Nella logica stoica, il tema serve a semplificare i sillogismi composti e Sesto Empirico lo usa nel senso di regole fondamentali o metaregole (Adversus mathematicos VIII, 229-236). Alessandro di Afrodisia e Galeno menzionano e discutono diversi thémata stoici intendendoli come regole di riduzione dei sillogismi. Nel Rinascimento, il tema entra a far parte della semantica. Per molti logici umanisti, il tema equivale alla materia o alla quaestio e serve a determinare l’oggetto di un’argomentazione logica o retorica. Sebbene non compaia nel basso Medioevo, il termine è prefigurato nelle teorie dello esse obiective e del conceptus obiectivus proposte da Durando di San Porciano e da Pietro Aureolo.In opposizione alle idee e alle immagini soggettive e private, il tema indica un contenuto di pensiero oggettivo e pubblico. Del resto, già Aristotele aveva chiarito nei Topici che lo scopo proprio di un argomento era circoscritto dal suo oggetto, ovvero dal fatto di esser teso a discutere su ogni problema proposto, «perì pantos toû protithéntos problématos» (100a19s.). Nella definizione della dialettica data da Melantone come artificio per discutere appositamente e propriamente di qualunque tema, «artificium apposite et proprie de quocumque themate disserendi» (Compendiaria dialectices ratio [1520], in Corpus reformatorum, vol. 20, p. 711), il tema indica l’oggetto stesso della logica. R. Sanderson identifica il tema con la quaestio intelligibilis, visto che la logica ha come oggetto tutti i temi non in quanto sono applicabili secondo le loro proprie nature, ma in quanto strumenti logici (concetti di secondo ordine) «omnia themata, non secundum proprias ipsorum naturas, sed in quantum logica instrumenta (quae sunt secundae notiones) sunt eis applicabilia» (Logicae artis compendium, Oxford 1618, p. 2s.). La valenza più speculativa viene messa in evidenza da R. Goclenius, per il quale il tema corrisponde a una «posizione», che nella grammatica è la forma radicale, nella logica e nell’oratoria è la posizione del fatto o dell’evento, ovvero delle specie di fatto, del caso o delle materie proposte per la disputazione: «Thema est positio. In Grammaticis est vox prima, unde alia deducitur. Logicis et ortatoribus est positio, ut ita dicam, facti vel eventus, id est, facti species, vulgo casus, materies ad disputandum proposita» (Lexicon philosophicum, Frankfurt 1613, p. 1131).

Tema

POZZO, Riccardo
2006-01-01

Abstract

Nella logica stoica, il tema serve a semplificare i sillogismi composti e Sesto Empirico lo usa nel senso di regole fondamentali o metaregole (Adversus mathematicos VIII, 229-236). Alessandro di Afrodisia e Galeno menzionano e discutono diversi thémata stoici intendendoli come regole di riduzione dei sillogismi. Nel Rinascimento, il tema entra a far parte della semantica. Per molti logici umanisti, il tema equivale alla materia o alla quaestio e serve a determinare l’oggetto di un’argomentazione logica o retorica. Sebbene non compaia nel basso Medioevo, il termine è prefigurato nelle teorie dello esse obiective e del conceptus obiectivus proposte da Durando di San Porciano e da Pietro Aureolo.In opposizione alle idee e alle immagini soggettive e private, il tema indica un contenuto di pensiero oggettivo e pubblico. Del resto, già Aristotele aveva chiarito nei Topici che lo scopo proprio di un argomento era circoscritto dal suo oggetto, ovvero dal fatto di esser teso a discutere su ogni problema proposto, «perì pantos toû protithéntos problématos» (100a19s.). Nella definizione della dialettica data da Melantone come artificio per discutere appositamente e propriamente di qualunque tema, «artificium apposite et proprie de quocumque themate disserendi» (Compendiaria dialectices ratio [1520], in Corpus reformatorum, vol. 20, p. 711), il tema indica l’oggetto stesso della logica. R. Sanderson identifica il tema con la quaestio intelligibilis, visto che la logica ha come oggetto tutti i temi non in quanto sono applicabili secondo le loro proprie nature, ma in quanto strumenti logici (concetti di secondo ordine) «omnia themata, non secundum proprias ipsorum naturas, sed in quantum logica instrumenta (quae sunt secundae notiones) sunt eis applicabilia» (Logicae artis compendium, Oxford 1618, p. 2s.). La valenza più speculativa viene messa in evidenza da R. Goclenius, per il quale il tema corrisponde a una «posizione», che nella grammatica è la forma radicale, nella logica e nell’oratoria è la posizione del fatto o dell’evento, ovvero delle specie di fatto, del caso o delle materie proposte per la disputazione: «Thema est positio. In Grammaticis est vox prima, unde alia deducitur. Logicis et ortatoribus est positio, ut ita dicam, facti vel eventus, id est, facti species, vulgo casus, materies ad disputandum proposita» (Lexicon philosophicum, Frankfurt 1613, p. 1131).
2006
9788845257780
giudizio; proposizione; Rinascimento
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11562/310896
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