Il tema del rischio è relativamente poco frequentato dalle scienze sociali. Si tratta di un concetto che ha riscosso notevole fortuna in ambiti disciplinari tecnici, come l’ingegneria o l’economia, ma, per lungo tempo, ha mancato di produrre una riflessione esaustiva sulle strutture culturali di fondo e sullo statuto epistemologico proprio al tema, specie in riferimento alle dinamiche sociali cui si accompagna. Le riflessioni tecniche sul rischio ne hanno ristretto l’ambito di analisi alla dimensione negativa e al portato destabilizzante (sul piano della linearità dei fenomeni) osservandolo ora come un accadimento aleatorio da prevedere e gestire per contenerne il potenziale negativo; ora come uno strumento che, debitamente utilizzato e gestito, è in grado di rafforzare l’esito positivo di un corso d’azione permettendo il conseguimento di vantaggi maggiori di quelli conseguibili senza rischiare. Altre volte il fenomeno del rischio è stato utilizzato come possibile indicatore dell’efficacia di particolari pratiche per le quali l’accadimento dell’indesiderato è fenomeno contrario alla pianificazione e, a sua volta, marker dell’inefficacia della pianificazione. Quale che, tra questi, sia il punto di vista più efficace sul tema del rischio, rimane un fatto incontestabile: si tratta, nella loro generalità, di approcci che considerano il rischio come un esclusivo prodotto indesiderato dell’agire umano e, in quanto tale, deve essere, quanto più possibile conosciuto e contenuto. Come si può notare, ritroviamo in queste impostazioni una specie di deriva positivistica e illuminista che le scienze umane, nella complessità dell’approccio culturale, sociale e relazionale non possono accettare...
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Rappresentazioni sociali del rischio. L'esperienza del rischio tra antico e moderno
MIGLIORATI, Lorenzo
2007-01-01
Abstract
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