La pittura del territorio veronese non può essere liquidata come un fenomeno connotato da una qualità modesta e da un costante ritardo rispetto alla coeva produzione artistica di Verona. Le dinamiche esistenti tra il ‘centro’ e la sua ‘periferia’ risultano maggiormente articolate: dipinti di prim’ordine, che gareggiano per qualità con la più colta pittura cittadina, convivono accanto a immagini dalla fattura seriale e ritardataria, in una stratificazione affascinante e complessa. Le novità figurative introdotte a Verona da Turone di Maxio e da Altichiero tra il settimo e il nono decennio del XIV secolo penetrano in piccoli centri di periferia grazie a valenti maestri di sicura formazione cittadina, probabilmente chiamati da committenti ricchi e raffinati, legati ai distretti rurali per interessi economici e familiari. Le pregevoli immagini, dipinte sulle pareti di pievi di antica tradizione, ma anche di più modeste chiese di campagna, oltre a costituire un punto di riferimento per la devozione di tutta la comunità, diventano un modello attraverso cui modesti maestri di estrazione provinciale tentano di aggiornare i propri mezzi figurativi, poveri e ancorati alle convenzioni della prima parte del secolo.
Tra centro e periferia: testimonianze di pittura e devozione del territorio veronese nel secondo Trecento
PICCOLI, Fausta
2008-01-01
Abstract
La pittura del territorio veronese non può essere liquidata come un fenomeno connotato da una qualità modesta e da un costante ritardo rispetto alla coeva produzione artistica di Verona. Le dinamiche esistenti tra il ‘centro’ e la sua ‘periferia’ risultano maggiormente articolate: dipinti di prim’ordine, che gareggiano per qualità con la più colta pittura cittadina, convivono accanto a immagini dalla fattura seriale e ritardataria, in una stratificazione affascinante e complessa. Le novità figurative introdotte a Verona da Turone di Maxio e da Altichiero tra il settimo e il nono decennio del XIV secolo penetrano in piccoli centri di periferia grazie a valenti maestri di sicura formazione cittadina, probabilmente chiamati da committenti ricchi e raffinati, legati ai distretti rurali per interessi economici e familiari. Le pregevoli immagini, dipinte sulle pareti di pievi di antica tradizione, ma anche di più modeste chiese di campagna, oltre a costituire un punto di riferimento per la devozione di tutta la comunità, diventano un modello attraverso cui modesti maestri di estrazione provinciale tentano di aggiornare i propri mezzi figurativi, poveri e ancorati alle convenzioni della prima parte del secolo.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.