La violenza domestica è un fenomeno connesso ad un alto indice di occultamento, tant’è che, solo nel 1996, l’OMS ne ha dato una propria definizione, diversificandola da quella di violenza contro le donne e da quella di violenza in genere. La rassegna e l’analisi degli accadimenti legati alla violenza domestica le cui informazione sul piano scientifico sono, al momento, ancora limitate, può consentire di indirizzare e finalizzare puntuali, adeguate e indispensabili misure di prevenzione e azioni di salvaguardia, fortemente connesse alla tutela della salute e sicurezza, inderogabile compito dell’ISPESL. Infatti, il fenomeno, trasversale alle classi sociali, alla provenienza razziale, al titolo di studio e alla professione svolta, connesso ad abitudini voluttuarie e a forme di disagio psichico, solo apparentemente può risultare estraneo ai compiti dell’Istituto, ma ben si adatta alla sfera di competenza istituzionale, poiché la violenza subita coinvolge soggetti sociali “deboli” e presenta aspetti variegati e di diversa entità, incidendo sullo stato di salute della vittima, sia in termini fisici che psicologici e comportamentali con conseguenze spesso devastanti sul piano fisico, psichico, materiale e relazionale. In tale convincimento, l’ISPESL che, già da tempo, ha affrontato le problematiche connesse alle condizioni di salute e sicurezza legate agli ambienti di vita individuando nell’Osservatorio epidemiologico nazionale sulle condizioni di salute e sicurezza a tali ambienti dedicato, ha fortemente sostenuto la costituzione dell’Osservatorio Nazionale Violenza Domestica, frutto della collaborazione con l’Università degli Studi di Verona, per un approccio conoscitivo, metodologicamente corretto della violenza nonché delle sue interrelazioni con l’ambiente, con la società e con la realtà variegata e non sempre limpida del vivere quotidiano. Come manifestazione preoccupante e dai costi umani, sociali e finanziari, la violenza domestica con particolare riguardo a quelle situazioni che possono ingenerare perplessità, richiede l’intervento e il coinvolgimento di operatori (medici, psicologi, forze dell’Ordine, magistrati, elementi del volontariato, ecc.) peraltro, chiamati a svolgere molteplici e diversi compiti, che, adeguatamente formati sull’argomento, possano attivare adeguati interventi di protezione e tutela e un approccio coordinato tra le varie figure-partner. Scopo del presente lavoro è fornire a tutti gli addetti, inseriti in una rete istituzionale di attività socio-sanitarie, di polizia e di magistratura, che devono esercitare ciascuno il proprio ruolo con diligenza e professionalità, uno mezzo teorico-pratico (in attese di apposite Linee guida che l’Istituto sulla scorta della conoscenza acquisita e dei compiti istituzionali, intenderebbe predisporre) che, come declina il sottotitolo, consenta la riflessione e metta a disposizione un quadro di riferimento sull’esistente, permettendo di utilizzare fin dal primo momento linee comportamentali corrette, tese a contenere gli episodi e limitarne le conseguenze. L’obiettivo è, dunque, quello di contribuire a ridurre o a prevenire i rischi legati al fenomeno collaborando a diffondere e far crescere, anche in questo modo, la cultura della sicurezza della legalità, per lo sviluppo di stili di vita positivi, per un miglior livello qualitativo dei servizi resi, per cambiare metodi di agire e atteggiamenti comuni di fermezza, affinché la violenza domestica non sia più consentita.

Violenza domestica: riflessioni riferimenti e dati "Istruzioni per l'uso"

BACCICONI, Marina;BERTOLASO, Sonia;
2008-01-01

Abstract

La violenza domestica è un fenomeno connesso ad un alto indice di occultamento, tant’è che, solo nel 1996, l’OMS ne ha dato una propria definizione, diversificandola da quella di violenza contro le donne e da quella di violenza in genere. La rassegna e l’analisi degli accadimenti legati alla violenza domestica le cui informazione sul piano scientifico sono, al momento, ancora limitate, può consentire di indirizzare e finalizzare puntuali, adeguate e indispensabili misure di prevenzione e azioni di salvaguardia, fortemente connesse alla tutela della salute e sicurezza, inderogabile compito dell’ISPESL. Infatti, il fenomeno, trasversale alle classi sociali, alla provenienza razziale, al titolo di studio e alla professione svolta, connesso ad abitudini voluttuarie e a forme di disagio psichico, solo apparentemente può risultare estraneo ai compiti dell’Istituto, ma ben si adatta alla sfera di competenza istituzionale, poiché la violenza subita coinvolge soggetti sociali “deboli” e presenta aspetti variegati e di diversa entità, incidendo sullo stato di salute della vittima, sia in termini fisici che psicologici e comportamentali con conseguenze spesso devastanti sul piano fisico, psichico, materiale e relazionale. In tale convincimento, l’ISPESL che, già da tempo, ha affrontato le problematiche connesse alle condizioni di salute e sicurezza legate agli ambienti di vita individuando nell’Osservatorio epidemiologico nazionale sulle condizioni di salute e sicurezza a tali ambienti dedicato, ha fortemente sostenuto la costituzione dell’Osservatorio Nazionale Violenza Domestica, frutto della collaborazione con l’Università degli Studi di Verona, per un approccio conoscitivo, metodologicamente corretto della violenza nonché delle sue interrelazioni con l’ambiente, con la società e con la realtà variegata e non sempre limpida del vivere quotidiano. Come manifestazione preoccupante e dai costi umani, sociali e finanziari, la violenza domestica con particolare riguardo a quelle situazioni che possono ingenerare perplessità, richiede l’intervento e il coinvolgimento di operatori (medici, psicologi, forze dell’Ordine, magistrati, elementi del volontariato, ecc.) peraltro, chiamati a svolgere molteplici e diversi compiti, che, adeguatamente formati sull’argomento, possano attivare adeguati interventi di protezione e tutela e un approccio coordinato tra le varie figure-partner. Scopo del presente lavoro è fornire a tutti gli addetti, inseriti in una rete istituzionale di attività socio-sanitarie, di polizia e di magistratura, che devono esercitare ciascuno il proprio ruolo con diligenza e professionalità, uno mezzo teorico-pratico (in attese di apposite Linee guida che l’Istituto sulla scorta della conoscenza acquisita e dei compiti istituzionali, intenderebbe predisporre) che, come declina il sottotitolo, consenta la riflessione e metta a disposizione un quadro di riferimento sull’esistente, permettendo di utilizzare fin dal primo momento linee comportamentali corrette, tese a contenere gli episodi e limitarne le conseguenze. L’obiettivo è, dunque, quello di contribuire a ridurre o a prevenire i rischi legati al fenomeno collaborando a diffondere e far crescere, anche in questo modo, la cultura della sicurezza della legalità, per lo sviluppo di stili di vita positivi, per un miglior livello qualitativo dei servizi resi, per cambiare metodi di agire e atteggiamenti comuni di fermezza, affinché la violenza domestica non sia più consentita.
2008
violenza in famiglia
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11562/342737
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