Da alcuni anni a questa parte gli studiosi di scienze sociali si sono occupati di un concetto “nuovo”: il capitale sociale. Definire il concetto di capitale sociale in modo rigoroso non è semplice, poiché, all’interno della lettura, convivono differenti definizioni che molto spesso rispecchiano i diversi approcci assunti dagli studiosi. Per di più, le ricerche sull’argomento, sia di tipo teorico ma soprattutto empirico, invece di andare in una unica direzione, cercando di chiarire il senso del concetto di social capital, hanno assunto strade diverse, aggiungendo complessità a ciò che di suo, non era ben chiaro. La presente ricerca, non vuole essere tanto, un lavoro teorico che mira a far luce sul concetto di capitale sociale, al fine di individuare una nuova definizione; ma anzi, partendo dalle definizioni presenti in letteratura, cerca di fare ordine, individuando una possibile “risoluzione” che tiene conto dei passi compiuti fino ad ora. Se il concetto di capitale sociale ha attratto molti studiosi, ciò significa che esso avrà pure delle capacità esplicative di rilievo, in altre parole, è presumibile che sia uno “strumento” che consente di ottenere delle spiegazioni dei fenomeni sociali più approfondite. Vale la pena di chiedersi, allora, se effettivamente il concetto di capitale sociale gode di questa particolarità, a meno che, esso non sia solo una invenzione, una riproduzione di uno “strumento conoscitivo”, che ha assunto una “forma” diversa rispetto al passato. Lo studio, di stampo esplorativo, tenta di mettere in evidenza proprio questi tratti, nel senso che, attraverso l’analisi secondaria di un campione di dati rappresentativo della popolazione italiana in base al sesso, all’età (18- 65 anni), all’area geografica (Nord-Ovest, Nord-Est, Centro, Isole e Sud) ed alla dimensione del comune di residenza, prova a verificare, per l’appunto, la portata esplicativa del concetto di capitale sociale. Il fenomeno da chiarire è l’impegno civico, inteso come l’interesse partecipativo che i cittadini mostrano per la comunità. Il capitale sociale è quindi messo a confronto, attraverso il ricorso a dei modelli di regressione lineare multipla, con altre caratteristiche sociodemografiche, al fine di valutare se, effettivamente, gode come variabile indipendente, della rilevanza esplicativa che gli ha permesso di divenire, in poco tempo, un concetto di grande interesse. La ricerca è suddivisa in due parti: nella prima, di stampo teorico, è presa in considerazione l’origine del concetto, in sostanza, sono analizzati i contributi nei quali, all’interno delle scienze sociali, è apparso per la prima volta il termine di social capital. Successivamente sono esaminati tre autori: Bourdieu, Coleman e Putnam, ritenuti un po’ da tutta la letteratura sull’argomento, gli studiosi che per primi hanno provato a definire, in modo sistematico, il concetto di capitale sociale, e di questi si è cercato, nel limite del possibile, di fare una sintesi dei loro lavori. In seguito, l’attenzione viene posta sugli sviluppi che ha assunto il concetto di capitale sociale ed in particolare ci si è concentrati maggiormente sugli apporti che derivano dalla prospettiva di rete, e qui non si poteva non ricordare i lavori di Lin ma anche di Burt. Lo studio della produzione scientifica sul social capital ha permesso l’individuazione di una definizione che mette in primo piano, considerato che si tratta di un concetto che non può esimersi dalla struttura delle relazioni sociali e delle relazioni sociali stesse, proprio il ruolo della struttura e delle relazioni, o almeno, di particolari relazioni sociali. Il risultato che emerge, è che il capitale sociale può essere inteso come il prodotto, vale a dire è un effetto emergente di alcuni tipi di relazioni, in particolare di quelle caratterizzate dalla reciprocità e dalla fiducia. Sulla base del fatto, poi, che gli attori sociali “si muovo” all’interno di un insieme diversificato di cerchie sociali, è stato possibile identificare i seguenti tipi di capitale sociale, a seconda, per l’appunto, della rete di relazione nella quale avvengono le relazioni: capitale sociale familiare, capitale sociale di parentela, capitale sociale comunitario allargato, capitale sociale associativo e capitale sociale generalizzato. Sempre nella parte riguardante la teoria, ci si è soffermati anche sull’approccio che ha permesso di rilevare il capitale sociale nel modo ap pena descritto. Lo studio, oltre che a concentrarsi sul senso e sulle funzioni del paradigma, ha valutato gli apporti che derivano dai diversi orientamenti teorici per lo studio del capitale sociale. L’attenzione maggiore, comunque, è stata rivolta al paradigma di rete, del quale si sono vagliati, seppur in modo generale, gli apporti di alcuni autori classici, come ad esempio Simmel. Un breve approfondimento, per di più, ha toccato la sociologia relazionale e l’interazionismo strutturale, due modi che sembrano offrire degli ottimi spunti per lo studio del social capital. Nella parte empirica si è dato, ovviamente, risalto ai risvolti pratici poiché, dopo la formulazione delle ipotesi, si è passati all’analisi dei dati. Come indicato, nella seconda parte del lavoro, in un primo momento, oltre che a considerare il tipo di dati che si è impiegato e a prestare attenzione alle caratteristiche dell’analisi secondaria, si sono formulate le ipotesi di ricerca, vale a dire, si è delineato l’obiettivo che si è voluto raggiungere attraverso il ricorso ai dati. L’analisi dei dati, infine, si concentra non solo sulla verifica delle ipotesi, ma anche su altri aspetti. In essa, di fatto, si trova una descrizione delle caratteristiche del campione di soggetti intervistati, come pure la distribuzione delle diverse forme di capitale sociale e dell’impegno civico. La verifica delle ipotesi occupa l’ultima parte, nella quale, grazie all’ausilio dei modelli di regressione lineare multipla, si cerca di mettere in evidenza la rilevanza dei contesi relazionali del capitale sociale, mostrando che, effettivamente, il capitale sociale, ma più precisamente, alcune dimensioni relazionali del social capital hanno una propria valenza esplicativa.

