paternalistico, basato sul costrutto "è il medico che sa cosa è meglio”. Ulteriori analisi andranno ad esplorare le caratteristiche cliniche e socio-demografiche in relazione ai focus consentendo di approfondire tali aspetti in maggior dettagli. Infine, le valutazioni dei partecipanti risultano notevolmente differenziate e, di conseguenza, la capacità di adottare uno stile di intervista flessibile che risponde alle esigenze individuali acquista un ruolo fondamentale nell'attuazione di un approccio realmente centrato sul paziente.
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Tipologia: Tesi di dottorato
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