La tesi ha svolto un lavoro dettagliato per chiarire quale sia l’approccio più utile (in termini di analisi pragmatica) al tema fondamentale del poema di Ovidio, la metamorfosi. Oltre a svolgere una schedatura dettagliata dell’intero poema, sono stati affrontati alcuni problemi di metodo e di approccio alla materia. Sono problemi molto vasti, e hanno varie implicazioni, ma si possono organizzare secondo un unico punto di vista: quello del confronto tra la metamorfosi nel poema di Ovidio e la metamorfosi nel resto della tradizione classica, e quindi, in prevalenza, in ambito greco, cronologicamente anteriore a Ovidio. La ricerca in ambito greco è resa complicata dal carattere frammentario della documentazione: in greco non esiste nulla di paragonabile all’opera di Ovidio, e i nuclei rilevanti al discorso sulla metamorfosi si presentano in forme variabili, non solo letterarie, ma anche mitologiche, religiose, folkloriche, e soprattutto iconografiche. La logica stessa del lavoro sembrerebbe richiedere che si unificassero tutte le testimonianze, per quanto frammentarie e incerte, sotto l’unica voce ‘La metamorfosi prima di Ovidio’, ma già qui è preferibile inserire una nota di dubbio metodico. Il lavoro di esame della tradizione greca è già stato fatto più volte, ma secondo una prospettiva che non convince del tutto: è la ricerca di una ‘metamorfosi pre-ovidiana’, tutta orientata sull’interpretazione del poema di Ovidio. Si è pensato al materiale greco o come ‘fonte’ di Ovidio, o come sfondo che permette di intendere meglio continuità e anche innovazioni nella sua opera. Solo pochi lavori, molto recenti, mi sembrano sfuggire a questa ‘ovidianizzazione’ delle testimonianze: essi sono lo studio sistematico di Forbes Irving, che tratta tutte le testimonianze (Ovidio compreso) in modo imparziale, e permette di mettere a fuoco alcuni aspetti di evoluzione e cambiamento, e anche differenze significative nell’approccio ai miti di metamorfosi in ambito romano, e il saggio di Frontisi-Ducroux, molto lucido nell’impostazione generale, anche se forse da rivedere in alcuni suoi contenuti. Sulla base di queste esperienze recenti, è utile reimpostare in modo radicale la questione della metamorfosi. Bisogna chiedersi infatti se la forte presenza dell’opera di Ovidio, posta a cavallo fra la tradizione antica e la cultura europea medievale e moderna, non abbia il potere di falsare la nostra prospettiva. Forse è proprio il poema di Ovidio (con tutta la storia della sua ricezione, fino almeno a Kafka) a creare in noi il preconcetto che esista una sorta di stabile categoria, mitica, psicologica e perfino cognitiva, che si deve chiamare ‘metamorfosi’. Ma proprio le antiche testimonianze greche – se si guardano in prospettiva autonoma, liberandole dalla revisione ovidiana – fanno resistenza a questa lettura unificante. Se si guarda alla tradizione greca, non esiste una base terminologica o una definizione di metamorfosi che possa fare da connettivo per tutti i diversi miti, o immagini, che noi valutiamo nello stesso quadro in quanto Ovidio li ha collezionati e poi disposti in una struttura narrativa unificante. Si deve provare quindi a ripartire con altro metodo. Si è proceduto a valutare le possibili testimonianze non sulla base di una definizione ‘forte’ di metamorfosi, una definizione che presuppone una visione coerente del mondo e una terminologia tradizionale, ma in una prospettiva autonoma. A questo punto vengono analizzati alcuni aspetti ricorrenti dei materiali visivi e testuali a cui si fa normalmente riferimento quando si parla di metamorfosi in Grecia. Si è proceduto in questa analisi sintetizzando prima quello che emerge dalle testimonianze greche ed esponendo a seguire considerazioni contrastive basate su Ovidio.
