La distanza fra filosofi continentali e analitici continua a farsi sentire, basti pensare ai vari approcci interpretativi sulle due massime figure della filosofia classica tedesca, Kant e Hegel. Negli ultimi vent’anni, tuttavia, il divario che separa queste due posizioni filosofiche si è sempre più ridotto, fino a quasi scomparire, grazie al fatto che nuove generazioni di studiosi europei sono emigrati a completare la loro formazione negli Stati Uniti e molti ricercatori statunitensi hanno perfezionato i loro studi in Europa. Negli studi kantiani anglofoni ha esercitato per lungo tempo un’enorme influenza l’opera The Bound of Senses di Peter Frederick Strawson, nella quale si privilegia un’interpretazione epistemologica di Kant . Sulla scia di quest’opera, a partire dagli anni Ottanta, si sono accese celebri controversie sulla teoria kantiana della conoscenza dalle quali sono scaturiti lavori di grande rilievo. Il primo, nonché il più importante, è senz’altro Kant’s Transcendental Idealism di Henry Allison, che propone un’interpretazione idealistica della Kritik der reinen Vernunft mettendo a fuoco le questioni relative alla soggettività della conoscenza. Nello stesso anno del libro di Allison, è uscito Representational Mind. A Study of Kant’s Theory of Knowledge di Richard Aquila, che fornisce un’interpretazione decisamente più rappresentazionalistica e empiristica del pensiero kantiano . Di singolare interesse è anche l’interpretazione fenomenologica proposta nel lavoro Kant and the Claims of Knowledge di Paul Guyer, l’attuale curatore della prima traduzione completa in lingua inglese di tutta l’opera di Kant . Degno di attenzione è anche il discusso libro Kant’s Transcendental Psychology di Patricia Kitcher, senza mezzi termini a favore di un’interpretazione esclusivamente psicologistica e funzionalistica del pensiero kantiano. Più recentemente, sempre in relazione alla querelle sulla teoria della conoscenza e in parziale risposta all’opera di Allison, si è mosso Kenneth R. Westphal opponendo una lettura realista della filosofia kantiana. Un rinnovato interesse per una lettura idealistica di Kant, che nella seconda edizione dell’opera di Allison del 2004 è venuta mitigandosi, è stata avanzata da Tom Rockmore sotto forma dell’approccio costruttivista, che tiene conto sia delle prospettive del rappresentazionalismo che della fenomenologia . La più recente e convincente interpretazione di Kant è però quella di Robert Hanna nel suo Rationality and Logic, che ripropone una esegesi della teoria epistemologica kantiana alla luce del cognitivismo logico , approccio seguito d’altra parte, e indipendentemente da Hanna, anche da Riccardo Pozzo.
Kant e Hegel tra Europa e America
POZZO, Riccardo;SGARBI, Marco
2009-01-01
Abstract
La distanza fra filosofi continentali e analitici continua a farsi sentire, basti pensare ai vari approcci interpretativi sulle due massime figure della filosofia classica tedesca, Kant e Hegel. Negli ultimi vent’anni, tuttavia, il divario che separa queste due posizioni filosofiche si è sempre più ridotto, fino a quasi scomparire, grazie al fatto che nuove generazioni di studiosi europei sono emigrati a completare la loro formazione negli Stati Uniti e molti ricercatori statunitensi hanno perfezionato i loro studi in Europa. Negli studi kantiani anglofoni ha esercitato per lungo tempo un’enorme influenza l’opera The Bound of Senses di Peter Frederick Strawson, nella quale si privilegia un’interpretazione epistemologica di Kant . Sulla scia di quest’opera, a partire dagli anni Ottanta, si sono accese celebri controversie sulla teoria kantiana della conoscenza dalle quali sono scaturiti lavori di grande rilievo. Il primo, nonché il più importante, è senz’altro Kant’s Transcendental Idealism di Henry Allison, che propone un’interpretazione idealistica della Kritik der reinen Vernunft mettendo a fuoco le questioni relative alla soggettività della conoscenza. Nello stesso anno del libro di Allison, è uscito Representational Mind. A Study of Kant’s Theory of Knowledge di Richard Aquila, che fornisce un’interpretazione decisamente più rappresentazionalistica e empiristica del pensiero kantiano . Di singolare interesse è anche l’interpretazione fenomenologica proposta nel lavoro Kant and the Claims of Knowledge di Paul Guyer, l’attuale curatore della prima traduzione completa in lingua inglese di tutta l’opera di Kant . Degno di attenzione è anche il discusso libro Kant’s Transcendental Psychology di Patricia Kitcher, senza mezzi termini a favore di un’interpretazione esclusivamente psicologistica e funzionalistica del pensiero kantiano. Più recentemente, sempre in relazione alla querelle sulla teoria della conoscenza e in parziale risposta all’opera di Allison, si è mosso Kenneth R. Westphal opponendo una lettura realista della filosofia kantiana. Un rinnovato interesse per una lettura idealistica di Kant, che nella seconda edizione dell’opera di Allison del 2004 è venuta mitigandosi, è stata avanzata da Tom Rockmore sotto forma dell’approccio costruttivista, che tiene conto sia delle prospettive del rappresentazionalismo che della fenomenologia . La più recente e convincente interpretazione di Kant è però quella di Robert Hanna nel suo Rationality and Logic, che ripropone una esegesi della teoria epistemologica kantiana alla luce del cognitivismo logico , approccio seguito d’altra parte, e indipendentemente da Hanna, anche da Riccardo Pozzo.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.