La tesi propone un'analisi dei caratteri peculiari della rappresentazione di Venezia nell'opera di fotografi inglesi e americani tra il 1880 e il 1910, un periodo di fertilissime sperimentazioni tecniche e compositive derivanti da un’eterogeneità di influssi culturali. La tesi si apre con un capitolo introduttivo che descrive le interazioni fra fattori di carattere politico, sociale e culturale che determinarono la presenza dei viaggiatori inglesi e americani a Venezia nell'Ottocento, seguito da due panoramiche sulle trasformazioni dell'immagine della città nelle arti visive americane e nella fotografia inglese fino al 1880. Segue l'analisi delle immagini stereoscopiche prodotte nel corso delle campagne fotografiche promosse a scopo commerciale da società come l'American Stereoscopic Society, Underwood and Underwood e la Keystone view Co. che contribuirono in modo estremamente significativo alla diffusione di un immaginario della città legato al suo aspetto monumentale. Del tutto simile a quella degli studi fotografici veneziani più celebri, da Carlo Naya a Carlo Ponti, le vedute stereoscopiche di Venezia miravano principalmente alla rappresentazione degli edifici pubblici e religiosi più noti, che costituiscono i landmarks del panorama urbano, seguendo una tradizione piuttosto diffusa anche in pittura. Le fotografie commerciali, vendute a migliaia in tutto il mondo, inaugurarono una nuova forma di “consumo” dell'immagine della città del tutto sconosciuta in passato, banalizzando monumenti e vedute attraverso la serialità di una produzione nata per essere fruita velocemente. L'interesse si rivolge, poi, alle trasformazioni della pratica collezionistica che, a partire dalla nascita di apparecchi facilmente utilizzabili, produsse una progressiva perdita di interesse per la fotografia commerciale e un incremento fortissimo di fotografi dilettanti. Gli album fotografici di famiglia e gli archivi personali rivelano forse più di ogni altro mezzo i topoi della vita e delle abitudini degli anglo-americani in città che realizzano da sé i propri souvenirs fotografici. Partendo dalle immagini acquistate o prodotte dai turisti, che si fermavano solo pochi giorni come Henry Stopes ed Edward Rode, si prosegue poi con le figure di punta della comunità di ricchi expatriates, proprietari o affittuari di sontuosi palazzi per lunghi periodi di tempo, come Isabella Stewart Gardner e Katherine De Kay Bronson, per concludere con artisti e intellettuali. La prima parte della tesi si conclude con l'analisi di un altro prodotto commerciale che veicolò l'immagine di Venezia tra la fine dell'Ottocento e l'inizio del nuovo secolo: i libri contenenti illustrazioni fotografiche. Le tecniche che riducevano i costi di stampa, e spesso anche la qualità, delle fotografie, produssero esiti estremamente interessanti in campo editoriale, dove le illustrazioni tradizionalmente realizzate ad acquerello o incisione vennero affiancate da immagini fotografiche, con risvolti per nulla scontati sul piano della rappresentazione iconografica. Dalla letteratura più prestigiosa come Life on the Lagoons di Horatio F. Brown, ai romanzi, ai testi di architettura alle guide di viaggio, i volumi su Venezia intrecciavano significativamente immaginario personale e collettivo, aspirazioni letterarie e necessità documentaria. In tale contesto profondamente complesso, dove la produzione fotografica rispondeva alle esigenze e alle richieste di un pubblico sempre più vasto e di turisti in cerca di souvenirs, ma al tempo stesso di raffinati lettori e fotografi professionisti, sul finire del secolo si innestavano le sperimentazioni della fotografia pittorialista, la cui indagine è affrontata nella seconda parte della tesi. La nuova visione avviò un percorso del tutto inesplorato di possibilità di rappresentazione della città, fondandosi sull'abbandono delle architetture celebri e monumentali, e sull'esplorazione di calli e canali, frammenti di palazzi anonimi e barche di pescatori in laguna. Un'indagine sul milieu culturale in cui furono realizzate tali immagini, in particolare sul sistema di relazioni e influenze dei circoli di artisti e intellettuali stranieri presenti nella città, ha reso possibile individuare in alcune figure di americani i nodi più importanti della metamorfosi della rappresentazione della città. Le incisioni di James McNeill Whistler e degli artisti del circolo di Frank Duveneck costituirono uno dei mezzi di diffusione fondamentali del nuovo immaginario. Questa trasformazione emerge chiaramente dall’analisi delle fotografie scattate da Alfred Stieglitz, tra i nomi più celebri nella storia della fotografia americana, nel corso dei due viaggi che effettua nella città. Se nel 1887 l'impianto iconografico appare ancora profondamente influenzato da una certa pittura di genere tendente al pittoresco, le immagini del 1894 sono impregnate di una nuova estetica fondata sulla concezione di fotografia come forma d'arte autonoma e indipendente da ogni ascendenza pittorica. Estetismo, Arts and Crafts e realismo si intrecciano nell'opera dello scozzese James Craig Annan, autore del raffinatissimo portfolio Venice and Lombardy, edito nel 1896. Un vero e proprio caso editoriale costituiscono poi i frontespizi realizzati da Alvin Langdon Coburn per la “New York Edition” dei romanzi di Henry James, in cui compaiono due immagini veneziane, che mostrano il complesso rapporto tra le idee del grande scrittore americano, committente delle fotografie, e l'estro del giovane talento. Ai grandi nomi della fotografia internazionale, al volgere del secolo, si aggiungono molte altre figure di fotografi professionisti e amateurs, membri delle celebri associazioni pittorialiste della “Linked Ring Brotherwood” di Londra e della “Photo-Secession” americana, che pubblicavano i loro scatti sulle pagine delle riviste “Camera Notes” e “Camera Work”. Nel primo decennio del nuovo secolo il pittorialismo ebbe un'influenza determinante sulle mostre di istituzioni autorevoli che difendevano una tradizione consolidata nel corso dei decenni precedenti, come la Royal Photographic Society, e sulle immagini pubblicate in numerose riviste specializzate. Gli autori di queste fotografie, spesso ancorati a una visione più convenzionale della città, occupavano sovente un ruolo di primo piano nel panorama dell’epoca. Un’analisi della loro produzione, talvolta estremamente difficile da rintracciare data la scarsità di documentazione superstite, contribuisce a ricostruire il quadro vasto ed eterogeneo delle diverse modalità di rappresentare Venezia attraverso l’obiettivo fotografico degli anglo-americani.

