Nel 1781 Johann Gottfried Herder pubblicò un breve saggio intitolato Liebe und Selbstheit [Amore e coscienza di sé], presentandolo come una postilla alla Lettre sur les désirs [Lettera sui desideri] che Frans Hemsterhuis aveva scritto nel 1768. Il commento di Herder fu ritenuto così autorevole da essere inserito nella prima edizione della raccolta di opere di Hemsterhuis, pubblicata nel 1872 in lingua tedesca, e poi nelle successive edizioni in francese. Herder era fortemente attratto dal pensiero e dal metodo del tutto asistematico di Frans Hemsterhuis, che riconosce esplicitamente Socrate come propria guida e pone come unica strada percorribile la ricerca della verità, mediante l’apporto della coscienza e del sentimento di ogni essere umano che non si sazia di tendere alla visione del bene in sé, della bellezza in sé, al di là della molteplice manifestazione fenomenica. Il contributo di Maria Cecilia Barbetta presenta dapprima il contenuto della Lettera sui desideri di Hemsterhuis, in relazione al Simposio di Platone, per poi leggere interamente il saggio di Herder, mai tradotto in italiano. Il breve saggio Liebe und Selbstheit è una sorta di inno all’amore in tutti i suoi aspetti, scritto in una forma poetica che avvince con crescente ispirazione di toni e che contiene spesso riferimenti, dichiarati o nascosti, ad autori greci e latini, alla Bibbia ed all’antica sapienza orientale. Lo studio mette in evidenza, con riscontro puntuale di citazioni, come il saggio herderiano, che pare inizialmente muoversi nell’ambito prospettato dal filosofo olandese Hemsterhuis, lasci ben presto emergere l’interesse precipuo di Herder in questi anni: quella lettura ed integrazione di temi, propri di Spinoza, di Shaftesbury e di Leibniz, che Herder rielabora e fa propri con dichiarazione esplicita nel più tardo Gott. Einige Gesprache [Dio. Alcuni dialoghi], del 1787, e ancor più nella seconda edizione, del 1800, ampliata anche nel titolo con il riferimento a Spinoza, che termina con Naturhymnus [Inno alla natura]: una libera trasposizione in versi di una parte dei Moralists di Shaftesbury.

Amore e coscienza di sé. Una lettura del testo di J.G.Herder

BARBETTA, Maria Cecilia
2008-01-01

Abstract

Nel 1781 Johann Gottfried Herder pubblicò un breve saggio intitolato Liebe und Selbstheit [Amore e coscienza di sé], presentandolo come una postilla alla Lettre sur les désirs [Lettera sui desideri] che Frans Hemsterhuis aveva scritto nel 1768. Il commento di Herder fu ritenuto così autorevole da essere inserito nella prima edizione della raccolta di opere di Hemsterhuis, pubblicata nel 1872 in lingua tedesca, e poi nelle successive edizioni in francese. Herder era fortemente attratto dal pensiero e dal metodo del tutto asistematico di Frans Hemsterhuis, che riconosce esplicitamente Socrate come propria guida e pone come unica strada percorribile la ricerca della verità, mediante l’apporto della coscienza e del sentimento di ogni essere umano che non si sazia di tendere alla visione del bene in sé, della bellezza in sé, al di là della molteplice manifestazione fenomenica. Il contributo di Maria Cecilia Barbetta presenta dapprima il contenuto della Lettera sui desideri di Hemsterhuis, in relazione al Simposio di Platone, per poi leggere interamente il saggio di Herder, mai tradotto in italiano. Il breve saggio Liebe und Selbstheit è una sorta di inno all’amore in tutti i suoi aspetti, scritto in una forma poetica che avvince con crescente ispirazione di toni e che contiene spesso riferimenti, dichiarati o nascosti, ad autori greci e latini, alla Bibbia ed all’antica sapienza orientale. Lo studio mette in evidenza, con riscontro puntuale di citazioni, come il saggio herderiano, che pare inizialmente muoversi nell’ambito prospettato dal filosofo olandese Hemsterhuis, lasci ben presto emergere l’interesse precipuo di Herder in questi anni: quella lettura ed integrazione di temi, propri di Spinoza, di Shaftesbury e di Leibniz, che Herder rielabora e fa propri con dichiarazione esplicita nel più tardo Gott. Einige Gesprache [Dio. Alcuni dialoghi], del 1787, e ancor più nella seconda edizione, del 1800, ampliata anche nel titolo con il riferimento a Spinoza, che termina con Naturhymnus [Inno alla natura]: una libera trasposizione in versi di una parte dei Moralists di Shaftesbury.
2008
9788871155982
J.G. Herder; amore; coscienza di sé
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