Il nucleo originale di questo volume è dedicato al concetto di Accordo grammaticale, affrontato sia in chiave storica (cf. i contribuiti di Paola Cotticelli Kurras e di Alessandra Tomaselli con Caterina Donati) sia in chiave teorica (cf. il contributo di Denis Delfitto). Paola Cotticelli dedica la prima parte del suo lavoro alla rassegna e alle denominazioni del concetto di accordo tra gli studi classici e tardo-umanistici, passando da Port Royal per arrivare alle trattazioni dell´800 fino agli anni ´80 del ´900, inquadrandovi il recente sviluppo della linguistica storica rivisto alla luce dei dati delle lingue anatoliche. Alessandra Tomaselli e Caterina Donati (in un tentativo speriamo non troppo goffo di emulazione del Maestro) rivisitano le svolte teoriche che hanno caratterizzato gli studi di grammatica generativa dalle Pisa lectures all’ultima evoluzione del Programma Minimalista alla luce dello statuto attribuito alla nozione di accordo: da tratto sintattico dipendente dal valore del tratto di TEMPO a testa funzionale di una (o più) proiezioni indipendenti; da proiezione specifica a semplice configurazione strutturale (Specificatore-testa); da configurazione strutturale a relazione (fra un Probe e un Goal più o meno distanti nella struttura). Il radicale cambiamento di statuto dell’accordo ne ha ridefinito inevitabilmente il ruolo: da categoria (morfo-)sintattica a operazione di controllo (Agree) sull’unica regola “sopravvissuta” in sintassi (Merge). Accordo, quindi, come controllo delle possibili combinazioni. Denis Delfitto si concentra sulle relazioni di accordo nell’ambito del DP (Determinant Phrase) per reinterpretare l’assegnazione del Genitivo in termini di Caso strutturale basato sul controllo del tratto di Definitezza (il Genitivo Giustapposto delle lingue romanze antiche e lo Stato Costrutto) in alternativa al tratto di Tempo (che presuppone necessariamente un complemento introdotto da P° o C°) e rendere conto, conseguentemente, di una serie di variazioni tipologiche in prospettiva sia diacronica che sincronica rimaste fino ad ora senza spiegazione. Questo nucleo di contributi dedicati esplicitamente alla nozione di accordo trova un primo “contrafforte” nei due contributi di Luigi Rizzi e Andrea Moro che completano la parte del volume dedicata alla teoria della Grammatica. Rizzi riprende la sintetica replica già dedicata alla posizione assunta da Evans & Levinson (“The myth of language universals: Language diversity and its importance for cognitive science”, Behavioral and Brain Sciences) per proporre una riflessione articolata sui risultati conseguiti dalla linguistica moderna nell’arco dell’ultimo mezzo secolo, con particolare riferimento alla nozione di Località, e tornare sui concetti di “principio” e di “parametro” a quasi trent’anni dall’uscita di quel numero di Lingua e Stile, già citato in precedenza, che aveva ospitato i contributi “gemelli” di Giorgio Graffi e di Luigi Rizzi, fonte di ispirazione e “inquadramento di base” per tutti i giovani studiosi di grammatica generativa che sarebbero venuti dopo. Lo squib di Andrea Moro, un’autentica “cartolina di auguri”, riprende l’ipotesi di fondo della sua analisi delle frasi copulari (basata sulla necessità di rompere la simmetria della small clause predicativa) inserendola nell’attuale dibattito sul labelling (“etichettatura” della struttura) e sullo statuto dell’EPP (il Principio di Proiezione Esteso). La parte di questa miscellanea dedicata alla grammatica intesa in senso più ampio, dalle sue prime definizioni presso i greci con Aristotele (Gusmani) fino alla definizione stessa di “lingua (madre)” (Lepschy) è costituita da quattro contributi i cui autori hanno avuto ruoli diversi ma senz’altro significativi nell’esperienza di studio e di ricerca di Giorgio: dal suo ingresso all’Università di Udine come “straordinario”, alla definizione del metodo nelle ricerche di carattere storiografico, fino alla formalizzazione di concreti (e finanziati!) progetti di ricerca. Roberto Gusmani ha dedicato il suo contributo all’analisi dei passi aristotelici del De Interpretatione in cui si definisce l´uso della lingua kata sunthéken, confermando la concezione convenzionalistica del linguaggio di Aristotele e confutando i tentativi di Lo Piparo di argomentare contro tale interpretazione. Giulio Lepschy focalizza le sue riflessioni sui termini di madre lingua e di native speaker nelle diverse lingue europee da