Cinque anni fa, nel momento in cui mi accingevo a soffermare l’attenzione sulle questioni pizzocariane, dando inizio alle indagini che portarono alla stesura del presente lavoro monografico su uno dei più rilevanti architetti – se non addirittura il più importante – che Vicenza ebbe nel corso del Seicento, ricorreva (ma non si celebrava), involontariamente, secondo una legge fissata unicamente, ma non invano, dal caso, il quarto centenario della nascita di Antonio Pizzocaro (1605-2005). Quantunque non fosse un simile evento (di cui mi resi conto a posteriori) l’impulso a guidare la scelta di occuparmi di questa figura, va certo rilevato che il momento suonò dei più propizi. E per un motivo in realtà assai semplice, che costituisce la vera ragione per cui decisi di dedicarmi alla ricostruzione della statura artistica e del ruolo che ebbe, nel panorama vicentino dell’epoca, il nostro architetto. Operazione che implicava un’imprescindibile comprensione critica dell’autore non solo sotto il profilo professionale, ma altresì sotto quello umano, inteso in termini di eventi biografici, di relazioni sociali, di contatti con personaggi più o meno significativi dello scenario berico del secolo, di partecipazione a circuiti culturali e politici in grado di determinare il percorso dell’attività del Pizzocaro architetto, che è quanto – in definitiva – ci preme mettere in particolare evidenza in questa sede. Le ragioni della scelta sono, in sostanza, dettate, oltre che da interessi personali, sovrattutto da una constatazione che appare evidente a quanti si occupino di storia dell’arte vicentina dell’età moderna: di fronte a un secolo, il Cinquecento, profondamente indagato sotto il profilo artistico, storico, sociologico, etc., in massima parte per la fulgida attività di Andrea Palladio, e in considerazione degli studi che la critica dedicò tanto alla riscoperta degli stilemi e dei principi architettonici palladiani emergenti tra Sette e Ottocento, quanto alla quattrocentesca arte gotico-fiorita sciorinata lungo le vie della città in seguito all’ingresso di Vicenza nel dominio territoriale della Serenissima (1404), o all’adozione dei valori formali, semantici e culturali della prima rinascenza tra Quattro e Cinquecento (di sovente letti in chiave di antici-pazione nei confronti della folgorante stagione palladiana), il Seicento rimaneva di fatto escluso da tante attenzioni...

Non Disponibile

Antonio Pizzocaro: architetto vicentino 1605-1680

TREVISAN, Luca
2008-01-01

Abstract

Non Disponibile
2008
Antonio Pizzocaro; architettura
Cinque anni fa, nel momento in cui mi accingevo a soffermare l’attenzione sulle questioni pizzocariane, dando inizio alle indagini che portarono alla stesura del presente lavoro monografico su uno dei più rilevanti architetti – se non addirittura il più importante – che Vicenza ebbe nel corso del Seicento, ricorreva (ma non si celebrava), involontariamente, secondo una legge fissata unicamente, ma non invano, dal caso, il quarto centenario della nascita di Antonio Pizzocaro (1605-2005). Quantunque non fosse un simile evento (di cui mi resi conto a posteriori) l’impulso a guidare la scelta di occuparmi di questa figura, va certo rilevato che il momento suonò dei più propizi. E per un motivo in realtà assai semplice, che costituisce la vera ragione per cui decisi di dedicarmi alla ricostruzione della statura artistica e del ruolo che ebbe, nel panorama vicentino dell’epoca, il nostro architetto. Operazione che implicava un’imprescindibile comprensione critica dell’autore non solo sotto il profilo professionale, ma altresì sotto quello umano, inteso in termini di eventi biografici, di relazioni sociali, di contatti con personaggi più o meno significativi dello scenario berico del secolo, di partecipazione a circuiti culturali e politici in grado di determinare il percorso dell’attività del Pizzocaro architetto, che è quanto – in definitiva – ci preme mettere in particolare evidenza in questa sede. Le ragioni della scelta sono, in sostanza, dettate, oltre che da interessi personali, sovrattutto da una constatazione che appare evidente a quanti si occupino di storia dell’arte vicentina dell’età moderna: di fronte a un secolo, il Cinquecento, profondamente indagato sotto il profilo artistico, storico, sociologico, etc., in massima parte per la fulgida attività di Andrea Palladio, e in considerazione degli studi che la critica dedicò tanto alla riscoperta degli stilemi e dei principi architettonici palladiani emergenti tra Sette e Ottocento, quanto alla quattrocentesca arte gotico-fiorita sciorinata lungo le vie della città in seguito all’ingresso di Vicenza nel dominio territoriale della Serenissima (1404), o all’adozione dei valori formali, semantici e culturali della prima rinascenza tra Quattro e Cinquecento (di sovente letti in chiave di antici-pazione nei confronti della folgorante stagione palladiana), il Seicento rimaneva di fatto escluso da tante attenzioni...
File in questo prodotto:
File Dimensione Formato  
Tesi Trevisan Luca.pdf

non disponibili

Tipologia: Tesi di dottorato
Licenza: Accesso ristretto
Dimensione 30.62 MB
Formato Adobe PDF
30.62 MB Adobe PDF   Visualizza/Apri   Richiedi una copia

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11562/337740
Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact