La realtà delle persone prive della vista, e la didattica della matematica, rappresentano da sempre ambiti di estremo interesse teorico e pratico per la riflessione pedagogica. Comunemente considerabili come settori a sé stanti, lo stimolo ad una ricerca comune deriva da molteplici esigenze educative: da una parte, la constatazione che molti adolescenti ciechi sono costretti ad evitare curricula di studi che implichino elevate quantità di materie scientifiche, perché sprovvisti dei mezzi per affrontarle; dall’altra, il fervente dibattito scientifico attorno alla didattica della matematica nelle scuole di ogni ordine e grado, rispetto ad una materia considerata tradizionalmente più problematica delle altre. Il percorso di ricerca che qui si delinea intende andare alle origini di queste due realtà, distinte solo in apparenza, scoprendone in primo luogo i molti elementi comuni, al fine di chiedersi se esiste una logica condivisa che permetta di superarne le rispettive difficoltà. La conclusione che ne deriva, dopo qualche anno di ricerca, è di una sconcertante semplicità: tutte le problematiche derivanti dalla psicopatologia della matematica e dall’educazione del cieco provengono dal considerale realtà divise e indipendenti, in ultima analisi nel percepirle solo ad un livello sintomatico e superficiale. Gli approcci normalmente considerati tendono, tanto per la matematica quanto per l’educazione del cieco, a considerarne solo la sintomatologia delle situazioni contingenti, senza operare un’analisi delle cause profonde. L’articolarsi dell’argomentazione porta a scoprire che l’educazione dei deprivati sensoriali e la rappresentazione matematica del mondo sottintendono la medesima radice comune. Nel primo capitolo si è cercato di riscoprire il valore storico e antropologico della rappresentazione matematica, rivalutando lo stretto legame con il quotidiano che tale materia implica. Nel capitolo secondo sono, in modo complementare, presentate le diverse situazioni di mancata comprensione del linguaggio matematico, a partire da deficit organici fino alle carenze di tipo più squisitamente educativo. La descrizione dei diversi modelli diagnostici e riabilitativi è il primo importante passo per comprendere quale collocazione sia possibile dare al cieco nel suo complesso rapporto con la matematica. Il terzo capitolo è logicamente speculare al precedente: centrato sulle persone non vedenti, si utilizzano i modelli riabilitativi esplicitati in precedenza per comprendere diverse implicazioni psicologiche afferenti alla realtà della privazione visiva. Nel quarto capitolo si riportano i resoconti più significativi degli incontri e delle interviste fatte nel corso della ricerca, prediligendo quei contributi che maggiore spessore hanno potuto dare agli elementi teorici e didattici. Alla trattazione ordinaria, seguono due appendici: la prima, una trattazione esaustiva della percettologia aptica, elaborata e messa a pubblica disposizione sul web dalla dott.sa Elena Pasquinelli, al tempo dottoranda in psicologia presso l’Università di Pisa; la seconda, utilizzata e divulgata in diversi corsi di aggiornamento per insegnanti di scuola primaria, media inferiore e superiore, esplicita in modo semplice gli elementi concettuali di base della privazione visiva. Con grande sorpresa, soprattutto di chi scrive, la presente ricerca non porta alla strutturazione dell’ennesimo modello riabilitativo specifico, né verso la cecità, né verso la matematica: la scoperta di tali e tanti elementi comuni vuole però spingere la riflessione pedagogica verso una più approfondita analisi dell’educazione e della didattica, a possibile soluzione dei diversi stati di empasse cui sono condannati, in egual misura, studenti ciechi e normodotati nelle scuole italiane.

Not Avaiable

Ciechi per la matematica? Analisi delle difficoltà matematiche per la persona non vedente

CORSI, FABIO
2008-01-01

Abstract

Not Avaiable
2008
Ciechi; matematica; non vedenti
La realtà delle persone prive della vista, e la didattica della matematica, rappresentano da sempre ambiti di estremo interesse teorico e pratico per la riflessione pedagogica. Comunemente considerabili come settori a sé stanti, lo stimolo ad una ricerca comune deriva da molteplici esigenze educative: da una parte, la constatazione che molti adolescenti ciechi sono costretti ad evitare curricula di studi che implichino elevate quantità di materie scientifiche, perché sprovvisti dei mezzi per affrontarle; dall’altra, il fervente dibattito scientifico attorno alla didattica della matematica nelle scuole di ogni ordine e grado, rispetto ad una materia considerata tradizionalmente più problematica delle altre. Il percorso di ricerca che qui si delinea intende andare alle origini di queste due realtà, distinte solo in apparenza, scoprendone in primo luogo i molti elementi comuni, al fine di chiedersi se esiste una logica condivisa che permetta di superarne le rispettive difficoltà. La conclusione che ne deriva, dopo qualche anno di ricerca, è di una sconcertante semplicità: tutte le problematiche derivanti dalla psicopatologia della matematica e dall’educazione del cieco provengono dal considerale realtà divise e indipendenti, in ultima analisi nel percepirle solo ad un livello sintomatico e superficiale. Gli approcci normalmente considerati tendono, tanto per la matematica quanto per l’educazione del cieco, a considerarne solo la sintomatologia delle situazioni contingenti, senza operare un’analisi delle cause profonde. L’articolarsi dell’argomentazione porta a scoprire che l’educazione dei deprivati sensoriali e la rappresentazione matematica del mondo sottintendono la medesima radice comune. Nel primo capitolo si è cercato di riscoprire il valore storico e antropologico della rappresentazione matematica, rivalutando lo stretto legame con il quotidiano che tale materia implica. Nel capitolo secondo sono, in modo complementare, presentate le diverse situazioni di mancata comprensione del linguaggio matematico, a partire da deficit organici fino alle carenze di tipo più squisitamente educativo. La descrizione dei diversi modelli diagnostici e riabilitativi è il primo importante passo per comprendere quale collocazione sia possibile dare al cieco nel suo complesso rapporto con la matematica. Il terzo capitolo è logicamente speculare al precedente: centrato sulle persone non vedenti, si utilizzano i modelli riabilitativi esplicitati in precedenza per comprendere diverse implicazioni psicologiche afferenti alla realtà della privazione visiva. Nel quarto capitolo si riportano i resoconti più significativi degli incontri e delle interviste fatte nel corso della ricerca, prediligendo quei contributi che maggiore spessore hanno potuto dare agli elementi teorici e didattici. Alla trattazione ordinaria, seguono due appendici: la prima, una trattazione esaustiva della percettologia aptica, elaborata e messa a pubblica disposizione sul web dalla dott.sa Elena Pasquinelli, al tempo dottoranda in psicologia presso l’Università di Pisa; la seconda, utilizzata e divulgata in diversi corsi di aggiornamento per insegnanti di scuola primaria, media inferiore e superiore, esplicita in modo semplice gli elementi concettuali di base della privazione visiva. Con grande sorpresa, soprattutto di chi scrive, la presente ricerca non porta alla strutturazione dell’ennesimo modello riabilitativo specifico, né verso la cecità, né verso la matematica: la scoperta di tali e tanti elementi comuni vuole però spingere la riflessione pedagogica verso una più approfondita analisi dell’educazione e della didattica, a possibile soluzione dei diversi stati di empasse cui sono condannati, in egual misura, studenti ciechi e normodotati nelle scuole italiane.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11562/337675
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