Infaticabile «costruttore d’immagini», Ingmar Bergman ha sempre amato indagare le regioni remote dell’animo umano, mettendo a nudo sentimenti come la paura della morte o l’angoscia dinanzi al nulla. Il posto delle fragole, scritto come autoterapia dopo una profonda crisi esistenziale, è un viaggio ai confini del proprio tempo perduto, in cui la realtà si confonde con il sogno, il corpo dialoga con il simulacro e il passato si mescola al presente. Ripulita dalle significative manipolazioni presenti nella versione italiana dei dialoghi, l’opera rivela oggi una purezza ineguagliata sia nella costruzione narrativa, affidata alla voce over del protagonista, sia nell’architettura visiva, felice connubio di simbolismo e realismo. La maturità stilistica è raggiunta, la maniera deve ancora venire: per Bergman è il momento, fugace come le fragole selvatiche, dell’equilibrio.
Ingmar Bergman. Il posto delle fragole
SCANDOLA, Alberto
2008-01-01
Abstract
Infaticabile «costruttore d’immagini», Ingmar Bergman ha sempre amato indagare le regioni remote dell’animo umano, mettendo a nudo sentimenti come la paura della morte o l’angoscia dinanzi al nulla. Il posto delle fragole, scritto come autoterapia dopo una profonda crisi esistenziale, è un viaggio ai confini del proprio tempo perduto, in cui la realtà si confonde con il sogno, il corpo dialoga con il simulacro e il passato si mescola al presente. Ripulita dalle significative manipolazioni presenti nella versione italiana dei dialoghi, l’opera rivela oggi una purezza ineguagliata sia nella costruzione narrativa, affidata alla voce over del protagonista, sia nell’architettura visiva, felice connubio di simbolismo e realismo. La maturità stilistica è raggiunta, la maniera deve ancora venire: per Bergman è il momento, fugace come le fragole selvatiche, dell’equilibrio.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.