Non disponibile

Capitale sociale e impegno civico: la rilevanza dei contesti relazionali

CARRADORE, Marco
2008-01-01

Abstract

Non disponibile
2008
capitale sociale; impegno civico
Da alcuni anni a questa parte gli studiosi di scienze sociali si sono occupati di un concetto “nuovo”: il capitale sociale. Definire il concetto di capitale sociale in modo rigoroso non è semplice, poiché, all’interno della lettura, convivono differenti definizioni che molto spesso rispecchiano i diversi approcci assunti dagli studiosi. Per di più, le ricerche sull’argomento, sia di tipo teorico ma soprattutto empirico, invece di andare in una unica direzione, cercando di chiarire il senso del concetto di social capital, hanno assunto strade diverse, aggiungendo complessità a ciò che di suo, non era ben chiaro. La presente ricerca, non vuole essere tanto, un lavoro teorico che mira a far luce sul concetto di capitale sociale, al fine di individuare una nuova definizione; ma anzi, partendo dalle definizioni presenti in letteratura, cerca di fare ordine, individuando una possibile “risoluzione” che tiene conto dei passi compiuti fino ad ora. Se il concetto di capitale sociale ha attratto molti studiosi, ciò significa che esso avrà pure delle capacità esplicative di rilievo, in altre parole, è presumibile che sia uno “strumento” che consente di ottenere delle spiegazioni dei fenomeni sociali più approfondite. Vale la pena di chiedersi, allora, se effettivamente il concetto di capitale sociale gode di questa particolarità, a meno che, esso non sia solo una invenzione, una riproduzione di uno “strumento conoscitivo”, che ha assunto una “forma” diversa rispetto al passato. Lo studio, di stampo esplorativo, tenta di mettere in evidenza proprio questi tratti, nel senso che, attraverso l’analisi secondaria di un campione di dati rappresentativo della popolazione italiana in base al sesso, all’età (18- 65 anni), all’area geografica (Nord-Ovest, Nord-Est, Centro, Isole e Sud) ed alla dimensione del comune di residenza, prova a verificare, per l’appunto, la portata esplicativa del concetto di capitale sociale. Il fenomeno da chiarire è l’impegno civico, inteso come l’interesse partecipativo che i cittadini mostrano per la comunità. Il capitale sociale è quindi messo a confronto, attraverso il ricorso a dei modelli di regressione lineare multipla, con altre caratteristiche sociodemografiche, al fine di valutare se, effettivamente, gode come variabile indipendente, della rilevanza esplicativa che gli ha permesso di divenire, in poco tempo, un concetto di grande interesse. La ricerca è suddivisa in due parti: nella prima, di stampo teorico, è presa in considerazione l’origine del concetto, in sostanza, sono analizzati i contributi nei quali, all’interno delle scienze sociali, è apparso per la prima volta il termine di social capital. Successivamente sono esaminati tre autori: Bourdieu, Coleman e Putnam, ritenuti un po’ da tutta la letteratura sull’argomento, gli studiosi che per primi hanno provato a definire, in modo sistematico, il concetto di capitale sociale, e di questi si è cercato, nel limite del possibile, di fare una sintesi dei loro lavori. In seguito, l’attenzione viene