Il desiderio di effettuare una ricerca sul teatro educativo e sociale (ma, vedremo, molte sono le incertezze intorno a questa aggettivazione) è fortemente radicato nella mia esperienza. Nulla di strano, in effetti, a pensarci bene. È faticoso, lo è per me, dedicarsi alla pedagogia mettendo in gioco la propria esperienza, ma diversamente è la propria esperienza, qualsiasi essa sia, che si "dedica" alla nostra ricerca, lo si voglia o no: "Un fatto smentisce cento teorie, cento teorie non smentiscono un fatto" ha affermato Karl Popper: come dargli torto? La pedagogia: le teorie che la sovrintendono sono di tipo prassico, eppure le pratiche che ne scaturiscono sembrano spesso perdere la presa sulla realtà, stentano ad intercettare la vita delle persone, i modelli operativi tracciati sono sempre meno 'operativi' e vacillano al confronto con il corso delle cose. Ho iniziato a riflettere partendo da una costellazione di questioni il cui nucleo centrale è appunto la schisi fra enunciati e dati reali, tra la realtà prefigurata e quella che s'impone alla nostra riflessione non 'sulle cose' ma 'in mezzo ad esse', e questo è un punto di criticità molto importante, in particolare per la pedagogia sociale. E allora occuparmi di pedagogia e di teatro, declinato nelle forme che ho indagato, è anche un tentativo di riprendere fili di esperienze che per me sono state molto significative e che mi hanno dato molto in termini di apprendimento e di comprensione. Di lì certo traggo ispirazione e desiderio di scoprire implicazioni, possibilità, e spunti di riflessione interessanti per la pedagogia sociale Sono nato e, per buona parte della mia infanzia e adolescenza cresciuto, in un quartiere e in una realtà sociale con poche opportunità di crescita culturale ed economica: un crocevia esistenziale dove intercettare droga, alcool e delinquenza nelle varie forme era, diciamo così, probabile. Ero uno tra i tanti ragazzi che giocava a pallone per la strada e i pomeriggi finivano sempre troppo presto. Alla scuola elementare tutto bene, alle medie inferiori invece, non combinavo granché: "suo figlio è intelligente ma non studia" era il disco rotto che mia mamma doveva ascoltare di tanto in tanto...

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Valenze pedagogiche del teatro sociale

PERINA, Renato
2008-01-01

Abstract

Non Disponibile
2008
valenze pedagogiche; Teatro sociale
Il desiderio di effettuare una ricerca sul teatro educativo e sociale (ma, vedremo, molte sono le incertezze intorno a questa aggettivazione) è fortemente radicato nella mia esperienza. Nulla di strano, in effetti, a pensarci bene. È faticoso, lo è per me, dedicarsi alla pedagogia mettendo in gioco la propria esperienza, ma diversamente è la propria esperienza, qualsiasi essa sia, che si "dedica" alla nostra ricerca, lo si voglia o no: "Un fatto smentisce cento teorie, cento teorie non smentiscono un fatto" ha affermato Karl Popper: come dargli torto? La pedagogia: le teorie che la sovrintendono sono di tipo prassico, eppure le pratiche che ne scaturiscono sembrano spesso perdere la presa sulla realtà, stentano ad intercettare la vita delle persone, i modelli operativi tracciati sono sempre meno 'operativi' e vacillano al confronto con il corso delle cose. Ho iniziato a riflettere partendo da una costellazione di questioni il cui nucleo centrale è appunto la schisi fra enunciati e dati reali, tra la realtà prefigurata e quella che s'impone alla nostra riflessione non 'sulle cose' ma 'in mezzo ad esse', e questo è un punto di criticità molto importante, in particolare per la pedagogia sociale. E allora occuparmi di pedagogia e di teatro, declinato nelle forme che ho indagato, è anche un tentativo di riprendere fili di esperienze che per me sono state molto significative e che mi hanno dato molto in termini di apprendimento e di comprensione. Di lì certo traggo ispirazione e desiderio di scoprire implicazioni, possibilità, e spunti di riflessione interessanti per la pedagogia sociale Sono nato e, per buona parte della mia infanzia e adolescenza cresciuto, in un quartiere e in una realtà sociale con poche opportunità di crescita culturale ed economica: un crocevia esistenziale dove intercettare droga, alcool e delinquenza nelle varie forme era, diciamo così, probabile. Ero uno tra i tanti ragazzi che giocava a pallone per la strada e i pomeriggi finivano sempre troppo presto. Alla scuola elementare tutto bene, alle medie inferiori invece, non combinavo granché: "suo figlio è intelligente ma non studia" era il disco rotto che mia mamma doveva ascoltare di tanto in tanto...
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