La schizofrenia è un disturbo psichico cronico, grave e molto debilitante che colpisce in vario modo il comportamento, il pensiero e le emozioni. I sintomi comunemente iniziano nella tarda adolescenza o al principio dell’età adulta. Approssimativamente l’1% della popolazione sviluppa questa malattia nel corso della vita (Tansella et al., 1991). Nonostante i molti studi, il problema riguardante il peso relativo giocato da fattori di diversa natura nel determinare l’insorgenza del disturbo e nel condizionarne il successivo decorso ed esito resta da chiarite. Secondo l’ipotesi eziopatogenetica attualmente più accreditata, la schizofrenia viene considerata come il risultato dell’interazione di fattori genetici e ambientali, che opererebbero in combinazione nel determinare una condizione di suscettibilità alla malattia. Innumerevoli sono i fattori che sono stati individuati come potenziali elementi di rischio per l’insorgenza della schizofrenia. Fra questi, l’appartenere al sesso maschile o femminile è risultato essere in numerosi studi un fattore in grado di modulare il ricorso al trattamento, le caratteristiche della sintomatologia ed il decorso del disturbo stesso, con un chiaro svantaggio da parte del sesso maschile. Da quando Kraepelin (Kraepelin, 1919) fece le prime ricerche sulle differenze di genere molti altri studiosi hanno posto la loro attenzione su questo argomento. Gli studi più recenti riportano che gli uomini schizofrenici hanno un’età d’esordio più precoce rispetto alle donne (Hafner et al., 1998), una storia premorbosa caratterizzata da maggiori difficoltà, un più alto tasso di ricaduta, un peggiore esito e una risposta ai farmaci ridotta (Addington et al., 2003; Kelley et al., 1992). Vi è, inoltre, una caratterizzazione della malattia diversa in base al genere: alcuni studi hanno riscontrato una maggior presenza di sintomi negativi negli uomini 6 rispetto alle donne, mentre queste ultime possono avere una prevalenza di sintomi affettivi come disforia, depressione e ostilità (Leung & Chue, 2000; Addington et al., 2003). Sono state messe in evidenza altre importanti differenze che caratterizzano la malattia al momento dell’esordio. Si è visto che le donne sono più spesso sposate e che gli uomini hanno un livello di istruzione più basso. Negli uomini, inoltre, il tempo che intercorre tra la comparsa dei primi sintomi e il primo contatto con un Servizio di Salute Mentale è più lungo (Larsen et al., 1996). Le implicazioni di tale svantaggio ai fini del funzionamento sociale delle persone affette, dei trattamenti che possono essere messi in atto e dell’organizzazione dei servizi non sono ancora state adeguatamente studiate. A tutt’oggi non e’ stato chiarito se le “gender differences” siano patognomoniche della schizofrenia o riguardino in generale la caratterizzazione e l’evoluzione delle psicosi in generale. Infine, nessuno studio è stato a tutt’oggi effettuato in Italia su campioni rappresentativi di pazienti all’esordio psicotico che consentano di verificare, nel nostro contesto socio-culturale, quanto effettivamente le differenze di genere incidano sulle manifestazioni ed il decorso delle psicosi. Questa tesi e’ articolata in più sezioni. Specificatamente: 1. analisi della letteratura che indaga l’età d’esordio, le complicanze ostetriche, il funzionamento premorboso, la durata di psicosi non trattata, l’utilizzo di cannabis e le differenze di genere nell’espressione della malattia; 2. obiettivi della Ricerca svolta e delle ipotesi che si intendono testare; 3. illustrazione dei Metodi utilizzati nel Progetto di Ricerca e descrizione del Progetto PICOS, con particolare attenzione alla parte della ricerca che si occupa dell’ambito relativo all’età d’esordio, le complicanze ostetriche, il funzionamento premorboso, la durata di psicosi non trattata, l’utilizzo di cannabis e le differenze di genere nell’espressione della malattia; 4. sintesi dei dati raccolti all’interno del Progetto PICOS, analizzati attraverso il filtro delle differenze di genere.

not available

Caratteristiche premorbose, cliniche e sociali dei pazienti all'esordio psicotico valutati nell'ambito del PROGETTO PICOS-VENETO. L'impatto delle "gender differences"

