La tesi affronta un tema classico nella storiografia medievistica italiana della seconda metà del Novecento, quale è quello della organizzazione del territorio rurale tra alto e pieno medioevo e della sua osservabilità attraverso le tecniche ubicatorie adottate dai notai nelle transazioni fondiarie e in generale nella documentazione corrente. Si tratta di una ricerca che parte dal presupposto che tali formule siano articolate in schemi frutto di una dialettica tra cultura notarile da un lato e percezione dell’organizzazione dello spazio dall’altro; quest’ultima a sua volta risultato del rapporto che si instaura tra le comunità umane e il territorio in cui le stesse vengono ad agire. La tesi affronta come case study la documentazione relativa al territorio veronese, scelta adottata per lo sviluppo di un’analisi complessa che doveva tener conto di numerose variabili (caratteristiche geografiche del territorio e conseguenti, profonde differenze dell’addensamento demografico e del grado di antropizzazione del territorio; casualità della sopravvivenza documentaria; alto grado di fluidità dei formulari notarili; ecc.). La forte concentrazione sulla città capoluogo delle istituzioni ecclesiastiche suscettibili di conservare documenti scritti, e l’assenza (con l’eccezione parziale di S. Silvestro di Nonantola e in minor misura di S. Giulia di Brescia) di istituzioni radicate patrimonialmente e documentariamente nel territorio rende possibile, nel caso della città veneta, l’analisi sistematica di una massa documentaria notevole e nello stesso tempo sfuggente e polimorfa. La varietà del quadro geografico, equamente suddiviso tra una fascia collinare di non disprezzabile estensione e una fascia di pianura asciutta e irrigua altrettanto estesa, si prospettava a sua volta come un elemento positivo. Inoltre, le ricerche di Vito Fumagalli, Andrea Castagnetti e Gian Maria Varanini costituivano in qualche misura un punto di partenza significativo. L’impostazione del lavoro, mirando a un’analisi esaustiva della documentazione, ha richiesto un necessario lavoro preliminare con la produzione di alcuni strumenti intermedi, riportati nelle appendici (Archivi veronesi con documentazione entro il XII secolo; Repertorio degli atti, Anagrafe dei notai, Regesto degli schemi ubicatori). Tale ampio scavo preliminare si rispecchia nella prima sezione, dove la trattazione vale come repertorio e come ‘base’ di analisi per l’operato dei notai e come ‘vocabolario’ dei termini che i notai di una importante città italiana hanno a disposizione per definire (tra arcaismi sempre possibili, e – altrettanto possibile – plastica aderenza al nuovo) i quadri territoriali nei quali inserire i riferimenti microtoponomastico-fondiari. Questa trattazione costituisce soprattutto l’indispensabile punto di partenza diplomatistico per le considerazioni svolte nella seconda sezione. I tre contesti geografici – abbastanza nettamente identificabili – vale a dire le vallate collinari, l’alta pianura asciutta, la bassa pianura – sono analiticamente analizzati, con attenzione alle scelte compiute anche dai singoli notai (in particolare in alcuni casi, nei quali una attività professionale lunga e una documentazione particolarmente consistente potesse suggerire approfondimenti “ad personam”). La parte conclusiva è dedicata invece al confronto esplicito con la storiografia dedicata al territorio veronese, e al confronto con un campione di territori (con riferimento all’area centro-settentrionale italiana) oggetto di approfondimento in studi recenti, con l’intento di evidenziare i fattori che sono stati ritenuti alla base della formazione dei territori di villaggio. Tali ipotesi sono state infine sottoposte a verifica per il caso veronese: in particolare le conclusioni vertono sulla molteplicità dei fattori che vengono a incidere su tale processo di territorializzazione. È questo il livello più sfuggente e meno preso in considerazione da una storiografia italiana che ha tradizionalmente privilegiato il piano giurisdizionale (sia signorile che ecclesiastico) o fiscale e dunque il rapporto tra potere e territorio. La lettura comparata delle prassi ubicatorie come sistema di relazioni tra i termini, condotta a livello topografico sia in senso diacronico che sincronico, permette invece di evidenziarne i nessi con le diverse pratiche sul territorio: non solo le presenze fondiarie o signorili, ma anche le strutture dell’habitat, le forme di solidarietà e l’accesso alle risorse comuni.