The dissertation starts from a specific comparison between metamorphosis in Ovid’s poem and metamorphosis in the Classical tradition before Ovid. In the Greek tradition, there are problems of evidence: evidemce is fragmentary, not unitary as in Ovid’s case, and its forms are variable, spanning literature but also myth, art, religion, folklore. Work done on this Greek tradition often incurs in the pitfall of assuming that, since Ovid’s work is so unitary and coherent, we must find a similar degree of coherence and unity in the sources of Ovid. On the contrary, I argue, the analysis of Greek metamorphosis should be liberated from Ovid’s dominating influence, and there are reasons to doubt that there was ever, before Ovid, a unitary organisation and representation of metamorphosis. From this background, I progress towards a systematic analysis of Ovidian representations of metamorphosis, the tradition that has been so influential in modern culture, and I argue two main points that I view as essential Ovidian innovations: - metamorphosis tends to be viewed in its paradoxical ‘in fieri’ reality, which is like the production of ‘temporary hybrids’ (Richard Buxton) instead of being viewed as an isolated, aoristic effect of wonderful catastrophe (Frontisi-Ducroux on the Greek tradition): this way Ovid is closer to his imitator Bernini than to the artists of Greek metamorphosis stories on vases - the Roman poet emphasises the problems of communication, language, and expression, more than any Grek predecessor ever did (Forbes Irving), precisely when representing metamorphosis. In the few cases when a Greek story did highlight this aspect (e.g. the Philomela and Procne myth) Ovid veers away from this theme: on the contrary, he introduces and emphasizes problems of ‘voice’, language, and communication in a number of traditional stories. These first results open the way to a consideration of Ovid’s Metamorphoses in terms of a pragmatics of communication (a methodology applied by my tutor prof. Ricottilli to a number of Latin texts), although a paradoxical one, and my dissertation then develops a series of related explorations, e.g. working on formulas of salutation, on speeches, on silence and miscommunication, on human and animal language. A rehearsal of Greek examples of metamorphosis to be compared but above all contrasted with Ovid completes my discussion.
La metamorfosi di Ovidio: aspetti cognitivi e comunicazione
DUCCI, ELENA
2009-01-01
Abstract
The dissertation starts from a specific comparison between metamorphosis in Ovid’s poem and metamorphosis in the Classical tradition before Ovid. In the Greek tradition, there are problems of evidence: evidemce is fragmentary, not unitary as in Ovid’s case, and its forms are variable, spanning literature but also myth, art, religion, folklore. Work done on this Greek tradition often incurs in the pitfall of assuming that, since Ovid’s work is so unitary and coherent, we must find a similar degree of coherence and unity in the sources of Ovid. On the contrary, I argue, the analysis of Greek metamorphosis should be liberated from Ovid’s dominating influence, and there are reasons to doubt that there was ever, before Ovid, a unitary organisation and representation of metamorphosis. From this background, I progress towards a systematic analysis of Ovidian representations of metamorphosis, the tradition that has been so influential in modern culture, and I argue two main points that I view as essential Ovidian innovations: - metamorphosis tends to be viewed in its paradoxical ‘in fieri’ reality, which is like the production of ‘temporary hybrids’ (Richard Buxton) instead of being viewed as an isolated, aoristic effect of wonderful catastrophe (Frontisi-Ducroux on the Greek tradition): this way Ovid is closer to his imitator Bernini than to the artists of Greek metamorphosis stories on vases - the Roman poet emphasises the problems of communication, language, and expression, more than any Grek predecessor ever did (Forbes Irving), precisely when representing metamorphosis. In the few cases when a Greek story did highlight this aspect (e.g. the Philomela and Procne myth) Ovid veers away from this theme: on the contrary, he introduces and emphasizes problems of ‘voice’, language, and communication in a number of traditional stories. These first results open the way to a consideration of Ovid’s Metamorphoses in terms of a pragmatics of communication (a methodology applied by my tutor prof. Ricottilli to a number of Latin texts), although a paradoxical one, and my dissertation then develops a series of related explorations, e.g. working on formulas of salutation, on speeches, on silence and miscommunication, on human and animal language. A rehearsal of Greek examples of metamorphosis to be compared but above all contrasted with Ovid completes my discussion.File | Dimensione | Formato | |
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