L'evoluzione della "scientia iuris" nel secolo XVI

Nel secolo XVI la riforma della 'scientia iuris' determina la crisi del diritto comune e l'apertura del confronto fra due 'scuole di pensiero', quella italiana o di 'mos italicus', fondata sui generi della glossa e del commento, e quella francese o di 'mos gallicus', interprete delle istanze di rinnovamento delle metodologie giuridiche medievali. Se l'interpretazione degli umanisti segna innegabilmente la perdita di validità del "Corpus iuris civilis", non ne nega ma anzi ne promuove il ruolo esemplare, assumendolo a parametro di razionalità nella formazione del diritto moderno. Dagli esperimenti metodologici cinquecenteschi ai codici, in una parabola che lega l'umanesimo giuridico alla nostra epoca, il tema/problema dello 'ius in artem redigere' coincide con la risoluzione di due ordini di conflitti: quello generazionale fra 'antichi' e 'moderni' e quello gnoseologico, di invenzione di una logica giuridica in grado di comporre il diritto in un compiuto sistema scientifico.