una parte e, dall’altra, sul loro valore in relazione alla rispettiva lingua letteraria, anche regionale. Puntualizza il rapporto e le considerazioni che si determinano tra una lingua e il rispettivo stato nazionale prendendo ad esempio l´ebraico e l´italiano, per mostrare, infine, come le rispettive lingue letterarie abbiano acquisito tratti di lingue parlate in moderne compagini nazionali. Anna Morpurgo dedica il suo articolo alle complesse relazioni dell´apofonia nelle lingue indoeuropee nella sua funzione grammaticale e alle diverse sue interpretazioni nel corso del XIX sec. Soprattutto tenta di spiegare posizioni come quelle assunte dai Grimm, i quali affermavano non solo che l´apofonia è come una religione, ma anche che essa costituiva lo stesso ‘myth of language’. Passando dai Neogrammatici alle discussioni metalinguistiche contemporanee, il suo intento è quello di illuminare il fenomeno per il suo significato intrinseco all´interno della ricostruzione della protolingua. Claudio Marazzini propone una interessante rilettura dell´opera che offrì la prima autonoma Storia della lingua italiana e cioè il Profilo di Giacomo Devoto del 1953, comparso poco prima della Storia della lingua italiana di B. Migliorini nel 1960. Claudio si interroga sui motivi della tarda comparsa di una tale opera, dato che fin dai tempi del Muratori esisteva in Italia la consapevolezza di una storia della lingua in diacronia. Egli la accosta all´altra opera di Devoto, la Storia della lingua di Roma (1940) e ne constata le profonde differenze di impianto e di cornice culturale in cui esse sono state elaborate, nonché alcune eredità culturali che si ritrovano in maestri e amici quali Wackernagel, Meillet, Bartoli, Terracini e Migliorini. Tra le due opere si ponevano i Fondamenti della Storia linguistica del 1951. ´L´automobile del linguista´ è frutto dell’adattamento di una metafora creata da Devoto per descrivere e spiegare i fenomeni di funzionamento della lingua che permette un comodo viaggio attraverso le storie della grammatica dell’italiano.

La grammmatica tra storia e teoria: scritti in onore di Giorgio Graffi

COTTICELLI, Paola;TOMASELLI, Alessandra
2009-01-01

Abstract

Il nucleo originale di questo volume è dedicato al concetto di Accordo grammaticale, affrontato sia in chiave storica (cf. i contribuiti di Paola Cotticelli Kurras e di Alessandra Tomaselli con Caterina Donati) sia in chiave teorica (cf. il contributo di Denis Delfitto). Paola Cotticelli dedica la prima parte del suo lavoro alla rassegna e alle denominazioni del concetto di accordo tra gli studi classici e tardo-umanistici, passando da Port Royal per arrivare alle trattazioni dell´800 fino agli anni ´80 del ´900, inquadrandovi il recente sviluppo della linguistica storica rivisto alla luce dei dati delle lingue anatoliche. Alessandra Tomaselli e Caterina Donati (in un tentativo speriamo non troppo goffo di emulazione del Maestro) rivisitano le svolte teoriche che hanno caratterizzato gli studi di grammatica generativa dalle Pisa lectures all’ultima evoluzione del Programma Minimalista alla luce dello statuto attribuito alla nozione di accordo: da tratto sintattico dipendente dal valore del tratto di TEMPO a testa funzionale di una (o più) proiezioni indipendenti; da proiezione specifica a semplice configurazione strutturale (Specificatore-testa); da configurazione strutturale a relazione (fra un Probe e un Goal più o meno distanti nella struttura). Il radicale cambiamento di statuto dell’accordo ne ha ridefinito inevitabilmente il ruolo: da categoria (morfo-)sintattica a operazione di controllo (Agree) sull’unica regola “sopravvissuta” in sintassi (Merge). Accordo, quindi, come controllo delle possibili combinazioni. Denis Delfitto si concentra sulle relazioni di accordo nell’ambito del DP (Determinant Phrase) per reinterpretare l’assegnazione del Genitivo in termini di Caso strutturale basato sul controllo del tratto di Definitezza (il Genitivo Giustapposto delle lingue romanze antiche e lo Stato Costrutto) in alternativa al tratto di Tempo (che presuppone necessariamente un complemento introdotto da P° o C°) e rendere conto, conseguentemente, di una serie di variazioni tipologiche in prospettiva sia diacronica che sincronica rimaste fino ad ora senza spiegazione. Questo nucleo di contributi dedicati esplicitamente alla nozione di accordo trova un primo “contrafforte” nei due contributi di Luigi Rizzi e Andrea Moro