Nonostante Mantova e il Mantovano abbiamo svolto un ruolo di primo piano nel tormentato periodo napoleonico, e durante la Prima Campagna d’Italia in particolare, non esiste a tutt’oggi una monografia che tratti compiutamente di questo periodo, fatta eccezione per l’opera di Luzio comparsa ormai un secolo fa, intitolata Francesi e Giacobini a Mantova, che però altro non è che la raccolta di una serie di articoli scritti dall’ archivista per le colonne della locale Gazzetta. La sua opera partiva da un assunto molto semplice: il periodo repubblicano è stato assolutamente negativo per Mantova. Più volte nel suo testo fa ricorso ad espressioni di scherno nei confronti dei patrioti, visti sempre come amministratori incompetenti, estremisti politici e personaggi dalla dubbia morale. Anzi, essi svendettero l’antico e nobile Ducato, per il quale Luzio prova una grande nostalgia, per i propri interessi e per gli interessi della Francia. Per contro, egli dipinge coloro che si opposero ai patrioti come la parte “sana” e saggia della società, cui non manca di far sentire tutta la sua solidarietà. Non risparmia critiche, poi, ai francesi. E se Miollis tutto sommato non ne esce male, salvandosi almeno per il suo slancio culturale, gli altri francesi (e quelli della Commissione Amministrativa in particolare) vengono dipinti come veri e propri saccheggiatori. Questo canone luziano ha avuto una discreta fortuna fra coloro che si sono occupati di storia mantovana, fin quasi ai nostri giorni. Nel 1975, ad esempio, Giovanni Guernelli nel suo libro dedicato alla storia di Goito solo tre pagine al periodo 1797-1799, parlandoci di un albero della libertà irrorato di sangue e conclude con la frase “Fortunatamente il nuovo regime fu effimero”. Più spesso, anzi, questi scrittori hanno preferito dedicare al periodo pochissimo spazio, come in una sorta di damnatio memoriae. Così, ad esempio, nel piccolo volume di Ruffoni sulla storia di Guidizzolo il periodo non viene nemmeno citato; in un altro studio su Moglia vengono riservate all’intero periodo 1796-1815 ben due pagine e mezzo3; altre volte tale periodo viene confuso all’interno di una più ampia scansione temporale chiamata “fine del XVIII secolo” in cui non occupa che qualche riga, come nel caso dell’opera dedicata a Piubega. Esemplare il caso di Roverbella, dove l’intero periodo 1796-1814 viene trascurato: si parla solo della battaglia del Mincio dell’8 febbraio 1814, l’ultima battaglia, peraltro vittoriosa, del Regno Italico riservandolole ben tre pagine su 158! Ed è ovvio che questa battaglia è probabilmente l’evento più importante mai accaduto sul territorio comunale. In tal modo, l’opera di Dino Magri su Ostiglia rischia di apparire come quella che ha dato maggior spazio alle vicende napoleoniche: sei pagine su 150! ...

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Mantova Democratica

ZANCA, MASSIMO
2007-01-01

Abstract

Non disponibile
2007
mantova democratica
Nonostante Mantova e il Mantovano abbiamo svolto un ruolo di primo piano nel tormentato periodo napoleonico, e durante la Prima Campagna d’Italia in particolare, non esiste a tutt’oggi una monografia che tratti compiutamente di questo periodo, fatta eccezione per l’opera di Luzio comparsa ormai un secolo fa, intitolata Francesi e Giacobini a Mantova, che però altro non è che la raccolta di una serie di articoli scritti dall’ archivista per le colonne della locale Gazzetta. La sua opera partiva da un assunto molto semplice: il periodo repubblicano è stato assolutamente negativo per Mantova. Più volte nel suo testo fa ricorso ad espressioni di scherno nei confronti dei patrioti, visti sempre come amministratori incompetenti, estremisti politici e personaggi dalla dubbia morale. Anzi, essi svendettero l’antico e nobile Ducato, per il quale Luzio prova una grande nostalgia, per i propri interessi e per gli interessi della Francia. Per contro, egli dipinge coloro che si opposero ai patrioti come la parte “sana” e saggia della società, cui non manca di far sentire tutta la sua solidarietà. Non risparmia critiche, poi, ai francesi. E se Miollis tutto sommato non ne esce male, salvandosi almeno per il suo slancio culturale, gli altri francesi (e quelli della Commissione Amministrativa in particolare) vengono dipinti come veri e propri saccheggiatori. Questo canone luziano ha avuto una discreta fortuna fra coloro che si sono occupati di storia mantovana, fin quasi ai nostri giorni. Nel 1975, ad esempio, Giovanni Guernelli nel suo libro dedicato alla storia di Goito solo tre pagine al periodo 1797-1799, parlandoci di un albero della libertà irrorato di sangue e conclude con la frase “Fortunatamente il nuovo regime fu effimero”. Più spesso, anzi, questi scrittori hanno preferito dedicare al periodo pochissimo spazio, come in una sorta di damnatio memoriae. Così, ad esempio, nel piccolo volume di Ruffoni sulla storia di Guidizzolo il periodo non viene nemmeno citato; in un altro studio su Moglia vengono riservate all’intero periodo 1796-1815 ben due pagine e mezzo3; altre volte tale periodo viene confuso all’interno di una più ampia scansione temporale chiamata “fine del XVIII secolo” in cui non occupa che qualche riga, come nel caso dell’opera dedicata a Piubega. Esemplare il caso di Roverbella, dove l’intero periodo 1796-1814 viene trascurato: si parla solo della battaglia del Mincio dell’8 febbraio 1814, l’ultima battaglia, peraltro vittoriosa, del Regno Italico riservandolole ben tre pagine su 158! Ed è ovvio che questa battaglia è probabilmente l’evento più importante mai accaduto sul territorio comunale. In tal modo, l’opera di Dino Magri su Ostiglia rischia di apparire come quella che ha dato maggior spazio alle vicende napoleoniche: sei pagine su 150! ...
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11562/338028
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