Il deserto e l'aridità, di cui i periodi malinconici della nostra esistenza ci costringono talvolta a fare esperienza, sono momenti di paralisi delle nostre risorse creative, della nostra capacità di investimento affettivo, della nostra apertura intenzionale al mondo e agli altri. Allora, niente ha più senso, nessuno appare più degno di amore di chiunque altro, sembra troncata alla radice la stessa capacità di amare: è il deserto della malinconia. Eppure, questo senso di paralisi affettiva può essere anche fonte di una creatività più autentica, uno sprofondamento necessario per attingere alla proprie risorse più intime, là dove la parte più riposta di sé si apre all'ascolto dell'ignoto. Esplorare il legame fra malinconia e creatività femminile in alcune autrici contemporanee è ciò che si propone di fare questo libro: esso attraversa l'opera di Sylvia Plath, Marguerite Duras, Marina Cvetaeva e Ingeborg Bachmann e si chiude con una riflessione sul deserto e aulla speranza nella filosofia di Maria Zambrano. La malinconia è la fonte segreta di molta scrittura, ma lo è in modo paradossale: a rigore, infatti, chi ne è colpito ammutolisce, sprofonda nel silenzio. Il paradosso è quello di un deserto affettivo e di parola, che, tuttavia, si presenta come il fondo indicibile e oscuro da cui sgorga la scrittura. La malinconia costringe al silenzio, ma l'ascolto del silenzio dà origine alla scrittura del deserto.
La scrittura del deserto. Malinconia e creatività femminile
TOMMASI, Wanda
2004-01-01
Abstract
Il deserto e l'aridità, di cui i periodi malinconici della nostra esistenza ci costringono talvolta a fare esperienza, sono momenti di paralisi delle nostre risorse creative, della nostra capacità di investimento affettivo, della nostra apertura intenzionale al mondo e agli altri. Allora, niente ha più senso, nessuno appare più degno di amore di chiunque altro, sembra troncata alla radice la stessa capacità di amare: è il deserto della malinconia. Eppure, questo senso di paralisi affettiva può essere anche fonte di una creatività più autentica, uno sprofondamento necessario per attingere alla proprie risorse più intime, là dove la parte più riposta di sé si apre all'ascolto dell'ignoto. Esplorare il legame fra malinconia e creatività femminile in alcune autrici contemporanee è ciò che si propone di fare questo libro: esso attraversa l'opera di Sylvia Plath, Marguerite Duras, Marina Cvetaeva e Ingeborg Bachmann e si chiude con una riflessione sul deserto e aulla speranza nella filosofia di Maria Zambrano. La malinconia è la fonte segreta di molta scrittura, ma lo è in modo paradossale: a rigore, infatti, chi ne è colpito ammutolisce, sprofonda nel silenzio. Il paradosso è quello di un deserto affettivo e di parola, che, tuttavia, si presenta come il fondo indicibile e oscuro da cui sgorga la scrittura. La malinconia costringe al silenzio, ma l'ascolto del silenzio dà origine alla scrittura del deserto.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.