che completano la parte del volume dedicata alla teoria della Grammatica. Rizzi riprende la sintetica replica già dedicata alla posizione assunta da Evans & Levinson (“The myth of language universals: Language diversity and its importance for cognitive science”, Behavioral and Brain Sciences) per proporre una riflessione articolata sui risultati conseguiti dalla linguistica moderna nell’arco dell’ultimo mezzo secolo, con particolare riferimento alla nozione di Località, e tornare sui concetti di “principio” e di “parametro” a quasi trent’anni dall’uscita di quel numero di Lingua e Stile, già citato in precedenza, che aveva ospitato i contributi “gemelli” di Giorgio Graffi e di Luigi Rizzi, fonte di ispirazione e “inquadramento di base” per tutti i giovani studiosi di grammatica generativa che sarebbero venuti dopo. Lo squib di Andrea Moro, un’autentica “cartolina di auguri”, riprende l’ipotesi di fondo della sua analisi delle frasi copulari (basata sulla necessità di rompere la simmetria della small clause predicativa) inserendola nell’attuale dibattito sul labelling (“etichettatura” della struttura) e sullo statuto dell’EPP (il Principio di Proiezione Esteso). La parte di questa miscellanea dedicata alla grammatica intesa in senso più ampio, dalle sue prime definizioni presso i greci con Aristotele (Gusmani) fino alla definizione stessa di “lingua (madre)” (Lepschy) è costituita da quattro contributi i cui autori hanno avuto ruoli diversi ma senz’altro significativi nell’esperienza di studio e di ricerca di Giorgio: dal suo ingresso all’Università di Udine come “straordinario”, alla definizione del metodo nelle ricerche di carattere storiografico, fino alla formalizzazione di concreti (e finanziati!) progetti di ricerca. Roberto Gusmani ha dedicato il suo contributo all’analisi dei passi aristotelici del De Interpretatione in cui si definisce l´uso della lingua kata sunthéken, confermando la concezione convenzionalistica del linguaggio di Aristotele e confutando i tentativi di Lo Piparo di argomentare contro tale interpretazione. Giulio Lepschy focalizza le sue riflessioni sui termini di madre lingua e di native speaker nelle diverse lingue europee da una parte e, dall’altra, sul loro valore in relazione alla rispettiva lingua letteraria, anche regionale. Puntualizza il rapporto e le considerazioni che si determinano tra una lingua e il rispettivo stato nazionale prendendo ad esempio l´ebraico e l´italiano, per mostrare, infine, come le rispettive lingue letterarie abbiano acquisito tratti di lingue parlate in moderne compagini nazionali. Anna Morpurgo dedica il suo articolo alle complesse relazioni dell´apofonia nelle lingue indoeuropee nella sua funzione grammaticale e alle diverse sue interpretazioni nel corso del XIX sec. Soprattutto tenta di spiegare posizioni come quelle assunte dai Grimm, i quali affermavano non solo che l´apofonia è come una religione, ma anche che essa costituiva lo stesso ‘myth of language’. Passando dai Neogrammatici alle discussioni metalinguistiche contemporanee, il suo intento è quello di illuminare il fenomeno per il suo significato intrinseco all´interno della ricostruzione della protolingua. Claudio Marazzini propone una interessante rilettura dell´opera che offrì la prima autonoma Storia della lingua italiana e cioè il Profilo di Giacomo Devoto del 1953, comparso poco prima della Storia della lingua italiana di B. Migliorini nel 1960. Claudio si interroga sui motivi della tarda comparsa di una tale opera, dato che fin dai tempi del Muratori esisteva in Italia la consapevolezza di una storia della lingua in diacronia. Egli la accosta all´altra opera di Devoto, la Storia della lingua di Roma (1940) e ne constata le profonde differenze di impianto e di cornice culturale in cui esse sono state elaborate, nonché alcune eredità culturali che si ritrovano in maestri e amici quali Wackernagel, Meillet, Bartoli, Terracini e Migliorini. Tra le due opere si ponevano i Fondamenti della Storia linguistica del 1951. ´L´automobile del linguista´ è frutto dell’adattamento di una metafora creata da Devoto per descrivere e spiegare i fenomeni di funzionamento della lingua che permette un comodo viaggio attraverso le storie della grammatica dell’italiano.
2009
9788862741583
storia della grammatica; teorie grammaticali; accordo; lingua madre; EPP; apofonia; universali linguistici; Giorgio Graffi
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