This dissertation deals with a classic Italian subject in historiographic studies of the second half of the twentieth century; the subject is the organization of rural areas in the early part of the Middle Ages and its observability through techniques of location used by notaries in land transactions and, generally, in the current document. It is assumed that these formulas are organised into patterns resulting from a dialectic between notary’s culture and perception of the space organization, which should be the result of the relationship between human communities and the territory where these live. The dissertation is based upon the documentation on the Veronese area as a case study: this choice is adopted in order to provide a complex analysis that must consider several variables (geographical area and the consequent demographic differences and the degree of anthropic territory; chance of survival of documentation; high degree of fluidity of the notary’s formulas, etc.). The high concentration in the city of ecclesiastical institutions which were able to keep written records and the absence (with the partial exception of San Silvestro of Nonantola and Santa Giulia of Brescia) of institutions well established in the territory – for what concerns heritage as well as the production of documentation – allows, in the case of Verona, a systematic analysis of a remarkable documentary mass which is at the same time elusive and polymorphous. The variety of geographical context, equally divided among a hill of significant size, a dry and irrigated high plain and the lowlands, is proposed here as a positive element. Furthermore, research by Vito Fumagalli, Andrea Castagnetti and Gian Maria Varanini were a significant starting point. The approach of the dissertation, the ending of which was to work towards a comprehensive analysis of the documentation, has required a necessary preliminary work through the production of intermediate tools, listed in the Appendices (Archives in Verona with documentation within eight and twelfth century; Repertoire of legal acts; Population of the notaries; Summary of location pattern). This preliminary analysis is described in the first section, where the discussion is the ‘basis’ for the analysis of the work of notaries and a ‘vocabulary’ of terms that notaries of a major italian city have at their disposal to define (between archaisms always possible, and – equally possible – plastic adherence to new situations) spatial frameworks, in which they insert the micro-toponymic references. This discussion is the starting point for some considerations in the second section. The three geographical areas, quite clearly identifiable (i.e. hilly valleys, the dry high plains, the lowlands) are analytically analyzed, with attention to the choices taken by single notaries (particularly in those cases where a significant professional activity and a rich documentation could suggest more detailed studies ad personam). The final part is dedicated to the explicit comparison with historiographic research dealing with the Verona area and with a sample of areas (with reference to north-central Italy) object of recent studies, with the aim of highlighting factors which were found to underlie the formation of village territories. These hypotheses were then verified for the case of Verona: in particular, the conclusions related to the multiplicity of factors which defined this process of territorialization. This is the more elusive and less considered level by italian historiography, which has traditionally focused on the jurisdictional one (both landlord and ecclesiastical) or fiscal and, therefore, the relationship between power and territory. The comparative reading of location practice as a system of relations between the words – elaborated by a diachronic as well as a synchronous topographic level –, allows instead to highlight their links with the different practices in the territory: not only through the presence of landlordship, but also through the structure of habitat, the forms of solidarity and the access to common resources.

Una storia locale: l'organizzazione del territorio veronese nel medioevo. Trasformazioni della realtà e schemi notarili (IX-metà XII secolo)