posta sugli sviluppi che ha assunto il concetto di capitale sociale ed in particolare ci si è concentrati maggiormente sugli apporti che derivano dalla prospettiva di rete, e qui non si poteva non ricordare i lavori di Lin ma anche di Burt. Lo studio della produzione scientifica sul social capital ha permesso l’individuazione di una definizione che mette in primo piano, considerato che si tratta di un concetto che non può esimersi dalla struttura delle relazioni sociali e delle relazioni sociali stesse, proprio il ruolo della struttura e delle relazioni, o almeno, di particolari relazioni sociali. Il risultato che emerge, è che il capitale sociale può essere inteso come il prodotto, vale a dire è un effetto emergente di alcuni tipi di relazioni, in particolare di quelle caratterizzate dalla reciprocità e dalla fiducia. Sulla base del fatto, poi, che gli attori sociali “si muovo” all’interno di un insieme diversificato di cerchie sociali, è stato possibile identificare i seguenti tipi di capitale sociale, a seconda, per l’appunto, della rete di relazione nella quale avvengono le relazioni: capitale sociale familiare, capitale sociale di parentela, capitale sociale comunitario allargato, capitale sociale associativo e capitale sociale generalizzato. Sempre nella parte riguardante la teoria, ci si è soffermati anche sull’approccio che ha permesso di rilevare il capitale sociale nel modo ap pena descritto. Lo studio, oltre che a concentrarsi sul senso e sulle funzioni del paradigma, ha valutato gli apporti che derivano dai diversi orientamenti teorici per lo studio del capitale sociale. L’attenzione maggiore, comunque, è stata rivolta al paradigma di rete, del quale si sono vagliati, seppur in modo generale, gli apporti di alcuni autori classici, come ad esempio Simmel. Un breve approfondimento, per di più, ha toccato la sociologia relazionale e l’interazionismo strutturale, due modi che sembrano offrire degli ottimi spunti per lo studio del social capital. Nella parte empirica si è dato, ovviamente, risalto ai risvolti pratici poiché, dopo la formulazione delle ipotesi, si è passati all’analisi dei dati. Come indicato, nella seconda parte del lavoro, in un primo momento, oltre che a considerare il tipo di dati che si è impiegato e a prestare attenzione alle caratteristiche dell’analisi secondaria, si sono formulate le ipotesi di ricerca, vale a dire, si è delineato l’obiettivo che si è voluto raggiungere attraverso il ricorso ai dati. L’analisi dei dati, infine, si concentra non solo sulla verifica delle ipotesi, ma anche su altri aspetti. In essa, di fatto, si trova una descrizione delle caratteristiche del campione di soggetti intervistati, come pure la distribuzione delle diverse forme di capitale sociale e dell’impegno civico. La verifica delle ipotesi occupa l’ultima parte, nella quale, grazie all’ausilio dei modelli di regressione lineare multipla, si cerca di mettere in evidenza la rilevanza dei contesi relazionali del capitale sociale, mostrando che, effettivamente, il capitale sociale, ma più precisamente, alcune dimensioni relazionali del social capital hanno una propria valenza esplicativa.
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