The PhD thesis "The iconography of Venice in British and American photography (1880-1910)" explores the metamorphosis of the city representation through the analisis of several iconographic, bibliographical and archival materials held in Italian, British and American institutions. Different types of photographs (commercial photography, pictorial photography, illustrated books, amateur photography) are considered, as well as influences and interactions between photography and other visual arts such as painting and etching.

L’ICONOGRAFIA DI VENEZIA NELLA FOTOGRAFIA INGLESE E AMERICANA1880-1910

BOLOGNA, GABRIELLA
2010-01-01

Abstract

The PhD thesis "The iconography of Venice in British and American photography (1880-1910)" explores the metamorphosis of the city representation through the analisis of several iconographic, bibliographical and archival materials held in Italian, British and American institutions. Different types of photographs (commercial photography, pictorial photography, illustrated books, amateur photography) are considered, as well as influences and interactions between photography and other visual arts such as painting and etching.
2010
Fotografia; Venezia; Ottocento; Pittorialismo; Fotografia inglese; Fotografia americana
La tesi propone un'analisi dei caratteri peculiari della rappresentazione di Venezia nell'opera di fotografi inglesi e americani tra il 1880 e il 1910, un periodo di fertilissime sperimentazioni tecniche e compositive derivanti da un’eterogeneità di influssi culturali. La tesi si apre con un capitolo introduttivo che descrive le interazioni fra fattori di carattere politico, sociale e culturale che determinarono la presenza dei viaggiatori inglesi e americani a Venezia nell'Ottocento, seguito da due panoramiche sulle trasformazioni dell'immagine della città nelle arti visive americane e nella fotografia inglese fino al 1880. Segue l'analisi delle immagini stereoscopiche prodotte nel corso delle campagne fotografiche promosse a scopo commerciale da società come l'American Stereoscopic Society, Underwood and Underwood e la Keystone view Co. che contribuirono in modo estremamente significativo alla diffusione di un immaginario della città legato al suo aspetto monumentale. Del tutto simile a quella degli studi fotografici veneziani più celebri, da Carlo Naya a Carlo Ponti, le vedute stereoscopiche di Venezia miravano principalmente alla rappresentazione degli edifici pubblici e religiosi più noti, che costituiscono i landmarks del panorama urbano, seguendo una tradizione piuttosto diffusa anche in pittura. Le fotografie commerciali, vendute a migliaia in tutto il mondo, inaugurarono una nuova forma di “consumo” dell'immagine della città del tutto sconosciuta in passato, banalizzando monumenti e vedute attraverso la serialità di una produzione nata per essere fruita velocemente. L'interesse si rivolge, poi, alle trasformazioni della pratica collezionistica che, a partire dalla nascita di apparecchi facilmente utilizzabili, produsse una progressiva perdita di interesse per la fotografia commerciale e un incremento fortissimo di fotografi dilettanti. Gli album fotografici di famiglia e gli archivi personali rivelano forse più di ogni altro mezzo i topoi della vita e delle abitudini degli anglo-americani in città che realizzano da sé i propri souvenirs fotografici. Partendo dalle immagini acquistate o prodotte dai turisti, che si fermavano solo pochi giorni come Henry Stopes ed Edward Rode, si prosegue poi con le figure di punta della comunità di ricchi expatriates, proprietari o affittuari di sontuosi palazzi per lunghi periodi di tempo, come Isabella Stewart Gardner e Katherine De Kay Bronson, per concludere con artisti e intellettuali. La prima parte della tesi si conclude con l'analisi di un altro prodotto commerciale che veicolò l'immagine di Venezia tra la fine dell'Ottocento e l'inizio del nuovo secolo: i libri contenenti illustrazioni fotografiche. Le tecniche che riducevano i costi di stampa, e spesso