L’armonizzazione degli assetti di governo delle aziende costituisce, in questo periodo storico, con netta accentuazione dall’ultimo decennio del Novecento, un fenomeno di primario rilievo nel mondo delle imprese e, correlativamente, fruttuoso ambito di ricerca per gli studiosi di economia aziendale. Intendendo, in prima approssimazione, con l’espressione anglosassone “governance”, il significato ampio di quell’aspetto dell’organismo aziendale riguardante l’azione amministrativa, intesa in senso soggettivo, appare immediatamente come, all’estensione del significato suddetto, corrisponda un’indeterminatezza dei contorni e una pervasività della tematica, tale da rendere difficoltosa la scelta di un approccio di analisi che possa, quantomeno, qualificarsi quale ipotesi di lavoro interessante, se pur tutta da verificare. Certo, già la delimitazione dell’oggetto di studio a ciò che, a livello internazionale si identifica quale “corporate governance”, ovvero l’assetto di governo societario, circoscrive il campo di interesse agli aspetti di direzione e controllo delle organizzazioni d’impresa costituite in forma societaria e, invero, con capitale quotato nei mercati regolamentati. In tal caso, i riferimenti risultano immediatamente tangibili e documentazione e materiali di studio copiosi. Tuttavia, il focalizzare l’attenzione esclusivamente su un tassello così puntuale, se pur centrale, e forse oggi trainante, del quadro complessivo della problematica del governo delle aziende, può risultare limitante, qualora si consideri che la produzione in materia si pone nei confronti delle società quale vincolo da rispettare, o almeno, quale modello a cui tendere, pur negli ambiti di discrezionalità esistenti, risultando pertanto una variabile esterna al sistema aziendale. Non va, inoltre, trascurato come la corporate governance, strettamente intesa, si riferisca particolarmente alle società quotate, se pur potendosi essa trasfondere, forse, e almeno, nei principi portanti, e con differente graduazione di significatività, anche alle problematiche di assetto di governo delle ulteriori tipologie di impresa, organizzate, o meno, in forma societaria. Il riferimento al contesto economico-finanziario che ci interessa più da vicino, in effetti, potrebbe evidenziare come occuparsi di governance, nei particolari aspetti che riguardano le società quotate, sacrifichi la prospettiva sulla compagine aziendale che più tipicamente ci rappresenta, quella delle piccole e medie imprese, e che si caratterizza per assetti proprietari, dimensionali, strutturali, relazionali, propri, e non indifferenti nell’influire sulle tematiche di interesse. Deve però essere ulteriormente rilevato l’intensificarsi, anche su tale classe di imprese, della sensibilizzazione per l’aspetto della governance, coerentemente a quanto le best practice dei contesti più evoluti propongono, in concomitanza con l’aumento delle interdipendenze all’interno dei sistemi economico-finanziari, l’infittirsi delle relazioni tra i differenti attori, l’avvicinarsi degli scenari di fondo, che consegue dalla globalizzazione dell’economia e della società. Oltre a ciò, infine, è indubitabile che le manifestazioni più avanzate dell’impresa capitalistica si offrano quale laboratorio aziendale di particolare interesse per lo studioso, in virtù degli stadi più evoluti, in cui se ne esprime l’economia: dai modelli direzionali, alle prassi amministrative e gestionali, agli strumenti adottati, in senso ampio alla più evoluta cultura aziendale, alla complessità, e duttilità, strategica e strutturale che è loro congeniale.

Non disponibile

Governance e struttura aziendale: Profili di interazione e criticità

MILANI, Francesca
2007-01-01

Abstract

Non disponibile
2007
governance; struttura aziendale
L’armonizzazione degli assetti di governo delle aziende costituisce, in questo periodo storico, con netta accentuazione dall’ultimo decennio del Novecento, un fenomeno di primario rilievo nel mondo delle imprese e, correlativamente, fruttuoso ambito di ricerca per gli studiosi di economia aziendale. Intendendo, in prima approssimazione, con l’espressione anglosassone “governance”, il significato ampio di quell’aspetto dell’organismo aziendale riguardante l’azione amministrativa, intesa in senso soggettivo, appare immediatamente come, all’estensione del significato suddetto, corrisponda un’indeterminatezza dei contorni e una pervasività della tematica, tale da rendere difficoltosa la scelta di un approccio di analisi che possa, quantomeno, qualificarsi quale ipotesi di lavoro interessante, se pur tutta da verificare. Certo, già la delimitazione dell’oggetto di studio a ciò che, a livello internazionale si identifica quale “corporate governance”, ovvero l’assetto di governo societario, circoscrive il campo di interesse agli aspetti di direzione e controllo delle organizzazioni d’impresa costituite in forma societaria e, invero, con capitale quotato nei mercati regolamentati. In tal caso, i riferimenti risultano immediatamente tangibili e documentazione e materiali di studio copiosi. Tuttavia, il focalizzare l’attenzione esclusivamente su un tassello così puntuale, se pur centrale, e forse oggi trainante, del quadro complessivo della problematica del governo delle aziende, può risultare limitante, qualora si consideri che la produzione in materia si pone nei confronti delle società quale vincolo da rispettare, o almeno, quale modello a cui tendere, pur negli ambiti di discrezionalità esistenti, risultando pertanto una variabile esterna al sistema aziendale. Non va, inoltre, trascurato come la corporate governance, strettamente intesa, si riferisca particolarmente alle società quotate, se pur potendosi essa trasfondere, forse, e almeno, nei principi portanti, e con differente graduazione di significatività, anche alle problematiche di assetto di governo delle ulteriori tipologie di impresa, organizzate, o meno, in forma societaria. Il riferimento al contesto economico-finanziario che ci interessa più da vicino, in effetti, potrebbe evidenziare come occuparsi di governance, nei particolari aspetti che riguardano le società quotate, sacrifichi la prospettiva sulla compagine aziendale che più tipicamente ci rappresenta, quella delle piccole e medie imprese, e che si caratterizza per assetti proprietari, dimensionali, strutturali, relazionali, propri, e non indifferenti nell’influire sulle tematiche di interesse. Deve però essere ulteriormente rilevato l’intensificarsi, anche su tale classe di imprese, della sensibilizzazione per l’aspetto della governance, coerentemente a quanto le best practice dei contesti più evoluti propongono, in concomitanza con l’aumento delle interdipendenze all’interno dei sistemi economico-finanziari, l’infittirsi delle relazioni tra i differenti attori, l’avvicinarsi degli scenari di fondo, che consegue dalla globalizzazione dell’economia e della società. Oltre a ciò, infine, è indubitabile che le manifestazioni più avanzate dell’impresa capitalistica si offrano quale laboratorio aziendale di particolare interesse per lo studioso, in virtù degli stadi più evoluti, in cui se ne esprime l’economia: dai modelli direzionali, alle prassi amministrative e gestionali, agli strumenti adottati, in senso ampio alla più evoluta cultura aziendale, alla complessità, e duttilità, strategica e strutturale che è loro congeniale.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11562/337825
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