Al Congresso Sociologico di Tubinga del 1961, Adorno e Popper, in un clima di grande cordialità, si confrontarono esponendo le loro posizioni sociologiche; si tratta di comprensioni del sociale che non sembrano parlare neppure della stessa “cosa”, cioè della società, tanto divergente è il modo in cui essa è messa a tema. Infatti, sotto l’“etichetta” olismo e individualismo la sociologia non indica semplicemente un dilemma insolubile, e quindi da archiviare tra cose “vecchie”, ma indica il problema che la genera e che continua a generarla. In questo senso il dibattito tra Adorno e Popper può aiutarci a sperimentare che cosa sia “in gioco” nella sociologia. Essere persone, uniche e irripetibili, e allo stesso tempo, essere “parte” di una società, essere agenti “in libertà” e allo stesso tempo agenti “in strutture”, insomma essere uno e molti e non sapere come ciò sia possibile, è l’origine da cui la sociologia riceve il suo più autentico riconoscimento “disciplinare”; non possiamo rapportarci a quell’insondabile realtà che oggi chiamiamo uomo senza comprendere il suo costitutivo essere da sempre società: l’individuo non esisterebbe senza un ordine sociale, ma l’ordine sociale emerge perché gli uomini non sono semplicemente individui, cioè non sono solamente in-divisi in sé, ma sono anche legati in una profondità che emerge nell’ordine sociale stesso e nella sua storicità. Il modo in cui l’intelligenza attinge il problema che fa emergere il sapere sociologico può avvenire in moltissimi e differenti modi; quello scelto nella presente ricostruzione è solo uno di questi, e sicuramente non il più importante. Ha però un grande pregio, quello di disegnare in una radicalità quasi “cristallina” l’alternativa tra olismo e individualismo metodologico, che è il modo in cui la teoria sociale ha concettualizzato l’“inizio” dei suoi problemi
Un'introduzione al problema sociologico. La "disputa sul metodo" tra T.W. Adorno e K. Popper
MORANDI, Emmanuele
2007-01-01
Abstract
Al Congresso Sociologico di Tubinga del 1961, Adorno e Popper, in un clima di grande cordialità, si confrontarono esponendo le loro posizioni sociologiche; si tratta di comprensioni del sociale che non sembrano parlare neppure della stessa “cosa”, cioè della società, tanto divergente è il modo in cui essa è messa a tema. Infatti, sotto l’“etichetta” olismo e individualismo la sociologia non indica semplicemente un dilemma insolubile, e quindi da archiviare tra cose “vecchie”, ma indica il problema che la genera e che continua a generarla. In questo senso il dibattito tra Adorno e Popper può aiutarci a sperimentare che cosa sia “in gioco” nella sociologia. Essere persone, uniche e irripetibili, e allo stesso tempo, essere “parte” di una società, essere agenti “in libertà” e allo stesso tempo agenti “in strutture”, insomma essere uno e molti e non sapere come ciò sia possibile, è l’origine da cui la sociologia riceve il suo più autentico riconoscimento “disciplinare”; non possiamo rapportarci a quell’insondabile realtà che oggi chiamiamo uomo senza comprendere il suo costitutivo essere da sempre società: l’individuo non esisterebbe senza un ordine sociale, ma l’ordine sociale emerge perché gli uomini non sono semplicemente individui, cioè non sono solamente in-divisi in sé, ma sono anche legati in una profondità che emerge nell’ordine sociale stesso e nella sua storicità. Il modo in cui l’intelligenza attinge il problema che fa emergere il sapere sociologico può avvenire in moltissimi e differenti modi; quello scelto nella presente ricostruzione è solo uno di questi, e sicuramente non il più importante. Ha però un grande pregio, quello di disegnare in una radicalità quasi “cristallina” l’alternativa tra olismo e individualismo metodologico, che è il modo in cui la teoria sociale ha concettualizzato l’“inizio” dei suoi problemiI documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.