anche la qualità, delle fotografie, produssero esiti estremamente interessanti in campo editoriale, dove le illustrazioni tradizionalmente realizzate ad acquerello o incisione vennero affiancate da immagini fotografiche, con risvolti per nulla scontati sul piano della rappresentazione iconografica. Dalla letteratura più prestigiosa come Life on the Lagoons di Horatio F. Brown, ai romanzi, ai testi di architettura alle guide di viaggio, i volumi su Venezia intrecciavano significativamente immaginario personale e collettivo, aspirazioni letterarie e necessità documentaria. In tale contesto profondamente complesso, dove la produzione fotografica rispondeva alle esigenze e alle richieste di un pubblico sempre più vasto e di turisti in cerca di souvenirs, ma al tempo stesso di raffinati lettori e fotografi professionisti, sul finire del secolo si innestavano le sperimentazioni della fotografia pittorialista, la cui indagine è affrontata nella seconda parte della tesi. La nuova visione avviò un percorso del tutto inesplorato di possibilità di rappresentazione della città, fondandosi sull'abbandono delle architetture celebri e monumentali, e sull'esplorazione di calli e canali, frammenti di palazzi anonimi e barche di pescatori in laguna. Un'indagine sul milieu culturale in cui furono realizzate tali immagini, in particolare sul sistema di relazioni e influenze dei circoli di artisti e intellettuali stranieri presenti nella città, ha reso possibile individuare in alcune figure di americani i nodi più importanti della metamorfosi della rappresentazione della città. Le incisioni di James McNeill Whistler e degli artisti del circolo di Frank Duveneck costituirono uno dei mezzi di diffusione fondamentali del nuovo immaginario. Questa trasformazione emerge chiaramente dall’analisi delle fotografie scattate da Alfred Stieglitz, tra i nomi più celebri nella storia della fotografia americana, nel corso dei due viaggi che effettua nella città. Se nel 1887 l'impianto iconografico appare ancora profondamente influenzato da una certa pittura di genere tendente al pittoresco, le immagini del 1894 sono impregnate di una nuova estetica fondata sulla concezione di fotografia come forma d'arte autonoma e indipendente da ogni ascendenza pittorica. Estetismo, Arts and Crafts e realismo si intrecciano nell'opera dello scozzese James Craig Annan, autore del raffinatissimo portfolio Venice and Lombardy, edito nel 1896. Un vero e proprio caso editoriale costituiscono poi i frontespizi realizzati da Alvin Langdon Coburn per la “New York Edition” dei romanzi di Henry James, in cui compaiono due immagini veneziane, che mostrano il complesso rapporto tra le idee del grande scrittore americano, committente delle fotografie, e l'estro del giovane talento. Ai grandi nomi della fotografia internazionale, al volgere del secolo, si aggiungono molte altre figure di fotografi professionisti e amateurs, membri delle celebri associazioni pittorialiste della “Linked Ring Brotherwood” di Londra e della “Photo-Secession” americana, che pubblicavano i loro scatti sulle pagine delle riviste “Camera Notes” e “Camera Work”. Nel primo decennio del nuovo secolo il pittorialismo ebbe un'influenza determinante sulle mostre di istituzioni autorevoli che difendevano una tradizione consolidata nel corso dei decenni precedenti, come la Royal Photographic Society, e sulle immagini pubblicate in numerose riviste specializzate. Gli autori di queste fotografie, spesso ancorati a una visione più convenzionale della città, occupavano sovente un ruolo di primo piano nel panorama dell’epoca. Un’analisi della loro produzione, talvolta estremamente difficile da rintracciare data la scarsità di documentazione superstite, contribuisce a ricostruire il quadro vasto ed eterogeneo delle diverse modalità di rappresentare Venezia attraverso l’obiettivo fotografico degli anglo-americani.
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Tipologia: Tesi di dottorato
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