Il panorama delle pubblicazioni di Psicometria (settore scientifico-disciplinare M-PSI/03) comprende prevalentemente testi che riguardano la Statistica (Psicometrica, per Psicologi, ecc.) e/o la Teoria e Tecnica dei Test (Psicometrici, Proiettivi, ecc.), al punto che studenti e psicologi tendono a far coincidere la psicometria con il calcolo di frequenze e percentuali, indici di tendenza centrale e di dispersione, statistiche e parametri. In realtà la psicometria (letteralmente: misura della psiche) riguarda semplicemente, ma anche specificatamente, lo studio della possibilità e dell’opportunità di misurare anche in psicologia. Il fatto che in questa esplorazione c’entrino anche la statistica e i test psicologici, rischia di far perdere di vista che la psicometria è, al pari di tutte le altre discipline M-PSI, una materia a se stante e non un miscuglio di altre materie (statistica e matematica in particolare). In questo senso manca una pubblicazione che riunisca le motivazioni per cui la psicologia, che tipicamente viene vista come la scienza che tratta di costrutti quali l’intelligenza, i tratti di personalità, gli atteggiamenti, ecc. debba ad un certo punto farsi psicometria (e non semplicemente appoggiarsi alla statistica) per perseguire i suoi scopi di ricerca e intervento. La presente pubblicazione, quindi, intende collocarsi tra la psicologia (come scienza di costrutti) e la psicometria (riduttivamente intesa come applicazione della statistica alla ricerca e alla pratica psicologiche), per esemplificare i problemi che tale disciplina autonoma (qui un poco provocatoriamente chiamata Psicologia Psicometrica) si pone e alcune tra le possibili soluzioni al momento considerate. Il primo capitolo dopo l’introduzione inquadra il discorso, che qui vogliamo svolgere, nella cornice storica e teorica entro cui è nata e si è sviluppata la questione della misura in psicologia e del testing psicologico. Il secondo capitolo affronta il tema dell’esistenza delle caratteristiche psicologiche quali opinioni, atteggiamenti, tratti di personalità, intelligenza, ecc. come cose che possono essere misurate con opportuni strumenti. Il terzo capitolo, invece, dando per scontata l’esistenza di cose misurabili come le caratteristiche psicologiche, affronta il tema fondamentale della validità degli strumenti utilizzati per misurarle (tipicamente: i test psicologici). Il quarto capitolo analizza un aspetto fondamentale della misurazione in psicologia, quello del rapporto tra un costrutto da misurare (non osservabile) e i suoi indicatori (osservabili). Il quinto capitolo prende in considerazione un aspetto cruciale legato alla possibilità di operare tale misurazione: quello della distribuzione (statisticamente) normale delle variabili (indicatori e costrutti) implicate nel processo di misurazione stesso. Infine, il sesto e ultimo capitolo, scritto in collaborazione con Elisa Bortolani, affronta il tema della valutazione in psicologia e di come qualsiasi operazione di valutazione che intenda porsi come sistematica, valida e attendibile, possa trarre giovamento dall’applicazione dei principi della psicometria. Le conclusioni del libro affrontano, provocatoriamente, un tema decisamente poco psicometrico: l’inconscio.
Psicologia psicometrica
SARTORI, Riccardo
2008-01-01
Abstract
Il panorama delle pubblicazioni di Psicometria (settore scientifico-disciplinare M-PSI/03) comprende prevalentemente testi che riguardano la Statistica (Psicometrica, per Psicologi, ecc.) e/o la Teoria e Tecnica dei Test (Psicometrici, Proiettivi, ecc.), al punto che studenti e psicologi tendono a far coincidere la psicometria con il calcolo di frequenze e percentuali, indici di tendenza centrale e di dispersione, statistiche e parametri. In realtà la psicometria (letteralmente: misura della psiche) riguarda semplicemente, ma anche specificatamente, lo studio della possibilità e dell’opportunità di misurare anche in psicologia. Il fatto che in questa esplorazione c’entrino anche la statistica e i test psicologici, rischia di far perdere di vista che la psicometria è, al pari di tutte le altre discipline M-PSI, una materia a se stante e non un miscuglio di altre materie (statistica e matematica in particolare). In questo senso manca una pubblicazione che riunisca le motivazioni per cui la psicologia, che tipicamente viene vista come la scienza che tratta di costrutti quali l’intelligenza, i tratti di personalità, gli atteggiamenti, ecc. debba ad un certo punto farsi psicometria (e non semplicemente appoggiarsi alla statistica) per perseguire i suoi scopi di ricerca e intervento. La presente pubblicazione, quindi, intende collocarsi tra la psicologia (come scienza di costrutti) e la psicometria (riduttivamente intesa come applicazione della statistica alla ricerca e alla pratica psicologiche), per esemplificare i problemi che tale disciplina autonoma (qui un poco provocatoriamente chiamata Psicologia Psicometrica) si pone e alcune tra le possibili soluzioni al momento considerate. Il primo capitolo dopo l’introduzione inquadra il discorso, che qui vogliamo svolgere, nella cornice storica e teorica entro cui è nata e si è sviluppata la questione della misura in psicologia e del testing psicologico. Il secondo capitolo affronta il tema dell’esistenza delle caratteristiche psicologiche quali opinioni, atteggiamenti, tratti di personalità, intelligenza, ecc. come cose che possono essere misurate con opportuni strumenti. Il terzo capitolo, invece, dando per scontata l’esistenza di cose misurabili come le caratteristiche psicologiche, affronta il tema fondamentale della validità degli strumenti utilizzati per misurarle (tipicamente: i test psicologici). Il quarto capitolo analizza un aspetto fondamentale della misurazione in psicologia, quello del rapporto tra un costrutto da misurare (non osservabile) e i suoi indicatori (osservabili). Il quinto capitolo prende in considerazione un aspetto cruciale legato alla possibilità di operare tale misurazione: quello della distribuzione (statisticamente) normale delle variabili (indicatori e costrutti) implicate nel processo di misurazione stesso. Infine, il sesto e ultimo capitolo, scritto in collaborazione con Elisa Bortolani, affronta il tema della valutazione in psicologia e di come qualsiasi operazione di valutazione che intenda porsi come sistematica, valida e attendibile, possa trarre giovamento dall’applicazione dei principi della psicometria. Le conclusioni del libro affrontano, provocatoriamente, un tema decisamente poco psicometrico: l’inconscio.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.