BRUGNOLI, Andrea
2010-01-01

Abstract

This dissertation deals with a classic Italian subject in historiographic studies of the second half of the twentieth century; the subject is the organization of rural areas in the early part of the Middle Ages and its observability through techniques of location used by notaries in land transactions and, generally, in the current document. It is assumed that these formulas are organised into patterns resulting from a dialectic between notary’s culture and perception of the space organization, which should be the result of the relationship between human communities and the territory where these live. The dissertation is based upon the documentation on the Veronese area as a case study: this choice is adopted in order to provide a complex analysis that must consider several variables (geographical area and the consequent demographic differences and the degree of anthropic territory; chance of survival of documentation; high degree of fluidity of the notary’s formulas, etc.). The high concentration in the city of ecclesiastical institutions which were able to keep written records and the absence (with the partial exception of San Silvestro of Nonantola and Santa Giulia of Brescia) of institutions well established in the territory – for what concerns heritage as well as the production of documentation – allows, in the case of Verona, a systematic analysis of a remarkable documentary mass which is at the same time elusive and polymorphous. The variety of geographical context, equally divided among a hill of significant size, a dry and irrigated high plain and the lowlands, is proposed here as a positive element. Furthermore, research by Vito Fumagalli, Andrea Castagnetti and Gian Maria Varanini were a significant starting point. The approach of the dissertation, the ending of which was to work towards a comprehensive analysis of the documentation, has required a necessary preliminary work through the production of intermediate tools, listed in the Appendices (Archives in Verona with documentation within eight and twelfth century; Repertoire of legal acts; Population of the notaries; Summary of location pattern). This preliminary analysis is described in the first section, where the discussion is the ‘basis’ for the analysis of the work of notaries and a ‘vocabulary’ of terms that notaries of a major italian city have at their disposal to define (between archaisms always possible, and – equally possible – plastic adherence to new situations) spatial frameworks, in which they insert the micro-toponymic references. This discussion is the starting point for some considerations in the second section. The three geographical areas, quite clearly identifiable (i.e. hilly valleys, the dry high plains, the lowlands) are analytically analyzed, with attention to the choices taken by single notaries (particularly in those cases where a significant professional activity and a rich documentation could suggest more detailed studies ad personam). The final part is dedicated to the explicit comparison with historiographic research dealing with the Verona area and with a sample of areas (with reference to north-central Italy) object of recent studies, with the aim of highlighting factors which were found to underlie the formation of village territories. These hypotheses were then verified for the case of Verona: in particular, the conclusions related to the multiplicity of factors which defined this process of territorialization. This is the more elusive and less considered level by italian historiography, which has traditionally focused on the jurisdictional one (both landlord and ecclesiastical) or fiscal and, therefore, the relationship between power and territory. The comparative reading of location practice as a system of relations between the words – elaborated by a diachronic as well as a synchronous topographic level –, allows instead to highlight their links with the different practices in the territory: not only through the presence of landlordship, but also through the structure of habitat, the forms of solidarity and the access to common resources.
2010
Medioevo; Notariato; Organizzazione del territorio; Verona
La tesi affronta un tema classico nella storiografia medievistica italiana della seconda metà del Novecento, quale è quello della organizzazione del territorio rurale tra alto e pieno medioevo e della sua osservabilità attraverso le tecniche ubicatorie adottate dai notai nelle transazioni fondiarie e in generale nella documentazione corrente. Si tratta di una ricerca che parte dal presupposto che tali formule siano articolate in schemi frutto di una dialettica tra cultura notarile da un lato e percezione dell’organizzazione dello spazio dall’altro; quest’ultima a sua volta risultato del rapporto che si instaura tra le comunità umane e il territorio in cui le stesse vengono ad agire. La tesi affronta come case study la documentazione relativa al territorio veronese, scelta adottata per lo sviluppo di un’analisi complessa che doveva tener conto di numerose variabili (caratteristiche geografiche del territorio e conseguenti, profonde differenze dell’addensamento demografico e del grado di antropizzazione del territorio; casualità della sopravvivenza documentaria; alto grado di fluidità dei formulari notarili; ecc.). La forte concentrazione sulla città capoluogo delle istituzioni ecclesiastiche suscettibili di conservare documenti scritti, e l’assenza (con l’eccezione parziale di S. Silvestro di Nonantola e in minor misura di S. Giulia di Brescia) di istituzioni radicate patrimonialmente e documentariamente nel territorio rende possibile, nel caso della città veneta, l’analisi sistematica di una massa documentaria notevole e nello stesso tempo sfuggente e polimorfa. La varietà del quadro geografico, equamente suddiviso tra una fascia collinare di non disprezzabile estensione e una fascia di pianura asciutta e irrigua altrettanto estesa, si prospettava a sua volta come un elemento positivo. Inoltre, le ricerche di Vito Fumagalli, Andrea Castagnetti e Gian Maria Varanini costituivano in qualche misura un punto di partenza significativo. L’impostazione del lavoro, mirando a un’analisi esaustiva della documentazione, ha richiesto un necessario lavoro preliminare con la produzione di alcuni strumenti intermedi, riportati nelle appendici (Archivi veronesi con documentazione entro il XII secolo; Repertorio degli atti, Anagrafe dei notai, Regesto degli schemi ubicatori). Tale ampio scavo preliminare si rispecchia nella prima sezione, dove la trattazione vale come repertorio e come ‘base’ di analisi per l’operato dei notai e come ‘vocabolario’ dei termini che i notai di una importante città italiana hanno a disposizione per definire (tra arcaismi sempre possibili, e – altrettanto possibile – plastica aderenza al nuovo) i quadri territoriali nei quali inserire i riferimenti microtoponomastico-fondiari. Questa trattazione costituisce soprattutto l’indispensabile punto di partenza diplomatistico per le considerazioni svolte nella seconda sezione. I tre contesti geografici – abbastanza nettamente identificabili – vale a dire le vallate collinari, l’alta pianura asciutta, la bassa pianura – sono analiticamente analizzati, con attenzione alle scelte compiute anche dai singoli notai (in particolare in alcuni casi, nei quali una attività professionale lunga e una documentazione particolarmente consistente potesse suggerire approfondimenti “ad personam”). La parte conclusiva è dedicata invece al confronto esplicito con la storiografia dedicata al territorio veronese, e al confronto con un campione di territori (con riferimento all’area centro-settentrionale italiana) oggetto di approfondimento in studi recenti, con l’intento di evidenziare i fattori che sono stati ritenuti alla base della formazione dei territori di villaggio. Tali ipotesi sono state infine sottoposte a verifica per il caso veronese: in particolare le conclusioni vertono sulla molteplicità dei fattori che vengono a incidere su tale processo di territorializzazione. È questo il livello più sfuggente e meno preso in considerazione da una storiografia italiana che ha tradizionalmente privilegiato il piano giurisdizionale (sia signorile che ecclesiastico) o fiscale e dunque il rapporto tra potere e territorio. La lettura comparata delle prassi ubicatorie come sistema di relazioni tra i termini, condotta a livello topografico sia in senso diacronico che sincronico, permette invece di evidenziarne i nessi con le diverse pratiche sul territorio: non solo le presenze fondiarie o signorili, ma anche le strutture dell’habitat, le forme di solidarietà e l’accesso alle risorse comuni.
File in questo prodotto:
File Dimensione Formato  
Brugnoli, Una storia locale.pdf

non disponibili

Tipologia: Tesi di dottorato
Licenza: Accesso ristretto
Dimensione 20.88 MB
Formato Adobe PDF
20.88 MB Adobe PDF   Visualizza/Apri   Richiedi una copia

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11562/343453
Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact