Partendo da un corpus scelto di “romances”, sia “fronterizos” che “moriscos”, dei Secoli d’Oro, e adottando una chiave di lettura antropologica, il saggio analizza le due principali maschere letterarie assunte dall’arabo in terra spagnola, quella del feroce e spietato antagonista della civiltà cristiana e quella del raffinato e sentimentale cavaliere innamorato, alter-ego del cristiano per nobiltà d’animo. Le due maschere traducono l’ambiguo rapporto della civiltà cristiana, trionfante su quella musulmana dopo la “Reconquista”, nei confronti dell’esotismo endotico, che alterna momenti di attrazione/avvicinamento ad altri di repulsione/allontanamento, subordinati in ogni caso al consolidamento di una identità nazionale ancora fragile ed incerta, fortemente autoreferenziale. La figura del musulmano nel “romancero” e soprattutto nelle prime commedie storico-leggendarie di Lope de Vega, è talmente speculare a quella del cavaliere cristiano da risultare addirittura interscambiabile nell’assunzione di identici codici valoriali e comportamentali. In questo gioco di forzati rispecchiamenti, l’alterità, quindi, della civiltà mussulmana rimane inattingibile ed impossibile il dialogo interculturale nel senso di pensare l’altro come una nuova riformulazione di noi stessi.
Le maschere del moro di Granada: dal "romancero" alle "comedias de moros y cristianos" del primo Lope de Vega
GALLO, Antonella
2005-01-01
Abstract
Partendo da un corpus scelto di “romances”, sia “fronterizos” che “moriscos”, dei Secoli d’Oro, e adottando una chiave di lettura antropologica, il saggio analizza le due principali maschere letterarie assunte dall’arabo in terra spagnola, quella del feroce e spietato antagonista della civiltà cristiana e quella del raffinato e sentimentale cavaliere innamorato, alter-ego del cristiano per nobiltà d’animo. Le due maschere traducono l’ambiguo rapporto della civiltà cristiana, trionfante su quella musulmana dopo la “Reconquista”, nei confronti dell’esotismo endotico, che alterna momenti di attrazione/avvicinamento ad altri di repulsione/allontanamento, subordinati in ogni caso al consolidamento di una identità nazionale ancora fragile ed incerta, fortemente autoreferenziale. La figura del musulmano nel “romancero” e soprattutto nelle prime commedie storico-leggendarie di Lope de Vega, è talmente speculare a quella del cavaliere cristiano da risultare addirittura interscambiabile nell’assunzione di identici codici valoriali e comportamentali. In questo gioco di forzati rispecchiamenti, l’alterità, quindi, della civiltà mussulmana rimane inattingibile ed impossibile il dialogo interculturale nel senso di pensare l’altro come una nuova riformulazione di noi stessi.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.