BERTANI, Mariaelena
2008-01-01

Abstract

not available
2008
esordio psicotico; progetto picos; gender differences
La schizofrenia è un disturbo psichico cronico, grave e molto debilitante che colpisce in vario modo il comportamento, il pensiero e le emozioni. I sintomi comunemente iniziano nella tarda adolescenza o al principio dell’età adulta. Approssimativamente l’1% della popolazione sviluppa questa malattia nel corso della vita (Tansella et al., 1991). Nonostante i molti studi, il problema riguardante il peso relativo giocato da fattori di diversa natura nel determinare l’insorgenza del disturbo e nel condizionarne il successivo decorso ed esito resta da chiarite. Secondo l’ipotesi eziopatogenetica attualmente più accreditata, la schizofrenia viene considerata come il risultato dell’interazione di fattori genetici e ambientali, che opererebbero in combinazione nel determinare una condizione di suscettibilità alla malattia. Innumerevoli sono i fattori che sono stati individuati come potenziali elementi di rischio per l’insorgenza della schizofrenia. Fra questi, l’appartenere al sesso maschile o femminile è risultato essere in numerosi studi un fattore in grado di modulare il ricorso al trattamento, le caratteristiche della sintomatologia ed il decorso del disturbo stesso, con un chiaro svantaggio da parte del sesso maschile. Da quando Kraepelin (Kraepelin, 1919) fece le prime ricerche sulle differenze di genere molti altri studiosi hanno posto la loro attenzione su questo argomento. Gli studi più recenti riportano che gli uomini schizofrenici hanno un’età d’esordio più precoce rispetto alle donne (Hafner et al., 1998), una storia premorbosa caratterizzata da maggiori difficoltà, un più alto tasso di ricaduta, un peggiore esito e una risposta ai farmaci ridotta (Addington et al., 2003; Kelley et al., 1992). Vi è, inoltre, una caratterizzazione della malattia diversa in base al genere: alcuni studi hanno riscontrato una maggior presenza di sintomi negativi negli uomini 6 rispetto alle donne, mentre queste ultime possono avere una prevalenza di sintomi affettivi come disforia, depressione e ostilità (Leung & Chue, 2000; Addington et al., 2003). Sono state messe in evidenza altre importanti differenze che caratterizzano la malattia al momento dell’esordio. Si è visto che le donne sono più spesso sposate e che gli uomini hanno un livello di istruzione più basso. Negli uomini, inoltre, il tempo che intercorre tra la comparsa dei primi sintomi e il primo contatto con un Servizio di Salute Mentale è più lungo (Larsen et al., 1996). Le implicazioni di tale svantaggio ai fini del funzionamento sociale delle persone affette, dei trattamenti che possono essere messi in atto e dell’organizzazione dei servizi non sono ancora state adeguatamente studiate. A tutt’oggi non e’ stato chiarito se le “gender differences” siano patognomoniche della schizofrenia o riguardino in generale la caratterizzazione e l’evoluzione delle psicosi in generale. Infine, nessuno studio è stato a tutt’oggi effettuato in Italia su campioni rappresentativi di pazienti all’esordio psicotico che consentano di verificare, nel nostro contesto socio-culturale, quanto effettivamente le differenze di genere incidano sulle manifestazioni ed il decorso delle psicosi. Questa tesi e’ articolata in più sezioni. Specificatamente: 1. analisi della letteratura che indaga l’età d’esordio, le complicanze ostetriche, il funzionamento premorboso, la durata di psicosi non trattata, l’utilizzo di cannabis e le differenze di genere nell’espressione della malattia; 2. obiettivi della Ricerca svolta e delle ipotesi che si intendono testare; 3. illustrazione dei Metodi utilizzati nel Progetto di Ricerca e descrizione del Progetto PICOS, con particolare attenzione alla parte della ricerca che si occupa dell’ambito relativo all’età d’esordio, le complicanze ostetriche, il funzionamento premorboso, la durata di psicosi non trattata, l’utilizzo di cannabis e le differenze di genere nell’espressione della malattia; 4. sintesi dei dati raccolti all’interno del Progetto PICOS, analizzati attraverso il filtro delle differenze di genere.
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