Michel Foucault è senza dubbio uno dei filosofi del Novecento che più ha influenzato il pensiero contemporaneo: la sua opera è oggi oggetto di studio tanto in ambito storico e sociologico, quanto nella critica artistica e letteraria, quanto, ancora, nella riflessione sui saperi psicologici e sulle scienze umane. Ma Foucault è stato anche, e soprattutto, un filosofo della politica. Evidenziando i suoi debiti verso i “maestri del sospetto” Nietzsche, Marx e Freud, ricostruendo la sua critica del marxismo e del liberalismo, analizzando le nuove categorie interpretative da lui coniate in alternativa al concetto di sovranità (potere disciplinare, biopolitica, governamentalità, potere pastorale), il libro ritrae Foucault come l’attore di un gesto filosofico-politico paradossale, teso a decostruire le pretese di verità avanzate dalle teorie politiche del suo tempo senza cercare a sua volta giustificazione in alcuna verità fondativa. Con l’intenzione non di risolvere, ma di oltrepassare i paradossi di Foucault – dopo aver operato una dettagliata disamina della letteratura critica prodotta sul suo pensiero, e in particolare delle obiezioni di Jürgen Habermas –, le conclusioni utilizzano la teoria del giudizio di Hannah Arendt per indagare la possibilità di fondare l’azione politica su un principio di giustizia pensato non nella forma epistemica della verità, ma nella forma estetica della bellezza.

Le pecore e il pastore. Critica, politica, etica nel pensiero di Michel Foucault

BERNINI, Lorenzo
2008-01-01

Abstract

Michel Foucault è senza dubbio uno dei filosofi del Novecento che più ha influenzato il pensiero contemporaneo: la sua opera è oggi oggetto di studio tanto in ambito storico e sociologico, quanto nella critica artistica e letteraria, quanto, ancora, nella riflessione sui saperi psicologici e sulle scienze umane. Ma Foucault è stato anche, e soprattutto, un filosofo della politica. Evidenziando i suoi debiti verso i “maestri del sospetto” Nietzsche, Marx e Freud, ricostruendo la sua critica del marxismo e del liberalismo, analizzando le nuove categorie interpretative da lui coniate in alternativa al concetto di sovranità (potere disciplinare, biopolitica, governamentalità, potere pastorale), il libro ritrae Foucault come l’attore di un gesto filosofico-politico paradossale, teso a decostruire le pretese di verità avanzate dalle teorie politiche del suo tempo senza cercare a sua volta giustificazione in alcuna verità fondativa. Con l’intenzione non di risolvere, ma di oltrepassare i paradossi di Foucault – dopo aver operato una dettagliata disamina della letteratura critica prodotta sul suo pensiero, e in particolare delle obiezioni di Jürgen Habermas –, le conclusioni utilizzano la teoria del giudizio di Hannah Arendt per indagare la possibilità di fondare l’azione politica su un principio di giustizia pensato non nella forma epistemica della verità, ma nella forma estetica della bellezza.
2008
9788820744953
Michel Foucault; Jurgen Habermas; Hannah Arendt; biopolitica; potere pastorale
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